lunedì 12 giugno 2017

Tarocchi classici: le figure negli Arcani minori _ i Cavalieri_1/2



Dopo fanti, regine e re, è giunto il tempo di dedicare un meritato spazio ai cavalieri… e, infatti, ho preparato per loro ben 2 post!

In questa prima parte faremo il punto sull’immagine del cavaliere nella storia, soffermandoci su un personaggio che a breve vi svelerò e che è strettamente legato al mondo dei Tarocchi. Parleremo di costui, sia attraverso una breve biografia, e sia tramite un tour virtuale all’interno del suo castello.


Nella prossima puntata, invece, affronteremo la figura dei cavalieri nell’ottica dell’analisi simbolica dei Tarocchi.

Chi erano, dunque, i cavalieri?

L’istituzione medievale della cavalleria, nell’immaginario collettivo, è diventata emblema di ogni generosa dedizione all’ideale. Per tradizione, il cavaliere, è la figura più nobile e gloriosa, il guerriero che sa usare con coraggio le sue armi, ma è anche capace di mantenere fede, con lealtà, al suo signore, colui che è sempre pronto a prender le difese dei deboli, degli oppressi, delle donne: in poche parole, il paladino della giustizia.

A forgiare questo modello ha contribuito soprattutto la letteratura, inizialmente con i poemi del “ciclo carolingio”, e in seguito con quelli del “ciclo arturiano, dedicato alle vicende di Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda.

Al di là dell’aspetto più poetico, il cavaliere, però, era un esperto del combattimento e quindi della guerra
La cavalleria, infatti, nasce come una categoria professionale, riservata a persone di estrazione variegata (umile o nobile), necessariamente legata alla nobiltà, che aveva bisogno di difendere i propri territori, così come di annetterne altri. Si tratta, dunque, di un ordine professionale che, nell’arco dei secoli, si è evoluto seguendo le trasformazioni della società e quindi anche dell’economia e delle tecniche belliche del Medioevo, subendone l’influenza e adattandosi per necessità. 

Questa classe, più o meno nel XII secolo, si è dotata di un’etica e di un vero e proprio codice di comportamento, della cui dignità si è appropriata, col tempo, la nobiltà e, intorno al XV secolo, a seguito di ulteriori mutamenti di costume, ha subito un’aggiuntiva metamorfosi.

Nascono così i Capitani di Ventura, in pratica, i cavalieri mercenari…  siamo agli albori degli eserciti moderni, vere e proprie strutture permanenti, dotate di amministrazioni burocratiche, in cui la figura del comandante va, via via scemando.

Per parlarvi di loro punto la lente d’ingrandimento su un rilevante personaggio di quell’epoca: Bartolomeo Colleoni.

Cristofano Dell'altissimo, Bartolomeo Colleoni,
serie gioviana, Galleria degli Uffizi,
ante 1568, fonte Wikipedia
Chi era costui?

Se ricordate, nella prima puntata di questo lungo ciclo dedicato ai Tarocchi, avevamo parlato della collezione del mazzo Visconti- Colleoni, quello, per intenderci, conservato, in parte presso la biblioteca Pierpont-Morgan di New York, in parte presso l’Accademia Carrara di Bergamo, e in parte presso privati. 

Bene, stiamo parlando del discendente più significativo del casato dei Colleoni, l’uomo cui si legano quei meravigliosi e preziosissimi cartoncini.

Regina di Spade, collezione mazzo Visconti-Colleoni,
Pierpont-Morgan, New York, fonte Wikipedia



Bartolomeo Colleoni (1395 – 1475), figlio di Paolo Colleoni e Riccadonna Saiguini de' Vavassori di Medolago, discende da una ricca e nobile famiglia di origini longobarde, decisamente intraprendente (il padre e gli zii conquistarono il castello di Trezzo d’Adda, di Bernabò Visconti, durante il torbido periodo di reggenza del Ducato di Milano da parte di Caterina e Giovanni Maria Visconti). 

