lunedì 2 luglio 2018

A passeggio sul Lago di Como/2 Villa Balbianello






Anche questo è un invito a un viaggio. Questa volta si tratta di un viaggio concreto, in territorio comasco, che vede come grande protagonista Villa del Balbianello, bene di proprietà del FAI (Fondo Ambiente Italiano).


Villa del Balbianello, Lago di Como: https://en.wikipedia.org/wiki/Villa_del_Balbianello
Autore   Jeroen Komen, from Utrecht, Netherlands


La scenografica villa Arconati Visconti, detta “del Balbianello”, si porge al visitatore destando immediata meraviglia. 
Aperta a un vastissimo panorama, collocata sull’estrema punta di un promontorio boscoso, chiamato Dosso di Lavedo, e protesa nell’acqua di fronte alla sponda occidentale del lago di Como, con uno sguardo rivolto anche verso Bellagio, essa è raggiungibile in barca e a piedi.

Optando per il percorso lacustre il visitatore assiste al suo disvelamento immediato; al contrario, scegliendo il tragitto che si snoda attraverso l’area boscosa del parco che la circonda, essa si manifesta pian piano, ma in modo altrettanto spettacolare.


Personalmente ho gradito moltissimo questa visita. La bellezza del luogo è senza dubbio altamente suggestiva, soprattutto in una splendida giornata d'estate, ma si è rivelato altrettanto efficace il clima di calma nel quale mi sono trovata immersa.
Qui ogni cosa appare calma; i pensieri si fanno limpidi, le emozioni si acquietano.
Villa del Balbianello è un sito che invita naturalmente a fermarsi, a lasciare andare le tensioni, gli affanni, lo stress. È un luogo che aiuta a ritrovare il proprio respiro, il proprio ritmo interno.

L’impressione che ho avuto, accedendovi, è stata quella di entrare in uno spazio (e in un tempo sospeso) nel quale il caos si interrompe. L’inquinamento del rumore, del traffico, del chiacchiericcio convulso, degli squilli dei cellulari, delle parole inutili scompare all’improvviso e, di colpo, ci si sente a proprio agio, protetti e stimolati ad aprirsi all’ascolto di noi stessi, della nostra parte più profonda, ma anche degli altri intorno a noi, della loro indole più autentica e, non ultima, della natura.

Bene, dopo essermi immersa in questa deliziosa fase di concentrazione, ho voluto approfondire la storia di questo luogo e, ora, ve la racconto!

La chiesetta all'interno del complesso.
L'orologio presente in uno dei campanili è stato
realizzato da Cesare Fontana nel 1883 
Parliamo di un complesso residenziale, residuo dell’antico eremo francescano di San Giovanni da cui il milanese cardinale Angelo Maria Durini, legato pontificio e nunzio apostolico a Malta, nel 1787, ricavò l’attuale dimora che ebbe tra i suoi ospiti Parini e Silvio Pellico

Una volta acquistata punta Balbianello, con il soppresso convento francescano, Durini aggiunse alla chiesetta con i due campanili e all’edificio religioso una splendida loggia con due padiglioni ai lati, uno adibito a studiolo e l’altro a sala da musica.

Nelle belle giornate estive qui si riuniva la crème della società, soprattutto milanese, attirata dalla ricca biblioteca, oltre che dall’amenità del sito, e durante lo svolgimento delle cene mondane, per la prima volta in Lombardia, veniva offerto il caffè.


Il meccanismo di ricarica dell’orologio del campanile,
collegato all’interno della villa, restaurato
nel 2012 da Rolex Italia 



Fra i tanti e prestigiosi ospiti di questo incantevole luogo vi era anche l’abate Parini, che dedicò al cardinale l’ode “La Gratitudine”.
Com’è facilmente immaginabile la dimora ha sempre avuto una vocazione eccentrica, tanto che, fin dal principio, fu progettata come ritiro di delizia e svago letterario, il cui motto, suggerito dallo stesso Durini, in seguito scolpito presso il porticciolo d’accesso, accoglie i visitatori in arrivo dal lago così: “Fay ce que vouldras” (Fai ciò che vuoi).

