lunedì 28 maggio 2018

Amelia Earhart, una donna leggendaria/2





Come suggerivo nella prima parte di questo articolo (lo trovi QUI ), Amelia Earhart è una donna assolutamente moderna e inquieta in cerca della propria strada. Modernità e inquietudine sono i due assi portanti, quelli che meglio di tutti gli altri connotano la sua personalità, aiutano a comprendere le sue scelte, la sua esistenza e il contesto nel quale vive.
Dopo essersi sperimentata in diversi ambiti professionali, decide di seguire il suo sogno, avventurandosi nel mondo dell’aviazione.


L’America degli anni ’20, rappresenta lo scenario ideale per soddisfare queste sue necessità, chiaramente a fronte di un carattere forte, estremamente determinato – molto probabilmente, in una società più tradizionale tutto questo non le sarebbe stato possibile – ed è in questo contesto che muove i primi passi.

Gli Stati Uniti stanno vivendo un momento politico-sociale straordinario. Stiamo parlando del paese in assoluto più ricco al mondo, ma anche del più giovane, del più moderno. A differenza di Germania, Francia, Inghilterra, Russia e tutti gli altri stati del Vecchio Continente, che dopo il 1918 si trovano dinanzi a un costo salatissimo in perdite economiche – infrastrutture urbane, impianti ferroviari e aeroportuali parzialmente o completamente distrutti – e in vite umane, l’America registra danni minimi: le case sono ancora intatte; gli americani tornati dal fronte trovano un futuro tutto nuovo da inventare, nuovi macchinari, nuove e più efficienti industrie, nuovi prodotti destinati alle masse. Sono i cosiddetti “anni ruggenti”, quelli del jazz, del proibizionismo, durante i quali l’incremento dei consumi è talmente veloce e intenso che i consumatori iniziano a rivolgersi agli istituti bancari che concedono prestiti a profusione. Ma il 1929, con il “crollo di Wall Street” e l’avvio della Grande Depressione è ancora lontano.

Los Angeles nel 1920
Trascorrono gli anni, e cresce anche l’esperienza di questa ragazza che, nel 1928, dopo aver accompagnato il pilota Wilmer Stultz e il co-pilota Louis Gordon nel corso della trasvolata sull’Atlantico, della durata di venti ore e quaranta minuti e avvenuta a un anno di distanza dalla stessa impresa di Lindbergh, diventa una star.

Possiede un fisico sottile, porta i capelli corti, arruffati. È esattamente l’antitesi delle tante icone femminili che negli anni a venire riempiranno i fumetti, eppure quando indossa i pantaloni larghi da pilota, il giubbotto in pelle e il piccolo foulard al collo riesce a incantare chiunque. Non ha nemmeno completato gli studi richiesti per diventare aviatore, e tanti la contestano anche per questo. Ma è temeraria e concepisce il volo come qualcosa da affrontare affidandosi unicamente all’istinto naturale, perché è un’eroina romantica.  

Per tutte queste ragioni viene coinvolta in una brillante campagna promozionale mirata al  lancio di numerosi prodotti di consumo che prenderanno il suo nome. È così che diventa la testimonial di una linea di bagagli da viaggio, di una di abbigliamento femminile, una di tipo sportivo, ma anche delle sigarette Lucky Strike. Tiene una serie di conferenze e pubblica un libro in cui racconta i particolari del volo transoceanico. In poco tempo conquista il cuore di tutta l’America.
A capo di quell’efficace battage pubblicitario c’è un certo George Putnam, titolare di un’importante casa editrice newyorkese, il quale già l’anno precedente aveva curato la pubblicazione del successo editoriale che ha toccato le 650mila copie vendute in meno di un anno, ovvero il racconto autobiografico “Noi”, di Charles Lindbergh, e che ora sta cercando l’equivalente femminile del grande aviatore in tutti i circoli di volo degli Stati Uniti.
Amelia Earhart e George Putnam