A scanso di equivoci, il patronimico di Bartolomeo, di cui egli stesso andava fierissimo, al punto di rappresentarlo, con orgoglio, addirittura triplicato sullo stemma e da farne un temuto grido di guerra, era per l’appunto Coglioni, da intendersi nell’accezione popolare di testicoli. Dunque, il significato del cognome è tutt’altro che dispregiativo, ma semmai volto a indicare una stirpe di persone capaci e degne di ammirazione).
Come dice il saggio: "sui gusti non si discute"! :-)




Lo stemma Colleoni all'interno della Sala dei banchetti, presso il castello di Malpaga. Si tratta di uno stemma inquartato: d’oro, nel 1° quadrante, con Aquila coronata dei Martinengo (a sancire l’alleanza con il casato della moglie Tisbe); di rosso e bianco, nel 2°, con le tre figure colleonesche a contrasto; di bianco e rosso e caricati di pezze onorevoli, il 3° e 4°. 

Intorno a sei-sette anni, Bartolomeo inizia il lungo e duro tirocinio per diventare cavaliere (esercizio fisico, addestramento all’uso delle armi, arte dell’accudimento del cavallo e dell’equipaggiamento militare, assistenza al cavaliere in campo di battaglia), a ventuno, quando già si è distinto in mezzo ai tanti competitori, riceve la sospirata investitura (tanto lunga era la strada per diventare cavalieri!) e, a trenta (nel 1425 circa), la sua fama è tanto diffusa che viene chiamato a servizio presso la Serenissima, sotto il comando del Carmagnola.

Nel giro di pochi anni, diventa ricchissimo, possiede un patrimonio enorme (tra cui terreni e immobili sparsi un po’ ovunque) e un esercito di ben seicento uomini.   

Quasi quarantenne, nel 1434, sposa Tisbe Martinengo, appartenente a una delle famiglie più importanti della nobiltà bresciana e dalla quale avrà tre figlie. Ma nell’arco della sua lunga esistenza, il condottiero diventerà padre di altre cinque figlie illegittime.

A quei tempi i capitani più capaci venivano contesi tra le corti più prestigiose e rimunerati “profumatamente”. I vari governi, però, tendevano a intessere tra loro alleanze di convenienza, disegnando in quel modo rapporti sempre più fluttuanti. In questo quadro burrascoso non mancavano certo gli intrighi, i doppi giochi e le trattative segrete, così come non scarseggiavano capitani di ventura che ambivano ad assurgere posizioni di comando all’interno dei governi, rendendo la situazione ancora più ingarbugliata.
Colleoni si trova, così, a servire in momenti alterni due dominazioni rivali e fermamente intenzionate a espandersi, l’una ai danni dell’altra: la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano.
In questa gara in cui ciascun capitano sgomita a più non posso pur di mettersi in mostra dinanzi ai Signori dei vari potentati, Bartolomeo rimane schiacciato tra tre concorrenti (tre vecchie volpi), di diversa estrazione che, attraverso varie acrobazie, ostruiranno le sue ambizioni politiche (sia sul fronte milanese, che su quello veneziano): il Carmagnola, Francesco Sforza, il Gattamelata.

Sorvolando sulle numerosissime vicende belliche che si susseguono in quel periodo, arriva il 1454, momento in cui il nostro capitano, alle soglie dei sessant’anni, stringe con Venezia un patto vincolante (rimarrà Capitano Generale della Repubblica Serenissima sino alla fine dei suoi giorni) e alquanto clamoroso, attraverso il quale, infatti, ottiene la somma di 100.000 ducati: una vera fortuna!

