lunedì 7 novembre 2016

Stiamo usando la rete o siamo usati dalla rete?






«A quell’amor ch’è palpito, dell’universo intero, misterioso, altero, croce e delizia al cor», così duettavano Alfredo e Violetta, nella Traviata di Giuseppe Verdi.

Non intendo, però parlarvi della Traviata, ma ne prendo soltanto in prestito il passaggio croce e delizia per introdurre l’argomento del giorno: la dipendenza da Internet.

Come dite? È un tema che riguarda una minuscola minoranza della popolazione? 


Beh, non esattamente. Provate a salire su un mezzo pubblico e osservate: raramente troverete qualcuno che non sia assorto a scrutare lo schermo del proprio smartphone, senza mai alzare lo sguardo. 

E che dire degli innumerevoli scampanellii che udirete di continuo? Sono i suoni che provengono dai cellulari, quelli delle notifiche: di Facebook, di WhatsApp, delle e-mail, dei tweet, e così via. Praticamente viviamo di squilli!  


Verosimilmente, mentre leggerete questo articolo, butterete un occhio a un messaggio di WhatsApp e sbircerete Facebook o Twitter e, in quel caso, è probabile che anche voi rientriate nel gigantesco «calderone» dei «dipendenti tecnologici non patologici», categoria in cui, secondo uno studio del Mental Health Center dell’Università di Glasgow, rientrano 6 persone su 10.

Già! I dati di questa ricerca – credetemi – parlano chiaro: il tempo trascorso on-line è di 6 ore e 9 minuti al giorno per gli americani e di 6 ore e 7 secondi per noi italiani: non è poco!
Del resto, il device che più di ogni altro concorre a creare questa dipendenza tecnologica è proprio lo smartphone, che tutti quanti ci portiamo appresso dalla mattina alla sera e il suo costante bombardamento di stimoli genera una vera e propria intossicazione digitale, ragione per cui, da un po’ di anni, si parla di digital addiction.

Ma vediamo, allora, chi sono le persone più esposte a questo rischio.

Secondo un’indagine dalla Pew Research Center (osservatorio indipendente statunitense, che fornisce informazioni su problemi sociali, opinione pubblica, andamenti demografici degli Stati Uniti e del mondo in generale) condotta su un campione molto esteso, composto da uomini e donne di età variabile tra i 15 e gli oltre 74 anni, la categoria sicuramente a rischio è la cosiddetta «Generazione Y» o «Generazione Millenial», ovvero quella nata approssimativamente tra il 1980 e il 2000.


Questi giovani e giovanissimi hanno dimostrato di utilizzare Internet e in particolare lo smartphone, con una frequenza maggiore rispetto le generazioni precedenti: trascorrono il 70% del proprio tempo connessi con il telefonino. Non utilizzano Internet solo per fruire dei servizi e-mail, dei motori di ricerca, o dei portali editoriali, come fanno le restanti generazioni allo studio, ma frequentano anche con assiduità Social Network, siti di video, di giochi online e di immagini.
In Italia, per esempio, i Millenials costituiscono il 55% del totale delle persone collegate in Internet dalla mattina alla notte.

Ma, attenzione! La ricerca mette in luce che il numero di persone dotate di smartphone e di connessione a Internet è in costante aumento tra tutte le categorie sociali, non solo le più agiate, ma anche quelle con redditi più bassi e livelli di istruzione inferiore. Dunque, il divario iniziale che emergeva tra le diverse fasce di età si sta lentamente riducendo.
In pratica, siamo tutti a rischio dipendenza da Rete.   



Ma com’è possibile? La Rete è una fonte di conoscenza e solo grazie ad Internet riusciamo ad ottenere informazioni da ogni parte del mondo in tempo reale, rimaniamo in contatto con altre persone, fruiamo di contenuti di vario tipo e così via. Insomma, la Rete non è forse una delizia?

