Oggi vi
presento con grande piacere il guest post che Marco Lazzara ha scritto per l’angolo di cle, e che s’intitola L’Inquinamento delle Acque.
Questo
articolo possiede almeno due grandi pregi: il primo è quello di esser stato concepito
come una bussola in grado di aiutare
il lettore a orientarsi all’interno di tematiche delicate, complesse, che
abbiamo iniziato ad approcciare nei
precedenti post dedicati a Il Viaggio nell’Acqua, e che non sempre risultano di
facile comprensione per i “non addetti ai lavori”, come me; il secondo, è di inaugurare quella che mi auguro diventi
una prosperosa serie di incontri sul blog con nuovi e
formidabili autori.
Ebbene, per
accompagnare i contenuti offerti dal saggio di Marco ho scelto A Rainstorm
at Sea, di Joseph Mallord William Turner, un dipinto che combina in
modo impareggiabile la drammaticità degli eventi in una straordinaria intensità
narrativa.
Pertanto,
prima di cedere la parola al nostro ospite vorrei introdurlo con una breve
presentazione:
Marco
Lazzara nasce a Moncalieri, Torino, il 24 giugno 1984, giorno di San Giovanni
Battista, ma anche Notte delle Streghe.
Dopo la
laurea in Chimica, si è dedicato alla formazione e all'insegnamento:
tiene da
diversi anni corsi di chimica, tossicologia, igiene alimentare, sicurezza sul
lavoro.
È autore
di numerosi racconti, dove spesso ama mescolare i diversi generi letterari in
soluzioni sempre diverse e originali.
Ha
pubblicato tre raccolte, Incubi e Meraviglie (2013), Arcani (2015) e Guerra e
Pace sul Retro di una Cartolina (2016).
Attivissimo in rete, dove
cura il blog Arcani è autore
di quasi 100 guest-post in 24 diversi blog, ha scritto numerosi articoli su
scienza, folklore e letteratura.
Ed ecco
il suo articolo.
****
“Immaginiamo
di dover vivere in un mondo dominato dall'ossido di idrogeno, un composto che
non ha sapore né odore, ed è così variabile nelle sue caratteristiche che, pur
essendo generalmente benefico, a volte si rivela improvvisamente letale. A
seconda del suo stato, può ustionarci o congelarci. In presenza di certe
molecole organiche, può formare degli acidi carbonici così nocivi da riuscire a
spogliare gli alberi dalle foglie e corrodere i volti delle statue. Quando è in
grandi quantità ed è agitato, può colpire con violenza tale da abbattere
qualsiasi costruzione umana. Anche per chi ha imparato a conviverci, può essere
spesso una sostanza letale. Noi lo chiamiamo acqua.” (Bill Bryson)
Quando
parliamo di acque intendiamo un ecosistema delicato, preziosissimo, regolato da
cicli biogeochimici la cui alterazione ha ripercussioni non solo sul sistema
acquatico, ma anche sull’intera ecosfera del nostro pianeta.
Con
“ciclo biogeochimico di un elemento” si intende il percorso seguito da un
determinato elemento chimico all'interno dell'ecosfera; le trasformazioni nelle
sue diverse forme chimiche (ovvero la speciazione) fanno sì che divenga il
punto di connessione tra la sfera dei viventi, quella geologica e quella
chimica, nel suo passaggio dall’una all’altra.
Prendiamo
come esempio l’elemento azoto. Le piante lo fissano nella forma di nitrati e
nitriti e in quella ammoniacale. La fisiologia vegetale è in grado di
convertire queste forme in azoto organico, che la pianta utilizza per costruire
biomolecole. Gli animali (noi compresi) invece non ne sono capaci, sono in
grado di utilizzare unicamente azoto organico, quindi quello già approntato
dagli organismi vegetali, che assumono attraverso la dieta principalmente nella
forma di proteine, vegetali o animali (a seconda del tipo di alimentazione), e
che poi rilasciano sotto forma ammoniacale nelle deiezioni oppure in forma
organica nella putrefazione al cessare della loro vita. Alcuni microrganismi
sono in grado di liberare l’azoto organico rendendolo ammoniacale. Alcuni
batteri convertono l’azoto nitrico in nitroso, altri convertono quello nitroso
in azoto molecolare (e viceversa). Altri batteri ancora sono in grado di
fissare l’azoto molecolare in azoto ammoniacale. Nitrati, nitriti e ammoniaca
vengono assimilati dalle piante direttamente o sfruttando dei batteri presenti
nelle radici. In questo modo si va a chiudere il cerchio. Quindi noi, gli
animali, le piante e i microrganismi costituiamo un ecosistema simbiotico in
cui nessuno può fare a meno dell’altro: uno squilibrio in questo senso può
andare ad alterare la biosfera, la geosfera e la chemosfera.
