lunedì 29 gennaio 2018

L’invisibile oltre il visibile





Vi è mai capitato di provare attrazione per un luogo fisico con il quale, prima di arrivarci, credevate di non aver nulla a che fare, ma dopo averci messo piede una sola volta vi siete sorpresi annodati da una relazione profonda, atavica e difficilmente spiegabile?

Bene, se avete voglia di seguire le mie strampalate elucubrazioni, toccheremo questi argomenti: vi voglio raccontare dei luoghi che chiamano, evocano e sembrano possedere un’essenza interiore.


Santa Fiora - Veduta della Peschiera 
Per introdurre la divagazione mi avvarrò delle parole del grande scrittore Antonio Tabucchi (Pisa, 23 settembre 1943 – Lisbona, 25 marzo 2012), il quale in una raccolta di riflessioni intitolata “Viaggi e altri viaggi”, scriveva:

«Un luogo non è mai solo quel luogo. Quel luogo siamo un po’ noi. In qualche modo, senza saperlo ce lo portavamo dentro…e un giorno per caso ci siamo arrivati. Ci siamo arrivati il giorno giusto o il giorno sbagliato, a seconda, ma questo non è responsabilità del luogo, dipende da noi. Dipende da come leggiamo quel luogo, dalla nostra disponibilità ad accoglierlo dentro gli occhi e dentro l’animo, se siamo allegri o malinconici, euforici o disforici, giovani o vecchi, se ci sentiamo bene o se abbiamo mal di pancia. Dipende da chi siamo nel momento in cui arriviamo in quel luogo. Queste cose si imparano col tempo, e soprattutto viaggiando…» 

Antonio Tabucchi

Come comprenderete, ciò di cui intendo parlarvi non è facilmente definibile. Non si tratta di una questione che si possa sviscerare ed esaurire partendo da un’analisi razionale che poggia su fatti concreti e oggettivi e sul concatenarsi di progressive conseguenze ad essi collegati.
È qualcosa di più sottile che ha a che vedere con la sensibilità e con la disponibilità interiore, insita in ciascuno di noi, a cogliere e decodificare alcuni segnali come una sorta di messaggio.
No, non temete, non ho nessuna intenzione di convertire chicchessia all’irrazionalismo, o a una visione mistica della realtà, o addirittura esoterica. Sono solo riflessioni su un’esperienza che personalmente ho vissuto più e più volte e sarò più chiara riportandovi un esempio su tutti.

Dovete sapere che diversi anni fa, da ragazzina, ho trascorso una vacanza in un paesino della provincia grossetana, sul Monte Amiata, ospite della famiglia di un’amica e compagna del liceo. 

Vi dico sin d’ora che, dal punto di vista paesaggistico, quel luogo è indubbiamente mirabile, come lo sono tanti altri borghi disseminati lungo il nostro Bel Paese. Non è una meta particolarmente rinomata, pur essendo importante sul piano del turismo locale e pur vantando alcuni nomi celebri tra i suoi residenti. Un po’ come ogni località italiana, del resto. 

Quello che, invece, fin dal principio, mi ha catturato di quel territorio, giocando un ruolo addirittura magnetico, è stato altro.
Non si tratta dell’influenza di qualche persona, sebbene ne abbia conosciute diverse e alcune di loro si siano rivelate senza dubbio importanti; non si tratta nemmeno dell’influenza del clima o della gastronomia locale, per quanto entrambi siano eccellenti.
Si tratta, bensì, dell’energia di quel luogo, di quell’energia che non scaturisce dall’uomo e dai suoi artefatti, ma che erompe direttamente dalla natura: dall’aria, dal suolo, dall’acqua, dai boschi,...

Saturnia. Le cascate del Mulino
Forse, sarà stato per via del panorama caratterizzato da sfumature di colori cangianti in ogni stagione, quello che si può ammirare nelle giornate più nitide, salendo sulla cima dell’Amiata: gli Appennini toscani, emiliani, umbri, marchigiani, laziali, le isole dell’Arcipelago dell’Argentario, la Sardegna e la Corsica. 

Saturnia. Le cascate del Gorello


Sarà stato per l’insolita presenza di uno sperone di roccia dall’aspetto lunare: il Monte Labbro. Dovete sapere che il Monte Labbro è un sito particolarmente suggestivo in cui, la notte, si riesce a osservare una quantità strabiliante di stelle; è anche un luogo che sin dal primo sguardo appare in netto contrasto con l’Amiata e il resto del paesaggio circostante. 
Sì, il Monte Labbro è anche il luogo in cui si insediò David Lazzaretti, il Profeta contadino di Arcidosso, il Cristo dell’Amiata, che venne ucciso nel 1878 da un carabiniere durante una processione. Al di là delle leggende ricamate intorno a Lazzaretti e ai suoi seguaci, i giurisdavidiani, occorre precisare che quello fu un periodo di grande tensione e anche di grande miseria, con le masse contadine che aspiravano a un miglior tenor di vita e con il Papa che, in seguito alla perdita del potere temporale, invitava i cattolici a non  partecipare alla vita politica del nuovo stato, il regno unito d’Italia (si era appena raggiunta l’unità del Paese). E proprio in quel momento storico quest’uomo predicava l’utopia socialista.

