Oggi il blog ha il piacere e l’onore
di ospitare Guerra e Pace sul Retro di una Cartolina e a parlarci del libro
sarà lo stesso autore, Marco Lazzara.
Titolo: Guerra e Pace sul retro di una cartolina
Autore: Marco Lazzara
Anno di pubblicazione: 2016
Formato: cartaceo, prezzo € 11,00
Formato: e-book, prezzo € 2,49
Link dove acquistarlo:
Non so se accada anche a voi, ma quando mi
accingo ad approcciare le prime pagine di un libro scatta in me una sorta di jukebox mentale che seleziona un brano e quel pezzo diventerà la mia personale colonna sonora di
lettura. Talvolta capitano interferenze che complicano l'assestamento della canzone.
Nel momento in cui ho iniziato
a leggere Guerra e Pace sul Retro di una
Cartolina non ho avuto esitazioni: il brano che lo ha accompagnato dall’inizio
alla fine è stato Werewolves in London,
di Warren Zevon, uno degli autori più acuti, divertenti, irriverenti e al
contempo poetici del panorama rock di tutti i tempi.
Guerra
e Pace sul Retro di una Cartolina è composto da una serie di
racconti, molto brevi, inseriti all’interno di una cornice, la cui storia si
sviluppa parallelamente alla lettura dei diversi brani contenuti. Questa cornice
sostanzialmente costituisce un gioco, solo apparentemente spensierato, in
realtà molto serio, in cui Marco provoca il lettore con i suoi geniali espedienti
narrativi, per poi fornire una sorta di decifrazione in fase finale.
Così, ad attenderci all’interno
delle tante perle che si susseguono a ritmo incalzante in questa collana, troviamo una nutrita gamma
di personaggi, sempre tratteggiati con la penna intinta nell’inchiostro dell’umorismo
più british, che racchiude, più o meno, l’intera umanità.
Ma procediamo con
ordine.
Marco, senza alcun dubbio, possiede
un talento letterario notevole e lo dimostra in più modi. Il primo fra tutti è
la capacità di abbordarti con insights di grande effetto: poche righe e sei
totalmente dentro la storia.
I suoi personaggi, che a prima
vista potrebbero sembrare normali, procedendo la lettura rivelano tratti
inaspettati; le situazioni quotidiane, anche le più ovvie, si ribaltano e il
lettore, una volta addentrato nel primo di questi episodi, diventa consapevole
che ad attenderlo ci saranno situazioni impensabili in cui anche le proprie
certezze rischiano di essere capovolte.
Come con l’ascolto del brano
di Warren Zevon, in un sottofondo di malinconica ironia che rende “reale” anche
la storia più fantasiosa, si viene catapultati nelle esistenze di strani eroi
schiacciati dalle loro stesse debolezze e da questa irrisolutezza trapela la
frattura della normalità
Insomma, passando attraverso
casi spassosissimi, fra i tanti cito quello dell’arsenomaiolina, ci si ritrova di fronte a uno specchio nel quale tutti,
prima o poi, temiamo di guardarci.
Non aggiungo altro, se non un
accalorato invito a leggere questo libro dalle molteplici e accattivanti atmosfere:
grintose, cupe, sognanti.
Biografia
dell’autore:
Marco Lazzara nasce a
Moncalieri, Torino, il 24 giugno 1984, giorno di San Giovanni Battista, ma
anche Notte delle Streghe.
Dopo la laurea in Chimica, si
è dedicato alla formazione e all'insegnamento: tiene da diversi anni corsi di
chimica, igiene e sicurezza.
È autore di numerosi racconti,
raccolti in quattro antologie, in cui ama mescolare i diversi generi letterari
in soluzioni diverse e originali.
Ed ecco l’intervista!
[D] Anzitutto vorrei
ringraziarti per aver accettato di presentare il tuo libro ai lettori de
“L’angolo di Cle”!
Io, come tanti altri, ho avuto
il piacere e l’onore di conoscerti attraverso il tuo acutissimo e sorprendente
blog, e, in questo modo, approfondire innumerevoli temi da te trattati. Tuttavia,
tra i frequentatori di questo piccolo spazio c’è anche chi non è mai approdato
su “Arcani” e quindi passo alla domanda “rompighiaccio”: ti
andrebbe di raccontare qualcosa di te, Marco, come uomo e come autore?
