lunedì 27 febbraio 2017

Mostre da non perdere: Haring, Kandinskij, Modigliani





Bentornati!


Ancora non era capitato di occuparci di mostre all'interno di questo spazio, ma è giunto il momento di cambiare! 

Se deciderete di continuare a leggere il post troverete le mie considerazioni da semplice appassionata d'arte, su alcuni eventi. 

Del resto, con un'offerta tanto ampia e di grande qualità, non mi è stato difficile individuare tre appuntamenti assolutamente da non perdere: ve ne propongo due a Milano e uno a Genova.

La prima rassegna che segnalo è dedicata a un artista che forse non tutti conoscono da vicino, ma le cui icone sono indubbiamente entrate nell'immaginario collettivo di molte generazioni:

  • Keith Haring. About Art, Palazzo Reale, Piazza del Duomo, 12 - Milano, dal 21/02 al 18/06

gli inconfondibili omini di Keith Haring
Ecco alcune mie riflessioni su Haring e la mostra a lui dedicata, attualmente in corso a Palazzo Reale


Definire la produzione di Keith Haring senza una riflessione preliminare su come sia stata generata rischia di essere banalizzante. È importante sapere che la sua opera si nutre di una costellazione di linguaggi appartenenti a epoche diverse, che ciononostante condividono una parte importante del proprio DNA

Grazie a una profonda conoscenza della storia dell'arte, l'artista ha saputo perciò dar vita a una sintesi tra cultura alta e bassa, tra pittura fondata su linee e colore e quella che fa leva sull'analisi linguistica

Haring ha anatomizzato opere estremamente diverse tra loro, le ha confrontate e metabolizzate cogliendone una particolare forma di narrazione, che ha poi fatto sua, trasformandola, plasmandola, fino ad ottenere un alfabeto segnico unico inconfondibile

Dunque, quali linguaggi riusciamo ad intercettare nella sua arte e in questa mostra? 

Tantissimi! 
Una delle maschere di Haring (immagine web)  

Osservando con attenzione i suoi lavori individuiamo codici espressivi antichi (appartenenti all'arte romana imperiale e precolombiana), medievali (con riferimenti a Hieronymus Bosch, o Albrecht Dürer), rinascimentali (con ispirazioni a Michelangelo Buonarroti), gli stili del Novecento (con suggestioni tratte da cubismo, astrattismo, arte concettuale,... attraverso Paul Klee, Picasso, Pollock, Dubuffet, per citarne alcuni), la Pop Art di Andy Warhol, la Urban Art di Jean Michel Basquiat ed anche i cartoons!

Non a caso,  parlando di sé, l'artista diceva"Ogni vero artista lascia formulazioni irrisolte, ricerche interrotte... Io non sono un inizio. Non sono una fine. Sono un anello di una catena"

Haring attinge all'immaginario fantastico di Bosch, ma cita anche
Michelangelo e il suo Giudizio Universale (foto web) 
Aveva dunque una precisa consapevolezza della portata delle proprie idee, rivoluzionarie e lungimiranti, e avvertiva la necessità che altri artisti le portassero avanti, come lui stesso aveva fatto con i suoi predecessori. 

Ciò che più conta, però, è che la sua arte arriva dritta al cuore di un pubblico molto variegato perché racchiude un messaggio potentissimo, in grado di colpire, emozionare e stimolare profonde riflessioni.

Aggiungo ancora qualche nota biografica sostanziale.

La sua produzione si consuma nell'arco di una decina d'anni: forte consumatore di droghe, omosessuale dichiarato, nel 1986 scopre di essere positivo al test del HIV. Poco dopo fonda la Keith Haring Foundation a favore dei bambini malati di AIDS (tuttora attiva). Morirà di AIDS a soli 35 anni, nel 1990


Andy Warhol e Keith Haring
















Inizia a farsi conoscere nel 1983, attraverso audaci interventi nella Subway newyorchese, che gli procurano più di cento denunce per imbrattamento e qualche arresto. Dopo aver attirato l'attenzione di molti fruitori della metropolitana, decide di produrre una serie di pins che diffonderà tra gli estimatori. Le spillette, che riproducono in miniatura le immagini dei suoi tipici bambini a carponi, cani dalla testa rettangolare, cuori radianti,..., si trasformeranno in vere e proprie icone capaci di parlare di lui, anche in sua assenza. Come avrete capito, non si tratta certo del classico artista che si affida alla benevolenza di qualche mecenate, ma di un giovane brillante che si muove in autonomia, tra l'altro girando l'America in autostop per scoprire nuovi artisti con i quali confrontarsi. Tuttavia, va detto che dopo l'incontro con Andy Warhol la sua arte trova il punto di svolta e comincia a volare. E ora veniamo alla mostra... 


Walking in the rain (foto web) è una tela che Haring ha realizzato nel 1986 dopo aver ricevuto conferma dell'esito
positivo del test HIV. Raffigura il mostro mitologico dell'arpia che rapisce le anime per darle in pasto ai mostri
che le divoreranno.  






