lunedì 16 aprile 2018

Parliamo del FAI con Giovanni Giorgetti FAI Varese






Qualcuno, dopo aver letto un recente post nel quale dichiaravo di essere una dei tanti Volontari FAI, mi ha invitato a parlare del Fondo per l’Ambiente Italiano. Certamente sì e con immenso piacere! ^__^

12 aprile 2018, giornata di formazione ai volontari di Villa Panza con l'artista Barry X Ball.
Sullo sfondo: Laura Mattioli's Portrait, di B. X Ball in dialogo con la Collezione Panza



Per farlo nel modo più adeguato ho scelto di coinvolgere il responsabile del coordinamento volontari FAI di Varese, Giovanni Giorgetti, al quale ho sottoposto una serie di domande mirate a soddisfare le curiosità di quanti si affacciano su questo blog.

Prima di lasciarvi alle sue risposte vorrei descrivere sinteticamente i motivi per cui anch’io presto così volentieri il mio tempo a questa fondazione.  
Innanzitutto, perché essa difende il patrimonio di tutti noi, cioè il patrimonio culturale e ambientale del nostro Paese, e lo fa partendo dalla sensibilizzazione e responsabilizzazione della cittadinanza.
Purtroppo, si sa, tutta questa bellezza rischia sempre di andare perduta e, pertanto, vorrei dare il mio piccolo contributo affinché ciò non accada.
Un altro motivo per cui apprezzo immensamente il FAI è che promuove tantissime attività formative ed educative, come i corsi di storia dell’arte, gli incontri e così via. Non trovate anche voi che sia bellissimo? 
Non da ultimo, grazie all’attività di volontariato mi sento parte di un gruppo con il quale condivido gli stessi interessi culturali.


Ecco, credo di aver detto tutto quello che mi riguarda e ora vi invito alla lettura dell’INTERVISTA.    

Giovanni Giorgetti, Responsabile
Coordinamento Volontari Varese


D: Prima di tutto benvenuto, Giovanni! Te la senti di presentarti ai miei lettori raccontando qualcosa di te, della tua attività all’interno del FAI, il tuo percorso formativo e, magari, anche svelando da dove nasce la tua passione per l’arte?
R: Innanzitutto grazie, Daniela per avermi dato questa opportunità, sono felice di rispondere alle tue domande e grazie ai lettori che dimostrano interesse. Diciamo che il mio percorso formativo e la mia predilezione per l’arte vanno di pari passo in tutta la mia vita. Da dove nasce la mia passione sinceramente non te lo so dire, ma ti posso dire che già da piccolo sentivo una forte attrazione per le forme e i colori. Durante il mio percorso scolastico mi sono poi avvicinato al disegno avendo frequentato il liceo artistico nella mia città, Varese, dove ho unito in un corso di formazione unico e grazie a insegnanti davvero speciali, sia una passione teorica per la storia dell’arte che una parte pratica davvero molto molto importante. Apprendere i fondamenti di disegno, modellazione, scultura secondo me è un tassello basilare e unico per un percorso completo di studi storico artistici. Penso che lo studio della storia dell’arte deve avere due requisiti fondamentali oltre allo studio teorico: l’osservazione e la visione dal vero (non in foto, internet, o solo sui libri) ma dal vero dei manufatti artistici e una parte operativa di sperimentazione delle tecniche artistiche. Se non ci sono queste componenti il tutto rimane solo teorico e abbastanza sterile, a mio avviso. Mi sono infatti laureato in Storia dell’Arte Contemporanea, non presso la facoltà di lettere, bensì presso il DAMS di Torino, con un piano di studi individuale, concordato quindi direttamente con i professori, con i quali desideravo confrontarmi, che ha spaziato dalla Storia del Cinema al Teatro insomma a tutti i linguaggi di espressione non verbali. Poi quando ero ancora studente è stata aperta Villa Panza e mi sembrava finalmente la concretizzazione di un sogno, la possibilità di avere anche vicino a casa delle opere di alcuni dei più grandi esponenti della cultura artistica internazionale, che nemmeno in grandi musei metropolitani italiani sono ospitati perché non compresi e allora ecco che è iniziata la mia avventura con il FAI  