Putnam è un autentico magnate dell’informazione, un uomo molto potente, molto colto e con un curriculum di tutto rispetto, grazie al quale si rivela anche un esperto esploratore. Sebbene gli affari gli vadano a gonfie vele, in questo frangente la sua vita privata è poco serena. È ancora sposato con Dorothy Binney – figlia dell’inventore e comproprietario della Binney&Smith Inc., l’azienda dei famosi pastelli Crayola – ma sta attraversando una fase sentimentale difficile: la moglie ha da poco intrapreso una relazione extra coniugale con un uomo di 19 anni più giovane e il loro matrimonio, nonostante la presenza di due figli, è sull’orlo del collasso.
Quando vede entrare nel suo ufficio la Earhart, ne rimane folgorato: decide che costei sarà la sua “Lady Lindy”, l’alter ego femminile di Lindberg. Presto il nuovo soprannome di Amelia sarà questo. I due iniziano a frequentarsi sempre più assiduamente. Condividono molti interessi, hanno molte affinità in comune, si piacciono reciprocamente. Ottenuto il divorzio dalla prima moglie, nel 1929, Putnam propone alla nuova partner il matrimonio, ma riceve un secco rifiuto. Amelia – ragionando con la consapevolezza di una donna assolutamente moderna – non vuole che quel vincolo intralci il suo modo di vivere, soprattutto ora che ha finalmente trovato la via che le permette di cogliere le tanto agognate opportunità: il volo. 
A partire da questo momento la “regina dei cieli” si muove contemporaneamente su più fronti: entra insieme al collega Lindbergh nelle file dei pionieri dell’aviazione a rappresentare l’immagine istituzionale della più grande compagnia aerea degli Stati Uniti, la TAT (futura TWA), nella quale investe anche sostanziose risorse, è altresì attiva con altre importanti società aeree che stanno mettendo a punto un sistema di collegamento tra le principali metropoli americane, riesce a conquistare il terzo posto in una competizione aerea femminile e –ciliegina sulla torta – redige per  la rivista Cosmopolitan una serie di articoli nei quali sfrutta la propria popolarità per parlare dei diritti delle donne. Proprio così, e le sue parole fanno breccia nei cuori e nelle menti delle tantissime lettrici americane, perché, nonostante in quegli anni vi siano altre signore che iniziano a entrare nella cabina di pilotaggio, nessuna diventerà mai famosa quanto lei.

Amelia è una fuoriclasse, possiede “una marcia in più” rispetto a tutte le altre; anche agli occhi del movimento femminista i suoi gesti appaiono semplicemente pioneristici: è una che azzarda, che lancia il cuore “oltre la siepe”, e per questa ragione il movimento la rincorre, e la rincorrerà sempre. Allo stesso tempo, lei guarda al movimento femminista con enorme curiosità e si lascia coinvolgere dalle sue iniziative: tra le due parti si innesca un circolo virtuoso che induce al miglioramento reciproco.

Ancora in questo periodo, l’aviatrice entra in contatto con il vice presidente in carica della Lundington Line, compagnia aerea che sta organizzando le tratte da e per Philadelphia, New York e Washington, Eugene Vidal (padre dello scrittore e drammaturgo Gore Vidal). Da subito accorda a quest’uomo la massima fiducia e investe 30mila dollari nel suo ambizioso progetto, diventando a sua volta vice presidente dell’azienda.

Lasciando le discussioni a chi, da oltre ottant’anni, propone ogni volta nuove teorie sulle possibili liaison della “Regina dell’aria”, e suggerisce nuove ipotesi sulla sua scomparsa – inabissata nel Pacifico, morta di stenti su un’isola sperduta, rapita dai giapponesi, torturata e uccisa dal nemico, spia di Roosevelt rimpatriata sotto falso nome dopo la guerra – mi soffermo a considerare questa intesa come qualcosa di significativo, profondo e basata sulla reciproca stima. Infatti, una serie di operazioni di collocamento di capitali, come ad esempio quella relativa alla Boston & Maine Airways, conducono Amelia ad assumere, nel 1933, il ruolo di vice presidente della National Airways, mentre Eugene, che si occuperà a lungo di sviluppare le compagnie civili e commerciali, aprendo nuove strade all’aviazione, assurgerà a quel titolo solo nel 1938.

