L’estate sta finendo (così cantavano i Righeira negli anni
’80!), ma c’è ancora voglia di muoversi e godere del bel tempo prima dell’arrivo
del freddo invernale. Allora non c’è niente di meglio di settembre e ottobre
per concedersi un tonificante fine settimana all’aria aperta in un luogo dove
storia, arte e natura convivono felicemente.
Ecco dunque una proposta che - spero - vi lascerà soddisfatti: a poco
più di un’ora da Milano è possibile raggiungere Leggiuno, località sulla sponda varesina del Lago Maggiore, il cui paesaggio, notoriamente incantevole, riserva una vera sorpresa agli appassionati d’arte, l’EREMO di SANTA CATERINA DEL SASSO.
(Veduta dell'Eremo dal lago. Osservando l'immagine da sinistra verso destra: la Chiesa, il Conventino e il Convento)
|
Si tratta di un magnifico e articolato plesso architettonico
di epoca medievale che, dopo una chiusura imposta dall’Impero Asburgico e durata
un paio di secoli, nel 1970 è divenuto proprietà
della PROVINCIA DI VARESE; da essa sottoposto ad
un’attenta e importante opera di
consolidamento e ristrutturazione è stato successivamente restituito al pubblico, nel
1986.
La struttura, ubicata tra Ispra e Laveno, si staglia ergendosi dalla roccia all'interno di uno splendido
belvedere che si protende verso il Golfo
Borromeo, di fronte a Stresa e le Isole, ed è composta da il Convento (XIV°
- XVII° sec.), il Conventino (XIII° sec.) e la Chiesa, che a sua volta accoglie
al suo interno il Sacello di Santa Caterina (risalente al XII° secolo).
(Scorcio del porticato del Conventino e della Chiesa con le isole Borromee sullo sfondo)
Dovete sapere che una particolarità dell’Eremo è quella di
essere stato costruito aggrappato ad un
costone di roccia alto circa sessanta metri e di trovarsi a strapiombo sul lago a circa 15 metri dall’acqua, offrendo al
visitatore, già di primo acchito, uno spettacolo
di straordinaria bellezza. Una volta arrivati al piazzale sovrastante l’Eremo si scende una scalinata
di 268 gradini (ma si può usare l’ascensore, in alternativa!) per godere del
meraviglioso panorama. Se, invece si arriva dal lago, con il battello, si
dovranno salire circa 80 gradini.
(Tratto della scalinata che conduce all'Eremo) |
Ma c’è molto di più:
le origini del nucleo primigenio,
infatti, sono avvolte in un grande e
suggestivo mistero, che se avrete la pazienza di seguirmi, vi racconterò.
A partire dalla fine del XII secolo, in tutta la zona del Verbano
venivano trasmesse oralmente le straordinarie vicende di un tale Beato Alberto, personaggio al quale si
lega la fondazione di questa isolata
dimora, avvenuta intorno al 1170.
Partiamo, dunque, da costui per ricostruire la storia dell’Eremo.
Alberto Besozzi ci viene indicato quale un ricco mercante dalla
posizione sociale invidiabile, nato ad Arolo, un borgo rivierasco di Leggiuno,
da un’illustre famiglia di origine milanese.
La biografia, ricostruita sulla base dei racconti riportati
oralmente, parla di un uomo che per molti e molti anni condusse una vita decisamente agiata, ma che ciononostante non godeva affatto di buona nomea perché pare fosse
estremamente egoista, avaro e senza
scrupoli.
Secondo la leggenda risulta che egli fosse così avido da arrivare
a praticare l’usura e persino commerci poco leciti. Questo suo discutibile
comportamento andò avanti finché si
verificò un singolare episodio che mutò definitivamente la sua esistenza.
Mentre si trovava con alcuni compagni in barca durante una traversata del lago, per tornare dal mercato di Lesa, venne sorpreso da una terribile tempesta.
Convinto di non avere scampo e in preda al panico, rivolse le sue preghiere a Santa Caterina d’Alessandria, cui era
molto devoto e il cui culto era molto diffuso nella zona grazie all’influsso di
quanti tornavano dalle Crociate.
