(Per vedere il precedente post sui tarocchi, clicca qui)
«Dai dai, conta su... ah beh, sì beh/Ho visto un re/Sa l'ha vist cus'è?/Ha
visto un re!/Ah, beh; sì, beh […]/E sempre allegri bisogna stare/che il nostro
piangere fa male al re/fa male al ricco e al cardinale/diventan tristi se noi
piangiam/e sempre allegri bisogna stare/che il nostro piangere fa male al re/fa
male al ricco e al cardinale/diventan tristi se noi piangiam!»
Introduciamo questa puntata
dedicata alle figure dei Re nei
Tarocchi, con uno stralcio del testo
di Dario Fo, tratto dalla celebre canzone “Ho visto un re”, inserita
in uno spettacolo di canti popolari, andato in scena nel 1969, intitolato “Ci
ragiono e canto n°2”.
Locandina
di “Ci ragiono e canto, 2”, scritto da Dario Fo nel 1969, e messo in scena nel 1977 dal Collettivo teatrale La Comune |
La versione più popolare della canzone “Ho visto un re” è sicuramente quella incisa,
nel 1968, da Enzo Jannacci nel 45 giri della ARC (casa sussidiaria della RCA),
ma essa non raggiungerà la notorietà nell’immediato, bensì molti anni dopo. Se vi
va, vi racconto com’è andata.
Nel novembre del 1968,
Jannacci tenta di proporla alla televisione di Stato, ma viene inesorabilmente respinto.
Il cantante, forte del recente successo di “Vengo
anch’io. No, tu no”, ottenuto nella seconda puntata della trasmissione Canzonissima, aveva
deciso di sfidare, nell’immediata fase delle eliminatorie, Gianni Morandi, che
si presentava con “Tu che m’hai preso il cuor”. Invece, trova un muro: i dirigenti Rai glielo
impediscono, perché ritengono il testo di questa ballata inadatto al programma.
Quel testo è troppo sovversivo.
Copertina del 45 giri della versione di "Ho visto un re", ARC ed. |
La notizia
della bocciatura della canzone, che
l’amico Jannacci aveva provato a introdurre all’interno del festival canoro popolare
di timbro istituzionale, non meraviglia
più di tanto l'autore del testo, Fo, che, ben sei anni
prima, nel 1962, aveva ricevuto,
insieme alla moglie, Franca Rame, il “no” della censura da parte dei funzionari di viale Mazzini.
Cos’era
accaduto quell’anno?
Dario Fo e Franca Rame, anni 1950-1960 |
Fo e la Rame vengono chiamati in
Rai a condurre – guarda caso – proprio “Canzonissima”. I due conduttori
propongono uno sketch, che viene
dapprima approvato dalla dirigenza televisiva e, successivamente censurato. La
scenetta verteva sui lavoratori impiegati
nell’edilizia, ma in quelle ore era in corso la vertenza sindacale che li riguardava. Da quel momento in avanti
scoppia uno scandalo che andrà ad
occupare le prime pagine dei
giornali, coinvolgerà il Parlamento,
sfiorerà una riunione dei segretari dell’allora maggioranza di centro sinistra. Dario
Fo veniva bollato ufficialmente come un “guastatore”,
un personaggio troppo scomodo per le istituzioni e così, a
lui e a Franca Rame, viene impedito di affacciarsi sul piccolo schermo.
A quel
punto, i due decidono di muoversi all’interno di altri canali: il teatro
alternativo “di piazza”. Ma torniamo all’anno
di pubblicazione del disco “Ho visto un re”. Con “Ci
ragiono e canto”, filone teatrale e narrativo iniziato nel 1967 e
proseguito negli anni successivi, con le versioni 2 e 3, Fo riscopre e rielabora altri
canti di protesta della classe
sociale più debole, canti attraverso cui emerge, sempre più nitida e
cristallina la volontà di lotta del
popolo contro la persistenza di un potere
ritenuto sempre uguale a se stesso.