Monte Labbro. Ruderi della torre Giurisdavidica
Sarà stato per la conformazione vulcanica di quelle terre, per l’eco della loro potenza, per il fascino delle cascate d’acqua sulfurea che, calda e vigorosa, sgorga naturale dalla roccia di travertino presso le Terme di Saturnia.

Sarà stato per le selve, così ricche di castagni, così selvagge e autentiche. 

Sarà stato per quei sentieri intrisi dei segni del passaggio degli etruschi.

Sarà stato per tutto questo, o per altro ancora. Non lo so. 

Ma il messaggio che mi è giunto forte e chiaro da quei luoghi era che lì si trovava parte delle mie radici.

Eppure, se mi chiedeste di dare una spiegazione concreta a tutto ciò non saprei farlo, anzi, posso assicurarvi che le radici storiche della mia famiglia risiedono ben altrove…

Arcidosso
Ora, per ragioni di sintesi, vi dico che i miei soggiorni sull’Amiata sono durati un certo lasso di tempo per poi interrompersi bruscamente. La stessa amica e compagna di classe, che mi invitò laggiù la prima volta, è venuta a mancare diversi anni fa, in modo prematuro.

Malgrado ciò, posso dire che, ricorsivamente negli anni, quella terra mi ha chiamata a sé nei modi più imprevedibili, finché ho risposto, tornando a visitarla: un amico milanese tutt’a un tratto ha deciso di spostare lì, seppur temporaneamente, la propria residenza (pur non avendo alcun legame con quel luogo); mi sono imbattuta in un paio di bizzarre e sorprendenti conversazioni, durante le quali due perfetti sconosciuti, incrociati per caso, han fatto a gara per decantarmi la bellezza di quelle terre; per ultimo, proprio di recente, ho intercettato una lunga sequela di citazioni su Santa Fiora, Arcidosso, Castel del Piano, … e i relativi personaggi storici, artistici, e cosi via, pervenute da amici e conoscenti, non solo disgiunti l’uno dall’altro, ma che non sospettavo minimamente conoscessero quei posti,… (e forse, qualcuno tra loro mi sta leggendo). 

Castel del Piano
Insomma, arrivata a questo punto, ho pensato valesse la pena soffermarmi a riflettere sul potere che certi luoghi (non ve n’è uno solo, non c’è solo l’Amiata, per intenderci) hanno per entrare intensamente in comunicazione con noi.

E allora ho cercato risposte annidiate nei grovigli del tempo...

Per esempio, sapevate che gli antichi Greci consideravano alcuni luoghi, come incroci, sorgenti, pozzi, boschi,  dotati dell’anima di dèi, dee, ninfe, demoni, mentre gli antichi Romani avevano addirittura trovato il modo per definire l’entità naturale e soprannaturale legata a un luogo? 

L’hanno chiamata Genius Loci.

Se ci pensate, il Genius Loci è un pensiero illuminante, capace di spiegare molte cose.

Ma, come spesso capita, l'uomo riesce benissimo a complicarsi la vita e, infatti, ecco che, con l’avvento del razionalismo di Cartesio e la rivoluzione scientifica del Seicento, l’anima legata ai luoghi viene disconosciuta. Non solo. Secoli dopo, con la crescita esponenziale della tecnologia, l’uomo si è convinto sempre più della propria superiorità verso la natura.

Potrà mai esserci convincimento più ottuso e devastante?


Ma, soprattutto, secondo voi, poteva perdersi del tutto tanta maestosa bellezza, senza lasciare traccia del suo passaggio? 

No, non poteva. E, infatti, in mezzo a tanto materialismo, in mezzo alla visione antropocentrica dominante, le menti illuminate dei poeti hanno mantenuta accesa l’idea che l’uomo potesse assurgere a un grado di conoscenza superiore solo ponendosi in comunione con la natura. 
Grazie al loro magnifico linguaggio, visionario e immaginifico, ora siamo di nuovo consapevoli che esiste un legame indissolubile tra l’uomo e i luoghi.

Tra questi sapienti possiamo annoverare molti nomi illustri.
Oggi, oltre alla dichiarazione di Tabucchi, presentata poc’anzi, vorrei proporvi le riflessioni di altri tre capisaldi di questa corrente di pensiero filosofico: Rainer Maria Rilke, Thomas Eliot, Henry David Thoreau.