La splendida loggia con il Ficus Repens fa da sfondo al bacio
tra la principessa Padmè e il giovane Anankin nel secondo episodio
di Star Wars, di George Lucas ( 2002)






Dopo il 1797 la proprietà passò al conte Luigi Porro Lambertenghi e in seguito alla famiglia Arconati Visconti. Essa divenne anche asilo dei patrioti che nutrivano sentimenti anti-austriaci, tant’è che Silvio Pellico trascorse qui l’ultima notte prima di venire arrestato il 13 ottobre 1820.






Il successivo proprietario acquistò la villa nel 1974: era l’imprenditore, collezionista, nonché alpinista ed esploratore artico Guido Monzino. Egli decise di arricchire la nuova residenza dei tanti ricordi della sua avventurosa esistenza.
Questi cimeli, numerosi volumi, carte geografiche, strumenti di viaggio, arredi e preziose collezioni di oggetti d’arte antica e primitiva, sono tutt’oggi esposti in un percorso museale accessibile a tutti, dopo che nel 1988 il complesso è stato lasciato in eredità al FAI (Fondo Ambiente Italiano).

Prospettiva di Villa Balbianello in direzione di Bellagio.
Ritroviamo questo sfondo nelle scene
girate da John Irvin per il suo “Un mese al lago” (1995)
In questa armoniosa sintesi di natura alpina ed esotica, architettura e paesaggio lacustre si staglia un percorso romantico che ha spinto, fin dagli anni ’40, grandi registi, italiani e internazionali, ad ambientare qui alcuni grandi film.
Infatti, il curatissimo giardino a terrazze, con i platani potati “a candelabro”, il grande leccio potato “a ombrello”, i glicini, i gerani, i viali fiancheggiati da eleganti statue e la meravigliosa loggia ospitante uno strabiliante Ficus Repens, appaiono nelle scene girate in esterno di svariati lungometraggi. 

Angolo ospitante il platano potato a candelabro
Nel 1941 Mario Soldati ambientò qui la tormentata storia d’amore tra Franco Maironi (Massimo Serato), patriota e fervido cattolico, e Luisa Rigey (Alida Valli) del suo “Piccolo mondo antico”.

Ritroviamo questo sito nelle inquadrature del regista Christian-Jaque, per “La Certosa di Parma” (1947).

Lo riconosciamo pure nelle scene girate da John Irvin per il suo “Un mese al lago” (1995) che narrava di un triangolo amoroso tra un maggiore dell’esercito britannico (Edward Fox), una giovane governante americana (Uma Thurman) e una ricca e matura signora borghese (Vanessa Redgrave).

Questo sito ha ospitato anche il cast e la produzione di uno dei film di fantascienza più visti nella storia del cinema, Star Wars. In questo caso il regista George Lucas ha usato la loggia nel secondo episodio prequel della popolarissima saga (2002). Essa, era il meraviglioso sfondo del romantico bacio tra la senatrice Padmè Amidala e il giovane apprendista jedi, Anakin Skywalker.

Visuale del giardino sovrastante il porticciolo
Persino James Bond, interpretato da Daniel Craig, trascorse un periodo di convalescenza a Villa Balbianello, dopo essere stato ferito nell’episodio della saga di 007, “Casino Royale” (2006), di Martin Campbell.

E ora, ancor prima di raccontarvi le imprese di Guido Monzino, ultimo proprietario della villa, vorrei parlarvi delle sue origini. Sì, perché Monzino è il nome di una di una famiglia che ha conferito prestigio, non solo alla città di Milano, ma all’intero Paese. 

Il grande leccio potato a ombrello che accoglie la scena
di “Casinò Royale” (2006), di Martin Campbell.
Francesco Monzino, detto Franco, padre di Guido, nel 1919 iniziò a lavorare per La Rinascente di Milano, diventando, nel 1920, condirettore generale. In questo passaggio venne sicuramente favorito dai rapporti di parentela con i proprietari: era infatti cognato di Ferdinando Borletti, marito di sua sorella Virginia. Borletti era colui il quale guidava il gruppo di imprenditori che, nel 1917, aveva rilevato l’impresa dei fratelli Bocconi, per poi ricostruirla e rilanciarla. 

