sabato 31 marzo 2018

Una gita al Sacro Bosco di Bomarzo




È tempo di gite fuori porta e vorrei parlarvi di una creazione della cultura cinquecentesca davvero particolare, un parco costellato di sculture uniche nel loro genere: il Sacro Bosco di Bomarzo, in provincia di Viterbo.

Ogni volta che ho visitato questo luogo ho colto sempre aspetti diversi e molto interessanti. Devo però chiarire che si tratta di uno di quei siti permeati di un’energia strana, tutt’altro che rilassante, tuttavia la sua esperienza merita senz’ombra di dubbio il viaggio. 

Ebbene, il Sacro Bosco rappresenta l’antitesi del classico giardino “all’italiana” cinquecentesco, non ha alcuna relazione con realizzazioni precedenti e non possiede somiglianti filiazioni di genere in epoche successive. Si contraddistingue da ogni altro giardino in quanto sembra esser stato concepito da un pensiero allo stato di sogno. Esso infatti è tanto ricco di fascino, quanto è misterioso.



Per tentare una lettura di questo complesso monumentale senza eguali vi rimando alla biografia estesa del suo malinconico committente, il duca Pier Francesco (detto Vicino) Orsini (4 luglio 1523- 24 dicembre 1584), che potete trovare QUI.


Lorenzo Lotto, “Giovane che sfoglia un libro”, presunto ritratto di Vicino Orsini

Vicino Orsini è un’eccentrica figura di principe-poeta, educato alle arti della guerra e alla caccia, ma anche legato al colto ambiente farnesiano. Non per niente, Vicino è amico di molti dei principali letterati del suo tempo, tra i quali Bernardo Tasso e Annibal Caro, Francesco Sansovino, Claudio Tolomei.

Grazie al matrimonio con Giulia Farnese, celebrato nel 1542, il duca Vicino Orsini eredita la signoria di Bomarzo e nel 1552, inizia la realizzazione del “bosco”.  Nel 1560, però accade un fatto imprevisto che incide grandemente sulla sua sensibilità: la moglie, Giulia, muore all’improvviso. Nelle lettere che Vicino scrive alle persone più care indica quel luogo immerso nel verde quale sua unica oasi di pace e contemplazione. Vi ci lavora fino al 1580, in pratica fino a quattro dalla morte.
In quest’ arco temporale, di ben trentotto anni, egli crea via via nuovi disegni per le statue da collocare al suo interno e ricerca nuove ricette per rendere quest’ultime policrome. Il risultato è qualcosa di sorprendente, di mai visto e di fortissimo impatto.

sfinge 

Di Bomarzo, infatti, si potrebbe dire che sia un giardino incantato raccolto intorno a un castello che, dall’alto di uno sperone di roccia, lo sovrasta con fierezza. Ma rimarrebbe una descrizione sommaria, incapace di rendergli giustizia.

La prima impressione che ricordo di aver ricevuto visitandolo è stata di addentrarmi in un luogo in cui il tempo, magicamente, si era sospeso. In questo bosco, che si articola su altezze diverse, seguendo una logica ricca di significati simbolici, mi sono inoltrata in un percorso che, andando dal basso verso l’alto, mi ha consentito di incontrare mostri grotteschi terrificanti e al tempo stesso, forse per via della loro stessa iperbolicità, capaci di blandirmi.


Elefante da guerra

Pian piano che mi inoltravo in quel labirinto, perché in fondo il Sacro Bosco è una sorta di labirinto, vi ho scorto riferimenti al mito etrusco (ricordo che Bomarzo si trova all’interno della Tuscia), al mondo incantato dei poemi cavallereschi, e a quello ancor più inquietante della fiaba nordica.

Immaginatevi un’estesa macchia di verde densa di ombre, di intrichi della vegetazione, di apparizioni paurose. Ecco, tutti questi elementi che vanno a comporre una sequenza narrativa di inconsueti episodi sembravano creati apposta per cogliermi di sorpresa.

Gigante (Ercole e Caco)





Procedendo tra le scenografie di quinte arboree, le statue colossali, le bizzarre strutture, il suono dell’acqua scrosciante che si accompagnava al vento e numerose e inquietanti iscrizioni, disseminate qua e là, ho avuto l’impressione di aver abbandonato il mondo reale per accedere in un altro, non solo stravagante, ma addirittura sovrannaturale. 

Sirena












Un sentiero iniziatico, ecco cos’è a tutti gli effetti questo boschetto. Solo adottando questa chiave di lettura è possibile dare un senso al mascherone araldico, al gigante iracondo che squarta una donna, all’enorme tartaruga, all’inquietante mascherone con la bocca spalancata, all’elefante da guerra, alla casetta pendente, e ad altri fantastici elementi che accolgono l’ignaro visitatore…

Tartaruga

Riflettendoci oggi, a distanza di tantissimi anni dalla mia prima visita, se dovessi indicare il criterio della sua progettazione direi, senza indugio, che esso è inequivocabilmente quello delle emozioni.
Ma di cose stravaganti e sovrannaturali Bomarzo è veramente gravido e ciò che vi ho appena raccontato non è che una piccola parte di quello che potrete trovare. 