Va detto pure che tutte le attività di investimento effettuate dall’aviatrice sono funzionali ad alimentare il suo sogno: l’acquisto di nuovi mezzi con i quali esercitarsi in vista di una gara aerea le permette di raggiungere un nuovo primato e, una volta conquistato un nuovo obiettivo, si propone in chiave ancora più stimolante agli occhi delle altre donne, invitandole a interfacciarsi con il mondo del lavoro, in primis l’aeronautica (tiene anche conferenze mirate a questo scopo), e a sfidarsi, a tutto tondo, superando ogni volta i limiti. Sui suoi articoli si rivolge alle lettrici in modo alquanto diretto, con frasi che non possono non lasciare un segno: “Le ragazze, in particolare quelle i cui gusti non siano convenzionali, non vengono mai lasciate in pace… Ce lo portiamo dietro da generazioni, è un’eredità di usanze antiche, che ha come conseguenza il fatto che le donne siano educate alla timidezza.[…] Le donne dovrebbero fare per se stesse quello che gli uomini hanno già fatto – occasionalmente quello che gli uomini non hanno fatto – affermandosi così in quanto persone, e magari incoraggiando altre donne verso una maggiore indipendenza di pensiero e azione. Considerazioni del genere hanno contribuito alla mia volontà di fare ciò che desideravo così tanto fare.[…] Il coraggio è il prezzo che la vita esige per concedere la pace”.

Amelia a bordo del suo Lockheed
Continuando a seguire il filo del tempo, eccoci al 1931. Dopo aver stabilito nuovi record di volo e dopo aver rifiutato per ben sei volte in due anni le proposte di matrimonio di George Putnam, anche per Amelia arriva il momento del matrimonio. Prima delle nozze scrive una lunga lettera che consegnerà allo sposo, in procinto di iniziare la cerimonia, nella quale instilla tutto il suo modo di pensare e, quindi, di vivere. A mio giudizio, uno dei passaggi più significativi di quel testo è il seguente: “Ho bisogno di avere dei luoghi dove poter andare per essere me stessa.”.

Anche alla richiesta della stampa di commentare il lieto evento, la donna accenna a una guida a “doppio comando”, come quella degli aerei, e insiste per mantenere il proprio cognome. Con queste premesse non sorprende che il patto che unisce i due coniugi si riveli, senza ombra di dubbio, completamente fuori dagli schemi: lei vive in California, dove trova l’ambiente ideale per progettare le future trasvolate, mentre Putnam resta a New York a gestire gli affari, la sua immagine e l’intero indotto che ne deriva. A dispetto di ciò che si potrebbe immaginare, e anche in barba alla stampa che si diverte a confezionare il nomignolo di “Signor Earhart” addosso allo sposo, tanto per provare a mettere un po’ di zizzania, la loro relazione è salda e calorosa.  

Amelia a Londonderry nel 1932
Del resto, la passione di questa donna per il volo non è una sorpresa per nessuno, men che meno per Putnam che, infatti, le lascia tutto lo spazio per continuare a elaborare nuovi piani. E un nuovo piano si profila già a partire dalla fine di quello stesso anno.

Considerando che oltre a Lindbergh nessun altro ha ancora tentato di attraversare l’Atlantico in solitaria, il 20 maggio del 1932, a bordo di un monomotore Lockheed Vega 5, Amelia mette a punto la nuova impresa.
Parte da Newfoundland, in Canada, tenta di raggiungere Parigi, ma a causa del maltempo e di problemi tecnici che hanno compromesso il suo mezzo, atterra dopo circa quindici ore di volo in un paesino rurale nel Nord dell’Irlanda, a Londonderry. È un assolato sabato pomeriggio quando piomba, letteralmente, dal cielo nel mezzo di un grande campo sul retro dell’abitazione di una famiglia di agricoltori, distruggendo il carrello dell’aereo. Una volta raggiunta dagli ospiti, visibilmente sorpresi, sorride affabilmente, risponde di arrivare dall’America, chiede il permesso di usare il telefono per rassicurare il marito e accetta di buon grado un pasto improvvisato, perché è affamata e senza soldi in tasca. Insomma, la naturalezza con la quale si muove questo personaggio colpisce chiunque e attiva empatia.
Mentre tre anni più tardi la signora Gallagher, proprietaria di quel terreno, viene invitata all’interno di un programma radiofonico della BBC a rendere testimonianza di quell’incredibile avvenimento, Lady Lindy ha già conquistato ulteriori record mondiali di traversate in solitaria.

Amelia a Newark, New Jersey
Nulla sembra fermarla, è un autentico “panzer”. Disegna, per la Ninety-Nines, alcuni capi di abbigliamento e la mise per le donne aviatrici. Vola in tutte le situazioni atmosferiche, restando digiuna per intere giornate, anche in condizioni igieniche di profondo disagio – non può certo usare con la disinvoltura dei colleghi uomini il tubo di spurgo per i rifiuti organici – non si fa intimidire dal ghiaccio che si crea sulle ali dell’aereo, sfiora le onde degli oceani con la disinvoltura con cui da bambina scivolava dalla rampa costruita dallo zio. Non è un’esperta dei sistemi di trasmissione in uso sui motori dell’epoca, non conosce il codice Morse e usa la radio più per ascoltare la musica che per riferire le proprie coordinate di volo. È una pilota istintiva che decolla, mette a rischio la propria vita, stabilisce nuovi record, atterra e se ne va a dormire esausta, ma felice. E, comunque, batte tutti i record: è la prima aviatrice ad attraversare l’America coast-to coast, la prima a volare non-stop da Mexico City a Newark. È la migliore di tutti i tempi, in assoluto.