Rainer Maria Rilke

Lo scrittore, poeta e drammaturgo Rainer Maria Rilke (Praga, 4 dicembre 1875 – Montreux, 29 dicembre 1926) sosteneva che la ‘parola sacra’, la parola dei poeti, fosse in stretta relazione con il Genius Loci, e che essa fosse la testimonianza più immediata dell’energia del luogo e del mito d’origine.
Ecco cosa scriveva in Elegie Duinesi:

«Non soltanto tutti i mattini dell’estate, non soltanto/ come si fan giorno e come raggiano prima./ Non soltanto i giorni teneri e delicati intorno ai fiori,/ e su / intorno agli alberi formati, forti e possenti. Non soltanto la devozione di queste forze spiegate / non soltanto le vie non soltanto i prati di sera…/ ma le notti! Ma le notti alte dell’estate, / ma le stelle, le stelle della terra. / Oh, esser morti una volta, e saperle all’infinito / tutte le stelle perché come, come, come dimenticarle


Thomas Eliot
Thomas Eliot (Saint Louis, 26 settembre 1888 – Londra, 4 gennaio 1965), poeta, saggista, critico letterario e drammaturgo statunitense, in Quattro quartetti, a sua volta, si esprimeva così:

«Spunta l’alba e un altro giorno / Si prepara al calore e al silenzio. Laggiù sul mare il vento dell’alba / increspa e scivola. Io sono qui / O là, o altrove. Nel mio principio

Henry David Thoreau, (Concord, 12 luglio 1817 – Concord, 6 maggio 1862), filosofo, scrittore e poeta statunitense, nella sua opera, Camminare, affermava quanto segue:

Henry David Thoreau

«Camminavamo in una luce pura e fulgida, che ammantava d’oro l’erba e le foglie ormai secche, in una luminosità dolce e serena, e io pensai che mai mi ero trovato immerso in un tale flusso dorato, senza un’increspatura o un mormorio che lo turbassero. I pendii dei boschi e delle colline, a ponente, risplendevano come i confini dei Campi Elisi, e il sole, posandosi sulle nostre spalle, sembrava un pastore gentile che guidasse, la sera, il nostro ritorno a casa

Ecco, soprattutto dopo la lettura di questi versi, anch’io nel mio piccolo credo che il legame indissolubile tra l’uomo e i luoghi si riassuma nel percepire l’invisibile oltre il visibile: avvertire e (ri)-conoscere un luogo come un’anima a cui rendere omaggio, come una meraviglia della natura, come qualcosa di miracoloso e straordinario che ci riempie il cuore di immensa emozione.

E voi, miei cari, cosa ne pensate? 

Avete mai sperimentato questo genere di emozioni? 



BIBLIOGRAFIA:
Antonio Tabucchi, Viaggi e altri viaggi, Feltrinelli, 2010
Rainer Maria Rilke, Elegie Duinesi, Einaudi, 1978 p.p. 40-43
T.S. Eliot, Quattro quartetti, Garzanti; 1979, p. 23
Henry David Thoreau, Camminare, Mondadori, 1991, p. 63
David Lazzaretti, Wikipedia

ICONOGRAFIA:
Le immagini utilizzate nel post provengono da Wikipedia e WikiCommons:
Santa Fiora - Veduta della Peschiera
Arcidosso -  Veduta della rocca  
Monte Labbro - Ruderi 
Castel Del Piano
Saturnia - Le cascate del Mulino e le cascate del Gorello
Rainer Maria Rilke
T.S. Eliot
Henry David Thoreau

  

34 commenti:

  1. capisco cosa vuoi dire, Clementina.
    A me è capitato una volta, la prima che andavo sulle Dolomiti. Eravamo a Pejo e una mattina siamo partiti zaino in spalla per salire al rifugio Mantova al Vioz. Al rifugio non ci siamo arrivati ma salendo, ho sentito qualcosa dentro. Come se fossi tornata dopo chissà quanto tempo in un posto "mio".
    L'asperità del terreno, la salita per veramente picchiava in alcuni punti, la cengia da passare, le pietraie su cui arrampicarsi, inginocchiata perchè son piccola.. non so! Mi pareva di conoscere quei posti e non c'ero mai stata. Poi la pae, la serenità che provavo... quasi un senso di eternità!
    Bel psot! Buona settimana!

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    1. Ciao Patty 😍!
      Che bello ricevere commenti come il tuo: quando si vive un'esperienza di questo tipo, così meravigliosa, intima e profonda, ci si capisce al volo. Condivido completamente ciò che dici rispetto allo stupore che ci coglie quando ci si accorge di riconoscere, passo dopo passo, ogni minuscolo anfratto di luoghi mai solcati prima (almeno in questa vita), e l'immensa gioia che segue per sentirsi "accolti" in una sorta di caldo abbraccio materno.
      Grazie di questa straordinaria testimonianza, grazie di cuore!