Ma in
questo periodo di grande fermento concettuale e organizzativo, l’artista si prepara a mettere in scena contestualmente
una nuova rappresentazione, nella
quale – guarda un po’ – tornerà fuori ancora una volta la figura del Re… anzi, si
affacceranno le figure di diversi re – e io ne approfitto per parlarvi ancora
un poco di questo grande uomo di teatro, insignito del premio Nobel nel 1997
;-)
1970 -
Locandina di “Mistero buffo” di e con Dario Fo, presentata il 23 gennaio al Teatro Alfieri di Asti |
Il tour di “Ci ragiono e canto 2”,
infatti, s’incrocerà con quello
della splendida “giullarata”, che verrà
reiterata fino alla fine da Dario Fo: stiamo parlando di “Mistero Buffo”.
“Mistero
Buffo”, come ricorda il regista Molinari, citato nel saggio di
Giangilberto Monti, “E sempre allegri
dobbiamo stare. Le canzoni del signor Fo”, nasce inizialmente come
fabulazione di diversi racconti, che
via via, col tempo, si arricchirà, di brani reinventati, tratti dai Vangeli
apocrifi, di racconti di origine francoprovenzale, di arlecchinate francesi, di
esibizioni dello Zanni (una maschera della Commedia
dell’Arte).
copertina di E sempre allegri bisogna staredi Giangilberto Monti, ed. Giunti |
Ma c’è
di più: all’interno di queste narrazioni farà spesso incursione l’attualità,
contribuendo, così, alla realizzazione di infinite
varianti dell’opera.
Protagonista assoluto della rappresentazione
scenica è il giullare – interpretato
chiaramente da Fo – che attraverso la parola, e con un linguaggio mutuato dai
dialetti lombardo-veneti e tanti onomatopeismi, sfocianti in un coloratissimo
multilinguismo – il grammelot – intrattiene il pubblico dando vita a un’infinità di
scene mirate a mettere in luce l’eterna
lotta delle classi subalterne contro il potere
economico e politico.
“Mistero Buffo” è, un’operazione
culturale, ma anche un’operazione politica, è uno spettacolo-conferenza teso ad aprire un dibattito con il pubblico, a smuovere gli animi degli spettatori
svelando loro la mistificazione degli avvenimenti storici nel corso dei secoli,
per farli giungere a una presa di
coscienza sull’attualità. “Mistero Buffo” è uno sberleffo a tutte le
convenzioni.
Solo dopo quindici anni dall’estromissione
da “Canzonissima”, nel 1977, l’attore
e drammaturgo tornerà in televisione, quando Raidue presenterà una serie di puntate
dedicate al suo amatissimo “Mistero
Buffo”. (Chi vi scrive, che all’epoca frequentava la scuola media, ha
conosciuto in quel modo Fo e il suo teatro e, da allora, non l’ha mai abbandonato!)
Come già accennato, non
mancano certo le figure dei Re in quella commedia, e fra i tanti episodi di cui
è composta, vale la pena di ricordare quello che apre Il primo miracolo del Bambin Gesù, con la scena in cui vengono
introdotti i Re Magi e anticipata la
presenza un altro re, anch’esso famoso, ma molto più truculento: Erode (episodio de Il primo miracolo del Bambino Gesù, tratto da Mistero Buffo, spettacolo di e con Dario Fo... non
perdetevi il video!).
Ma le tante interpretazioni dei
sovrani, che Dario Fo ci ha regalato
nel corso della sua lunga, fruttuosa e felice carriera, non finiscono qui poiché
ad un certo punto della sua vita disegnerà anche il suo personale mazzo di tarocchi!
Re di
Denari, tratto dal mazzo di Tarocchi ideati e disegnati da Dario Fo, Dal Negro ed. |
Ecco completato il cerchio ;-) e, ora, possiamo
proseguire la nostra consueta analisi delle figure negli arcani minori dei Tarocchi di Marsiglia, che oggi, come
previsto, si concentrerà sui Re.