Dovete
sapere, però che anche l’identità storica di S. Caterina d’Alessandria d’Egitto è piuttosto dubbia
e il racconto greco che narra del suo martirio contiene, infatti, elementi che
appartengono più al mito e allo stereotipo agiografico, che alla storia.
In questo racconto, ad esempio, si narra di una fanciulla, vissuta tra il IV e il X secolo, di rara bellezza, dedita allo studio delle materie
letterarie e scientifiche, che si convertì
al cristianesimo dopo la morte del padre.
L’imperatore Massenzio,
affascinato dalla sua bellezza e dalla sua eloquenza, la sottopose ad una disputa con i più importanti filosofi egiziani,
che a loro volta vennero convertiti dalla fanciulla. Adirato
per l’esito del dibattito, che lo esponeva al ridicolo, Massenzio offrì alla giovane la salvezza a condizione
di concedersi a lui e di ripudiare la propria fede, ma Caterina rifiutò e
venne pertanto imprigionata.
Nonostante la
prigionia, Caterina riuscì a convertire l’imperatrice e il capitano della guardia imperiale in occasione di una
loro inaspettata visita in carcere e contestualmente, anche duecento soldati del capitano.
A quel punto Massenzio
decise di sottoporla alla tortura della duplice ruota dentata, ma la ruota
venne spezzata dalla spada di un angelo.
L’imperatore
ne ordinò allora la decapitazione,
ma la donna, una volta giunta sul
luogo dell’esecuzione, pregò Dio
prima di morire avanzandogli due precise
richieste, una delle quali è sicuramente all’origine del suo vasto culto e
del seguito dei tantissimi suoi devoti, tra cui il nostro Alberto Besozzi: la
prima fu che il suo corpo venisse
sepolto e non smembrato in molteplici reliquie (prassi comune per i santi,
in quell’epoca); la seconda, che
chiunque avesse pregato il Signore per suo tramite vedesse esaudita la propria richiesta e ricevesse la remissione dei peccati.
La
ragazza venne decapitata, ma dalla
ferita, anziché riversarsi sangue, uscì
latte. Più tardi gli angeli
trasportarono il suo corpo in un monastero del MonteSinai , dove il latte continuò a sgorgare compiendo il miracolo di
guarire dai mali i suoi visitatori. In seguito, nel Medioevo, a questo racconto venne aggiunto un ulteriore episodio abbondantemente rappresentato da
grandissimi pittori, quali ad esempio Michelino da Besozzo, Correggio,
Parmigianino, Carracci, Lorenzo Lotto e molti altri: il
matrimonio mistico con Gesù Bambino che, apparso in grembo alla Beata
Vergine Maria, le infila l’anello nuziale al dito.
(Il matrimonio mistico di Santa Caterina, foto tratta dal sitoufficiale di Santa Caterina del Sasso)
|
Comunque la pensiate, Santa
Caterina d’Alessandria d’Egitto è a tutti gli effetti una delle sante più celebri d’Occidente, a partire dall’epoca
medievale fino ad oggi. La sua popolarità è attestata nell’arte e nella letteratura di tutta
Europa e sono innumerevoli le chiese, i conventi, le abbazie a lei dedicate.
Ma torniamo al nostro
Alberto Besozzi, che abbiamo lasciato mentre si trovava in una terrificante
tormenta.
In balia della disperazione, nella consapevolezza della sua
impotenza di fronte alla violentissima forza della natura, vide tutti i suoi
compagni affogare, uno a uno e, preso dal timore di finire alla stessa stregua,
si ritrovò a fare l’unica cosa che in quel momento gli fosse possibile: invocò l’aiuto divino chiedendo a Santa
Caterina di intercedere affinché lo salvasse, promettendo a sua volta di
cambiare radicalmente vita.
Sta di fatto che Alberto
si salvò, anzi fu proprio l’unico a salvarsi su quella barca. Riuscì ad approdare in una piccola
insenatura rocciosa, denominata Sasso
Ballaro (ovvero, sasso traballante), ed in seguito a quella tremenda
esperienza prese la decisione di
ritirarsi, povero e solo, nel luogo dove le onde lo avevano gettato durante
il naufragio.