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  2. Il mio Genius Loci è stata Parigi.
    Ero andata per la prima volta nella Ville Lumiere per motivi non legati al turismo e me ne sono letteralmente innamorata.
    Bella, esagerata, eclettica, folle.
    Da amare.
    Un abbraccio!

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    1. Anche tu, dunque, cara Francy, hai provato questa prodigiosa emozione!
      Credo che esperienze di questo tipo siano indelebili. Può succedere qualunque cosa, ma il ricordo di quei momenti riscalda il cuore.
      Un abbraccio e grazie! 😘

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  3. Ciao Clementina e grazie del post! Questi luoghi con cui vibriamo all'unisono e possiamo dialogare sono riflessi parziali della nostra vera casa, che ovviamente, come ha scritto in un'occasione Rilke (visto che lo hai citato) non si trova nel nostro mondo tridimensionale, ma nell'atemporalità. Rappresentano comunque per noi un assaggio della nostra reale condizione divina ed è perciò importante, una volta che li abbiamo (ri)conosciuti, visitarli più spesso che possiamo.

    P.S. C'è stato un periodo, un po' di decenni fa ormai, in cui a Saturnia ero di casa. Da un po' di anni in qua mi sono invece concentrato sulle zone costiere della Maremma.

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    1. Ciao Ivano! :)
      Ti sono grata per la pubblicazione del tuo post “Sui sentieri dell’autobiografia”, (http://ivanolandi.blogspot.it/2018/01/sui-sentieri-dellautobiobibliografia.html ) che con quel dettaglio sul Vagaggini ha risuonato in me come ulteriore evocazione di quelle terre, convincendomi definitivamente a mettere per iscritto queste mie riflessioni.
      Inoltre, ti ringrazio tantissimo per questo commento, così speciale e di cui farò grande tesoro.
      Di sicuro tornerò ancora a visitare quei luoghi e anche la zona costiera maremmana e, se sei d’accordo, potremmo anche recarci insieme.

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    2. Why not? Se deciderò di frequentare quei luoghi anche la prossima estate ti farò sapere... ;-)

      Ecco comunque quel che scrive Rilke:
      "Noi, che siamo qui e adesso, non siamo appagati neppure per un istante nel mondo del tempo, né ad esso legati. Trapassiamo senza sosta, trapassiamo verso gli avi, verso la nostra origine e verso coloro che in apparenza vengono dopo di noi. In tale mondo immenso e “aperto” tutti sono, e non si può dire “contemporaneamente”, perché è appunto il venir meno del tempo che fa sì che tutti siano."

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    3. Grazie infinite di questo ulteriore dono, Ivano!
      Penso che tutti dovremmo riflettere di più sulla nostra frammentazione nel tempo e da quelle considerazioni trarre giovamento per rinnovare la visione del passato (con più gratitudine), del presente (con più elasticità) e del futuro (sgombrando il campo dall’angoscia).
      Un abbraccione! :))

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  4. Che bei pensieri hai suscitato... luoghi del cuore, Rilke, Thoreau... Presto molta attenzione alle vibrazioni dei luoghi, in pratica giro con le antenne dritte. Saluto gli spiriti custodi del posto e le creature che lo abitano, li ringrazio per l'accoglienza e chiedo che accettino i miei doni di respiro, di energia e di vibrazioni... ma anche non parlando di cose "strane", è verissimo che alcuni luoghi ci dicono qualcosa che non sappiamo definire. Lo vedo, per esempio, quando voglio portare il cane a passeggio lungo il greto del fiume, qui vicino a casa. Di acqua non ce n'è quasi mai, specifico, perché qui viene tutta imbrigliata per la produzione di energia elettrica. Comunque io amo quel posto molto più di quanto meriterebbe a un'analisi razionale. Perché, non saprei dire (la presenza dell'acqua, anche simbolica? La somiglianza a certi paesaggi inglesi?), ma mi basta poterci tornare ogni giorno. :)

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    1. Ah, Grazia, che belle anche le tue considerazioni!
      Hai perfettamente ragione: bisogna stare con le antenne dritte, pieni di riconoscenza, gratitudine e rispetto… sono così intense e meravigliose le energie sottili e le emozioni che ci restituiscono i luoghi, se solo ci soffermiamo ad ascoltarli! :)
      E poi, in fondo, tutto ciò ci riporta ancora una volta a riflettere sul fatto che noi e l’ambiente siamo una cosa sola e la qualità del nostro approccio con esso denota chi siamo: l’uomo non potrà mai sostenere di nutrire un autentico rispetto per sé se si dimostra irriguardoso, offensivo, o semplicemente indifferente nei confronti della sacralità delle condizioni fisiche della flora, della fauna e del paesaggio che lo circondano.