Una decina di anni più tardi a Franco Monzino venne affidato il compito di studiare a fondo l’organizzazione dei nuovi negozi che il gruppo La Rinascente stava creando sull’esempio della catena di vendita statunitense F.W. Woolworth & Co. Si trattava dei negozi della società Upi, poi divenuta Upim (Unico Prezzo Italiano Milano), nata nel 1928 e della quale Monzino assunse inizialmente la responsabilità per la parte tecnica.

Grazie a questa positiva esperienza Monzino maturò la decisione di staccarsi dal gruppo La Rinascente e di fondare una sua impresa di magazzini a prezzo unico.
Il 9 maggio 1931, infatti, sempre a Milano, egli creò la Standard Sams (Società Anonima Magazzini Standard). Soci ed azionisti, oltre a Francesco, erano il fratello Italo, la sorella Virginia e, con una quota minore, Tullio Astesani, industriale serico comasco, nonché suocero di Italo.
Il fratello Italo, oltre ad essere un imprenditore, era il filantropo che, nel 1981, decise di finanziare il progetto del Professore Cesare Bartorelli per la realizzazione di un centro di cura per le patologie cardiovascolari, conosciuto a tutti come Centro Cardiologico Monzinoun fiore all’occhiello nella ricerca, nella cura e nella prevenzione di una delle prime cause di malattia e mortalità in Italia e, senza dubbio, un grande orgoglio per i milanesi. 

Particolare del platano a candelabro e la loggia sullo sfondo
Nella seconda metà degli anni Trenta il regime fascista obbligò Franco Monzino a mutare il nome «Standard» della società, a causa del suo suono troppo inglese. Dopo molte discussioni, 
l’imprenditore decise a favore di un’italianizzazione della sigla originale, trasformandola in «Standa» (Società Anonima Tutti Articoli Nazionali dell’Arredamento e Abbigliamento), un nome che sicuramente tutti conosciamo. 


La politica di regime causò anche in seguito serie difficoltà a questa famiglia che, alla fine della guerra, si ritrovò a stimare danni intorno ai 31 milioni di lire, oltre alla necessità di porre in chiusura molteplici filiali.

Nell’immediato dopoguerra, Monzino iniziò a lavorare per risanare la situazione e, nell’arco di pochi anni raggiunse dei risultati così positivi da destare ovunque ammirazione e stupore, avendo riportato in attivo ben 35 filiali operative e 2000 dipendenti. Quasi a suggello della sua attività, nel 1953 venne nominato cavaliere del lavoro. Pochi giorni dopo, il 21 giugno 1953, morì nella sua abitazione milanese. Fedele fino in fondo alla sua missione, fu sepolto, come richiesto nel testamento, nel cimitero di Musocco accanto agli operai e agli impiegati della sua impresa (un gesto completamente in controtendenza, data l’abitudine delle grandi famiglie, della cultura e dell’imprenditoria milanese, a designare il cimitero Monumentale quale ultima dimora.).
   
Una delle teche contenenti parte della collezione
di artefatti di epoca Ming di Guido Monzino
Arriviamo, quindi, a parlare di Guido Monzino.
Guido era figlio di Franco e di Matilde Alì d’Andrea-Peirce. Nacque il 2 marzo 1928 e trascorse l’infanzia sul lago di Como, a Moltrasio. Dopo aver concluso gli studi classici iniziò a lavorare alla Standa, diventandone presto direttore generale e restandovi fino al 1966, quando il gruppo venne ceduto alla Montedison.

Nei primi anni Cinquanta, però, avvenne qualcosa che cambiò radicalmente il corso della sua vita: si innamorò della montagna. Tutto avvenne in fretta e un po' per gioco. Accettò la scommessa di scalare il Cervino, senza preparazione alcuna, accompagnato da Achille Compagnoni, che aveva appena conquistato il K2. Affascinato dal gusto per la sfida, da quel momento in poi, si spinse in ogni parte del mondo: dall’Himalaya all’Africa, dalla Groenlandia alle Ande. Nel corso delle sue 21 spedizioni Guido Monzino posò la bandiera italiana sulle cime più alte, dove non era mai giunta. 