Indubbiamente, tuttavia, gli esperti ci avvisano che navigare per così tante ore genera un sentimento di estraneità verso la vita autenticamente vissuta. Ed ecco come la Rete si trasforma da delizia a croce!

Gli abbondanti studi finora condotti dimostrano, infatti, che rimanere connessi a lungo espone al rischio di rimanere impigliati in qualcosa che eccita e occupa la mente anche quando si è off-line. La conseguenza è per cui di trovarsi in progressiva difficoltà nelle relazioni reali.

Nello specifico, ci viene fatto notare che l’abitudine a interagire con interlocutori virtuali, non in carne ed ossa, fa ‘sì che si allentino i freni inibitori, dando luogo a fenomeni di petulanza e aggressività (e sfido chiunque a sostenere che sui social network manchino dimostrazioni a riguardo!). 

Analizzando la questione in modo più approfondito, chi conosce molto bene la materia sottolinea quanto un’esistenza consumata nel «qui e ora», comprometta ulteriormente la disponibilità alle relazioni, portando ad esasperare la tendenza all’individualismo più sfrenato.

Ma questo, miei cari, non è l’unico pericolo.

Pare, infatti, che il bombardamento costante, indotto dal navigare per troppe ore, renda impazienti di elaborare pensieri fulminei da diffondere istantaneamente, compromettendo il pensiero riflessivo, la profondità e le sfumature del linguaggio scritto e parlato. 


Insomma, una smodata fruizione della rete è legata a molteplici disturbi e dipendenze e, senza voler entrare nel merito delle dipendenze più gravi (cyber pornografia, gioco d’azzardo patologico, commercio compulsivo,…), si registrano allo studio una serie di sindromi da crisi d’astinenza, come la FOMO, acronimo di Fear Of Missing Out, cioè la paura di essere tagliati fuori; la Nomophobia, ovvero la fibrillazione dovuta alla perdita o dimenticanza del cellulare; la Checking Habit, ossia la mania di controllare in modo compulsivo l’arrivo di messaggi. 



Ma, quindi, siamo tutti destinati a soccombere? Beh, dipende unicamente dalle nostre scelte.

Gli specialisti sembrano intanto concordare sul seguente punto: la disintossicazione da smartphone e da Rete poggia sostanzialmente sulla ricerca di un tempo da dedicare ad altre attività.
Per cui, se decidiamo di voler star bene, possiamo riattivare un percorso attraverso il quale riscoprire il piacere di condividere realmente un’esperienza con gli altri, provando sensazioni che non sono soltanto virtuali. Come farlo è piuttosto facile, perché, in fondo, significa semplicemente coltivare un hobby o riprendere in mano con più energia le proprie vecchie passioni e, soprattutto, trascorrere più tempo con le persone care




In buona sostanza, significa usare lo smartphone con moderazione.
Per raggiungere questo obiettivo sono stati proposti alcuni suggerimenti





  • disattivare gli «alert» di notifica, o almeno disattivare i vari suoni di notifica (dal trillo, al bip e il toc – toc); 
  • tenersi alla larga dalle discussioni «tossiche», cioè quelle che mettono a rischio di finire in una tempesta di risposte e contro-risposte; 
  • evitare di replicare i messaggi provocatori
  • evitare di rispondere a mail inutili
  • evitare di condividere sempre qualsiasi esperienza stiate vivendo, per godervela meglio

Se tutto questo non bastasse, sappiate che sono appena state messe a punto alcune applicazioni utili allo scopo (francamente, mi sembra un tipo di soluzione paradossale, ma tant’è!). Si tratta di apps che aiutano a comprendere quanto tempo passiamo utilizzando lo smartphone (e le sue innumerevoli apps) e anche dove eravamo quando lo facevamo. 

Vi riporto qui sotto i nomi (alcune sono progettate solo per iOS, altre solo per Android, e alcune per entrambi i sistemi):

Moment (iOS) 

BreackFree (iOS e Android)

Flipd  (Android)

AppDetox  (Android)

Stayon Task (Android) 



A questo punto, non voglio esimermi dal commentare l’argomento trattato in base alla mia personale esperienza.