D: Come già ti avevo accennato, vorrei chiederti la cortesia di spiegare, per sommi capi, cos’è il FAI: la sua storia, i suoi obiettivi, come si sostiene, a cosa serve sottoscrivere la tessera…
R: il FAI, Fondo Ambiente Italiano è una fondazione di diritto privato, senza scopo di lucro nata nel 1975, sul modello del National Trust, con il fine di tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano. Nasce appunto nel 1975, lavoriamo per raggiungere tre principali obiettivi: prendersi cura, per le generazioni di oggi e di domani, di luoghi speciali del nostro Paese, educare alla conoscenza e all’amore dei Beni storici e artistici e dei paesaggi d’Italia; vigilare sulla tutela del patrimonio paesaggistico e culturale. Ci sono diversi modi per sostenere il FAI sia più diretti che indiretti, senz’altro l’iscrizione che da come primo benefit l’ingresso in tutti i beni è una delle modalità più importanti, noi viviamo di questo e operiamo grazie proprio ai nostri iscritti dai quali provengono la maggior parte delle entrate. Ci sono poi altre modalità come ad esempio la sottoscrizione del 5 per mille oppure ancora la collaborazione attiva e fattiva alle nostre iniziative come volontari

Perfect Form, B.X Ball nello studiolo
a Villa Panza
D: Soffermiamoci un momento sul servizio di volontariato a favore del FAI. Partendo dal tuo punto di vista e tenendo inevitabilmente conto del tuo ruolo e della tua esperienza, quali elementi metteresti a fuoco nel parlare delle attività dei volontari?
R: E’ una domanda sulla quale sono già stato portato a riflettere e che ha trovato in me via via risposte differenti negli anni precedenti, ti ringrazio di avermela posta ora perché mi dà la possibilità di esprimere finalmente la sintesi alla quale sono giunto, l’elemento principe, dominante su tutti, che muove tutto è la PASSIONE. Come ti accennavo, a domande come questa mi sono trovato a dare risposte imminenti legate piuttosto a qualcosa di pratico, i ruoli, i settori nei quali i volontari ci aiutano, la loro forza, la loro instancabilità e potrei andare avanti a elencare mille altre caratteristiche che però sono appunto delle caratteristiche sottese alle quali c’è appunto “solo” la passione. La passione che anima noi, me, i volontari tutti è il vero motore.

Formazione volontari Villa Panza. L'artista B.X Ball
tra alcune sue opere



D: Vorrei indugiare un poco sul corso di formazione dei volontari “narratori”. Ti va di tracciare un tuo personale bilancio di questa attività? Quando nasce, su quale spinta, con quali obiettivi, quali sono i “dietro le quinte”, ovvero come si svolge e che frutti ha restituito finora?
R: Mi sembra che per risponderti debba necessariamente ricollegarmi alla domanda precedente. La spinta passionale all’inverosimile arriva da una persona, Valeria Sessa, responsabile nazionale dei volontari che per prima ha creduto nel progetto narratori. E’ riuscita a applicarlo in alcuni beni primi fra tutti, forse i più ricettivi, forse i più nuovi, non so ma non inizialmente a Villa Panza. Qui il progetto narratori ha inizialmente stentato a partire per due ragioni, una più pratica che è quella che Villa Panza è connotata dal susseguirsi mostre temporanee che riguardano artisti diversi e occupano spazi diversi e per le quali vengono disallestite parti della collezione permanente differenti e che dialogano in modo altrettanto differente con la collezione permanente, il tutto in uno spazio fortemente connotato dall’impronta del collezionista Giuseppe Panza. Il secondo motivo per il quale la partenza del progetto narratori ha stentato a partire è, e non lo nascondo, una mia ritrosia iniziale, insomma non ci credevo più di tanto e pensavo che le narrazioni dei volontari non avrebbero mai dato un giusto apporto di conoscenza storico artistica al pubblico. Ringrazio Valeria Sessa per avermi fatto ricredere con la sua tenacia e la sua costanza. Come ti dicevo sopra, la passione muove tutto e tutto permette. La partenza non è stata semplice, ci sono stati colpi e contraccolpi come credo che sia normale il tutte le organizzazioni e il lavoro non è mai finito e mai finirà, ci troveremo sempre di fronte a nuove sfide e a nuovi contenuti da raccontare che ogni volontario però può arricchire con il suo bagaglio di esperienze, non necessariamente di studi, e di sensibilità personale. I frutti o meglio l’obiettivo principale è stato raggiunto: una maggior soddisfazione del pubblico. Noi non vendiamo biglietti d’ingresso, ma facciamo vivere esperienze al pubblico, esperienza che va dal momento in cui la persona varca la soglia dell’ingresso fino alla fine della visita e questo grazie anche all’apporto dei nostri volontari che, per fortuna, non sono tutti preparati allo stesso modo, non hanno tutti la stessa cultura, non dicono tutti la stessa storiella. Diciamo pure che ci sarebbero le audioguide e le app di visita, se questo fosse stato in qualche modo il nostro scopo. I narratori in quanto tali si formano, si stanno formando, si sono formati per interagire con il pubblico e per capire quello di cui il pubblico ha bisogno, cioè vivere un’esperienza gratificante. Tutti i nostri narratori dicono cose diverse a pubblici diversi a seconda di dove si trovano o di come interagiscono e soprattutto nella maggior parte dei casi invitano a riflessioni sulle nostre opere che sfuggono ai più, anche se a volte possono apparire semplici, tanto semplici da sfiorare la banalità e quindi da non essere prese in considerazione. Invece, sono alquanto preziose. Mi riferisco alla bellezza della superficie del “Cono d’acqua” di Meg Webster, alla particolarità dei colori del cielo rapiti da James Turrell, alla densità a volte tattile dei colori di Dan Flavin, giusto per riportare qualche esempio. I narratori di Villa Panza poi sanno che la visita e l’esperienza non si conclude con le loro parole e passano quindi il testimone al visitatore che può entrare rientrare, ritornare per rivedere quei particolari che sono il tutto dell’opera, oserei dire.   