[R] E io ti
ringrazio per avermi voluto ospitare!
Di formazione io
nasco come chimico, ma con gli anni sono divenuto un chimico atipico, perché,
pur continuando a trattare la mia materia, mi sono anche orientato verso altre
direzioni, che mi trovo a utilizzare nel mio lavoro di docente e formatore.
L’altra attività che occupa il mio tempo sono i libri: ne ho già pubblicati
quattro, e non saranno gli ultimi!
[D] Guerra e pace sul retro di una cartolina è un succulento gioco di
narrazione nella narrazione, ottenuta attraverso un sapiente ricorso a tecniche
di incastonatura di brevi racconti in più cornici. Di primo acchito, ho pensato
a un omaggio al Calvino del Se una notte
d’inverno un viaggiatore e alla celebre Mille
e una notte. Ma com’è nata realmente l’idea? E quali altri autori e generi,
se ci sono (e secondo me, ci sono), ti hanno ispirato soprattutto?
[R] Mentre ultimavo
il mio secondo libro, ho cominciato a scrivere una serie di racconti molto
brevi, inizialmente pensandoli come intermezzo a racconti più lunghi. A un
certo punto mi sono detto che poteva essere interessante realizzare un intero
libro solo con questi e mi sono dato
come traguardo arrivare a 100. Nel secondo libro i racconti erano inseriti in
una cornice (quella degli Arcani Maggiori dei tarocchi) e volevo dare una
continuità; così ecco la storia raccontata nel Prologo ed Epilogo. Dopo aver
letto Se una notte d’inverno un
viaggiatore è nata l’idea di strutturarlo con delle cornici a incastro. Per
citare un’altra opera potrei dire L’Atlante
delle Nuvole di David Mitchell, che condivide alcuni aspetti col mio libro.
[D] La tua opera, che
personalmente ho apprezzato davvero molto, al di là dell’effetto di
intrattenimento divertente e spiazzante, offre molteplici spunti di riflessione
su tematiche serie solo apparentemente lontane dalla realtà vissuta da ciascuno
di noi. Qual è il messaggio principale che volevi veicolare?
[R] “Guerra e
Pace sul Retro di una Cartolina” vuol dire essere straordinari, avere la
capacità di fare qualcosa apparentemente impossibile, come scrivere il romanzo
di Tolstoj sul retro di una cartolina. Ritengo che il vero messaggio del mio libro
sia che la vita è imprevedibile, e proprio per questo tanto straordinaria.
[D] Leggendo la tua raccolta
di racconti mi son detta: ecco che Marco ci attira ancora una volta nella
frattura della normalità, nello specchio in cui tutti temiamo di guardarci. È
così?
[R] É qualcosa di cui abbiamo bisogno.
Viviamo in un mondo strano, complesso e talvolta pericoloso. Per riuscire a
farcela abbiamo bisogno dell’immaginazione, e più le storie che raccontiamo sono
strane e complesse, meglio è, perché prima di ogni cosa dobbiamo confrontarci
con noi stessi, soprattutto con quegli aspetti di noi che abbiamo difficoltà ad
accettare e di cui abbiamo timore.
[D] Ho avuto l’impressione che
ciascun racconto echeggi rimandi alla vita di ciascuno di noi: la solitudine,
l’emarginazione del diverso, l’ottusità, la caparbietà, l’effimera brama di
potere, che inebria e abbruttisce,… Oppure mi sbaglio?
[R] Immagina di
percorrere una galleria in cui sono appesi una serie di dipinti. Mentre avanzi,
ti soffermi un momento a osservare ogni ritratto, ammirando le sfumature ironiche,
quelle discutibili, quelle ammirevoli, quelle esecrabili. E a un certo punto,
guardando il soggetto, ti chiedi: “Potrei essere io quello che è stato
dipinto?”
[D] Se dico relatività,
memoria, giustizia, fatalità, ambiente, cosa risponderesti?
[R] Ognuno di
noi è un individuo unico e irripetibile, quindi vede il mondo in maniera
personale. La persistenza della memoria può essere oppressiva, ma anche
consolatoria. La giustizia è una silente compagna che cerca di farci tenere sempre
alta la testa. Non credo al destino: siamo ciò che vogliamo essere. Siamo tutti
connessi in un sistema che ci relaziona con noi stessi, gli altri e il mondo
attorno e dentro di noi.