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    2. Mi è venuto spontaneo pensare per primo al mio luogo del cuore vicino a casa, ma la sensazione di cui parli l'ho incontrata in Inghilterra, e ancora di più in Scozia. :)

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    3. Ciao Grazia, bentornata! :))
      Immagino che siano stati meravigliosi i tuoi incontri con “il mito” e sono felice che tu sia ripassata a segnalarli: un giga-abbraccio! <3

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  5. No, non mi è mai capitato, ma chissà che non possa verificarsi in futuro.
    Comunque i crocicchi nel folklore sono luoghi particolarmente "saturi" dal punto di vista delle energie psichiche: vi si tenevano i sabba e a mezzanotte era possibile incontrare il Diavolo pronto a stipulare un patto...

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    1. Bravissimo, Marco, fai bene a non escludere che possa capitare.
      Come diceva Tabucchi, dipende dalla nostra disponibilità ad accoglierlo. Secondo me tutto sta nella volontà che abbiamo di metterci in ascolto. In fondo, potremmo pensare alle persone come a una sorta di radiolina. Una radio che capta una serie di frequenze. C’è chi si ostina, probabilmente per abitudine, a rimanere sintonizzato sempre su un’unica frequenza e chi, invece, decide di volerne sperimentare di nuove. E, forse, così facendo, riesce a potenziare le proprie antenne che in quel modo riescono a captare anche segnali più lontani. Ma, affinando l’ascolto, i segnali deboli si intensificano, aprendo nuovi e interessantissimi canali di comunicazione… peccato trascurarli… ;)
      Venendo alla seconda questione, dico che è vero, i sabba si tenevano lì. Ma sai che anche nella “notte dei tempi” i crocicchi sono stati considerati saturi di energie psichiche?
      Per esempio, secondo la mitologia, nei crocicchi si radunavano gli spiriti dell'Aldilà e la dea Ecate, signora delle ombre, dei fantasmi notturni, della magia e degli incantesimi, dominava strade e crocevia. Le sue statue, in cui veniva raffigurata in forma triplice (giovane, adulta/vecchia), venivano poste negli incroci a protezione dei viandanti.

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  6. Si,mi è capitato con un piccolo centro della Costiera Amalfitana, si chiama "Furore", non c'ero mai stato e sono sicuro di non averlo mai nemmeno visto in televisione eppure quando ci sono passato mi sembrava fin troppo familiare.

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    1. Ecco, esattamente questo tipo di sensazione che descrivi, è qualcosa che ti rimane dentro e ti induce a cambiare il punto di vista su molti aspetti. Perché, lo avrai notato anche tu, non puoi far a meno di chiederti come sia possibile, ti attiva infinite domande, ti invita a “guardare” quel luogo con occhi diversi, ti dispone a un ascolto, fuori e dentro di te, molto, molto profondo.
      Grazie Nick di questa bella testimonianza!

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  7. Come sempre cara Clem hai trattato un argomento di grande interesse. Credo che pochi non abbiamo trovato il loro luogo di appartenenza per antonomasia. Le mie radici sono lontane, non in territorio italiano. Affondano nelle calde acque del Mar Rosso, di cui io rappresento una mangrovia. Lì, in quel mare stretto dai deserti, ho vissuto una vera e propria reincarnazione. Lì sono rimaste scolpite le più forti emozioni mai provate visitando un luogo del nostro universo. Hai dettagliatamente descritto il genius loci, quell'angolo di mondo, quasi un eremo in cui ogni artista crea e spinge la sua ispirazione oltre l'oltre. Grazie di cuore, Clem. Il tuo lavoro è un dono prezioso!

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    1. Grazie a te, carissima Anna: che esperienza stupenda la tua!
      Mi chiedo solo se davvero così tante persone abbiano trovato il loro “autentico” luogo di appartenenza. Se così fosse sarebbe grandioso.
      Però guardando ai tanti gesti di sprezzo verso la natura, in tutto il pianeta, mi vien da pensare che le cose stiano diversamente. Intendo dire che, nel momento in cui si riesce a sviluppare tanta sensibilità da cogliere la bellezza profonda di un luogo e quel quid di spiritualità che lo circonda, si dovrebbe nutrire altrettanta sensibilità verso ogni luogo e, quindi, si dovrebbe rispettare l’intero ambiente.
      Parlo di coerenza, la stessa coerenza che io ritrovo in te e negli altri amici che partecipano a questa discussione. Ma non è sempre così, non per tutti, almeno.
      Temo che molto dipenda dal grado di sensibilità di ciascuno di noi, sia esso innato o raggiunto attraverso l’educazione al bello.
      Penso che la nostra società, soprattutto in quest’epoca tumultuosa, sia disorientata verso il concetto di bello, sia discostata dal sentire interiormente la realtà delle cose, sia distante dalla capacità di stupirsi, dal provare meraviglia, dal volere e saper contemplare l’esistenza, riconoscendo le emozioni e i sentimenti che l’esperienza del bello è in grado di suscitare.
      Insomma, ho l’impressione che nella nostra società, in cui lo spazio dedicato alla poesia e all’arte è sempre più ridotto, l’individuo sia prevalentemente indifferente e insensibile alla natura.