Flayed Herm, B. X Ball, Villa Panza
D: Immagina di avere a disposizione una fantastica macchina del tempo grazie alla quale sei in grado di avere uno sguardo prospettico sul futuro, prossimo e più remoto, delle tante iniziative del FAI. Quali progetti vedi? E qual è, secondo te, la chiave di volta per raggiungere un equilibrio tra promozione e novità culturale?
R: Beh, sarebbe bello poter vedere avanti o almeno prevedere una parte delle cose che succederanno per poter prevenire e organizzarci, ma purtroppo viviamo in uno scenario e in una società sempre meno prevedibili. Quello che osservo e mi sembra di sentire è un crescente fermento attorno al FAI, che anni fa non c’era, e che è stato raggiunto attraverso il contributo dei Gruppi Giovani, le Delegazioni, dei Volontari afferenti ai beni che, anche solo con il loro passaparola oltre che con l’uso dei nuovi mezzi di comunicazione, soprattutto i social, ci danno una grande visibilità. Io vedo una fondazione sempre più radicata e conosciuta a livello nazionale, più presente e popolare.

Un altro momento della giornata di
formazione a Villa Panza con B. X Ball
D: Come ben sai, svolgo la mia attività di volontariato soprattutto presso Villa Panza, a Varese. Qual è, dal tuo punto di vista, la situazione di questo bene? Quali sono i suoi punti di forza? E gli eventuali punti di debolezza? E come si relaziona Villa Panza con gli altri attori del sistema arte?
R: Villa Panza, come hai avuto modo di vedere è un bene complesso, un po’ diverso dagli altri del FAI che in generale non hanno mostre e non sono così votati all’arte contemporanea e direi che non si devono confrontare con il lascito di un Collezionista così preciso come Giuseppe Panza. Al momento la situazione è quella in cui tutti siamo consci della complessità di ciò in cui ci troviamo a operare e penso davvero che da questa consapevolezza siano nate e stiano nascendo una serie di azioni, consce o meno, che ci portano ad aspirare sempre al meglio. Il punto di forza è l’internazionalità del bene, il fatto che la collezione Panza sia conosciuta a livello mondiale; uno dei punti di minor forza, invece è la dislocazione un po’ periferica legata però anche ad alcune difficoltà strutturali della città di Varese. Una fra tutte la possibilità di raggiungerci con mezzi pubblici agevoli e non solo da Milano. Le cose stanno recentemente cambiando, ci sono diversi progetti in città tra i quali uno in particolare che, finalmente, è già stato realizzato, cioè a Varese non arrivano più solo i treni da Milano, ma anche da Como e dalla Svizzera, da Lugano. Esistono, inoltre, progetti di mobilità sostenibile e biciclette a disposizione di chi voglia raggiungere la villa con questo mezzo, ad esempio. Penso che a breve inizieremo tutti a sfruttare sempre più consapevolmente queste possibilità