Nettuno
Che altro dirvi… quella che segue è la prima iscrizione che accoglie al suo ingresso: “Tu ch’entri qua pon mente / parte a parte / e dimmi poi se tante / maraviglie / sien fatte per l’inganno / o pur per arte”.

Una frase densa di ambiguità, eppure capace di calamitare l’attenzione di colui che decide di intraprendere questo insolito viaggio.




Cari amici, se come me amate vagabondare per un giardino in cui regnano l’arte, la poesia, la filosofia e, perché no, la magia non vi resta che andare a Bomarzo.

Tanti auguri di Buona Pasqua a tutti e a presto!








BIBLIOGRAFIA:
Vicino Orsini: Dizionario biografico Treccani; Wikipedia

ICONOGRAFIA:
Lorenzo Lotto, “Giovane che sfoglia un libro”, presunto ritratto di Vicino Orsini, Museo dell’Accademia di Venezia, Wikipedia
A seguire alcuni scatti personali:
Bomarzo, scorcio del paese
Orco
Elefante
Nettuno
Sirena
Tartaruga
Casa pendente

17 commenti:

  1. Un luogo incantevole, anche se io ci sono stato l'ultima volta molti anni fa (però ci passo spesso vicino quando viaggio verso la Toscana per imboccare l'A1 ad Attigliano).
    Sapevo qualcosa della storia di questo parco e delle bizzarre fantasie di Vicino Orsini, però credo che sia difficile capire per noi il senso di questa "allucinazione materializzata", si tratta di un'impresa che probabilmente aveva un senso (o forse un necessario non-senso) solo per il committente.
    Buona Pasqua!

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    1. Assolutamente sì, Ariano! È una allucinazione materializza e solo Vicino ne conosceva il senso o il non senso, però a noi restano tante magnifiche suggestioni... Buona Pasqua e grazie infinite della visita! Ciao ☺️

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  2. Bello bello bello! Grazie per avermelo fatto conoscere!

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    1. Ciao Giulia, grazie! *__* Sono davvero felice di aver stuzzicato la tua curiosità su Bomarzo

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  3. Credo che le immagini, in aggiunta alle tue parole, comunichino molto bene la strana atmosfera del luogo. Ci farei sicuramente una visita, se non fossi lontana, ma non si può mai sapere in futuro.

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  4. Eh, in quel periodo spuntavano di quegli artisti fuori dagli schemi. Prendi per esempio l'Arcimboldi o Bosch.

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    1. Verissimo, Marco! Tra l’altro, quei due hanno offerto un’interpretazione di orti e giardini davvero singolare ;) Grazie mille del passaggio :)

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  5. Un luogo che ho già da tempo inserito tra quelli che vorrei vedere! Bellissime le tue fotografie e anche la descrizione irretisce... proprio come il Sacro Bosco di Bomarzo.

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    1. Ottima scelta, Cristina! :) È un luogo che si apre a molteplici chiavi di lettura, molto suggestivo. Grazie della visita :)

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  6. Non ci sono mai stato, anche se mi è capitato più volte di leggerne e di vedere le immagini delle varie sculture. Anche vicino a dove abito io c'è un luogo del genere, il parco mediceo di Villa Demidoff di Pratolino, anch'esso del XVI secolo, solo che ha subito diverse modifiche nel tempo a causa dei vari passaggi di proprietà. In origine era considerata la più bizzarra e sfarzose delle ville medicee. «La bellezza e la ricchezza di questo luogo non si possono rappresentare con la scrittura» ne scrisse Michel Montaigne.

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    1. Ciao Ivano, pur non conoscendo Villa Demidoff vien da pensare che meriti senza dubbio una visita. Peccato che abbia subito diversi rimaneggiamenti nel tempo. Pensa che, invece, ho conosciuto il Sacro Bosco di Bomarzo grazie a uno splendido articolo apparso una trentina di anni fa sulla rivista FMR, semplicemente magnifica. Peccato che oggi non esista più. L'articolo in questione portava la firma di Elémire Zolla.

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  7. Ci sono stata parecchi anni fa e ne conservo un bel ricordo. E' difficile dire che impressioni mi ha lasciato, direi che quando sono uscita ero molto stranita dall'atmosfera. Indubbiamente la pena di visitarlo, possibilmente mantenendo una certa ricettività a influenze sottili. Chissà che in futuro non ci faccia di nuovo una capatina, perché penso che sia uno di quei luoghi che non ti dicono tutto alla prima visita...

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    1. Ciao Maria Teresa, che bello trovarti su questo post! Indubbiamente si tratta di un luogo che richiede (e merita) più di una visita sia per la sua complessità strutturale e sia per la sua intensa stratificazione di significati. Non mi sorprende il senso di inquietudine da te percepito dopo la prima ispezione, anzi! Anch'io la prima volta che ci ho messo piede mi sono sentita più che stralunata :)

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  8. Un posto magico, ho sempre desiderato visitarlo, spero prima o poi di riuscirci.

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    1. Vorrà dire che tra un po' scriverai un post ispirato alla tua visita a Bomarzo e sarà bellissimo come sempre.
      Ciao Nick, grazie di esser passato, un abbraccio e a presto!

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