Andiamo ad osservarli …
Già guardandoli insieme
notiamo che nessuno di questi personaggi ha lo sguardo rivolto al proprio
simbolo, quindi, a differenza delle Regine, i Re ci appaiono consapevoli del
proprio ruolo, ma concentrati verso l’altrove: il loro è uno sguardo rivolto al
futuro. Si tratta di archetipi risolti, realizzati e prossimi a distaccarsi dal
proprio dominio per conquistarne uno nuovo.
Inoltre, solo i Re di Bastoni
e di Spade sono giovani e sembrano in procinto di scendere dal trono per
muoversi, mentre i Re di Coppe e di Denari sono più anziani e più passivi.
Adesso, avviciniamone uno alla volta…
Re
di Spade:
Sebbene lo stile espositivo di
Jodorowsky sia molto distante da quello della Tuan, i due autori restituiscono di
questo personaggio un profilo abbastanza omogeneo. Il re di Spade emerge, così,
come un individuo sui quarant’anni tanto affascinante, in grado di esercitare
un pieno controllo sul destino, quanto pericoloso (soprattutto per Jodorosky e
io mi sento più vicina alla sua interpretazione). Personalmente trovo
inquietanti le due maschere che indossa sulle braccia, una di esse mi sembra
severa e l’altra sorridente: come se volesse dirci che, a seconda del lato che
vorrà far prevalere, acquisirà nei nostri confronti un atteggiamento e un tono,
oppure l’altro. Per questo lo considero sibillino. E trovo allarmante anche
vedere che tiene in entrambe le mani due oggetti contundenti: una spada e un
pugnale. Per questo lo trovo aggressivo. Nonostante il suo simbolo, la spada,
alluda alla vita militare, egli ci appare più come un uomo di intelletto,
astuto, seduttivo e ironico. È uno che mira a proporre riforme, ma che non
esita a dividere la sua platea per imporsi al meglio, è un fine stratega e
anche uno che sfrutta l’ingenuità altrui per affermarsi. Questo re, infatti,
può essere un avversario temibile, geniale, grintoso, capace di trovare appoggi
ovunque.
Quando la carta appare
capovolta, il fascino del personaggio rimane inalterato, ma si esasperano tutte
le sue caratteristiche, sia nella direzione dell’inerzia (diventando
improduttivo o reticente), sia nella direzione opposta (diventando un soggetto
incline all’impulsività, all’esibizionismo, al cinismo, alla boria)
Re
di Coppe:
I due autori concordano
appieno nel profilare l’immagine di questo re: un uomo generoso, giusto,
onesto, dotato di ferrea volontà volta all’altruismo e alla solidarietà. Questa
è la figura di un re anomalo: non è un uomo di comando, ma un uomo al servizio
dei propri sudditi. Anche i vestiti che indossa esprimono flessibilità, con la morbidezza
delle forme, e la sua posa rivela apertura, disponibilità, serenità.
Secondo la Tuan, nella carta
rovesciata si ribaltano di centottanta gradi le caratteristiche appena
enunciate: l’uomo serio e benevolo si trasforma in cialtrone, diventa un
individuo scaltro e privo di scrupoli, un truffatore, ma anche un violento e un
corrotto.
Re
di Denari:
Prima di esporvi l’opinione
dei due autori, vi anticipo che mi ha sempre incuriosito la postura di questo
re. Ai miei occhi, quella gamba incrociata assume un significato di chiusura,
magari solo parziale, ma senz’altro importante. È l’unico dei quattro a mostrarsi
in questa posa. Potrebbe alludere a un carattere cauto e riflessivo, oppure
esitante. Un secondo elemento che mi colpisce molto è che sul capo non porta più
la corona, ma un cappello, e questo mi lascia supporre che il nostro re abbia
deciso di assumere un aspetto comune per mitigarsi in mezzo ai suoi sudditi e,
in questo modo, avvicinarli. Forse è un re che mette in discussione il suo
potere? Ma veniamo all’immagine offerta da Jodorowsky e Tuan: per entrambi si
tratta di un individuo di successo, fortunato e ricco (che è il retaggio del
suo simbolo). Ma, se per la Tuan, si tratta di un uomo potente, per Jodorowsky ci
troviamo di fronte a un uomo che ha scelto di non gestire la sua potenza, ma di
lasciarsi guidare dalla volontà dell’universo.