Nel 1456 trasferisce la sua residenza da Bergamo a Malpaga, località che costeggia il fiume Serio e la Via dei Mercanti (particolarmente esposta agli assedi dei nemici che provengono dalle terre germaniche, quindi pericolosa. Da qui l'origine del toponimo: Malus Pagus= villaggio pericoloso), e vivrà in questo castello per il resto della vita, insieme alla moglie Tisbe e le otto figlie

sempre nella Sala dei banchetti si trova questa mappa realizzata
nel XVI secolo e che riproduce i possedimenti di Bartolomeo
presso Cavernago
In questa dimora passeranno moltissimi artisti e ospiti illustri, come Borso d’Este, i figli di Francesco Sforza (tra cui anche Ludovico, detto il Moro), Carlo di Borgogna, detto il Temerario, Re Cristiano I di Danimarca.

questa è una riproduzione recente della stessa mappa:
il quadratino contrassegnato con il n° 1 è il castello
Da lì in poi, mette in campo un ragguardevole impegno civile a favore della collettività, con un occhio di riguardo verso i ceti meno abbienti. Fonda un’istituzione benefica che avrà come obiettivo principale quello di fornire doti alle fanciulle povere della bergamasca (fondazione tutt’oggi esistente), e si occupa della gestione delle acque bergamasche attraverso una serie di interventi significativi: bonifiche, costruzioni di reti di irrigazione, ristrutturazione di terme,…   

Bartolomeo morirà nel suo letto, il 3 novembre 1475, alla veneranda età di ottant’anni.

Ora, vi mostro delle altre foto che ho scattato durante la visita al castello di Malpaga. La cittadella, molto ben conservata, è ricchissima di affreschi e all’interno del dongione sono stati riprodotti, con rigore storico, il letto del Colleoni, alcuni oggetti di vita quotidiana e gli indumenti che indossava. 
Queste immagini, oltre a testimoniare l’altissimo valore artistico delle opere in essa contenute (tra cui l’affresco del XV secolo, Dame al gioco dei Trionfi) e le imprese del condottiero, suggeriscono anche il modus vivendi dei cavalieri e il perenne stato di all’erta nel quale versavano.

Entriamo in questa fastosa reggia, seguitemi!


Veduta del Castello di Malpaga dall'ingresso Est. Scatto personale

Al piano terra troviamo la Sala dei Banchetti, il locale dentro il quale si svolgevano le udienze e in cui venivano accolti gli ospiti. Su ogni parete possiamo osservare dei pregevoli affreschi nello stile del realismo lombardo, attribuiti a Fogolino, un allievo del Romanino, che risalgono al XVI secolo. A commissionarne la realizzazione fu un erede di Bartolomeo, che in quel modo volle rendere omaggio al suo casato. La loro particolarità è, infatti, quella di riprodurre alcune scene topiche della biografia del Colleoni, fatti che si svolsero durante i tre giorni in cui Re Cristiano I di Danimarca arrivò in visita al castello.
Ve ne mostro solo alcuni, perché, sebbene la guida mi abbia autorizzata a scattare le foto (rigorosamente senza flash), trovo più corretto invitarvi a visitare di persona questo delizioso castello. Tenete presente che il Colleoni è sempre riconoscibile dal berretto rosso sulla testa. 

   
Scena dell'ingresso di Re Cristiano di Danimarca a Malpaga, Sala dei banchetti, Fogolino, XVI sec. Scatto personale


In occasione del soggiorno del re danese venne organizzato un torneo. Eccolo rappresentato nel seguente affresco, il quale, oltre a mostrarci con precisione i singoli dettagli (i costumi, le gualdrappe, gli stendardi, le armi spuntate, le tribune degli spettatori,...), ci offre anche l'opportunità, sia di ammirare la famosa lizza, la palizzata che veniva eretta per recintare il luogo dei combattimenti, che di comprendere meglio quale fosse il compito dei fanti


Scena del Torneo, Sala dei Banchetti, Malpaga, Fogolino, XVI sec. Scatto personale

Secondo le usanze del tempo, oltre alla giostra, arrivava il momento della caccia e nella rappresentazione di Fogolino è possibile ammirare una magnifica scena di caccia con il falco, che però non pubblico.  