Barry X Ball tra alcune sue opere,
formazione volontari Villa Panza
D: Cosa può fare Villa Panza per aiutare l’arte contemporanea?
R: Credo che continuare a proporre mostre di qualità, come quelle presentate in questi anni, sia la strada giusta: mostre che dialogano con la collezione e con “l’eredità” di Giuseppe Panza. Dobbiamo però anche insistere nel solco delle azioni di divulgazione delle mostre per fare in modo che i loro contenuti risultino accessibili a un pubblico sempre più esteso e non solo agli addetti ai lavori. Quindi, in riferimento a questo punto specifico è fondamentale l’attività dei volontari che, come te, ogni giorno instancabilmente accogliete, spiegate, narrate i contenuti dell’esposizione. In merito a ciò abbiamo dei riscontri oggettivi e, infatti, i positivissimi commenti lasciati dai visitatori, sia sui social che in villa, lo dimostrano ampiamente.

D: Ci puoi tracciare il profilo del visitatore tipo di questo bene FAI?
R: Tracciare un’unica tipologia di visitatore è praticamente impossibile. Gli scenari cambiano in continuazione a seconda della mostra in corso, della stessa collezione permanente e anche in base alle attività svolte. Ad esempio, le attività domenicali, oppure le attività più “ludiche” organizzate per le festività di Pasquetta o delle feste di aprile e maggio portano dei target differenti, più legati ai nuclei familiari che vivono la villa in modo differente rispetto a chi, invece, è più interessato ai contenuti storico artistici. Esistono dunque pubblici diversi che fruiscono di questo bene in modi differenti. A ciascun tipo di bisogno noi cerchiamo di rispondere con soluzioni di alta qualità sempre mirate a creare valore. Infatti, è molto molto bello vedere i papà che si aggirano nel parco con i passeggini, le mamme con i bambini, anche molto piccoli, che vengono accompagnate, guidate nelle attività laboratoriali dai nostri animatori. Inoltre, ad esempio, la mostra di Robert Wilson, che si è appena conclusa, ha registrato dei buoni ingressi di pubblico giovane, forse anche per via dello stesso mezzo utilizzato dall’artista, il video. 

D: Considerando che dietro a ciascun lettore – proveniente da differenti regioni italiane – ci sia un potenziale visitatore, o un potenziale volontario quale messaggio/consiglio vorresti lanciare da questo blog?
R: Beh innanzitutto, in modo indifferenziato per il visitatore e per il volontario, direi di vivere i nostri beni, di partecipare alle visite, di stare e sostare nei giardini con i bambini, di godersi dei momenti di “ozio operoso” cioè di svago, che però porta sempre con sé un arricchimento. Diventare soci FAI significa proprio questo, cioè partecipare e, di fatto, partecipare significa conoscere. Poi se si ha la possibilità di dare qualcosa in termini di tempo, competenze e conoscenza, come volontari, direi che è ancora meglio. I volontari penso che siano la ricchezza primaria della fondazione e la base della piramide.

D: Ultima domanda, importantissima: come possono contattare il FAI tutti coloro che intendono svolgere un servizio di volontariato?
R: E’ molto semplice e le formalità sono davvero poche, possono farlo attraverso il nostro sito https://www.fondoambiente.it/sostienici/diventa-volontario/ direttamente da lì è possibile scegliere l’ambito o il bene o delegazione con la quale si vuole interagire.
Per i beni, ad esempio, si possono anche contattare direttamente i punti di accoglienza https://www.fondoambiente.it/luoghi/beni-fai in modo da avere un contatto diretto.
Per i Beni della zona di Varese: Villa Panza, Monastero di Torba, Villa Bozzolo, Casa Macchi è anche possibile contattarmi direttamente via mail all’indirizzo g.giorgetti@fondoambiente.it

È arrivato il momento dei saluti. Grazie del tempo che ci hai dedicato, Giovanni! È stato un onore e un vero piacere ospitarti. Mi auguro che passerai ancora a trovarci :)

Siamo quasi giunti alla conclusione del post. Prima, però, vi ricordo che dal 12 Aprile fino al 9 Dicembre Villa Panza ospita “The end of history”, la retrospettiva dell’opera del celebre artista californiano Barry X Ball.