Inizio col dire che anch’io trascorro qualche ora al giorno connessa on-line (non tantissime) e ogni tanto ringrazio mentalmente gli inventori di Internet, che hanno trasformato il modo di comunicare di tutti noi.

Detto ciò, sono cosciente del fatto che la Rete presenti anche un risvolto negativo della medaglia, che va dal rischio di abbuffate di navigazione a quello di incappare in contenuti dannosi (soprattutto per i giovanissimi). 

Ma non è tutto. 

Non intendo, infatti, trascurare altri elementi di sicura rilevanza, come il fatto che l'abbondanza di informazione offerta dalla rete non è certo sufficiente a comprendere i fenomeni: perché ciò avvenga occorre uno sforzo in più, uno sforzo di organizzazione mentale che ci aiuti ad analizzarli. Inoltre, spesso la rete è popolata da persone che replicano un unico pensiero, trasformandola in una gabbia chiusa.  

Un ulteriore elemento che non tralascio di considerare è che  la rete (soprattutto grazie ai social network) rappresenta anche uno strumento di vigilanza e sorveglianza degli individui: milioni di persone si fanno concorrenza sulle varie piattaforme per rivelare e mettere in piazza gli aspetti più intimi e altrimenti inaccessibili della loro identità, i loro collegamenti sociali, i loro pensieri, i loro sentimenti e tutto ciò che fanno.

Tuttavia, ritengo sciocco condannare, a priori, Internet. Trovo sia molto più utile cercare di conoscerlo meglio, informandoci sugli strumenti che utilizziamo (e che utilizzano i nostri figli), semplicemente provandoli. A questo scopo credo sia indispensabile darsi delle regole, anche per evitare di scivolare in una delle tante dipendenze sopracitate. Last, but not least, sono sempre convinta che navigare sia importante, ma a condizione di non perdere la sana abitudine di leggere off-line (romanzi, saggi, dossier di approfondimento, quotidiani,...)


Personalmente, nel concreto, mi comporto rispondendo con solerzia a messaggi e mail importanti (tra cui, chiaramente quelli relativi alla sfera lavorativa), ma  da anni, ho disattivato la maggior parte degli «alert» delle notifiche social dal mio smartphone (lo so, non è molto social, ma l'ho fatto!). 
Frequento Facebook con moderazione, seguendo con vero piacere i contenuti dei miei contatti preferiti, ma evitando accuratamente di intervenire o condividere discussioni «tossiche» (l’ho fatto in passato e non ci casco più. Credo che sia più proficuo discutere certi argomenti in altre sedi, così come ho imparato a non condividere tutto quello che esperisco. Non è facilissimo, perché spesso la tentazione è forte, ma si riesce!). 
Ho eliminato il mio account da Twitter (che ho usato pochissimo) perché considero fastidioso il vincolo dei 140 caratteri e vengo costantemente redarguita da amici e familiari perché non leggo tempestivamente i messaggi di WhatsApp & simili, non rispondendo, di conseguenza, con rapidità :D 

In più, oltre ad aver adottato questi espedienti, ho anche smesso di aderire alle infinite proposte di sottoscrizione a petizioni (et similia), dopo aver ascoltato con molta attenzione i consigli di Zygmunt Bauman a proposito dello slacktivismo incoraggiato dai social network. 

Z. Bauman al Salone del Libro, Torino
Mi rendo conto che con questa descrizione potrei apparire un'orsetta, ma non è così!

Concludo aggiungendo, a rischio di diventare patetica, un'ultima riflessione: per navigare in Internet in serenità, non basta accedervi con minore frequenza, ma occorre soprattutto avere senso di responsabilità, verso noi stessi e verso gli altri.  

Ad ogni buon conto, cari amici, sia che navighiate per mare o per il web, buon vento in poppa a tutti! ;-) :-)


E voi, come giudicate il vostro approccio alla Rete? 

