Vi è mai capitato di provare attrazione
per un luogo fisico con il quale, prima di arrivarci, credevate di non aver nulla a che
fare, ma dopo averci messo piede una sola volta vi siete sorpresi
annodati da una relazione profonda, atavica e difficilmente spiegabile?
Bene, se avete voglia di
seguire le mie strampalate elucubrazioni, toccheremo questi argomenti: vi voglio raccontare dei luoghi che chiamano, evocano e sembrano
possedere un’essenza interiore.
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Santa Fiora - Veduta della Peschiera |
Per introdurre la divagazione
mi avvarrò delle parole del grande scrittore Antonio Tabucchi (Pisa, 23 settembre 1943 – Lisbona, 25 marzo 2012),
il quale in una raccolta di riflessioni intitolata “Viaggi e altri viaggi”,
scriveva:
«Un luogo non è mai solo quel luogo. Quel luogo siamo un po’ noi. In
qualche modo, senza saperlo ce lo portavamo dentro…e un giorno per caso ci
siamo arrivati. Ci siamo arrivati il giorno giusto o il giorno sbagliato, a
seconda, ma questo non è responsabilità del luogo, dipende da noi. Dipende da
come leggiamo quel luogo, dalla nostra disponibilità ad accoglierlo dentro gli
occhi e dentro l’animo, se siamo allegri o malinconici, euforici o disforici,
giovani o vecchi, se ci sentiamo bene o se abbiamo mal di pancia. Dipende da
chi siamo nel momento in cui arriviamo in quel luogo. Queste cose si imparano
col tempo, e soprattutto viaggiando…»
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Antonio Tabucchi |
Come comprenderete, ciò di
cui intendo parlarvi non è facilmente definibile. Non si tratta di una
questione che si possa sviscerare ed esaurire partendo da un’analisi razionale che
poggia su fatti concreti e oggettivi e sul concatenarsi di progressive
conseguenze ad essi collegati.
È qualcosa di più sottile che ha a che vedere con la sensibilità e con la disponibilità interiore, insita in ciascuno di noi, a cogliere e decodificare
alcuni segnali come una sorta di messaggio.
No, non temete, non ho nessuna
intenzione di convertire chicchessia all’irrazionalismo, o a una visione
mistica della realtà, o addirittura esoterica. Sono solo riflessioni su
un’esperienza che personalmente ho vissuto più e più volte e sarò più chiara riportandovi un esempio su tutti.
Dovete sapere che diversi anni
fa, da ragazzina, ho trascorso una vacanza in un paesino della provincia grossetana,
sul Monte Amiata, ospite della famiglia di un’amica e compagna del liceo.
Vi dico sin d’ora che, dal
punto di vista paesaggistico, quel luogo è indubbiamente mirabile, come lo sono
tanti altri borghi disseminati lungo il nostro Bel Paese. Non è una meta
particolarmente rinomata, pur essendo importante sul piano del turismo locale e
pur vantando alcuni nomi celebri tra i suoi residenti. Un po’ come ogni
località italiana, del resto.
Quello che, invece, fin dal
principio, mi ha catturato di quel territorio,
giocando un ruolo addirittura magnetico, è stato altro.
Non si tratta dell’influenza
di qualche persona, sebbene ne abbia conosciute diverse e alcune di loro si
siano rivelate senza dubbio importanti; non si tratta nemmeno dell’influenza
del clima o della gastronomia locale, per quanto entrambi siano eccellenti.
Si tratta, bensì, dell’energia di quel luogo, di quell’energia che non scaturisce dall’uomo e dai suoi
artefatti, ma che erompe direttamente dalla natura: dall’aria, dal suolo,
dall’acqua, dai boschi,...
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Saturnia. Le cascate del Mulino |
Forse, sarà stato per via del panorama caratterizzato da sfumature di
colori cangianti in ogni stagione, quello che si può ammirare nelle giornate
più nitide, salendo sulla cima dell’Amiata: gli Appennini toscani, emiliani,
umbri, marchigiani, laziali, le isole dell’Arcipelago dell’Argentario, la
Sardegna e la Corsica.
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Saturnia. Le cascate del Gorello |
Sarà stato per l’insolita
presenza di uno sperone di roccia dall’aspetto lunare: il Monte Labbro. Dovete sapere che il Monte Labbro è un sito particolarmente
suggestivo in cui, la notte, si riesce a osservare una quantità strabiliante di
stelle; è anche un luogo che sin dal primo sguardo appare in netto contrasto
con l’Amiata e il resto del paesaggio circostante.