E ora ecco la domanda per voiqual è la vostra opinione riguardo al volontariato FAI?

Aspetto i vostri commenti e/o le vostre domande.
Grazie a tutti, un caro saluto e a presto! ^__^

Eccomi! Se ti è piaciuto il post condividilo sui tuoi
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Grazie e Ciao! ^__^




20 commenti:

  1. Sono felice di aver scoperto questo meraviglioso mondo.
    Il ruolo di volontario a Villa Panza, mi ha dato la possibilita' di vivere appieno, intere giornate all' insegna della bellezza

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    1. Ciao Manuela, ti ringrazio di aver lasciato questo bellissimo commento, che condivido al 100%! Anch'io, come te, sono davvero orgogliosa di appartenere al gruppo volontari FAI e considero l'attività che svolgiamo a Villa Panza un grande onore. Non c'è nulla di più bello che godere di tutta questa bellezza rendendoci anche utili a proteggerla. Un abbraccio e a presto! ^__^

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  2. Il FAI è molto importante, il volontariato nel suo settore è un ottimo modo per far sì che la persona comune percepisca il legame con la bellezza storica e artistica del proprio territorio. Molta gente quasi ignora il patrimonio del proprio comprensorio, salvo poi restarci male quando, causa incuria o cataclisma, un edificio antico va perduto per sempre.

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    1. Parole sante!
      Spesso alla cittadinanza manca la consapevolezza del proprio patrimonio storico, artistico, paesaggistico. Poi, quando un bene prezioso che non ha ricevuto la tutela e la manutenzione necessarie va perduto per sempre, generalmente inizia il coro delle lamentele.
      Purtroppo, già da molti anni assistiamo a un progressivo taglio dei fondi pubblici destinati al paesaggio nel nostro Paese. È una triste realtà con la quale siamo tutti chiamati a fare i conti.
      Per fortuna, esiste una fondazione come il FAI che si sforza, con ottimi risultati, di salvaguardare tutta questa meraviglia – che è un bene di tutti – ma per proseguire il proprio mandato ha bisogno dello sforzo di ciascuno di noi.
      Ecco allora che le donazioni e i volontariato acquistano un valore aggiunto.
      Grazie mille di aver lasciato questo importante commento, Ariano!
      Un caro saluto e a presto 

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    Se avessi bisogno di altro aiuto chiedi senza problemi.
    Grazie infinite! 😊

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  4. Per l'Italia il FAI è importantissimo. Spero che questo articolo abbia la massima condivisione. Io mi sto adoperando in tal senso. Un abbraccio

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    1. Grazie di cuore, Lisa: sei una grande amica!
      Ricambio con tantissimo affetto l'abbraccio

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  5. L'arte e la bellezza sono uno dei modi per salvarci, per renderci etici ed empatici, per darci strumenti in più, attrezzi veri e propri per affrontare la vita e le sue difficoltà o le scelte che ci mette di fronte: renderci più resilienti.
    Personalmente sono proprio grata al FAI e ai suoi volontari per quello che fanno in Italia. Ho trovato sempre persone con la passione che descrive Giovanni Giorgetti e che hanno saputo rispondere alle mie curiosità e alle mie domande con competenza e garbo. Mi sa che è venuto il momento di tesserarmi: o almeno di fare questo regalo a mia figlia.
    Un doppio grazie a te, Cle, per raccontarci del Fai così bene, tramite la tua intervista e le altre informazioni e anche per la tua attività di volontaria!

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    1. Questo commento è davvero prezioso, Silvia: evviva! *__*
      Hai proprio ragione: nulla è più potente dell’arte e della bellezza che insieme offrono a ciascuno di noi l’opportunità di riscattarci dalle pesantezze e brutture del quotidiano, rendendoci più forti, ricchi, etici e resilienti.
      Anche il tuo giudizio sui volontari mi riempie di gioia, quanto quello di Giovanni Giorgetti, perché anch’io posso testimoniare che si tratta di persone squisite (mi riferisco soprattutto ai miei colleghi di Villa Panza, che conosco direttamente, ma lo estendo a tutti i volontari FAI) che si spendono, con sincero trasporto e tatto, andando incontro ai più disparati bisogni dei visitatori.
      Per quanto mi riguarda, tento umilmente di dare il mio contributo, ma ti assicuro che ciò che ottengo in cambio ripaga oltremisura qualsiasi attesa!
      Grazie di tutto e, in particolare, grazie di aver deciso di tesserarti.
      Un forte abbraccio. ^__^

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  6. Ma che bello, sono felice che ci siano persone così impegnate nella tutela del nostro patrimonio culturale e ambientale. Non posso che dirti grazie, oggi ho imparato una cosa nuova.