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  8. Io ne sono più che convinta che alcuni posti abbiano un potere sottile. Penso che in parte sia una questione soggettiva, ovvero alcuni luoghi esercitano su ogni persona un diverso effetto, in altri casi è un "potere" che subiscono più o meno tutti, a patto di essere sufficientemente ricettivi. E' un tema che mi è molto caro, infatti ne ho parlato in tutte le mie storie. Personalmente ho sempre provato un'attrazione forte per alcuni posti, istintivamente, ma è vero anche il contrario, cioè a volte mi è successo di avere una specifica avversione. Posti che ci chiamano o ci respingono...

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    1. Sapevo che avrei trovato anche il tuo commento, carissima Maria Teresa, ne ero sicura e sono d’accordo con te su tutti i punti!
      Anch’io, come te, penso che un po’ tutti subiamo l’influsso dei luoghi, ma non tutti nello stesso modo e non tutti con la medesima intensità.
      Inoltre penso che ci siano siti più carichi di energia rispetto ad altri, dopodiché ne esistono alcuni che rilasciano energia benefica, mentre altri, all’opposto, tendono a prosciugarla.
      E non è tutto. Quando vibriamo sulla stessa lunghezza d’onda di un luogo, non ci si attiva semplicemente un flusso di pensiero, ma accade qualcosa di diverso. La nostra memoria arcaica, venendo stimolata, si accende e inizia a inviarci dei messaggi… ed ecco che quei luoghi ci scuotono l’anima.
      Ti abbraccio! *_*

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  9. Non so se mi sia mai sentita effettivamente così, ma questa sensazione non mi è nuova, quindi devo averla provata da qualche parte. E' molto bella la tua argomentazione e mi piace ricordare quel Genius Loci di innegabile interesse che stigmatizzarono gli antichi.
    Un luogo può possedere un'anima propria, avere un forte potere evocativo, essere "qualcosa" in chi guarda, e come scrivi bene tu il razionalismo ha spazzato via tutto. Se difatti la rivoluzione delle scienze è stata un grande passo avanti nella storia umana, è altrettanto vero che molta spiritualità è andata irrimediabilmente persa, restando sensazione del singolo.

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    1. Ma sì, Luana, se quella sensazione non ti è nuova, sarà perché l’avrai sicuramente provata da qualche parte … magari quand’eri piccola.
      Rispetto al razionalismo, confermo che è proprio come dici tu: contestualmente al grande beneficio indotto dalle scoperte scientifiche è stata sacrificata molta spiritualità.
      Per secoli la scienza ha scelto di tener divisi i due ambiti e, se ci pensi, anche sul piano individuale si è a lungo sostenuto che mente e corpo fossero separati, che ragione e sentimento appartenessero a due universi distinti e opposti.
      Oggi, invece, si sta aprendo uno spiraglio e la psicologia più recente, le neuroscienze, così come la fisica quantistica, indicano che tali separazioni sono superate… che poi già lo sostenevano gli antichi… va be’, ma il mondo non è nuovo a queste ondate di pensiero, sono cicliche!
      Un forte abbraccio!

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  10. Ma che bel post, e quanti ricordi hai suscitato! :) Il razionalismo mi ha fatto venire in mente anche la diatriba tra Illuministi e Romantici: la reazione all'eccesso di "ragione" fu proprio l'abbraccio di luoghi a tinte forti, l'ispirazione tratta da fenomeni naturali tempestosi, i moti dell'animo. Sai che leggendo i diari e i carteggi dei rivoluzionari francesi si respira già aria di Romanticismo? E' una cosa che mette i brividi, lo si avverte persino nei discorsi politici di Danton con l'uso di certe metafore potenti.