Sì, il Monte Labbro è anche il luogo in cui si insediò David Lazzaretti, il Profeta contadino di Arcidosso, il Cristo dell’Amiata, che venne ucciso nel 1878 da un carabiniere durante una processione. Al di là delle leggende ricamate intorno a Lazzaretti e ai suoi seguaci, i giurisdavidiani, occorre precisare che quello fu un periodo di grande tensione e anche di grande miseria, con le masse contadine che aspiravano a un miglior tenor di vita e con il Papa che, in seguito alla perdita del potere temporale, invitava i cattolici a non partecipare alla vita politica del nuovo stato, il regno unito d’Italia (si era appena raggiunta l’unità del Paese). E proprio in quel momento storico quest’uomo predicava l’utopia socialista.
Sì, il Monte Labbro è anche il luogo in cui si insediò David Lazzaretti, il Profeta contadino di Arcidosso, il Cristo dell’Amiata, che venne ucciso nel 1878 da un carabiniere durante una processione. Al di là delle leggende ricamate intorno a Lazzaretti e ai suoi seguaci, i giurisdavidiani, occorre precisare che quello fu un periodo di grande tensione e anche di grande miseria, con le masse contadine che aspiravano a un miglior tenor di vita e con il Papa che, in seguito alla perdita del potere temporale, invitava i cattolici a non partecipare alla vita politica del nuovo stato, il regno unito d’Italia (si era appena raggiunta l’unità del Paese). E proprio in quel momento storico quest’uomo predicava l’utopia socialista.
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Monte Labbro. Ruderi della torre Giurisdavidica |
Sarà stato per la conformazione vulcanica di quelle
terre, per l’eco della loro potenza, per il fascino delle cascate d’acqua
sulfurea che, calda e vigorosa, sgorga naturale dalla roccia di travertino presso le Terme di Saturnia.
Sarà stato per le selve, così ricche di castagni, così selvagge
e autentiche.
Sarà stato per quei sentieri
intrisi dei segni del passaggio degli etruschi.
Sarà stato per tutto questo, o
per altro ancora. Non lo so.
Ma il messaggio che mi è giunto forte e chiaro da
quei luoghi era che lì si trovava parte delle mie radici.
Eppure, se mi chiedeste di dare
una spiegazione concreta a tutto ciò non saprei farlo, anzi, posso assicurarvi
che le radici storiche della mia famiglia risiedono ben altrove…
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Arcidosso |
Ora, per ragioni di sintesi, vi dico
che i miei soggiorni sull’Amiata sono durati un certo lasso di tempo per poi interrompersi
bruscamente. La stessa amica e compagna di classe, che mi invitò laggiù
la prima volta, è venuta a mancare diversi anni fa, in modo prematuro.
Malgrado ciò, posso dire che, ricorsivamente
negli anni, quella terra mi ha chiamata a sé nei modi più imprevedibili, finché ho risposto, tornando a visitarla: un amico
milanese tutt’a
un tratto ha deciso di spostare lì, seppur
temporaneamente, la propria residenza (pur non avendo alcun legame con quel
luogo); mi sono imbattuta in un
paio di bizzarre e sorprendenti conversazioni, durante le quali due perfetti
sconosciuti, incrociati per caso, han fatto a gara per decantarmi la bellezza di
quelle terre; per ultimo, proprio di recente, ho intercettato una lunga sequela
di citazioni su Santa Fiora, Arcidosso, Castel del Piano, … e i relativi personaggi
storici, artistici, e cosi via, pervenute da amici e conoscenti, non solo disgiunti l’uno
dall’altro, ma che non sospettavo minimamente conoscessero quei posti,… (e forse, qualcuno tra loro mi sta leggendo).
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Castel del Piano |
Insomma, arrivata a questo punto, ho pensato valesse la pena soffermarmi a riflettere sul potere che certi luoghi (non ve n’è uno solo, non
c’è solo l’Amiata, per intenderci) hanno per entrare intensamente in comunicazione con noi.
E allora ho cercato risposte
annidiate nei grovigli del tempo...
Per esempio, sapevate che gli antichi
Greci consideravano alcuni luoghi,
come incroci, sorgenti, pozzi, boschi, dotati
dell’anima di dèi, dee, ninfe, demoni, mentre gli antichi Romani avevano addirittura trovato il modo per definire
l’entità naturale e soprannaturale legata a un luogo?
L’hanno chiamata Genius Loci.
Se ci pensate, il Genius Loci è un pensiero illuminante,
capace di spiegare molte cose.
Ma, come spesso capita, l'uomo riesce benissimo a complicarsi la vita e, infatti, ecco che, con
l’avvento del razionalismo di Cartesio e la rivoluzione scientifica del
Seicento, l’anima legata ai luoghi viene disconosciuta. Non solo. Secoli dopo, con
la crescita esponenziale della tecnologia, l’uomo si è convinto sempre più della
propria superiorità verso la natura.
Potrà mai esserci
convincimento più ottuso e devastante?