Secondo la Tuan, inoltre, con
il capovolgimento della carta assistiamo al ribaltamento morale di questa
figura, che diventa falsa, inaffidabile, viziosa e priva di scrupoli, pur
conservando ricchezza e fascino.
Re
di Bastoni:
L’abbigliamento e la posa
esprimono forza, risolutezza, rigore, equilibrio, ma anche un pizzico di
rigidità. L’interpretazione dei due autori non presenta differenze sostanziali
sul carattere conferito a questo re: egli rappresenta una persona onesta, equilibrata
e saggia, molto diretta nelle proprie azioni. Ci troviamo di fronte a un uomo d’azione,
non un filosofo, quanto semmai una persona determinata e fattiva, consapevole
di essere in grado di costruire e distruggere, ma non sulla base di un mero
capriccio. In ogni caso, si tratta di una figura che ama il potere e tende a
concentrarlo su sé.
Per Laura Tuan, il
capovolgimento della carta allude alla trasfigurazione etica del carattere di
questo individuo, che conserva potere e determinazione, ma incarna le
caratteristiche dell’uomo poco tollerante, severo fino all’insensibilità e con
una doppia morale: quella per sé e quella per gli altri.
Siamo giunti alla fine del
nostro viaggio intorno ai re. Cosa ne
pensate?
Come vi appaiono i singoli sovrani e quali caratteristiche vi evocano?
Nel ricordarvi che l’analisi
delle figure degli arcani minori continuerà con i cavalieri, vi saluto e vi
auguro il meglio. :-)
Arrivederci al prossimo post!
BIBLIOGRAFIA:
E sempre allegri bisogna
stare, le canzoni del signor Dario Fo, Giangilberto Monti,
edizione Giunti
La via dei Tarocchi, Alejandro
Jodorowsky, Marianne Costa, Feltrinelli
Il linguaggio segreto dei
Tarocchi, Laura Tuan, De Vecchi Editore
ICONOGRAFIA:
Locandina dello spettacolo “Ci
ragiono e canto, 2”, scritto da Dario Fo nel 1969, e messo in scena nel 1977
dal Collettivo teatrale La Comune. Fonte: antiwarsongs.org
Copertina del 45 giri della
versione di Ho visto un re, di Jannacci, Merenda, ARC ed. Fonte: Massive
Music Store
Dario Fo e Franca Rame, anni
1950-1960. Fonte: Sole 24 Ore
Locandina di “Mistero
buffo” di e con Dario Fo, presentata il 23 gennaio al Teatro Alfieri di
Asti. Fonte: sito di Franca Rame
Copertina di E
sempre allegri bisogna stare, di Giangilberto Monti, ed. Giunti. Fonte:
Giunti editore
Episodio de Il
primo miracolo del Bambino Gesù, tratto da Mistero Buffo, spettacolo
di e con Dario Fo. Fonte: YouTube
Re di Denari, tratto dal mazzo
di Tarocchi ideati e disegnati da Dario Fo, Dal Negro ed. Fonte: Dal
Negro editore
Le rimanenti immagini,
raffiguranti gli arcani dei quattro re all’interno del mazzo dei Tarocchi di
Marsiglia – edizione Dal Negro – sono frutto di scatti personali
Io avrei un'altra interpretazione per la postura dee Re di Denari. L'incrocio delle gambe non implica chiusura (in psicologia comportamentale viene indicata quella delle braccia), bensì riflessione (la posa gambe incrociate, eventualmente mano sul ginocchio, è vista dai comportamentisti, come l'atteggiamento di chi ascolta con attenzione e si prende il suo tempo per riflettere su quanto gli viene detto). Il Re di Denari direi quindi che rappresenta l'individuo che ha raggiunto la saggezza e quindi riflette con attenzione alle questioni che gli vengono poste prima di prendere una decisione.