[D] Un altro elemento che mi è
parso di intercettare in alcuni racconti è l’uso della tecnica del contrappasso:
ad alcuni protagonisti riservi un giro all’inferno in compagnia delle vittime
del loro odio. In un certo senso, è così anche per il “padre” e McCarthy? E
McCarthy è un omaggio all’autore di Non è
un paese per vecchi?
[R] Di norma
contrappasso è punizione, ma in quel caso diviene perdono e redenzione. Quello
è il punto nel libro dove finalmente si capisce cos’è Guerra e Pace sul Retro di una Cartolina, fino poi la conferma
nell’Epilogo. La storia, che parla della faida tra due gentiluomini inglesi, ha
un sottofondo di umorismo molto british; il nome McCarthy è tipicamente
scozzese, e in questo volevo richiamare i contrasti tra Inghilterra e Scozia.
[D] Ad un certo punto, nel tuo
libro, c’è uno strepitoso ribaltamento dei ruoli. Ritieni che sia davvero
impossibile per chiunque giungere alla conoscenza della realtà?
[R] Per
conoscere qualcosa bisogna anzitutto comprenderlo: solo allora è possibile dire
di conoscerlo davvero. Il fatto è che noi non comprendiamo la realtà, ma la
interpretiamo: non vediamo onde elettromagnetiche, ma immagini; non sentiamo vibrazioni,
ma suoni. Non la fruiamo per come è, ma elaboriamo informazioni attraverso il
nostro apparato percettologico prima, neuropsicologico poi. Due individui
esperiscono la realtà allo stesso modo? È impossibile dirlo, perché un metro
non può misurare se stesso. Ci vorrebbe un fattore di confronto esterno. Che
però non esiste. E come se questo non bastasse, l’osservatore stesso, già solo
per l’atto di osservare, modifica la realtà che lo circonda. Quindi non credo
sia possibile la conoscenza essenziale della realtà. Possiamo solo provare a
interpretarla. Sperando di azzeccarci.
[D] Uscendo dalla metafora,
quali sono per te i migliori pregi di una persona e quali i suoi peggiori
difetti?
[R] Per me i
migliori pregi sono la compassione, la comprensione e la lealtà; i peggiori
difetti l’egoismo, la superbia e l’avidità.
[D] Già attraverso il tuo
blog, così come in Guerra e pace sul
retro di una cartolina si capisce che la banalità non fa parte del tuo
mondo. Sono tantissimi i risvolti inaspettati, i fatti imprevisti, le incisive
scene grottesche, i colpi di scena e i finali imprevedibili che si trovano
andando avanti nella lettura del tuo libro. Tra letteratura e scienza, quale
delle due ha avuto maggior influenza su te e sul tuo stile autoriale?
[R] Credo che
entrambe abbiano avuto la loro dose di influenza. Come diceva Primo Levi: “Scrivo
perché sono un chimico”.
[D] Anche a te riservo la
domanda “pestifera”: cosa pensi del fatto che viviamo in uno dei paesi europei
in cui si legge meno?
[R] Secondo me
il dato è fuorviante perché considera un punto di vista meramente commerciale,
senza tenere conto di biblioteche pubbliche e private. Aggiungo inoltre che
spesso è più importante cosa si
legge, non quanto si legge. Purtroppo
si tende facilmente a confondere la qualità con la quantità.
[D] È arrivato il momento di
salutarci e non può mancare la domanda di rito: ci vuoi anticipare qualcosa sui
tuoi progetti futuri?
Ti sono enormemente grata, Marco,
del tempo che hai dedicato a L’angolo di Cle e ai suoi lettori. È stato un
onore e un grande piacere averti qui. Mi auguro che tu voglia tornare presto a
trovarci!
[R] Ci sono
diversi progetti a cui sto lavorando. Per adesso l’unica cosa che anticipo è
che di qui a breve rivelerò il primo di questi.
Ringrazio ancora
te e i tuoi lettori: se hanno domande risponderò molto volentieri!
Ora la parola spetta a voi, nel frattempo auguro a tutti una buona settimana!