Amelia e il presidente Hoover
Per questa ragione la sua fama si ingigantisce ogni giorno di più, ormai è una donna molto importante e influente. Viene invitata alla cerimonia di assegnazione delle chiavi delle città da parte di moltissimi sindaci americani, viene ricevuta anche da molti esponenti della politica internazionale – in Italia l’accolgono Italo Balbo, altro personaggio alato della storia, e Benito Mussolini, che sfrutta l’occasione per creare ulteriore propaganda al proprio governo – ottiene la medaglia d’oro della National Geographic Society direttamente dalle mani del presidente degli Stati Uniti, Hoover, riceve la Legion d’Onore e la Distiguished Flying Cross dal Congresso degli Stati Uniti, entra a far parte del circolo ristretto di Eleanor Roosevelt – un’altra figura di estrema rilevanza nell’alveo delle istituzioni che si muovono per promuovere l’emancipazione femminile – diventa praticamente un’ospite fissa della Casa Bianca.

Amelia e Eleanor Roosevelt
In particolare, tra Lady Lindy e Eleanor Roosevelt si instaura un legame d’amicizia profondissimo che, sul piano pubblico produrrà molteplici collaborazioni mirate a favorire l’implementazione del lavoro femminile, mentre sul versante privato porterà la moglie del presidente americano a conseguire il brevetto di pilota d’aereo. 
L’irrequietezza e, soprattutto, lo spirito intraprendente, libero, guidano Amelia verso la conquista di un nuovo e ancor più ardimentoso traguardo. Non bisogna mai dimenticare che regna in lei la totale consapevolezza dell’impatto che le sue azioni avranno sulla percezione della femminilità. Così, nel 1936, sempre determinata e con l’intento di arrivare dove altri hanno fallito, inizia a pianificare il giro del mondo in aereo.
Siccome quel record è già stato raggiunto da un altro suo collega, sceglie di procedere attraverso un itinerario più lungo, circa 47mila chilometri, viaggiando sulla linea equatoriale. Il messaggio che intende inviare, sostanzialmente, è che le donne, essendo ancora più coraggiose degli uomini, possono osare di più.
Come tutti i pionieri, è perfettamente cosciente dei rischi che corre, ma sa anche molto bene che i limiti vanno superati. Tra l’altro, è in procinto di compiere quarant’anni, a fine giugno e, forse avverte anche il tempo che pian piano sta scivolando via. Quindi, è decisa ad andare fino in fondo.

Amelia, Manning e Noonan a Darwin, 28 giugno 1937
Dopo aver ottenuto i fondi e un aereo Lockheed Electra L10, opportunamente modificato per gestire il necessario carburante, decolla da Oakland, nel marzo del 1937, per raggiungere Honolulu, accompagnata da due navigatori (Noonan e Manning), che le vengono imposti dal marito  e che lei avrebbe volentieri evitato.
Questo primo tentativo, però, non va a buon fine a causa di alcuni problemi tecnici e di un testacoda che si verifica nella fase di decollo, sulla pista di Honolulu, mentre si prepara a tornare.
Il secondo tentativo si compie a pochi mesi di distanza dal primo e si rivela un successo. Il punto di partenza è ancora una volta Oakland, in California, ma quello di arrivo è diventato Miami, in Florida.
La pianificazione del volo subisce, dunque, una sostanziale modifica e prevede l’inversione del senso della rotta. Pertanto, il 1° giugno riparte da Miami, effettua alcune tappe, prima in Sud America, poi in Africa, nel subcontinente indiano, in Asia sudorientale, fino ad arrivare, il 29 giugno 1937, a Lae, in Nuova Guinea. Giunta nel cuore del Pacifico si ritrova ad aver già percorso 35mila chilometri; per completare il giro del mondo gliene restano altri 11mila. La tappa successiva le permetterà di effettuare il necessario rifornimento di carburante, dopodiché dovrà procedere sovrastando chilometri e chilometri di oceano, sino al raggiungimento della costa del continente americano.
Amelia e Fred Noonan di spalle giugno 1937