Cosa pensate del tema della dipendenza da Internet?



FONTI:


Digital Stress da L’Espresso n.43 del 23 agosto 2013

It’s complicated. La vita sociale degli adolescenti sul web. Danah Boyd, Lit Edizioni

Dipendenza dal web. Un libro aiuta i genitori pre-digitali. Da La Stampa del 6-6-2011


Millenial, la generazione smarrita, L’Espresso del 9 Luglio 2015 

Babel, Zygmunt Bauman – Ezio Mauro, Editori Laterza


Tutte le immagini fotografiche sono tratte liberamente dal web, ad eccezione dell'ultima, nella quale compare Zygmun Bauman e (di fronte)... la sottoscritta ;-)


 













19 commenti:

  1. Confesso di FARNE UNA PELLE! Ma è anche tanto utile... fai credere di sapere sempre tutto sul momento, per esempio. COMPAGNIA? No, quella no... diciamo che sfrutto la rete!

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  2. Caro/a amico/a,

    Potersi connettere per aggiornarsi su tutto ciò che ci interessa è senza dubbio molto utile, e tu sostieni, a tal proposito, di "farne una pelle, non a caso.
    Ma secondo gli esperti ciò che induce alla dipendenza è la quantità di tempo trascorso in connessione e stimarla da soli - senza essere consapevoli di correre quel rischio - è difficile. Infatti, sta proprio qui il punto discriminante tra sfruttare ed essere sfruttati dalla rete! Non sarà che quando scrivi che ne fai "una pelle", sotto sotto, avverti un po' il pericolo di cadere o esser già caduto/a nella trappola? Scherzo, chiaramente! :D Ma, in fondo, è così che succede.
    Grazie di essere passato/a a lasciare la tua testimonianza. Spero di ritrovarti anche al prossimo post! Buona settimana!

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  3. Cia Cle, uso in modo moderato i social, niente notifiche di FB e Twitter disinstallato dopo 3 giorni! Navigo quando mi serve e trovo deprimente entrare in un bar o simile e vedere 4 persone allo stesso tavolo perse nello smartphone senza parlare fra loro.
    Cmnq mentre leggevo il tuo articolo mi sono arrivati 4 messaggi whatsapp e 2 messenger che non ho letto (difficilmente ho fretta) anche se una domanda mi affligge: fra questi ci sarà anche un tuo messaggio? Bacissimi

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    1. Ciao Lisa, grazie di essere tornata!
      Concordo con ciò che scrivi nel merito degli amici che si comportano da estranei perché rapiti da altro che avviene on-line: è veramente triste! Togliere gli avvisi di notifica dei vari social network senza dubbio aiuta a difenderci dall'incessante "canto delle sirene": ottima mossa!
      Però, se ti contatto con un messaggio, non affliggerti! ;-)
      Un abbraccio e ancora grazie. Alla prossima! :-)

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  4. Un argomento spinoso, estremamente attuale quello riportato da Clementina nel suo blog. La tecnologia dilatata e contratta ad uso e consumo umano, quella che per nostro abuso sta divenendo deleteria, una via senza uscita. Credo che, sia sotto gli occhi di tutti quello che accade ai giovani e meno giovani quotidianamente. Ovunque e comunque sempre con il cell tra le mani, ignari di dove mettiamo i piedi e incapaci di spingere un passo che vada oltre un display. Sempre connessi, mai off-line. Un mondo robotizzato, un mondo che non parla più, che non scrive più, che non dialoga se non per via sms. Inutile continuare ad elencare una serie di aspetti negativi che Clementina ha ampiamente analizzato nel suo articolo. Riusciremo a frenare questa corsa verso il vuoto? Riusciremo a riappropriarci delle normali funzioni della comunicazione? In nome di una tecnologia che ha apportato velocizzazione e contatti a livello mondiale, cerchiamo di sfruttarne i vantaggi entro un limite che ci consente di essere ancora "umani"!