Un
parametro chimico importante è il pH, che rappresenta il grado di acidità di un
sistema. Le condizioni in cui un organismo trova un ambiente a lui favorevole
stanno in un suo ristretto intervallo. In chimica esistono sistemi in grado di
mantenere il pH fissato a un certo valore, le soluzioni tampone: anche se
vengono aggiunti acidi o basi, il pH rimane inalterato, posto che siano
quantità moderate. Un esempio è rappresentato dal sangue, tamponato a pH = 7,4.
Cosa fondamentale, perché un aumento di pH farebbe precipitare i sali di
calcio, col rischio di creare un trombo e provocare un’ischemia; una
diminuzione di pH riduce la capacità dell’emoglobina di legarsi all’ossigeno e
potrebbe lesionare le pareti delle membrane cellullari.
Le acque
con cui abbiamo a che fare normalmente si trovano a un pH leggermente acido
(attorno a 6), dovuto al discioglimento dell’anidride carbonica gassosa, che in
acqua dà luogo a equilibri acido/base. Le acque degli oceani sono invece
tamponate a un valore superiore all’8.
Un
eccessivo rilascio in atmosfera di anidride carbonica (dovuto ai processi
combustivi) ha quindi l’effetto di abbassare il pH degli oceani, che si vanno
acidificando, andando così a modificare l’habitat delle specie marine. Questo
va a influenzare l’intera catena alimentare, perché i gusci delle conchiglie
dei molluschi e del plancton calcareo sono costituiti da carbonato di calcio,
un sale poco solubile in acqua, ma che inizia invece a disciogliersi se il pH
scende.
Quando
si parla di inquinamento si è abituati a considerarlo solo come dovuto alla
presenza di inquinanti (metalli pesanti, solventi clorurati…) che vengono a
contatto con la flora o con la fauna; questi poi possono passare nella catena
alimentare a organismi superiori, fino a giungere a noi, dove nel caso dei
metalli possono bioaccumularsi in piccole quantità additive in determinati
tessuti (biomagnificazione); una volta superato una certa soglia iniziano i
danni irreversibili all’organismo.
L’inquinamento
può anche essere di tipo microbiologico, per la presenza di specie batteriche
patogene, ma anche a causa di quelle che sono in grado di rilasciare sostanze
tossiche. Tornando a parlare di specie dell’azoto convertite dai batteri,
l’ammoniaca è tossica, motivo per cui il nostro organismo se ne libera. I
nitrati non sono tossici, ma i nitriti possono ossidare il ferro dell’emoglobina,
che quindi non è più in grado di trasportare l’ossigeno. La patologia si chiama
metaemoglobinemia, nota anche come “sindrome del bambino cianotico”, perché
colpisce più facilmente i bambini, essendo meno resistenti degli adulti: se non
trattata si rischia la morte per soffocamento, non perché non si riesca a
respirare, ma perché l’ossigeno non arriva alle cellule (cianosi). La malattia
è dovuta a scarse condizioni igieniche, quindi acque inquinate da microrganismi
che fissano i nitrati, ed è frequente nei paesi del Terzo Mondo (l’ultimo caso
in Inghilterra si è registrato negli anni ’70). I nitriti possono anche
combinarsi con le ammine (una forma di azoto organico) producendo le
nitrosammine, composti che in genere sono estremamente cancerogeni. Quindi
un’acqua non deve solo essere potabile chimicamente, ma anche dal punto di
vista microbiologico, motivo per cui viene igienizzata con ipocloriti.
Ma il
discorso è più ampio. Per esempio la quantità di ossigeno nelle acque è un
parametro importante, non tanto dal punto di vista della sua potabilità, ma
della qualità. Una zona d’acqua che presenti anossia (cioè una scarsa quantità
di ossigeno), preclude la presenza di batteri aerobi e di animali, quindi si ha
poi un’interruzione nella catena alimentare.
Sentiamo
anche spesso parlare di effetto serra.