Ebbene, tra tanti affreschi, non potevano certo mancare le scene del banchetto. Ma, l'artista, ancor prima di calarci nell'esperienza del pranzo, ci descrive un fatto inquietante! Stante che in una delle numerose scene dedicate alla organizzazione del convito è ben visibile l'assaggiatore, figura sempre presente nelle corti coeve, preposta ad accertare che il cibo non fosse avvelenato (il veleno andava di gran moda a quei tempi), pare che il nostro Bartolomeo, in prossimità dell'importante evento, abbia sventato un altro terribile attacco. Infatti, tra i tanti uomini impiegati al suo servizio, ve n'era uno che, approfittando della confusione di quei giorni di festa, dopo aver tramato a lungo, attentò alla vita del Colleoni, però senza successo: si trattava, nientemeno, che del suo scrivano. Osservando l'affresco, individuerete l'attentatore nascosto dietro la seconda colonna. Le minacce si celavano ovunque!  


Scena dell'attentato sventato, Sala dei Banchetti, Malpaga, Fogolino, XVI sec. Scatto personale
  
Ed ecco la scena del banchetto, vero e proprio. Al di là della squisitezza della fattura di quest'opera d'arte, che ci restituisce con precisione calligrafica uno spaccato attraverso il quale possiamo ammirare la fastosità della sala, l'opulenza del simposio, coi suoi servitori, i musici e così via,  possiamo anche notare come, ancora una volta, non ci si stancasse mai di essere prudenti. E, infatti, noterete che tutti i convitati mangiano con le mani: le posate potevano essere impiegate solo da una persona al tavolo, proprio perché rappresentavano potenzialmente delle armi!


il banchetto in onore di Re Cristiano I di Danimarca a Malpaga, Sala dei Banchetti, Fogolino, XVI secolo

Saliamo al piano nobile, dove troviamo le camere dei signori del castello: la grande camera da letto coniugale in cui prendevano alloggio Tisbe e le figlie, la camera delle figlie, quella degli ospiti, la sala da bagno e la camera da letto di Bartolomeo. Su questo piano gli affreschi sono tutti in stile gotico cortese del '400

Anche di queste opere ve ne mostrerò solo una parte. Inizio presentandovi la camera del Colleoni.
Sempre per rimanere sul tema della prudenza e del costante stato di allerta in cui viveva un Capitano di Ventura, vorrei richiamare la vostra attenzione su tre particolari. 

I primi due si riferiscono al camino e alla finestra. Il camino, era stato murato appositamente dal suo proprietario, che aveva anche fatto apporre alla finestra un'inferriata per evitare eventuali intrusioni di nemici.


particolare del camino della camera da letto di Bartolomeo Colleoni, Castello di Malpaga. Scatto personale 

Il terzo particolare ci viene restituito grazie alla riproduzione fedele dei mobili presenti in quel locale. Il letto dove dormiva Bartolomeo non era più lungo di un metro e cinquanta, sebbene l'uomo fosse molto alto per gli standard dei tempi, oltre un metro e ottanta. Il motivo risiede nel fatto che il nostro cavaliere dormiva seduto, probabilmente con la spada a portata di mano, sempre pronto a scattare in caso di allarme! 


particolare della camera di Bartolomeo Colleoni, Castello di Malpaga. Scatto personale

Un ultimo sguardo a questa camera per mostrarvi qualche altra meraviglia: una carrellata di strappi di affreschi in cui sono rappresentate le personificazioni delle Virtù: la Prudenza (poteva forse mancare?), la Temperanza, la Speranza, la Fortezza, e così via. 


particolare della camera di Bartolomeo Colleoni, affreschi del XV sec. Castello di Malpaga. Scatto personale

Passando sul Loggiato possiamo osservare, tutt'intorno alla dimora dei Colleoni, le case destinate ai soldati: così era sicuro di averli vicini a sé.