La moglie, dopo averne ascoltato le ragioni, lo assecondò
ed entrò in un monastero (del resto, a quei tempi, non le sarebbero state
concesse molte alternative!), mentre Alberto stabilì che si sarebbe nutrito di
ciò che la natura offriva e del pane che i naviganti avrebbero posto nel cesto
che lui stesso, con umiltà, calava dall’alto ogni giorno.
Via via, con il passare
del tempo crebbe intorno lui la fama di un santo eremita che in molti si
avventuravano a frequentare per riceverne consiglio fin quando, vent’anni più
tardi, nel 1195, arrivò a visitarlo una delegazione composta
dai membri più autorevoli dei paesi
vicini per chiedere la sua
intercessione affinché si estinguesse un'epidemia di peste che stava devastando la popolazione.
La leggenda narra che
dopo otto giorni di ardenti preghiere, Alberto ottenne la grazia e, come segno di
gratitudine, chiese aiuto per poter
costruire di fianco alla grotta che lo ospitava, su quel terrazzamento del
Sasso Ballaro, un piccolo tempio
realizzato sul modello della cappella
dedicata a Santa Caterina sul lontano Monte Sinai.
Alla sua morte
venne sepolto nella chiesetta e acclamato
beato da tutti gli abitanti del Verbano, anche se il suo culto non fu mai
ufficialmente approvato.
(Colonnato del Convento) |
Nel frattempo il numero
dei pellegrini in visita alla sua tomba continuò a crescere in modo esponenziale e intorno al 1250 i frati Domenicani
decisero di presidiare il luogo per gestirne il flusso.
Una ventina d’anni più
tardi, una nobile famiglia di Ispra fece erigere accanto alla cappella di S. Caterina un’altra piccola chiesa dedicata a S. Maria Nova, che fu profondamente
modificata nei secoli successivi e nel
1310 gli abitanti di Intra costruirono accanto ad essa anche la chiesa di S. Nicolao, patrono dei naviganti, le cui caratteristiche
costruttive sono tipiche del Gotico lombardo (il campanile, costruito a strapiombo
su una grande spaccatura della roccia, è a dir poco incantevole).
Nel
1379 gli Eremitani di S. Agostino
subentrarono ai Domenicani e
successivamente, giacché l’interesse popolare per quel luogo aveva raggiunto picchi
vertiginosi, vennero sostituiti dai
religiosi dell’Ordine di S. Ambrogio ad Nemus di Milano.
Le diverse strutture subirono nel tempo modifiche e rimaneggiamenti, ma all’assetto definitivo si giunse nella seconda metà del ‘500, quando le cappelle preesistenti vennero fuse in un singolo edificio, al quale venne affiancato un piccolo chiostro.
Le diverse strutture subirono nel tempo modifiche e rimaneggiamenti, ma all’assetto definitivo si giunse nella seconda metà del ‘500, quando le cappelle preesistenti vennero fuse in un singolo edificio, al quale venne affiancato un piccolo chiostro.
Oggi l’Eremo è proprietà della Provincia di Varese, che consente a tutti l’accesso completamente
gratuito (per informazioni
sugli orari di apertura cliccate qui), mentre la conduzione ecclesiale è affidata agli
Oblati Benedettini.
La costruzione risultante, data anche l’esiguità dello spazio, è assolutamente unica: la chiesa si
sviluppa lungo una navata centrale e una navatella laterale, riunendo gli spazi
delle antiche cappelle e racchiudendo il sacello.
Anche gli affreschi della chiesa, appartenenti a epoche diverse, sono così ricchi e articolati da trovare
ben pochi confronti in area lombarda e vantano opere di Giovanni Battista De Advocatis (sua è
la nuova pala d’altare con il Matrimonio Mistico di S. Caterina, fra S. Nicolao
da Mira e il Beato Alberto), di Pietro
Crespi e, per quanto riguarda il porticato esterno, di Aurelio Luini, figlio di Bernardino, uno dei più importanti pittori
del Rinascimento lombardo.
(Le immagini dell'interno della Chiesa provengono dal sito ufficiale di Santa Caterina del Sasso. Per visitare l'intera gallery fotografica cliccate qui ) |
Ma la magia che
ammanta l’Eremo non è ancora conclusa!