Pertanto, verso la mezzanotte del 2 luglio si rimette in viaggio, effettuando la partenza da Lae, per raggiungere, nell’arco di 18 ore, l’isola di Howland, dove è già stato tutto predisposto per l’approvvigionamento di benzina. Per intraprendere questo lungo tratto senza scali, calcolando l’ingente peso del carburante, si era reso necessario eliminare tutto il peso superfluo, e ridurre il numero di componenti del team. In pratica, ad accompagnare la donna c’è un solo navigatore, Fred Noonan. Amelia avrebbe preferito Manning, un esperto del codice Morse, mentre nutre più di una perplessità su Noonan, in quanto, pur stimandolo come esperto aviatore, ha avuto modo di constatare che egli non conosce il codice Morse e, soprattutto, ha il vizio di bere. Diversamente dalle previsioni, inoltre, quel giorno il cielo è completamente coperto. Questo volo si preannuncia particolarmente difficile.

Nel frattempo, nei pressi di Howland, microscopico atollo disperso in mezzo al Pacifico, una striscia di terra lunga due chilometri e larga 500metri, c’è una motovedetta della Guardia Costiera statunitense, la Itasca, pronta ad attendere i due piloti per fornire loro le coordinate di atterraggio. Ma qualcosa va storto. Il navigatore Noonan ha difficoltà a calcolare la posizione, le sue mappe non sono abbastanza aggiornate, le trasmissioni radio non funzionano come dovrebbero, tanto che vengono costantemente interrotte da interferenze esterne e saltano da una frequenza all’altra; come se non bastasse il cielo si addensa ancor più di nuvole che impediscono la visuale.

Una comunicazione tra la motovedetta e il bimotore avviene intorno alle 7,42. Al suo interno si ode la voce di Amelia riferire: “Dovremmo essere sopra di voi, ma non riusciamo a vedervi ma il carburante si sta esaurendo. Non siamo riusciti a raggiungervi via radio. Stiamo volando a 1.000 piedi”.
Data le difficoltà a ricevere i messaggi, la nave inizia a trasmettere segnali Morse per rendersi individuabile, anche emettendo fumo dalle caldaie, ma il cielo totalmente carico di nuvole vanifica il tentativo. L’ultima comunicazione di Amelia avviene alle 8,43 di quella mattina: “Siamo sulla linea 15337. Ripeteremo questo messaggio. Ripeteremo questo messaggio a 6210 kHz. Attendete.”
Dopodiché dal Lockheed Electa L10 non arriva più alcun segnale.
La notizia rimbalza su tutti i media e presto è nota in tutto il globo. Il presidente Roosevelt autorizza le ricerche, spendendo risorse strepitose per l’epoca, ma a causa degli strumenti rudimentali utilizzati il risultato è un totale fallimento.

Amelia Earhart viene formalmente dichiarata morta il 5 gennaio del 1939. 



Cari lettori, come anticipato, non intendo addentrarmi nel guazzabuglio di ipotesi sulle motivazioni della scomparsa di questo meraviglioso personaggio alato. Essendo estremamente affascinata dalla sua esistenza, che ritengo molto più interessante della sua morte, mi fermo qui. 
Sono, però, molto curiosa di conoscere la vostra opinione e, quindi, aspetto i vostri commenti!

Buona settimana a tutti e alla prossima!

    

BIBLIOGRAFIA
Amelia Earhart, Wikipedia
Amelia Earhart, l’aviatrice, Il tempo e la storia, Michela Guberti, ed. ERI
John Burke, Winged Legend: The Story of Amelia Earhart, New York, Ballantine Books

ICONOGRAFIA
Tutte le immagini presenti nel post provengono da Wikicommons  




18 commenti:

  1. Sicuramente un personaggio specchio dei suoi tempi, una vera donna da "anni ruggenti".
    Da quel che leggo era anche una donna estremamente legata al proprio spirito di "avventura", nel senso di cercare continuamente nuove sfide, di non sentirsi mai appagata. Per una persona del genere, la scomparsa misteriosa in piena attività è forse l'epilogo ideale della vita: invecchiare e spegnersi in una casa di riposo sarebbe stato improponibile per lei.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Amelia era una donna inquieta, con uno spirito indomito, una persona che sceglieva di camminare sempre e solo fuori da un percorso già tracciato e, soprattutto, aveva un talento incredibile per il volo. Probabilmente, una fine “normale”, a seguito di un percorso di invecchiamento e degenerazione progressiva, avrebbe avuto lo stesso effetto che sortisce una nota stridente nel mezzo di una suadente melodia. Chissà poi se esiste la fine ideale… Grazie del bel commento, Ariano, buona settimana e a presto!