    Per quanto mi riguarda, ho avvertito questa energia, seppure in misura e modalità diversa, in tre luoghi particolari:
    1. Parigi, dove mi sono sentita a casa, e dove mi sento a casa ogni volta che ritorno. A ogni visita ne gusto un altro piccolo pezzo, come una torta raffinata.
    2. Il lago di Como. Non un lago qualunque, sebbene la presenza dell'acqua sia indispensabile per il mio benessere, ma proprio "quel" lago. Lo trovo un pezzo di cielo calato in terra, una gemma incassata tra le montagne; e poi bellissime le sue chiesette antiche, l'isola comacina, le ville storiche, i fiori, gli animali. Gli altri laghi, pur belli come il Maggiore, non mi danno le stesse emozioni.
    A proposito di acqua, a parte il lago amo molto le cascate.
    3. Il terzo luogo è Trezzo... e potevi dubitarne? ;) Mentre con il luogo 1. e 2. mi sono innamorata poco per volta, con Trezzo sull'Adda è stato un colpo di fulmine, una passione a prima vista ancora prima di conoscere le vicende storiche di quel certo signore. Mi piacciono immensamente gli scenografici ruderi, la torre nel parco, il fiume che si snoda possente, il verde da cui è circondata, le montagne, i saliscendi delle strade.

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    1. Eccoti, Cristina, non potevi mancare! :))
      Bellissima connessione quella che fai tra razionalismo e la diatriba tra Illuministi e Romantici!
      E ti dirò che non mi sorprende che i testi dei rivoluzionari francesi fossero già intrisi di Romanticismo perché, così come accade nell’arte, i vari movimenti e le correnti di pensiero andrebbero considerati come flussi, articolati, pulsanti e per questo non imbrigliabili nelle maglie del tempo, e che invece noi, per comodità, tendiamo a classificare a posteriori, incasellandoli in un preciso periodo anagrafico.
      Inoltre, le modalità di coinvolgimento da te descritte a proposito dei luoghi e delle esperienze vissute con essi, cioè l’innamoramento a piccoli passi VS il colpo di fulmine, mi fanno pensare a due casi distinti. Se, per esempio, volessimo pendere in considerazione l’ipotesi della reincarnazione (un’ipotesi come un’altra), potresti aver vissuto qualche secolo fa nei primi due territori (Parigi, Lago di Como), mentre potresti avere una relazione differente con Trezzo sull’Adda, una relazione, ancora più profonda e che, forse, va al di là della vita terrena.

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    2. La questione dei flussi è esattamente ciò di cui parlano Marc Bloch e Fernand Braudel nel loro modo di interpretare la storia, che invece siamo abituati a segmentare per comodità di studio. Lo stesso si può dire della letteratura e dei moti dello spirito umano nel tempo, come l'arte.
      La tua ipotesi sui primi due luoghi mi trova d'accordo, anche se non sono del tutto sicura sul lago di Como... mi sono affezionata poco a poco e l'ho girato in lungo e in largo, come quando si frequenta un amico. Con Parigi invece ho un rapporto davvero intimo.
      Con la tua ultima osservazione sulla "relazione differente" con Trezzo mi hai messo addosso una curiosità pazzesca!

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    3. Chiaramente non possiedo la sfera di cristallo, per cui scrivo solo ciò che mi suggerisce il mio sentire più istintivo che, come puoi ben immaginare, per quanto mi sforzi non potrei verificare in alcun modo. Però, sì, confermo che mi sento di dirti questo.
      Baciiii :))

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  11. Più di uno, mia cara. Citerò la terra di Tunisia da cui sono ripartita piangendo senza ritegno sull'aereo, mi era impossibile smettere. E poi l'Acropoli ateniese, anche quello è stato per me un posto molto impegnativo. A presto

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    1. Ti aspettavo al varco, Eli! :))
      Noi abbiamo parlato molte volte di queste esperienze, so bene cosa ne pensi e sono ultra-felice di leggere il tuo intervento sul blog.
      Grazie! *_*

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  12. Riporto qui il messaggio di NADIA BERTOLANI, lasciato su Facebook:
    Questo il commento di risposta sul tuo blog (sempre allo stato di ectoplasma): "Sì, l'ho provato a Delfi, a Micene, a Segesta, alle sorgenti del fiume Ciane (Siracusa) dove prospera il papiro egizio, nel Parco di Rambouillet, nella foresta di Plitvice. Erano voci sotterranee. Era un mistero. Era suggestione. Grazie del tuo bellissimo articolo."