Dovete sapere che la
Cappella del Beato Alberto, entro cui fu collocato il corpo del Beato
Alberto, e che si trova nello spazio tra il Sacello e la parete rocciosa, venne ribattezzata a inizio ‘700 “Cappella dei Sassi”, in virtù di un portentoso evento che i contemporanei
interpretarono come miracolo.
Accadde, infatti che alcuni enormi massi precipitarono sulla chiesa, ma restarono inspiegabilmente
incastrati nella volta della Cappella rimanendovi sospesi (udite, udite!) fino al 1910, quando si adagiarono a
terra senza danni e lì rimasero fino al 1983, quando furono rimossi per la
realizzazione dei restauri.
Insomma, sebbene
gli storiografi storcano il naso di fronte alla scarsità di documenti sulla
vita della Santa di Alessandria d’Egitto e illustri conoscitori della cronaca del Verbano, come Piergiacomo Pisoni e Pierangelo Frigerio, ritengano la
narrazione dell’asceta il frutto di un'abile manipolazione di un certo Anton Giorgio
Besozzi - vissuto tra la metà del ‘500 e l’inizio del ‘600, cioè in un
particolare contesto storico durante il quale avere un santo in famiglia faceva
comodo al suo casato - l’Eremo di S.
Caterina, con la sua avventurosa storia, è un luogo meraviglioso in cui perdersi per poi ritrovarsi e vale
senza dubbio almeno una visita!
Lasciatemi concludere aggiungendo un’ultima considerazione – per quanto spicciola – e cioè che, anche alla luce di quanto esposto, lo storytelling si è sempre rivelata un’arte assai fine e ben praticata fin da tempi arcaici per esaltare personaggi, così come per diffondere e far accettare facilmente nuove idee e proposte ;-)
Lasciatemi concludere aggiungendo un’ultima considerazione – per quanto spicciola – e cioè che, anche alla luce di quanto esposto, lo storytelling si è sempre rivelata un’arte assai fine e ben praticata fin da tempi arcaici per esaltare personaggi, così come per diffondere e far accettare facilmente nuove idee e proposte ;-)
Vi è piaciuto questo
post sui misteri dell’Eremo? Quali sono i vostri luoghi del mistero preferiti,
fisici o letterari?
INFO PRATICHE
Come arrivare
In auto: Autostrada A8, uscita Sesto Calende/Vergiate; seguendo le indicazioni per Laveno ( SS629, SP36, SP32) fino a Leggiuno, via S. Caterina.
In treno: con Ferrovie Nord in direzione Laveno Mombello,
con fermata a Sangiano
In battello: con navigazione laghi e scalo a Santa Caterina
Accessibilità
La struttura è accessibile a tutti, anche a chi presenta difficoltà motorie, in quanto dotata di un capiente ascensore che permette di superare il dislivello di 51 metri partendo dal piazzale adiacente all’ampio parcheggio, fino all’ingresso dell’Eremo
Fonti:
I giorni dell’Eremo,
di Frigerio, Pisoni, Mulazzani, Vanoni; ed. DiaKronia
De Besutio (Le
famiglie Besozzi) di Luciano Besozzi; ed. Lulu
Wikipedia per alcune informazioni sui personaggi, successivamente adattate e
arricchite
Il sito ufficiale di Santa Caterina del Sasso per le
foto degli affreschi interni all’Eremo
Le immagini fotografiche degli esterni, invece, sono state tutte scattate
personalmente
Questo post è per me un vero gioiello. Grazie per tutte le informazioni, le belle foto e la narrazione ricca e avvincente. Ho visitato l'eremo di S. Caterina per due volte, e confermo che si tratta di un luogo affascinante.
RispondiEliminaI miei luoghi del cuore sono diversi e sono tutti in Lombardia, se non altro perché quelli vicini a casa ti danno modo e tempo di visitarli più volte e affezionarti: il primo è le Grotte di Catullo, l'altro la Villa del Balbianello. Il terzo è Trezzo sull'Adda, con le rovine del suo castello che, come ben sai, esercitano su di me un fascino irresistibile!