La conseguenza del surriscaldamento globale che abbiamo subito davanti agli
occhi è lo scioglimento dei ghiacciai. Ma c’è anche dell’altro. La Legge di Henry dice che la solubilità di un gas in un liquido
aumenta all’aumentare della sua pressione parziale e diminuisce all’aumentare
della temperatura. Una molecola come
l’ossigeno, che non ha una grande
solubilità in acqua, se non per il fatto di essere piccola e di costituire il
21% dei gas atmosferici, vede quindi
diminuire la propria solubilità a causa dall’incremento di
temperatura, il che va a provocare una moria
della vita sottomarina, impoverendo
la catena alimentare e la biosfera fino
a noi.
“L'acqua
è l'elemento triste: super flumina Babylonis sedimus et
flevimus. Perché? Perché l'acqua piange
con tutto il mondo; e, per quanto bambini, non possiamo fare a meno di
sentircene commossi.”
(Alphonse de Lamartine)
Un ben trovato in questo blog a Marco il "ternario": autore di racconti, consulente scientifico e esperto di folklore. In quest'ultima veste è anche autore dell'unico guest-post ospitato a oggi nel mio blog ^_^
RispondiEliminaNon sarebbe male, per questo ciclo di post, anche un excursus sulle peculiarità dei vari mari "anomali": Mar Nero (che credo sia il più anossico di tutti), Mar Rosso, Mar Morto. Magari sempre affidato a Marco.
Ciao Ivano, condivido al 100% la tua proposta di un excursus a cura di Marco sui mari anomali e, con destrezza e faccia tosta, approfitto dell'occasione per estenderti l'invito a partecipare con un tuo guest post sul mio blog (scegli tu la serie o inaugurane una)! ^_^
EliminaSarebbe il terzo guest-post della mia carriera di blogger. Rimaniamo che ci penso un po' su e se mi viene in mente qualcosa ti faccio sapere.
Elimina:D ti ringrazio anche solo per il pensiero :)
EliminaGrazie Ivano, e devo dire che il guest-post che ho scritto per te è uno dei miei preferiti dell'anno passato. :)
EliminaPer il proseguo, temo di dover passare la mano: non sono così esperto, non ho una laurea in scienze ambientali, per cui so poco o nulla dell'argomento così nello specifico.
Splendido articolo di Marco Lazzara, che in modo esaustivo ed essenziale ci mostra le cause-effetto dell'inquinamento delle acque. Gli schemi sono propedeutici allo scritto che appare al lettore di più semplice lettura. Un'analisi che parte dall'origine per arrivare alla conclusione in maniera agevole per tutti, anche per chi come me non ha dimestichezza con la Chimica. Grazie a Marco Lazzara e a Clementina per questo articolo che indaga e approfondisce una delle piaghe insanabili del nostro pianeta.
RispondiEliminaGrazie, mi fa piacere sia piaciuto nonostante la complessità di fondo.
EliminaL'inquinamento antropico non è però una piaga insanabile, basterebbe solo avere più a cuore il nostro pianeta.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaTi ringrazio moltissimo, Annamaria, per aver lasciato traccia della tua acuta opinione anche qui, oltre che su Facebook. Sono davvero onorata di aver avuto Marco Lazzara ospite su questo blog e felice di constatare che anche tu, così come Ivano (e sono certa che a voi si aggiungeranno molti altri visitatori) ritenga il suo articolo esaustivo, molto chiaro, onestamente utile. Pertanto, ben volentieri, mi aggiungo al coro dei ringraziamenti.
EliminaSplendido articolo di Marco Lazzara, che in modo esaustivo ed essenziale ci mostra le cause-effetto dell'inquinamento delle acque. Gli schemi sono propedeutici allo scritto che appare al lettore di più semplice lettura. Un'analisi che parte dall'origine per arrivare alla conclusione in maniera agevole per tutti, anche per chi come me non ha dimestichezza con la Chimica. Grazie a Marco Lazzara e a Clementina per questo articolo che indaga e approfondisce una delle piaghe insanabili del nostro pianeta.
RispondiEliminaCi avete proposto una lettura davvero interessante! L'argomento è trattato in maniera precisa e dettagliata, fornisce spiegazioni chiare e comprensibili da tutti e anche importanti spunti di riflessione. Non avevo mai considerato l'aspetto delle ripercussioni dell'effetto serra (e pensare che c'è chi si ostina a negare la sua stessa esistenza, considerandolo un'invenzione degli ambientalisti) sulla vita sottomarina, con inevitabili ripercussioni sull'intero ecosistema.