RispondiEliminaLa saggezza di cui parli è una caratteristica che viene riconosciuta anche da Jodorowsky al Re di Denari, e un saggio è inevitabilmente riflessivo. Chiaramente, le mie congetture sulla postura sono da prendersi con le pinze e anche qualcosa di più ;-) dal momento che le variabili prese in considerazione da un esperto di comunicazione non verbale sono necessariamente molte più di quelle che abbiamo noi a disposizione osservando un semplice disegno. Comunque è interessante la lettura che riporti e che non conoscevo. Secondo le mie fonti (Ekman, Ricci Bitti e Pacori) accavallare le gambe acquista soprattutto il significato di chiusura, timidezza, imbarazzo, insicurezza, fastidio e ostilità
EliminaDipende anche dalla postura della schiena. Se la schiena è inarcata in avanti, specialmente se la persona è seduta in pizzo alla sedia, questa è una classica "posizione di fuga" che indica che la persona è pronta a scappare via (fisicamente o anche solo emotivamente). Se invece la persona poggia la schiena contro lo schienale, significa che è rilassata, padrone della situazione, e il suo chiudere le gambe sottende un cercare comodità per ascoltare con ancora maggiore interesse e attenzione l'interlocutore.
EliminaCome prima cosa mi ricordo benissimo di Mistero Buffo in televisione, che guardavo insieme con i miei genitori. Conosco ancora a memoria la sigla di apertura dove la compagnia di Fo si esibiva in una serie di giocolerie mentre cantavano Ma che aspettate a batterci le mani / a metter le bandiere sul portone? / Sono arrivati i re dei ciarlatani / i veri guitti sopra il carrozzone!.
RispondiEliminaCome seconda cosa grazie di questa nuova, affascinante tappa nel viaggio dei Tarocchi. A parte l'assenza della corona sul capo del Re di Denari, tutti e quattro hanno dei curiosi copricapi che assomigliano a dei sombreri. Per quanto riguarda la posa del Re di Denari con le gambe incrociate, ancora prima di leggere la tua spiegazione mi è subito venuta in mente l'effige di alcune tombe di cavalieri templari, scolpiti con le gambe incrociate. A Temple Church ve ne sono alcuni proprio in questa posa.
Uh, la sigla di Mistero Buffo, impossibile non ricordarla, era stupenda! Allegra e accompagnata da piroette e giravolte: che meraviglia :-) Grazie, Cristina, di averla citata, ma non solo per questo. Mi colpiscono tantissimo, infatti, anche il tuo collegamento all'effige delle tombe dei cavalieri templari, a cui non avevo affatto pensato e che è estremamente interessante, e poi, il paragone che fai con i sombreri. E, come vedremo anche con il Bagatto, questo cappello a tese larghe si ripresenterà...
EliminaUhh... che lavoro!! come dimenticare Dario Fo e signora e le loro vicende? sui tarocchi molto interessante, ma è meglio che non mi ci fissi :D
RispondiEliminaBentornata, Giulia! ^_^ Dai, è stata una bella occasione per parlare ancora un po' di Dario Fo e di Franca Rame, che fa sempre tanto piacere un po' a tutti, vero? Ma non sarai mica un'appassionata di tarocchi anche tu, per caso?
EliminaMa che meraviglia questo lungo cammino tra Re dei Tarocchi e Re impersonati e denudati da Dario Fo. Una contrapposizione che induce il lettore a riflettere sull'opera di denuncia costante da parte di questo straordinario autore e interprete del "dissenso". Solo una mente attiva e propositiva come quella di Clementina poteva strutturare un simile articolo che, introduce la figura del Re nei Tarocchi non prima di averla ridisegnata attraverso le verità del premio Nobel Dario Fo. Molto sottile anche l'osservazione del Re di Denari, l'unico dei quattro ad avere le gambe incrociate, a cui si possono dare molteplici interpretazioni tra cui, seconde me prevale un carattere insicuro con piglio esitante. E' stato un viaggio bellissimo tra il "Mistero Buffo" e l'Arcano dei Re, posti su piani diversi, ma non esenti da una profonda analisi in entrambi i casi. Grazie, Clem!