Ciao Cristina, grazie infinite per essere qui a commentare! Sulle Grotte di Catullo sfondi una porta aperta: è da sempre nel mio cuore e sempre ci rimarrà. Pensa che se chiudo gli occhi mi sembra di sentire il profumo di rosmarino che costeggia i suoi viali! Anche per quanto riguarda Villa Balbianello, che adoro, mi trovo completamente in linea. Trezzo e il suo Castello l'ho visitato insieme a te e concordo che si tratti di un luogo affascinante e vibrante d'energia. E per non parlare del torbido fascino del suo signore - sul quale tu hai scritto moltissimo - ! ;) Se dovessi trovare un fil rouge che lega i miei posti del cuore, forse direi che è l'acqua: la loro vicinanza a mari, laghi o fiumi dona quei luoghi di un particolare quid che mi magnetizza (oltre naturalmente alla loro specifica storia e la bellezza architettonica/artistica)
EliminaCiao Cle, grazie del tuo articolo affascinante e pieno di informazioni. Bellissime anche le foto. Confermo la meraviglia e il piacere fisico e spirituale che trasmette questo luogo. Lancio un'idea: perché non fare un pensierino su articoli futuri che parlino degli altri posti del cuore di cui parli con Cristina?
RispondiEliminaUn abbraccio 😊
Ciao Elisabetta! Ti ringrazio di essere passata a lasciarmi un commento, sicuramente tratterò in questo spazio di molti luoghi del cuore, siano essi fisici, che non (è una promessa!) Per quanto riguarda Trezzo, ti rimando ad alcuni meravigliosi post di Cristina sul suo blog, che meritano assolutamente di essere letti. Uno fra tutti è
Eliminahttp://ilmanoscrittodelcavaliere.blogspot.it/2016/06/1-bernabo-visconti-e-il-monumento.html
Inoltre, ti ringrazio per aver sottolineato che l'Eremo affascina, non solo per la sua bellezza visibile, ma anche per la calma e la gioia che riesce ad infondere a chi si appresta a visitarlo. E' un aspetto molto importante, infatti, che lo caratterizza senza ombra di dubbio ed è una vera soddisfazione rintracciare località, come questa, capaci di donarci così tanto.
A presto, allora e un abbraccio :)
Lettura appassionante: un sacco di informazioni e di storie che stuzzicano la voglia di rivedere un luogo visitato ormai troppo tempo fa... e pensare che è qui a due passi! Questo è il tipo di scrittura che vorrei trovare nelle guide: fantastica Cle: ancora! ancora!
RispondiEliminaPer quanto riguarda i posti magici, io ho nel cuore l'abbazia di san Galgano, in provincia di Siena, tra i primi che mi vengono in mente... poi, per citarne qualche altro, la sacra di san Michele, il castello Aragonese di Ischia, molte isole: per me le isole hanno un'energia speciale.
Bravissima Cle!
Wow, grazie Silvia!!!
EliminaFarò tesoro delle tue indicazioni per i prossimi post, così come di quelle fornite da tutti gli altri amici che, come te, sono passati di qua a lasciare un prezioso commento. Ogni vostro intervento è un dono e non mi stancherò mai di ringraziarvi! Dici di avere un debole per le isole e lo capisco bene; io sono fortemente magnetizzata – da sempre – per i luoghi d’arte adiacenti all’acqua, che si tratti di mare, laghi, fiumi, torrenti e così via.
Inoltre, hai proprio ragione quando dici che, sui centri di interesse storico – artistico, specialmente quelli che non rientrano appieno nell’occhio di bue mediatico (aggiungerei), le guide turistiche riportano perlopiù tecnicismi, necessari, ma incapaci di offrire i giusti appigli per comprendere la reale portata del loro fascino. Il risultato di questa lacuna è che ci si trova di fronte ad un bivio: rinunciare a conoscere (decisamente frustrante), oppure documentarsi ricorrendo a più di una fonte (appagante, ma faticoso, sia in termini di impiego di tempo che di concentrazione) .