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    1. Carissimo Max, sono felice di vederti di nuovo attivo sul blog e non vedo l’ora di tornare a leggere i tuoi post!
      Riguardo al tuo commento posso solo ringraziare a mia volta, il FAI che si prende carico di portare avanti progetti meravigliosi, coinvolgendo sempre più persone e sollecitando in loro la voglia di godere e aver cura dei beni del Paese, poi tutti quelli che si mettono in gioco per apportare un contributo, qualunque esso sia, e, te che mostri di apprezzare tutto questo.
      Come ben sai, l’Italia del volontariato, qualunque esso sia, è viva, partecipe e sempre molto preziosa, per cui riporto a tutti i volontari i tuoi ringraziamenti!
      Un abbraccio speciale e a presto :)

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  7. Il FAI compie davvero un lavoro encomiabile, se tante bellezze sono state sottratte al degrado è stato per merito del FAI.
    Ciao e grazie!

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    1. Un salutone anche a te, caro Nick, ancora grazie di esser passato a commentare e trasferisco tutti i tuoi complimenti ai volontari che passano a leggere questo blog! :)

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  8. Cara Clementina ancora un argomento che ci trova vicine a collaborare per la bellezza..
    Anch'io volontaria FAI e come docente impegnata nel coinvolgimento della formazione dei ragazzi in qualità di ciceroni nelle Giornate FAI di Primavera che abbiamo organizzato a Pescara e provincia nel mese scorso..Per me il FAI offre un grandissimo privilegio agli studenti perché non si limita alla conoscenza o all'informazione del patrimonio artistico, ma avviando verso un percorso di formazione ne risveglia le coscienze, li educa alla bellezza, ne sollecita l'interesse verso quell'immenso museo a cielo aperto che è il nostro paese. Le mie classi ogni anno diventano classi amiche ed i ragazzi si portano dentro questa forza della conoscenza che va ben oltre il dovere scolastico o l'impegno negli anni di studio, diviene seme che sviluppa la sua pianta nel tempo futuro, accompagnando per mano questi giovani e portandoli ad amare apprezzare proteggere e salvaguardare quanto di bello e testimonianza del nostro passato c'è stato e c'è nel nostro territorio.
    I progetti del FAI sono interessanti e ho sempre toccato con mano quanto riescono a coinvolgere i miei studenti..ora siamo stati selezionati per l'ultima fase del Torneo del paesaggio e le ragazze coinvolte nella selezione sono state entusiaste ed appassionate nel mettere in atto delle strategie per la salvaguardia di una strada panoramica bellissima e poco valorizzata del nostro Abruzzo.
    Mercoledì sarò a Roma a Palazzo Caetani in via delle Botteghe Oscure per una giornata di formazione/ orientamento per noi docenti sul tema dell'alternanza scuola/lavoro che vede già da molto prima delle direttive ministeriali la nostra scuola collaborare con il FAI.
    Anzi a questo proposito potrei mandarti un DVD, se ti interessa, su un percorso turistico/culturale dei luoghi dannunziani in Abruzzo, veramente bellissimo e con riprese spettacolari realizzato in collaborazione con il FAI e il MIUR.
    Come sempre ti ringrazio per l'opportunità che ci regali di affrontare temi interessanti
    Ti abbraccio Patrizia Rossi

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    1. Meraviglioso questo tuo contributo, Patty!
      È proprio vero che indipendentemente dalla vicinanza, quando si condividono gli stessi valori ci si “trova”!
      In merito a ciò che scrivi del FAI posso solo sottoscrivere ogni tua parola e l’autentica passione che trapela da ciò che scrivi e da come lo comunichi, non solo ti fa onore, ma è davvero contagiosa :)
      Per quanto riguarda le Giornate di Primavera, trovo bellissimo che i tuoi studenti abbiano dimostrato tanto fervore. Anche a me, che nella stessa circostanza è stato chiesto di contribuire, come ad altri miei colleghi volontari, alla formazione dei liceali di Varese, è rimasta la netta impressione di un coinvolgimento sincero ed entusiasta di questi giovani. Credo che un simile riscontro sia di per sé un grande successo per tutti.
      Inoltre, ti faccio tantissimi auguri e complimenti per il proseguo della tua attività di docente partecipante alla formazione dell’alternanza scuola/lavoro (un vero fiore all’occhiello) e ti contatterò al più presto per quel DVD sui luoghi dannunziani.
      Grazie di cuore di tutto, ricambio con grande affetto l’abbraccio!