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    1. Bentornata, Annamaria e grazie infinite del bellissimo commento!
      Condivido fino all'ultima parola ciò che scrivi: abbiamo molto lavoro da fare per rimanere umani, perché, ora come ora, stiamo esagerando. In fondo, basterebbe fermarsi a riflettere (la qual cosa non sembra essere poi tanto facile, visto che corriamo tutti come lepri verso il nulla) che la logica alla quale si affidano le varie piattaforme social altro non è che una logica molto cara al mondo finanziario (guarda caso!), quella della capitalizzazione: accumuli i likes, accumuli i followers, accumuli... e se non lo fai, se non ci riesci, ti devi sentire un perdente a tutti i costi. Ma perché mai dovremmo crederci? Ecco, se solo ci riflettessimo un istante in più, non sarebbe male. E pensiamo, tra l'altro, cara Annamaria, che se tutto ciò riesce a ferire un adulto, può diventare devastante per un adolescente. Leggevo che in Giappone le patologie da isolamento (in gran parte legate all'essere costantemente connessi) hanno raggiunto picchi inauditi. Tra queste si registra un disturbo molto particolare che ha colpito un milione (dico, un milione!) di ragazzi, i quali si isolano completamente, come fossero in clausura, dentro casa, rimanendo in contatto con gli altri solo in modalità on-line, per mesi e mesi, alcuni, addirittura per anni. In pratica sono dei sepolti vivi e li chiamano "il milione scomparso" . Ora, sebbene questo sia un caso particolare (ma stiamo pur sempre parlando di cifre a sei zero), credo sia più che opportuno parlare dei rischi da dipendenza da Internet!
      E ancor di più lo è parlare in modo diffuso, ragionando, su chi siamo davvero e dove vogliamo andare. Quindi, ben venga la rete, ma riempiamola almeno di contenuti di buona qualità e cerchiamo di sottrarci ai ricatti.
      Un abbraccio forte forte e ancora, grazie!

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  5. Grazie a te, Clementina, che hai creato uno spazio culturale che offre la possibilità di guardare e vedere oltre. Uno spazio dove mi trovo perfettamente a mio agio, e dove ho la possibilità come tanti lettori, di poter confrontare le mie idee con quelle degli altri e migliorare il mio punto di vista.

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  6. Come ogni cosa, l'uso e l'abuso fanno la differenza. E così è per la rete. Una rete che, per non smentire il suo nome, ci ha catturati, imbrigliati e sembrerebbe non lasciarci più scappare. In definitiva, una gabbia, con le parvenze della libertà assoluta: libertà di condividere, di chiacchierare, di diffamare o sostenere. "In medio stat virtus" che ci invitava a ricercare un equilibrio tra due opposti, non fa più "tendenza" e troppo spesso giovani e meno giovani non danno più limiti alla dose massiccia di social, quasi fosse linfa vitale. Apparire è l'imperativo, partecipare, commentare spesso a sproposito, senza sapere di cosa stanno argomentando. Eppure la grande condivisione di dati, la famosa rete grande quanto il mondo, è un davvero una splendida innovazione, basterebbe usarla con cautela, senza dimenticare che siamo essere pensanti, che sappiamo leggere, sappiamo ridere, sappiamo amare anche e soprattutto al di fuori della rete.

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    1. Certamente la rete è una splendida innovazione, ma c'è troppa faciloneria nell'usarla. Il problema non è la rete, infatti. Il problema lo abbiamo dentro tutti noi che abbiamo generato una società assurda, sempre meno empatica, sempre più cinica e sempre più depotenziata nei suoi valori umani.