Ma, soprattutto, secondo voi,
poteva perdersi del tutto tanta maestosa bellezza, senza lasciare traccia del
suo passaggio?
No, non poteva. E, infatti, in
mezzo a tanto materialismo, in mezzo alla visione antropocentrica dominante, le menti illuminate
dei poeti hanno mantenuta accesa
l’idea che l’uomo potesse assurgere a un grado di conoscenza superiore solo ponendosi
in comunione con la natura.
Grazie al loro magnifico linguaggio, visionario e immaginifico, ora siamo di nuovo consapevoli che esiste un legame indissolubile tra l’uomo e i luoghi.
Grazie al loro magnifico linguaggio, visionario e immaginifico, ora siamo di nuovo consapevoli che esiste un legame indissolubile tra l’uomo e i luoghi.
Tra questi sapienti possiamo
annoverare molti nomi illustri.
Oggi, oltre alla dichiarazione di Tabucchi, presentata
poc’anzi, vorrei proporvi le riflessioni di altri tre capisaldi di questa corrente di pensiero filosofico: Rainer Maria Rilke, Thomas Eliot, Henry David
Thoreau.
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Rainer Maria Rilke |
Lo scrittore, poeta e
drammaturgo Rainer Maria Rilke
(Praga, 4 dicembre 1875 – Montreux, 29 dicembre 1926) sosteneva che la ‘parola
sacra’, la parola dei poeti, fosse in stretta relazione con il Genius Loci, e
che essa fosse la testimonianza più immediata dell’energia del luogo e del mito
d’origine.
Ecco cosa scriveva in Elegie
Duinesi:
«Non soltanto tutti i mattini dell’estate, non soltanto/ come si fan
giorno e come raggiano prima./ Non soltanto i giorni teneri e delicati intorno
ai fiori,/ e su / intorno agli alberi formati, forti e possenti. Non soltanto
la devozione di queste forze spiegate / non soltanto le vie non soltanto i
prati di sera…/ ma le notti! Ma le notti alte dell’estate, / ma le stelle, le
stelle della terra. / Oh, esser morti una volta, e saperle all’infinito / tutte
le stelle perché come, come, come dimenticarle!»
Thomas Eliot |
Thomas
Eliot (Saint Louis, 26 settembre 1888 – Londra, 4 gennaio 1965), poeta,
saggista, critico letterario e drammaturgo statunitense, in Quattro
quartetti, a sua volta, si esprimeva così:
«Spunta l’alba e un altro giorno / Si prepara al calore e al silenzio.
Laggiù sul mare il vento dell’alba / increspa e scivola. Io sono qui / O là, o
altrove. Nel mio principio.»
Henry
David Thoreau, (Concord, 12 luglio 1817 – Concord, 6 maggio
1862), filosofo, scrittore e poeta statunitense, nella sua opera, Camminare, affermava quanto segue:
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Henry David Thoreau |
«Camminavamo in una luce pura e fulgida, che ammantava d’oro l’erba e le
foglie ormai secche, in una luminosità dolce e serena, e io pensai che mai mi
ero trovato immerso in un tale flusso dorato, senza un’increspatura o un
mormorio che lo turbassero. I pendii dei boschi e delle colline, a ponente,
risplendevano come i confini dei Campi Elisi, e il sole, posandosi sulle nostre
spalle, sembrava un pastore gentile che guidasse, la sera, il nostro ritorno a
casa.»
Ecco, soprattutto
dopo la lettura di questi versi, anch’io nel mio piccolo credo
che il legame indissolubile tra l’uomo e i luoghi si riassuma nel percepire l’invisibile oltre il visibile:
avvertire e (ri)-conoscere un luogo come un’anima a cui rendere omaggio, come una
meraviglia della natura, come qualcosa di miracoloso e straordinario che ci riempie il cuore di
immensa emozione.
E voi, miei cari, cosa ne pensate?
Avete mai sperimentato questo genere di emozioni?
Avete mai sperimentato questo genere di emozioni?
BIBLIOGRAFIA:
Antonio Tabucchi, Viaggi e
altri viaggi, Feltrinelli, 2010
Rainer Maria Rilke, Elegie Duinesi, Einaudi, 1978 p.p. 40-43
T.S. Eliot, Quattro quartetti, Garzanti; 1979, p. 23
Henry David Thoreau, Camminare, Mondadori, 1991, p. 63
David Lazzaretti, Wikipedia
ICONOGRAFIA:
Le immagini utilizzate nel
post provengono da Wikipedia e WikiCommons:
Santa Fiora - Veduta della
Peschiera
Arcidosso - Veduta della rocca
Monte Labbro - Ruderi
Castel Del Piano
Saturnia - Le cascate del
Mulino e le cascate del Gorello
Rainer Maria Rilke
T.S. Eliot
Henry David Thoreau
Henry David Thoreau