RispondiEliminaCiao, Annamaria! ^_^ ^_^
EliminaGuarda, quel che scrivi mi riempie di gioia! È proprio così: ho voluto bilanciare l'immagine dei Re dei Tarocchi, con
una voce sempre controcorrente e critica nei confronti del potere, una voce, che più di ogni altra, ci ha mostrato quanto il "re" sia stato, sia, possa essere, "nudo". Insomma, il giullare è l'unico in grado di percepire correttamente la realtà e per questo è spiazzante e riesce a sovvertire tutte le convenzioni. E poi, Dario Fo e Franca Rame, caspita, hanno rappresentato un formidabile binomio nell'ambito della ricerca del teatro, una coppia scomoda, ma vigorosa, ironica, sferzante... Li ho amati così tanto che non vedevo l'ora di ospitarli degnamente in questo blog... grazie, amica mia <3
A me sembra netta la divisione tra due re che non abusano del loro potere (coppe e denari) e due re dispotici (bastoni e spade). Il volto del re di coppe trasmette serenità, quello del re di denari quasi timidezza. Il volto del re di spade mi ispira doppiogiochismo (e questo potrebbe spiegare i due volti con l'espressione diversa sulle braccia), quello del re di denari invece mi sembra rivelare il disporre, da parte del monarca, di un potere assoluto di vita o di morte sui suoi soggetti.
RispondiEliminaCome sempre, la tua è un'utile esposizione dell'argomento, in forma sintetica ma esauriente :)
Ciao Ivano, grazie di essere passato! :-)) Scusa il ritardo della mia risposta, sono rimasta senza connessione per quasi un'intera giornata :-(
RispondiEliminaCome sempre, le tue osservazioni colpiscono nel segno e sanno spalancare nuove prospettive. Per esempio, trovo fondamentale - eppure io stessa l'avevo trascurato - il tuo invito a partire dalla analisi dell'espressione del volto, prima ancora di ogni altro elemento. E in questo caso, Spade e Bastoni, rivelano un animo tutt'altro che sereno!
Sono in ritardo io, non tu! Ho avuto tempo di passare a leggere solo ieri sera... anche perché so che i tuoi non sono proprio post che si leggono in cinque minuti ;D
Elimina;D :D è vero, i miei post sono "lunghetti"! È più forte di me, non riesco a contenerli :D
EliminaBellissima puntata, Clementina. Intanto rileggere qualcosa su Jannacci e su Fo, sulla loro grandezza e creatività, fa sempre un immenso piacere e poi, apprendere che Dario Fo ha disegnato dei Tarocchi, mi ha lasciata di stucco! Quante cose che mi fai scoprire... venendo ai Re, contrariamente alle altre figure (fanti e regine), il Re di Bastoni non mi si avvicina e la sua descrizione non corrisponde più a quelle precedenti dello stesso seme. La postura del Re di Denari invece, io la trovo aperta, non di chiusura: una posa, come dire, schietta, comoda; una posa che usiamo spesso tutti noi. Trovo la sua figura rassicurante. Sbaglio?
RispondiEliminaGrazie per nuova bella incursione tra i Tarocchi! ...Ma che aspettate a batterci le mani, a metter le bandiere sui balconi... :)
Ma che aspettate a batterci le mani,
Eliminaa metter le bandiere sul balcone?
Sono arrivati i re dei ciarlatani,
i veri guitti sopra un carrozzone... :))
Ero certa che avresti apprezzato l'incursione su Dario Fo, cara Lauretta e, sì, anche lui ha realizzato un mazzo di tarocchi, così come tanti altri grandi artisti contemporanei, per esempio Guttuso! Per quanto riguarda il re di spade, hai ragione, perché in questa carta emerge soprattutto la severità espressa dal seme. Diversamente dalle precedenti figure, tra i quattro re rappresentati, quelli di coppe e di denari sono i più positivi... un chiaro invito ad abbandonare i pregiudizi :))