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  9. Un articolo che merita di essere letto e conservato nella memoria. Il FAI è ancora un faro che tiene viva la speranza di salvaguardia dell'immenso patrimonio di cui siamo detentori. Sono davvero felice della tua partecipazione Clementina, del tuo coinvolgimento in quello che rappresenta uno strumento di tutela del nostro bene più prezioso. Ho visitato paesi che di una pietra ne hanno fatto un monumento. Noi abbiamo a disposizione centinaia e centinaia di opere d'arte e paesaggistiche da far invidia al mondo intero. Spero che il FAI resti saldamente al comando di un'iniziativa lodevole e unica. Grazie Clem, a te, e a tutti i membri di questo straordinario comparto che sostiene il passato guardando al futuro.

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    1. Anna, carissima, come sempre hai toccato il cuore della questione: siamo ricchissimi di arte e paesaggistica incantevoli, da far invidia al mondo intero, e per contro arranchiamo nello sforzo di proteggerlo e valorizzarlo, da soli. Per fortuna il FAI esiste, è un faro ben acceso ed efficace che risveglia le coscienze sopite e alimenta la speranza della salvaguardia di questo tesoro.
      Ogni tua parola rimane qui come scolpita nella roccia a beneficio di tutti i volontari e delle persone che, come te, credono in questo progetto: grazie infinite!

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  10. Carissima Clementina, fra le mille cose da fare in questi giorni (l'ultima replica di Finding Anne Frank mi ha impegnata molto) trovo finalmente modo di leggerti e risponderti.
    Sono molto contenta, perché il suggerimento di scrivere del Fai credo ti sia arrivato da me, e questa intervista chiarisce ulteriormente molti punti di questa meravigliosa iniziativa.
    La scoprii anni fa, quando in una delle domeniche Fai ebbi modo di visitare la casa di Pirandello a Roma (devo avere delle foto da qualche parte) ed entrai in contatto, da spettatrice, con il volontariato e la sua azione di divulgazione culturale.
    Credo che il Fai sia una delle realtà più belle e nobili di questo paese. Mi è capitato di sostenerlo anche con la scuola, grazie all'iniziativa di un collega che sensibilizza ogni anno gli alunni sull'esistenza di questa associazione. Ci sono arrivati materiale e inviti (al momento però le uscite sono molto limitate e non ho potuto "scialare" come facevo di solito) e molti ragazzi hanno fatto domande sul volontariato. Forse è proprio questo l'aspetto che affascina di più coloro che si accostano a questa realtà. Io stessa ho accarezzato a lungo l'idea. Vivendo vicino Roma avrei modo di estendere la mia azione su un ampio raggio di meraviglie. Ho abbandonato l'idea da quando ho fondato la mia associazione teatrale, che mi impegna moltissimo, per fortuna o purtroppo.
    Quel giorno, alla residenza Pirandello c'erano molti giovanissimi fra i volontari e questo è l'aspetto che più mi è piaciuto. La formazione delle nuove generazione DEVE essere una missione che non si può né improvvisare né mollare. È quello che incessantemente cerco di fare col mio teatro, per altro.
    Grazie per questo meraviglioso post e complimenti a tutti coloro che si impegnano nella salvaguardia di quell'immenso patrimonio che è l'Italia.