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  7. Buonasera Clementina. Non entro in merito alla discussione perché non aggiungerei niente di nuovo o d'interessante a quanto già detto, e bene, nelle precedenti escursioni. Mi limito a complimentarmi per la scelta dei temi e per la trattazione degli stessi. Se posso aggiungere la mia personale esperienza dico soltanto che, per me, sta diventando un ottimo complemento, ma chiaramente del tutto non esaustivo, a quella che dovrebbe essere la normale comunicazione interpersonale. Il mio nuovo stadio di prof. in pensione mi toglie parecchie delle occasioni di scambio comunicativo e mi regala, in più, parecchio tempo libero, per cui: benvenuta e maledetta sia la rete!
    Nota tecnica: L'evidenziazione (chissà perché 'evidenziazione' lo segna come errore!?) in scuretto risulta molto più soft della precedente in azzurro, mentre, all'azzurro, hai lasciato la canonica funzione di link. Complimenti. Buonasera a tutti. aLFONSO

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  8. Mannaggia al blocco maiuscole rimasto inserito :) :) :) Alfonso

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    1. Carissimo Alfonso, anzitutto ti ringrazio tantissimo per essere intervenuto e per i complimenti che mi rivolgi, ammesso di meritarli! Mi divertono molto i tuoi "benvenuta e maledetta" riferiti alla rete, che ben sintetizzano l'utilizzo funzionale, di complemento, che ne fai per ottimizzare la comunicazione interpersonale, e perfettamente in linea con l'immagine percepita da tutti noi che ci siamo finora espressi in questa sede, di un mezzo utilissimo, ma anche ricco di insidie. Mi chiedo, però, se ci sarà mai qualcuno che riconoscerà di essere in pericolo da dipendenza e se mai, in quel caso, userà le nuove applicazioni messe a punto per monitorare la quantità di tempo impiegata in connessione. Chissà!
      Nel frattempo, ti invio un affettuoso saluto. Grazie ancora (per tutto) e a presto! :) :) :)

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  9. Ciao Clem, allora sono un po' orsetta anch'io. Non nascondo di essere affascinata dall'immenso oceano del web e dall'opportunità di scaricare libri, articoli e reperire velocisssimamente informazioni, se pur da prendere con le dovute molle. Inoltre c'è la possibilità di entrare in alcuni luoghi interessanti come questo, in cui confrontarsi con chi scrive e con le persone a modo e intellettivamente stimolanti che lo frequentano. Ma l'uso che faccio dei social è molto simile, per non dire uguale, a quello che ne fai tu. Grazie per l'interessante approfondimento sullo slacktivismo!

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    1. Ciao, Stella, qui sei sempre la benvenuta!!! Ti ringrazio tantissimo per il tuo intervento, per ogni parola. È una straordinaria fortuna avere amici come te e tutti voi (Annamaria, Lauretta, Elisa, Alfonso, l'amico/a sconosciuto/a e tutti gli altri) che con i vostri commenti alimentate la discussione, non solo con grandissima intelligenza, ma con una grazia assai rara di questi tempi. Ho riso di gusto, poi leggendo che anche tu ti consideri un po' orsetta nell'uso dei social network: evviva gli orsetti! :D
      Infine, sono felice di apprendere che ti interessi il punto sullo slacktivismo perché Bauman è stato molto fermo e chiaro, a tal proposito, sottolineando quanto sia scorretto cliccare su una petizione pensando che ciò valga come un atto politico.
      Un abbraccio fortissimo e alla prossima :)))

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  10. Eccomi anch'io con il mio commento, che dividerò in tre parti perché c’è molto da dire. ;-) Condivido dalla prima all'ultima parola di quello che scrivi. La rete è uno strumento, e come tutti gli strumenti è neutro: dipende da chi lo usa e da come lo usa. La rete serve per comunicare con persone all'altro capo del mondo, con cui costruire un rapporto altrimenti impossibile - come un tempo scrittori e musicisti si scrivevano lettere senza mai conoscersi - attingere a informazioni per le quali un tempo occorreva andare in biblioteca trascorrendo lunghe ore, essere aggiornati su argomenti che ci appassionano. In questo senso è una benedizione, come ha detto anche papa Francesco.