Veduta delle case dei soldati del Colleoni dal Loggiato del Castello di Malpaga. Scatto personale

Affacciandoci da una finestra, diamo un'occhiata alla Torre. Invece, in basso, sulla parete accanto alla quale sosta il gruppo di visitatori, trova alloggio un ulteriore affresco, questa volta rappresentante un'importante scena di battaglia. Si tratta della Battaglia della Riccardina, durante la quale il Capitano usò, per la prima volta, le armi da fuoco, annientando in quel modo il nemico. I tempi stavano decisamente cambiando!


Veduta della Torre, Castello di Malpaga. Scatto personale

Ora, ci sposteremo nella camera da letto coniugale, che come vedrete è interamente decorata, sulle pareti e sulle cantinelle del soffitto, sia con i classici temi tratti dal bestiario medievale e sia con temi che rimandano direttamente alla sfera dei Tarocchi.

Questa stanza, come già accennato, era riservata alla moglie e alle figlie. La camera è molto spaziosa e vi ricordo che al castello vivevano tutte otto le figlie del Capitano, sia quelle legittime, che quelle illegittime.   Anche attraverso le raffigurazioni che vi vengono accolte, ci possiamo rendere conto di quanto quest'uomo, che sarà stato senza ombra di dubbio tutto d'un pezzo e, probabilmente anche piuttosto spigoloso, in realtà doveva amare moltissimo la propria famiglia.

Nella prima inquadratura potrete osservare le cantinelle del soffitto, nelle quali spiccano gli elementi del bestiario. 




particolare del soffitto, camera coniugale, XV sec.
Castello di Malpaga. Scatto personale
Nella seconda, invece, vedrete la decorazione delle volte, a colori accesi e motivi ornamentali.


particolare delle volte,
camera coniugale, XV sec.
Castello di Malpaga.
Scatto personale 

    







Visitando il Castello avrete modo di scoprire moltissime altre pitture murali, una più bella dell'altra. 

Per quanto mi riguarda, concludo qui la mia esposizione con un ultimo affresco, ancora una volta contenuto all'interno della camera coniugale, nel quale sono rappresentate alcune dame intente al gioco dei Tarocchi.

E con quest'immagine, vi do appuntamento al prossimo post del ciclo Arcani, nel quale tratteremo la simbologia della figura dei Cavalieri



Dame al Gioco dei Trionfi, XV sec. camera coniugale,
 Castello di Malpaga. Scatto personale


A presto! :-)



ICONOGRAFIA:
Cristofano Dell'altissimo, Bartolomeo Colleoni, serie gioviana, Galleria degli Uffizi, ante 1568. Fonte Wikipedia
Regina di Spade, collezione mazzo Visconti-Colleoni, Pierpont-Morgan, New York. Fonte Wikipedia
Stemma di Bartolomeo Colleoni, Castello di Malpaga. Scatto personale
Mappa della giurisdizione di Malpaga e Cavernago, XVI sec. Castello di Malpaga. Scatto personale
Mappa rivisitata in chiave moderna della giurisdizione di Malpaga e Cavernago, Castello di Malpaga. Scatto personale
Castello di Malpaga, veduta dall’ingresso a Est. Scatto personale
Affresco nella Sala dei Banchetti: scena dell’ingresso di Re Cristiano I di Danimarca nel castello di Malpaga, XVI sec., attribuito a Fogolino. Scatto personale
Affresco nella Sala dei Banchetti: scena del Torneo, XVI sec., attribuito a Fogolino, Castello di Malpaga. Scatto personale
Affresco nella Sala dei Banchetti: scena dell’attentatore, XVI sec., attribuito a Fogolino, Castello di Malpaga. Scatto personale
Affresco nella Sala dei Banchetti: scena del banchetto, XVI sec., attribuito a Fogolino, Castello di Malpaga. Scatto personale
Particolare del camino nella camera di Bartolomeo Colleoni, Castello di Malpaga. Scatto personale
Particolare del letto nella camera di Bartolomeo Colleoni, Castello di Malpaga. Scatto personale
Particolare della camera di Bartolomeo Colleoni, strappi di affreschi rappresentanti le Virtù, Castello di Malpaga, XV sec. Scatto personale
Veduta delle case dei soldati dal Loggiato del Castello di Malpaga. Scatto personale
Veduta della Torre da una delle finestre del Castello di Malpaga. Scatto personale
Particolare delle volte della camera coniugale del Castello di Malpaga. Scatto personale
Particolare delle decorazioni del soffitto della camera coniugale, presso il castello di Malpaga, XV sec. Scatto personale
Dame al Gioco dei Trionfi, affresco all’interno della camera coniugale del Castello di Malpaga. Scatto personale