L’idea di gettarmi in questa avventura narrativa è nata con l’obiettivo di offrire uno strumento in più a tutti noi: a me stessa, perché in questo modo mi diverto seguendo le mie passioni, e a tutti voi che mi leggete, confezionando di volta in volta articoli ricchi di informazioni a tutto tondo, che come tante tessere, incastrate nel modo più opportuno, aiutino a ricomporre il mosaico. L’avventura è appena agli inizi, ma spero di continuarla a lungo! Quindi, cara Silvia, sapere di essere riuscita a stimolare anche una sola persona a visitare o rivisitare questo luogo è una grandissima soddisfazione, che mi ripaga ampiamente di ogni sforzo: evviva!!!
L'Eremo a picco sul lago è un luogo incantevole e la sua storia romanzata, arrivata fino ai nostri giorni è davvero affascinante. Grazie Clementina, per questo viaggio fatto da casa, chissà che poi una volta io non riesca passare da lì... Luoghi simili straordinariamente belli ed imperdibili, il Monastero di San Benedetto a Subiaco (Rm), l'Abbazia di Farfa (Ri), l'Abbazia di Fossanova (Lt)..., ma c'è molto, molto altro ancora.
RispondiEliminaCiao Lauretta, ti ringrazio tantissimo di essere passata a trovarmi! È vero, sono davvero tanti i luoghi belli e imperdibili di cui parlare e mi sono già annotata quelli che hai citato. Abbiamo la fortuna di abitare in un Paese la cui ricchezza artistica non ha confronti, ma allo stesso tempo essa viene spesso trascurata. Insomma, bisogna darsi da fare! :) Mi sembra, inoltre, di capire che esiste una possibilità di vederti da queste parti e non vorrei farmela scappare, per cui tenderò presto altre esche: sei avvisata!
EliminaMa non immagini quanto mi piacerebbe, passare da quelle parti...la vedo dura, potrei soltanto per effetto di una magia! I miei orari non consentono spostamenti e non godo dei week-end lavorando ogni sabato e ogni domenica...quelle piccole incursioni nelle nostre meravigliose perle d'arte posso farle esclusivamente in giorni particolari, tipo Pasquetta o Natale. Ma prima o poi... Un saluto e complimenti per questo bellissimo blog!
EliminaConfido nel prima o poi e ti avvolgo in un caloroso abbraccio!
EliminaUn post completo di informazioni, ricco o di fascino e di immagini incantevoli, grazie! Hai ragione: intorno a noi il mondo pullula di luoghi in cui perdersi per poi ritrovarsi, basta riuscire a guardare con gli occhi dell'anima...
RispondiEliminaSe penso ai luoghi in cui mi piace vagare fisicamente e con lo spirito mi viene subito in mente l'Isola Polvese sul lago Trasimeno, con la quiete e la sacralità dei suoi uliveti secolari. E poi il Castello Doria a Porto Venere, con l'atmosfera di mistero racchiusa tra le mura e l'Infinito azzurro e romantico dei suoi affacci sul Golfo dei Poeti.
Un luogo letterario che spesso sogno è l'estremo Sud del mondo, la Patagonia del libro di Sepulveda. Chissà, forse un giorno... una bella avventura...
Non conosco l’Isola Polvese, ma da come la descrivi sento già il desiderio di visitarla! Ho passeggiato, invece, tra le mura del Castello di Porto Venere e confermo tutto ciò che hai scritto a riguardo: un luogo immerso in uno sfondo mozzafiato e nel quale ad ogni passo si percepisce la vibrazione di un passato misterioso e avventuroso. Tra l’altro, in occasione della sua visita, mi fu detto che persino un pirata usò quella fortezza per trovarvi riparo e nascondervi il proprio tesoro!
EliminaInfine, parlando di luoghi letterari, il tuo riferimento alla Patagonia mi scioglie il sangue nelle vene: quell’angolo di mondo, che aveva già fatto breccia nel mio cuore con il romanzo di Chatwin, con la lettura di Patagonia Express (attraverso il quale Sepulveda omaggia lo scrittore inglese narrando la magia di quelle terre popolate di personaggi al limite del credibile, fantasmi, marinai, aviatori e vagabondi) si è immancabilmente incollato ai miei globuli sanguigni diventando, senza ombra di dubbio, una delle mete che un giorno o l’altro anch’io vorrei raggiungere… chissà!