Haring nell'83 nella metropolitana a N.Y.fonte: web












I curatori hanno scelto di organizzarla sulla base di un percorso archetipico (con un'offerta generosissima che prevede l'accostamento ad opere ispiratrici, tra cui la splendida Femme Nue di Picasso) che, da una parte, recupera la continuità narrativa con l'arte che ha preceduto l'artista, e dall'altra, pone l'accento sulla dimensione politico sociale del suo lavoro. 
Mosso dal desiderio di sensibilizzare l'opinione pubblica su argomenti ancora oggi scottanti, Haring si focalizza su: AIDS, droga, razzismo, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere e  minaccia nucleare.

In quest'opera Haring rappresenta l'albero della vita
 (cfr. la Kabbalah e Paul Klee).  immagine dal web 
Consiglio:

Non lasciatevi scappare questa "chicca", correte a visitarla, immergetevi in quei segni arcani, nel tripudio di colori delle sue opere, fatevi stregare dagli ipnotici serpenti-sciamani, dalla lupa-madre, dai cagnolini danzanti, dagli omini radianti,... ne rimarrete incantati.    

Conoscevate già Keith Haring? Cosa ne pensate?   








Vi segnalo altre due proposte molto diverse tra loro, ma entrambe di altissimo livello, che saranno visitabili a partire da marzo: una personale su Kandinskij, ancora una volta a Milano, e una mostra su Modigliani, a Genova.  

  • Kandinskij, il Cavaliere errante. In viaggio verso l’astrazione, MUDEC, via Tortona 56, Milano, dal 15/3 al 02/7

Wassily Kandinsky, 1903, Der Blaue Reiter, Stiftung Sammlung E.G. Bührle, Zurich

Questa si preannuncia come una mostra che desidera mettere in luce due precisi aspetti dell'arte di Wassilij Kandinskij: da una parte, il rapporto tra arte e scienze, dall’altra, la metafora del viaggio come avventura cognitiva.

Il percorso prenderà in esame il periodo che va dagli esordi, fino al 1921, ovvero la fase più intensa e produttiva nella vita artistica di questo autore. 

Qualche nota su Kandinskij:

Per chi non lo sapesse, è proprio nel 1921 che Kandinskij si trasferirà in Germania, dove per una decina d'anni insegnerà al Bauhaus di Weimer, senza far più ritorno in Russia (dove ormai è iniziata una profondissima carestia che porterà alla catastrofe l'intera nazione). Inoltre, dopo l'esperienza alla Bauhaus la sua forma espressiva si modificherà sensibilmente. 

Ma l'opera di Kandinskij è talmente complessa e vasta, che la lettura di uno dei suoi testi, potrebbe risultare utile a guidarci nella comprensione di ciò che andremo a vedere. Si tratta de Lo spirituale nell’arte, scritto da Vasilij Kandinskij nel 1910 e nel quale l'artista sottolinea l'importanza riposta nel rapporto tra musica e pittura. Io l'ho letto tanti anni fa (insieme ad un suo saggio, forse più famoso, Punto, linea e superficie) e devo dire che l'ho trovato stupendo: poetico ed illuminante.  

Qui di seguito ne lascio un breve estratto:

“il più ricco insegnamento viene dalla musica. Salvo poche eccezioni, la musica è già da alcuni secoli l’arte che non usa i suoi mezzi per imitare i fenomeni naturali, ma per esprimere la vita psichica dell’artista e creare la vita dei suoni.


Consiglio:

Una splendida occasione, sia per scoprire (o ritrovare) il lato figurativo di Kandinskij prima che si immergesse nello studio dell'astrattismo (per diventare uno dei pilastri portanti di quel movimento), sia per cogliere l'evoluzione complessiva del suo percorso: segni e colori, che portano in superficie l'interiorità e suonano come strumenti musicali in una irresistibile sinfonia. Serve altro per convincervi? ;-)


Se vi va, tra qualche tempo potremmo confrontare i nostri punti di vista sulle opere esposte. Cosa ne pensate?


Concludiamo il nostro carosello con l'ultima proposta:

  • Modigliani, Palazzo Ducale, Piazza Matteotti, 9 – Genova, dal 16/03 al 16/07

Amedeo Modigliani, Elvira con colletto bianco, 1918- Pinacothèque de Paris/
Fabrice Gousset

Una trentina di dipinti provenienti da importanti musei e prestigiose collezioni private, viene offerta in visione in una mostra che si propone di illustrare il percorso creativo svolto da Amedeo Modigliani nella Parigi del primo Novecento.

All’interno dell’appartamento del Doge di Palazzo Ducale sarà dunque possibile ammirare l’opera del pittore divenuto  famoso in tutto il mondo per i suoi soggetti dal collo affusolato. 