RispondiEliminaEcco, che come per incanto, mentre mi accingevo a rispondere ad Annamaria, è sopraggiunto il tuo commento, Stella: fantastico. Concordo pienamente su tutto ciò che scrivi e, in particolare apprezzo molto il tuo focus su quanto l'articolo di Marco offra interessanti spunti di riflessione. Grazie di cuore! :)
EliminaIl problema non è l'effetto serra, che anzi è un qualcosa di assolutamente benefico, bensì quando questo si fa troppo forte, cosa che accade quando le emissioni di CO2 in atmosfera sono troppo elevate.
EliminaCiao Marco, in attesa che giungano altri commenti, vorrei porti un quesito: alla luce delle problematiche complessive emerse attraverso questi tre post dedicati al tema delle acque, come giudichi, da chimico (in termini di efficacia) le proposte di intervento suggerite dalla UN? E, considerando la presenza di impianti fognari inadeguati, lo sversamento di residui animali e di pesticidi,…, in che misura, secondo te, il riciclaggio delle acque reflue proposto da UN risolverebbe il problema dell’inquinamento di mari, fiumi, laghi, torrenti, in Italia?
RispondiEliminaNon saprei, non sono esperto dell'argomento. In ogni caso qualunque cosa si faccia, richiede tempistiche lunghe, cioè vanno approntati dei piani che vadano a incidere sul lungo periodo, dev'essere graduale ma continua e sistematica. La cosa poi richiede una grande collaborazione da parte di tutti i settori e, non ultimo, un cambiamento di mentalità del singolo individuo, che dovrebbe essere il primo a occuparsi e preoccuparsi della salute dell'ambiente.
EliminaCiao Cle, ciao Marco! Eeeee la Cle mi conosce e lo sa: davanti a certi argomenti io mi innamoro! Bellissima trattazione, semplice e alla portata di tutte le orecchie nonostante la complessità delle specificità dell'argomento. Bravissimo, continua così :D
RispondiEliminaGrazie! Sono contento di sapere che sia piaciuto vedere come questo rappresenti un esempio di gestalt: il tutto (ecosfera) è qualcosa di più della semplice somma delle parti (biosfera, litosfera, idrosfera, atmosfera).
EliminaCiao Eli! Non avevo dubbi che avresti apprezzato. Grazie del passaggio :)
EliminaMi ha fatto molto piacere leggere di questo primo guest-post sul blog di Clem! Premesso che la Chimica e io a scuola eravamo come il diavolo e l'acqua santa (a proposito di acqua), ho trovato interessantissima questa trattazione, del resto esposta con la competenza che è propria di Marco. Quello che se ne può ricavare è la consapevolezza accresciuta che siamo tutti collegati, e ogni essere umano ha una sua specifica responsabilità comportamentale nel non alterare l'equilibrio dell'ecosistema.
RispondiEliminaE' uno dei principi fondamentale della chimica: se intervieni su di un sistema all'equilibrio, il sistema risponde opponendosi, cercando di minimizzare il cambiamento che si sta apportando. Nel nostro caso questo può portare a conseguenze spiacevoli per noi tutti.
EliminaGrazie Cristina e grazie Marco! :D Pensate che sul collegamento tra individui e ambiente esiste un principio fondamentale buddista secondo il quale le persone e l'ambiente vengono fatte corrispondere rispettivamente alle due facce della stessa medaglia: l'azione di un soggetto si riverbera inevitabilmente sull'ambiente e, viceversa, la condizione dell'ambiente si riflette inevitabilmente sulla persona.
EliminaCosa aggiungere a ciò che è stato detto fino ad ora? Non ho mai amato, perché non capito, la chimica. Eppure, leggendo questo testo qualcosa si è smosso, dentro. Un barlume, forse... Davvero un bell'articolo, chiaro, approfondito, senza risultare pesante. C'è magia, intorno all'acqua...
RispondiEliminaLa Chimica è la scienza dei cambiamenti, una trasformazione continua, ed è un po' questa la chiave di lettura di tutto quanto...
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaGrazie Marco, affascinante questa "trasformazione continua"...
EliminaRingrazio Lauretta dei bei commenti lasciati e Marco per la punualità delle risposte. Sono fiera di aver ospitato l'articolo, che ha suscitato vivo interesse presso i lettori di questo blog e che si è dimostrato di grande utilità nell'aver portato luce sulle non facili dinamiche del processo di inquinamento delle acque. Augurandomi che, sulla scia di
Eliminaquesto esperimento, arrivino nuove candidature per i futuri guest post, porgo a tutti un caloroso abbraccio... arrivederci a presto!