Scorcio dei giardini che digradano verso Como
Nel 1971 raggiunse il Polo Nord, raccogliendo il testimone di un altro grande esploratore: il Duca degli Abruzzi, Luigi Amedeo di Savoia, che nel 1900 aveva toccato l’86° parallelo. 
Quella guidata da Monzino fu la prima spedizione a essere giunta al 90° parallelo con le tradizionali slitte degli inuit guidate dai cani: una marcia faticosissima di 71 giorni, un cammino sul pack durante il quale Monzino sfidò e vinse temperature rigidissime e difficoltà di ogni tipo.


Nel 1973 puntò a un nuovo ambizioso traguardo, l’Everest: fu a capo della prima ascensione italiana sul Tetto del Mondo. Monzino organizzò una spedizione imponente che con successo raggiunse la vetta.

La loggia e gli elaborati giardini terrazzati di Villa del Balbianello
Un anno dopo realizzò un altro grande sogno, ovvero acquistare la villa di cui si era innamorato sin da ragazzo: Villa del Balbianello. 

Il grande esploratore la restaurò con cura e vi trasferì i cimeli dei suoi viaggi.
Guido Monzino morì l’11 ottobre 1988, a sessant’anni e venne sepolto a Villa del Balbianello, come aveva tanto desiderato, ossia nel luogo che tanto amava e che, dal 1974, era diventato il suo rifugio.


Invito tutti a visitare questa splendida dimora: sarà un’esperienza indimenticabile, è una promessa!

Cosa pensate di Villa Balbianello? Ci siete mai stati, o ci vorreste andare?


Come raggiungere Villa del Balbianello:
Percorrere l’Autostrada Milano-Como e prendere l’Ultima uscita per l’Italia/Lago di Como. Proseguire dritto verso Como Centro e, alla rotonda, prendere la 3° uscita in direzione Menaggio, avanzando fino a Lenno. Qui, continuando lungo la strada che fiancheggia il lago, si arriva all’incrocio con Via degli Artigiani (è visibile la segnaletica per Villa Balbianello). Girare quindi a destra e raggiungere Via Comoedia. Proseguire fino all’altezza del civico 12 dove si trova un ampio parcheggio. Camminando per un centinaio di metri si giunge al bivio: la strada a sinistra conduce al porto, dove è possibile noleggiare un taxi boat che attracca al porticciolo di Villa Balbianello; la strada a destra, invece, accede al percorso pedonale che attraversa il parco della villa. Quest’ultimo è un tragitto semplice, solo leggermente in salita, che si protrae per circa un chilometro ed è percorribile in 20/30 minuti. 


Un abbraccio a tutti e a presto! ^__^



PS: a parte l’immagine di apertura (la cui fonte è citata in didascalia), tutte le foto presenti nel post sono frutto dei miei scatti personali e ve lo dico con la speranza di essere riuscita a catturare almeno un pochino della folgorante bellezza di questo luogo di delizie per mostrarvelo al meglio. 



BIBLIOGRAFIA:

Villa Balbianello: Le province di Como e Lecco, Il lago, le ville, i parchi, Bellagio, Menaggio, Varenna, Guide d’Italia, Touring Club Italia editore, 2003









19 commenti:

  1. Quanti luoghi meravigliosi abbiamo in Italia di cui neppure conosciamo l'esistenza...
    Grazie per la segnalazione :-)

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    1. Hai ragione, Ariano. È proprio vero: siamo ricchissimi, l’Italia è interamente costellata di luoghi meravigliosi, che spesso non conosciamo e non visitiamo nemmeno! Paradossalmente i principali visitatori delle nostre bellezze, paesaggistiche e artistiche, sono stranieri, tra l’altro, sempre ben informati su dove e come raggiungerli, sugli orari di visita e spesso anche sugli eventi connessi.
      Grazie mille del passaggio, buona settimana e a presto! :)

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  2. Splendida villa, che ebbi il piacere di visitare da ragazzina prima che diventasse la magnifica location di Episodio II (sono felice che tu l'abbia citato!).
    Mi chiedo come mai, tuttavia, tanti italiani non la conoscano...
    Un abbraccio!

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    1. Davvero una splendida villa, Francesca, e una location altrettanto magnifica e versatile per tanti bei film!
      Non saprei rispondere alla tua domanda, chissà... ma ogni anno tantissime persone la visitano... E sono anche molto fortunate, visto che è una meraviglia! :)
      Grazie di essere passata a commentare, mia cara amica.
      Un abbraccio!