Oltre ai ritratti, nei quali Modì ha immortalato colleghi pittori, letterati, intellettuali, amici intimi, saranno esposti disegni d'ispirazione teatrale, una straordinaria sequenza di Nudi, acquarelli e tempere.


Qualche nota su Modigliani:

Modigliani, più di chiunque altro, ha impersonato il mito dell’artista maledetto: arrivato a Parigi nel 1906 perché convinto che quello sarebbe stato l’unico luogo in cui avrebbe potuto salvare il suo sogno, muore per tubercolosi e completamente in miseria a soli 35 anni, nel gennaio del 1920. Alla notizia della sua scomparsa la compagna, Jeanne Hébuterne, incinta e prossima al parto, si suicida gettandosi nel vuoto. Pare fosse bellissimo, timido e insopportabile. 

Amico di Chagall, Picasso, Apollinaire e Utrillo (con il quale ebbe più di un alterco violento), è stato descritto come un pittore che disegnava con l’anima, prima ancora che con le mani. 

Consiglio:

Una mostra che promette di avvicinare il visitatore alla vita dell'artista, piena di passione, genio e malinconia, attraverso uno scrupoloso saggio della sua opera, non meno struggente quanto inafferrabile: già solo per questo vale sicuramente una visita! 




Aspetto i vostri commenti: buona continuazione e arrivederci al prossimo appuntamento!


:-)

6 commenti:

  1. Grazie per il post e specialmente per aver presentato la figura di Keith Haring. Hai ragione, se si va a vedere la mostra impreparati si rischia di non capire nulla. Quel che c'è di buono, però, è che a Palazzo Reale il prezzo del biglietto comprende anche l'audioguida, che di solito propone un percorso assai ben fatto. Delle tre mi attira maggiormente la mostra di Kandinskij, specialmente perché in rapporto al viaggio... anche se ho visto alcune mostre su questo artista c'è sempre da imparare! Dovrei assolutamente leggere il testo Lo spirituale nell’arte!

    Invece sta per aprire la mostra su Manet, quella non me la voglio perdere e non farò l'errore di andare all'ultimo momento come è successo per Escher.

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  2. Hai assolutamente ragione e, infatti, anche la mostra di Haring prevede le solite audioguide, molto utili a seguire il percorso tematico voluto dai curatori. Devo dire che io apprezzo anche quando viene data la possibilità di scansire con il cellulare il codice qr impresso su un pannello per accedere al materiale testuale relativo a ciò che si sta osservando (per es. l'ho trovato nella mostra di Pomodoro e l'ho trovato molto comodo). Ah, Kandinskij non si può perdere di sicuro, se lo si ama poi... Anche Manet e l'Ottocento va vista (tra l'altro avevo già preparato la scheda, ma poi l'ho tolta per non appesantire il post) e, come dici tu, guai arrivare troppo tardi (se non ricordo male inizia martedì o mercoledì prossimo)! Grazie infinite di tutto il sostegno e il conforto che mi dai, Cristina!!!

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  3. Grazie per le segnalazioni Clem! Io amo particolarmente Modigliani. da quello che dici, la mostra di Genova dovrebbe essere abbastanza simile a quella che ho visto due anni fa a Pisa, in quell'occasione ho potuto ammirare anche alcune delle sue tanto amate sculture. per Quanto riguarda la mostra di Kandinskij, mi hai davvero incuriosita! Forse farò una capatina a Milano prima che finisca. Qui a Firenze ho visto abbastanza di recente la mostra "Da Kandinskij a Pollock". Molto bella, ma forse è prevalsa l'emozione di trovarmi di fronte a certe opere di PollocK che mi hanno sempre attratta. Ora approfondirei molto volentieri la conoscenza di Kandinskij, anche in relazione ai due temi da te citati che mi sembrano stupendi: il viaggio come metafora cognitiva e il rapporto tra arte e scienza! Cosa chiedere di più? Spero prorio di riuscire a visitarla.

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  4. Ma è fantastico: allora la mostra di Kandinskij è già di per sé un viaggio (e un’occasione per rivederti, evviva!)! Penso che il bello dell’arte sia che non stanca mai proprio perché le opere di un artista si possono leggere sotto infiniti punti di vista. Di sicuro Kandinskij ha cercato in tanti modi di trasmettere quanto il legame tra arte (visiva, musicale, …) e scienze sia particolarmente stretto e anche per me questa chiave di lettura non può che essere estremamente affascinante. Allo stesso tempo mi intriga l’idea di guardare i suoi lavori con occhi diversi per scoprire quanto il viaggio, reale e mentale, luogo di proliferazione di stati d’animo e spazio che permette alle passioni di svilupparsi, li attraversi. Dai, Stella, ti aspetto: sarà stupendo!!!

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  5. Mi raccomando, Stella: tienimi informata! Sono anch'io della partita per Kandinski. :-)

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dani.sanguanini@gmail.com