INFO UTILI:
Il castello è situato in Via Marconi, 20, CAVERNAGO (Frazione Malpaga) – (Bg).
In auto: Autostrada A4, uscita Seriate. Percorrere circa 3 Km sulla SP96 in direzione Cavernago, Malpaga

Le visite guidate si svolgono tutte le domeniche, da Marzo a Novembre, nei seguenti orari: 15,00; 16,00; 17,00. Non occorre prenotare 


16 commenti:

  1. Potevo farmi sfuggire questa puntata sul Cavaliere? Certo che no! I tuoi post sono come sempre incantevoli, oltre che ricchissimi di informazioni e materiale fotografico. Mi è venuta davvero voglia di visitare questo castello, che è spettacolare! C'è una visita guidata da prenotare per visitare il luogo?

    Per quanto riguarda il Colleoni e le sue otto figlie, che dire? Era davvero "beato tra le donne", e il fatto di essersele tenute tutte vicine mi fa pensare che amasse molto la vita di famiglia. Mi è venuto in mente il paragone del leone a riposo con le sue leonesse. Il particolare del letto corto rispetto alla statura per poter tenere la spada all'occorrenza è significativo, un po' come alcuni "professionisti" dei giorni nostri che dormono con la pistola sotto il cuscino.

    P.S. Ho notato che sei riuscita a cambiare anche la grafica del nome del blog.

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    1. Ciao Cristina, mille grazie! :-)
      Il castello è visitabile ogni domenica con l'ausilio della Guida e non occorre prenotare (da giugno a novembre). Gli orari sono: 15,00- 16,00- 17,00. Si trova in via Marconi, 20, Cavernago (frazione Malpaga) BG.
      Per quanto riguarda il "beato tra le donne", direi proprio di sì. Tra l'altro, avendo tenuto con sé le figlie illegittime, è facile immaginare che abbia mantenuto anche le rispettive amanti ;)
      Il particolare del letto è più che mai impattante. Esattamente come un killer professionista. Non oso pensare da quali stati d'animo fosse attraversato l'animo di quell'uomo, che, diciamolo pure, sarà stato ricchissimo, ma per conservare una simile opulenza ha anche pagato un prezzo altissimo.
      Ti piace la nuova grafica del nome?

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    2. Ho visto solo ora che dopo l'iconografia c'erano le INFO UTILI, scusa! La mia domanda era ridondante.

      Il fatto che Colleoni sia riuscito a raggiungere un'età così avanzata, con il "lavoro" che faceva e la durata della vita che era davvero breve, è una specie di miracolo. Anche su quello lo stemma che esibiva aveva il suo bel perché. ^_^ Il castello è una piccola fortezza, ma sembrerebbe anche una dimora confortevole. Evidentemente aveva voluto tenere con sé tutta la famiglia per proteggerla, specie perché erano tutte donne, ma anche assicurando loro degli agi. Sarei curiosa di sapere se le figlie si erano poi sposate, magari dopo la morte del padre.

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    3. Mi sono dimenticata di rispondere alla tua domanda sulla grafica del nome... oggi non ci sto con la testa. Sì, mi piace molto di più, hai fatto dei cambiamenti sull'immagine? Mi pare di aver letto una tua risposta a un commento che parlava di un'immagine unica.