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  3. Io ce l'avevo presente proprio grazie a L'Attacco dei Cloni, che fu un sollievo rispetto al precedente film della saga (anche quello in parte girato nella location italiana della reggia di Caserta).

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    1. Ah sì! Le scene degli interni del pianeta Naboo sono state girate nella Reggia di Caserta, sia nell'episodio I che nel II.
      Veramente a me era piaciuto molto anche l'episodio I, quello in cui Anakin era bambino e correva nelle gare di sguscio... Ma, in fondo, non sono obiettiva: ho un debole per la saga ;)
      Son curiosa di sapere come mai parli di sollievo: La minaccia fantasma ti aveva ammorbato? :) :)
      Ciao Marco e grazie del passaggio :)

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    2. Sei la seconda persona che conosco che dice di aver apprezzato Episodio I...
      A me l'unica cosa che era piaciuta di quel film (e in questo concordano tutti i fan...) è stato Dart Maul. Infatti averlo tirato fuori a sorpresa nello spin-off Solo (altro film non riuscitissimo) fa sì che potrebbe tornare in un altro film come villain principale, il che sarebbe interessante! :)

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    3. Ebbene, allora facciamo un elogio corale alla diversità! Sai che noia mortale se la pensassimo tutti allo stesso modo? 😉😀
      Ciao e grazie ancora del commento! ☺️

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  4. Ma grazie per le informazioni Clementina! Fai venir voglia di partire subito!

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    1. Ciao Giulia, bentornata e grazie dell'apprezzamento! 🤗

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  5. Splendidi posti, per fortuna in Italia almeno il FAI funziona bene.;)

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    1. Grazie al FAI chiunque può avere accesso a siti di grandissimo prestigio i cui costi di manutenzione sono evidentemente molto elevati. Quindi, hai perfettamente ragione, Nick: per fortuna in Italia almeno il FAI funziona! ☺️

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  6. Ehh..che devo dire, il Lago di Como rimane nel mio cuore, è il luogo dove sono cresciuta e dove ho vissuto tutta la mia vita prima di trasferirmi al sud. È sempre un piacere tornare in quelle zone, sia per i ricordi che per i bellissimi paesaggi.
    Ps. Foto bellissime per averle scattate con uno smartphone!! :)
    A presto cara! Un abbraccio!
    Diana.

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    1. Bentornata, cara Diana!
      È bellissimo leggere le vostre testimonianze, attraverso le quali emerge l'amore per i tanti luoghi meravigliosi del nostro Belpaese!
      Il lago di Como, poi, è delizioso e, oltre alle sue bellezze naturali, ospita innumerevoli ville, chiese, abbazie, monumenti incantevoli. Personalmente ho anch'io un debole per questo specchio d'acqua fin da quando ero ragazzina, tanto è vero che lo frequento assiduamente da allora, ma in generale posso definirmi un'appassionata di laghi. Infatti, da una dozzina di anni vivo in una località strategica da questo punto di vista che, non avrà tutte le comodità che mi offriva Milano, ma mi permette di raggiungere in trenta minuti, le sponde di Como, o del lago Maggiore, o del lago di Varese. E non è niente male! 😉
      A presto e ricambio l'abbraccio! 😊

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  7. Che meraviglia! Sono rimasta a guardare le foto a bocca aperta... metto in programma, spero presto. :)

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    1. Ottima scelta, Grazia! È un luogo indimenticabile e di cui ci si innamora all'istante. 🤗

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  8. La Villa del Balbianello è uno dei luoghi più belli che abbia visto, ma non sono obiettiva perché ho un debole per il lago in generale, e di quello di Como in particolare! Infatti un altro luogo indimenticabile sono le Grotte di Catullo, sempre in punta in mezzo a un bellissimo lago. Visitai il Balbianello molti anni addietro, giungendo dal bosco, ma potemmo aggirarci soltanto nel giardino. Comunque conoscevo le vicende del cardinale festaiolo. ;) Invece vorrei recuperare il film “Un mese al lago” che non conosco per nulla.

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dani.sanguanini@gmail.com