    Nadia, mia adorata!
    Ho copiato e incollato il tuo commento sul blog e l’ho fatto anche con quelli di Vanni e Andrea. Ho fatto bene?
    Sapevo che non potevi non aver sperimentato quest’esperienza e ti ringrazio della splendida testimonianza, in cui, nel fornire una definizione del fenomeno, hai scelto le parole più evocative, le più belle e le più vere, come “voci sotterranee”, “mistero”, “suggestione”.
    Grazie infinite! *_*

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  13. Riporto qui il messaggio di VANNI SPAGNOLI, lasciato su Facebook:
    Grazie, Clementina, per questo bell'interrogarsi su quella terra di mezzo in cui la ragione si perde per lasciare spazio ad una sorta di comunione (di felicità sine materia?), in cui senti che ogni cosa che ti circonda ti appartiene e tu a lei. A me è capitato spesso, non solo a Micene, come per la cara Nadia, ma in alcuni boschi e fiordi scozzesi, nel Nekromanteion delle fonti dell'Acheronte, in una chiesetta tra i castagni e nei torrenti della Lunigiana, tra le distese di Menir a Carnac. Ma anche in altri posti che mi hanno trasmesso la loro magia come una lenta virosi, intendo dire con un moto lento di cui hai consapevolezza solo dopo molto tempo. Ed è di questa materia che sono fatte, spesso, le mie poesie, nella consapevolezza che certe esperienze non si possano che provare solo la prima volta in cui ti ci imbatti, e che tradurle in versi è, in fondo, l'unico modo che conosco per riviverne, sia pure diluito, l'incanto.

    Carissimo Vanni, che piacere ricevere questo tuo commento!
    È davvero come dici, si vive un profondissimo senso di comunione con queste terre, una felicità smisurata mista a intenso scombussolamento per lo stupore che ci coglie… che meraviglia!
    Ecco, devo aggiungere che nei tuoi versi ho sempre ritrovato questo incanto ed è questo il motivo per cui li apprezzo più che mai!
    Mi sono permessa di copiare e incollare sul mio blog il tuo commento, come ho fatto per quelli di Nadia e Andrea, spero ti faccia piacere.

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  14. Riporto qui il messaggio di ANDREA NIKOLAEVIC RUFFOLO, lasciato su Facebook:
    Particolarmente toccato da questo post essendo nativo di quei bellissimi luoghi. Grazie per la carrellata sugli autori che li hanno descritti. ciao Clementina

    Ciao Andrea, sono felicissima del tuo apprezzamento per il post, delle belle parole che mi hai scritto e ti ringrazio tantissimo di averlo condiviso sulla pagina FB! :))
    Mi sono permessa di copiare e incollare sul mio blog il tuo commento, come ho fatto per quelli di Nadia e Vanni, spero non ti dispiaccia.

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  15. Riporto qui il commento di ELISA TOSI, originariamente lasciato sulla mia pagina FB, seguito dalla mia risposta:

    “Complimenti per il post! :) ho provato anch'io questa sensazione indescrivibile, questo amore, quasi carnale, verso una meta: il Perù. Ancora oggi, dopo tre anni, mi manca. :)”

    Hai centrato perfettamente il punto, Elisa: è un amore quasi carnale! Davvero si tratta di un’esperienza polisensoriale talmente intensa che non può essere descritta meglio di così.
    È stupendo raccogliere queste vostre testimonianze. *_*
    Ti ringrazio di aver lasciato questo prezioso commento e, del resto, cara Elisa, leggendo i tuoi tanti post riguardanti il Perù, densi di emozione, non ho mai avuto dubbi sulla particolarissima affinità che ti lega a quelle terre! :)

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  16. Riporto qui il commento di PATRIZIA ROSSI, originariamente lasciato sulla mia pagina FB, seguito dalla mia risposta:
    “La comunione dell'anima nostra con luoghi eletti a nostri personalissimi paradisi è il segno che unisce la nostra parte più profonda ed istintiva a quei posti...un cordone ombelicale dell'inconscio che in quei luoghi riconosce ciò che più si rispecchia della nostra psiche...in cui si mescolano sensazioni profumi emozioni suoni mormorii...Questa grande bellezza la trovo in Provenza terra benedetta dal mio sentire attraverso sentieri paesaggi e spettacoli della natura che poi trovo riflessa nell'arte da Cezanne a Petrarca a Van Gogh e tanti altri e ...come non poter aprire la mia persona al godimento di tanta bellezza e perfezione !!! Grazie Clementina Daniela ancora una volta hai fatto uno splendido e prezioso dono al mio immaginario 😘😘😘”

    È semplicemente stupenda la tua definizione di “cordone ombelicale dell’inconscio”, Patty!
    Mi trovi totalmente d’accordo su ogni punto, mia cara e le tue parole hanno evocato in me il ricordo di un testo di Jung. Eccone un breve stralcio:
    “In realtà, giorno per giorno noi viviamo ben oltre i confini della nostra coscienza; la vita dell’inconscio procede con noi, senza che ne siamo consapevoli. Quanto più domina la ragione critica, tanto più la vita si impoverisce; ma quanto più dell’inconscio e del mito siamo capaci di portare alla coscienza, tanto più rendiamo completa la nostra vita.” – Carl Gustav Jung, Ricordi Sogni Riflessioni.
    Un affettuosissimo abbraccio!

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dani.sanguanini@gmail.com