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    4. Tutte le figlie di Bartolomeo, tranne Medea che morì giovanissima, si sposarono.
      In particolare, Ursina, la prima delle tre legittime, sposando Gherardo Martinengo, ebbe figli che acquisirono il cognome Martinengo Colleoni e diventarono i principali eredi del testamento. Il marito di Ursina divenne Conte di Malpaga e successore del suocero.
      In merito alla grafica, è probabile che sperimenterò nuovi accorgimenti... vedremo. Intanto, mi fa piacere riscontrare che si colga il miglioramento :) :D

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  2. Questa storia va dunque a intrecciarsi anche con quella del Diavolo di Cristina. Come nel suo caso, post ottimo!
    Riguardo alla grafica del nome del blog, riscontro un netto miglioramento rispetto alla versione precedente, un po' troppo rudimentale :-)

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    1. Ciao Ivano!!! Anzitutto ti ringrazio e mi prendo ben volentieri il complimento ;-) :-))
      Guarda, non si era organizzato nulla con Cristina, ma possiamo dire che tra noi la sintonia, certo, non manca e, del resto, mica siamo buone amiche per niente :D
      Infine, son contenta che anche tu apprezzi il cambio del logo. Si può far di meglio, molto probabilmente... vedremo cosa riuscirò a combinare ;-)

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  3. Un altro splendido articolo correlato di tutti gli elementi che ne fanno un vero capolavoro! A partire dalla figura di questo Cavaliere, il Colleoni, e la sua vita vissuta nell'azzardo e nel desiderio smodato di successo. Ho continuato ad imparare e conoscere aspetti della Storia che mi erano sfuggiti e che grazie a Clem mi sono stati svelati. L'incastro tra storia e raffigurazione è un vero lavoro di fino, un prezioso collage che si dipana nei sentieri della storia con leggerezza e curiosità. Le immagini e i dettagli accompagnati da scorci ameni diventano lo sprone a visitare luoghi sospesi nel tempo. Ottima la modifica alla pagina, anche se mi è sembrato di capire che è ancora un"Work in progress". Grazie Clem!

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    1. Quanto sono contenta quando leggo i tuoi commenti, cara Annamaria!
      Non spetta a me stabilire se questi complimenti siano meritati, ma intanto me li godo :D
      Grazie mille! :-))

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  4. Molto sontuoso, rispetto al solito, questo post della serie Arcani, che poi peraltro si rincrocia a quello di Cristina sul Bernabò. Del resto il Visconti era il Diavolo, no? L'Arcano XV. :)

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    1. Sulla figura del cavaliere desideravo offrire, possibilmente senza annoiare, anche un insieme di informazioni storiche. Ecco che, al di là delle date, ho citato qualche nome e, guarda caso, è saltato fuori anche il Diavolo. ;-) Et voilà :)
      Grazie, Marco, alla prossima!

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  5. Ciao Clementina,
    la storia di Bartolomeo Colleoni e del suo triorchismo non mi suonava completamente nuova ma non sapevo perché. Oggi ho svelato l'arcano: è ampiamente citata in "Homo Eroticus", una commedia del 1973 con Lando Buzzanca ^^

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  6. Ahahah! ^^ C’è sempre un arcano da svelare!
    Non conoscevo la pellicola, ma sono andata a leggere la trama e mi pare che il riferimento a Bergamo alluda elegantemente al nostro Bartolomeo… d’altronde, sarebbe stato uno spreco buttar via una storia così :D
    Ciao Ivano, grazie di aver lasciato questa chicca! :-) ;-)

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  7. Pensa che nel film si vede anche una visita alla Cappella, dove la guida parla del significato dello stemma e del cognome ^_^

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    1. Dunque il Colleoni viene tirato in causa direttamente! Ma pensa! Ma Buzzanca non impersona un bergamasco, giusto? Perché farei un po' fatica a immaginarlo ^^

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    2. No no, Buzzanca impersona un siculo esule a Bergamo.

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dani.sanguanini@gmail.com