      Elimina
  2. Ricordo bene il film a lei dedicato, quello con Richard Gere per intenderci, ma ne avevo sentito parlare sin da ragazzino citata tra i pionieri dell'aviazione. Personaggio assolutamente incredibile, anche e sopratutto per il suo essere fuori da quegli schemi che la società di allora imponeva alle donne. Bel lavoro Clementina.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Era davvero intelligente, sensibile, simpatica, una che inseguiva i propri sogni, una creatura meravigliosa, da tutti i punti di vista.
      Grazie Max!

      Elimina
  3. Beh, almeno per quanto riguarda la morte della Earhart a quanto pare siamo riusciti a mettere un punto fermo, recentemente le sue ossa sono state identificate. Quindi almeno quello...
    In quanto alla mia opinione personale sulla Earhart, per me è stata una pioniera ed un esempio da seguire anche per molti uomini.
    Ciao!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che bello questo tuo ultimo periodo, lo condivido appieno: un esempio da seguire e non solo per le donne.
      Grazie Nick!

      Elimina
  4. Se per caso leggerai il racconto L'Uomo Alato di Edmond Hamilton, credo che potrai trovare una certa affinità col personaggio di Amelia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono andata a cercarlo e a leggerlo. Intanto, ti ringrazio, Marco di avermi fatto conoscere questo autore, di cui non avevo mai sentito parlare prima, e che ho molto apprezzato. Per quanto riguarda le affinità tra Amelia e David non ci sono dubbi che, per entrambi, la passione per il volo fosse più forte di qualunque altra. Probabilmente anche Amelia si lasciò andare in quelle acque argentee senza rimpianti.

      Elimina
  5. Meravigliosa donna, lo ribadisco. Le fotografie che ci hai mostrato irradiano fascino, positività e determinazione allo stesso tempo. A parte le sue straordinarie imprese come aviatrice, mi è molto piaciuto anche il rapporto di coppia che era riuscita a instaurare con il marito. Nessuno era al servizio dell'altro, ma ognuno aveva spazi propri in cui era libero di realizzarsi ed essere se stesso.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lei è stata chiarissima fin da subito rispetto al bisogno di essere indipendente e lui ha sempre rispettato i patti. Veramente in gamba entrambi. Tra l'altro, nella biografia di Amelia si legge che ridevano divertiti dell'appellativo attribuito a lui dalla stampa, col sordido intento di screditare l'immagine della coppia. Con una donna che volava così in alto, con il suo indomabile spirito di libertà, i tanti letterati da strapazzo, quelli che vivono riempiendo i giornali di frasi demoralizzanti e perniciose, mirate a esercitare una spinta sullo psichismo dei lettori allo sbaraglio, hanno trovato serie difficoltà. Si sono scatenati quando è scomparsa... anche questa la dice lunga! Ciao Cristina, grazie del bellissimo intervento :)

      Elimina
    2. Direi che è un ottimo esempio per molte donne non soltanto della sua epoca, ma anche della nostra. Spesso il concetto di coppia prevede una specie di colla appiccicosa per cui ci si sente in obbligo di fare tutto, ma proprio tutto, con la controparte. Aiuto!!!

      Elimina
    3. È esattamente quello che volevo dire! :D Oltretutto, sono convinta che le coppie "vinavil" siano naturalmente destinate a durare poco. :)

      Elimina
  6. Conosco un signore che é stato aviatore e che si era appassionato alla storia delle donne che avevano fatto questo mestiere, diciamo.. molto interessante la sua storia !

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dunque, se ho capito bene, questo signore ti ha raccontato una storia, sulle donne in aviazione, molto interessante. Mi fa piacere e mi incuriosisce.
      Preparerai un tuo post sull'argomento? In caso affermativo, non mancherò di leggerlo.
      Ciao Giulia, grazie del passaggio e a presto! :)

      Elimina
  7. Una persona da conoscere, che tu hai trasmesso molto bene. :)

    RispondiElimina
  8. Risposte
    1. Grande davvero! Grazie del passaggio e buon weekend :)

      Elimina

dani.sanguanini@gmail.com