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    1. Sono io a volerti ringraziare, carissima Luana, per avermi chiesto di trattare questo argomento, oltre che per esser passata a lasciare il tuo prezioso contributo, nonostante gli impegni pressanti!
      Dunque, riprendendo ciò che scrivi, vorrei sottolineare che la presenza dei giovani in occasione delle giornate speciali di apertura di tutti i beni FAI, inclusi quelli normalmente chiusi al pubblico, ma anche quelle di Primavera, sono una costante da diversi anni a questa parte. In realtà, il FAI promuove sempre più iniziative tese ad abbracciare questo pubblico, dando vita a un percorso virtuoso che prosegue e proseguirà senz’altro per molto tempo. L’obiettivo della fondazione, che è appunto quello di sensibilizzare le coscienze verso i beni artistici, culturali e paesaggistici del nostro paese, non può fare a meno di considerare i giovani quale parte essenziale del processo.
      Anche la metodologia didattica secondo cui gli studenti affiancano un periodo di formazione teorica in classe con una più pratica presso un’azienda, cioè l’alternanza scuola lavoro, è entrata all’interno dei beni FAI.
      Di recente, però, sono venuta a conoscenza, tramite la stampa, di proteste, credo a Napoli, da parte di alcuni studenti che criticavano aspramente gli enti privati di aver “ucciso la loro libertà” – cito testualmente – i quali “ sotto la presunta formazione nascondono l’utilizzo del lavoro gratuito di studenti e studentesse” allo scopo di “ soddisfare i loro interessi”.
      Ecco, non mi permetto di entrare nel vivo di questa polemica, di cui tra l’altro ignoro i risvolti, ma da volontaria vorrei riportare la mia personale esperienza in merito al sopraindicato progetto “Apprendisti Ciceroni”, dicendo semplicemente ciò che ho visto e continuo a vedere con i miei occhi.
      Premetto che, anche se può apparire scontato, i giovani non sono tutti uguali e, pertanto, anche all’interno del contesto in cui agisco in tale veste non tutti rispondono con lo stesso gradiente di coinvolgimento emotivo. Ciò detto, ho la netta impressione che il percorso di formazione, oggetto di disquisizione, sia più che evidente, quindi tutt’altro che presunto.
      Ho visto e vedo regolarmente studenti, precedentemente preparati in classe dai loro insegnanti, seguire con interesse la parte formativa più pratica all’interno dei beni FAI, ovvero quella durante la quale viene loro indicato, in modo professionale, attento e scrupoloso, come approcciare il visitatore, come “educarlo” alla visita, quali informazioni offrire e dettagliare rispetto a quelle sulle quali sfumare, come gestire le tempistiche, e così via.
      Non escludo che in mezzo a tanti di questi giovani ve ne siano di meno motivati, come magari quelli che si “imboscano” per evitare di sostare ore e ore in piedi nell’attività di presidio al bene. Tutto può essere, come del resto possiamo osservare ovunque al di fuori di questa istituzione, però ritengo che non vi sia nulla di improvvisato, nulla di approssimativo, o di superficiale, sbrigativo, raffazzonato, o maldestro, irrispettoso e maleducato, da parte dei responsabili FAI. Anzi!
      Dal mio punto di vista si tratta di un percorso fruttuoso, ricco di stimoli, valorizzante e capace di risvegliare nelle nuove generazioni l’attenzione e l’amore per quanto di bello esiste nel nostro territorio, spingendole a prendersene cura e proteggerlo. È una proposta nella quale due parti si incontrano per dare ciascuna qualcosa all’altra: c’è uno scambio proficuo tra gli attori in gioco e, inoltre, guardandola da un’altra prospettiva, si tratta di un’operazione che ha ricadute sociali decisamente positive e importanti. A questo proposito, annovero anche ciò che stai facendo tu, con la tua associazione teatrale, nella medesima casistica e non posso fare a meno di porgerti tutti i miei più sinceri e calorosi complimenti!
      Insomma, è davvero un peccato giudicare queste lodevoli iniziative come qualcosa di sterile.

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    2. Purtroppo ogni realtà, anche un'ottima realtà come il Fai, può avere i suoi luoghi più "deboli". Un'associazione di volontariato su scala nazionale, che magari fa gola alle scuole che si guardano attorno alla ricerca di attività per l'alternanza scuola-lavoro o per crediti scolastici, può anche accogliere tantissimi ragazzi poco o nulla motivati. Importante è che si vada avanti, che si valorizzino i tanti che fanno un lavoro eccellente. Che l'arte sia sostenuta, supportata, divulgata. Le associazioni di volontariato in Italia sono una manna in questo senso. Io nel mio piccolissimo, cerco di fare altrettanto, ma sono davvero un granello di sabbia, per giunta nata da pochissimo. Grazie per le tue parole, Clementina.

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dani.sanguanini@gmail.com