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  11. Se però non si riesce più a fare a meno della nostra “dose” quotidiana, può diventare una forma di dipendenza, agevolata dal fatto che molti di noi, me compresa, sono costretti per motivi di lavoro a lavorare lunghe ore con il computer; il quale, con un solo rapido click, ti fa accedere velocemente alla rete. Da lì a essere un potentissimo distrattore il passo è breve. Prendendo i mezzi pubblici ogni giorno, personalmente non mi fanno molta impressione le persone incollate al cellulare alle sette del mattino, in quanto alcune leggono il giornale online. Mi fanno molta più impressione coloro che hanno un amico o un familiare accanto, cioè un essere umano in carne ed ossa, e preferiscono interagire con il cellulare.
    Spesso vedo un padre con un figlio di circa dieci anni sulla metropolitana: il figlio vorrebbe chiacchierare con il padre, ad esempio stamattina era appoggiato sulla sua spalla (in un atteggiamento tenerissimo, a mio parere) e con il libro di storia sulle ginocchia, e stava provando la lezione. Il padre aveva lo sguardo spiritato fisso sul cellulare davanti a sé, ed è andato avanti così fin quasi al momento di scendere. A me questa scena ha messo una gran tristezza: un padre che preferisce un “altrove” a un “adesso”, qualcosa di intangibile al proprio figlio.

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  12. Per quanto riguarda i social, come ti ho detto in più di un’occasione, ho disattivato da tempo le notifiche da Facebook sul mio cellulare. Su Facebook non parlo mai di politica, di religione e di attualità, e mi sta bene così; peraltro, non giudico gli altri storcendo il naso se agiscono altrimenti. Non lo ritengo il luogo adatto per temi così importanti, in quanto spesso si ragiona di pancia e senza avere un quadro complessivo della situazione. Oltre Google+, che mi sembra più un contenitore per condividere, non ho altri social, e mi sono sempre rifiutata di aprire un account su Twitter perché questa stringa di carattere può andare bene per determinate circostanze, ma ci sono tematiche che non possono essere ridotte a questo modo a meno di svuotarle di significato. A lungo andare si perde la capacità di argomentazione. Non ho mai avuto nemmeno Linkedin per motivi professionali, perché anche lì pare volino gli stracci.

    Per concludere: rete sì, ma cum grano salis, come dicevano gli antichi che di sale se ne intendevano! :-)

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    1. Bentornata, Cristina! !!
      Grazie infinite per il tuo intervento tanto ricco e ben articolato e sul quale mi ritrovo al 100%. È verissimo che internet è una benedizione, ma solo se usato con il cervello... e con il cuore. A questo proposito, l'esempio del padre con il bambino in metropolitana ha la capacità di scuotere nel profondo perché riporta a molteplici aspetti, non ultimo il ruolo affettivo ed educativo del genitore: vien da piangere! Per molti versi, questo caso fa il paio con quello riportato da Elisabetta, degli amici seduti insieme allo stesso tavolo di un bar, che non interagiscono fra loro perché impegnati "altrove", nel proprio mondo virtuale: che squallore!
      Ecco, se poi aggiungiamo gli insulti, le delazioni, o i gesti di volontaria indifferenza, ipocritamente spacciati per distrazione, e l'abbondanza di pressapochismo che troviamo sui social, il quadro che ne esce é davvero tremendo: una nitida fotografia dell'imbarbarimento della nostra società, di cui internet è un efficacissimo volano.
      Ancora grazie mille, carissima Cristina, un abbraccione affettuosissimo e a presto! ! !

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    2. Grazie, Clem. Devo aggiungere per completezza che il bambino protagonista della scena in metropolitana è chiaramente un bambino adottato e quindi bisognoso di una quantità ancora maggiore di attenzione. Mi sembra che questo renda la scena ancora più triste. Un grandissimo abbraccio e a presto.

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dani.sanguanini@gmail.com