lunedì 9 aprile 2018

A spasso tra i castelli di Bellinzona





Se è vero, com’è vero, che la primavera esorta a mettersi in cammino non c’è niente di meglio che partire per un nuovo itinerario. Vi porterò alla scoperta di tre castelli medievali inseriti, nel 2000, dall’Unesco nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Prima di iniziare il nostro viaggio vi invito a soffermarvi un poco sul testo della prima città legata alla memoria all’interno del primo capitolo del romanzo “Le Città Invisibili”, di Italo Calvino: Isidora.


“All’uomo che cavalca lungamente per terreni selvatici viene desiderio di una città. Finalmente egli giunge a Isidora, città dove i palazzi hanno scale a chiocciola incrostate di chiocciole marine, dove si fabbricano a regola d’arte cannocchiali e violini, dove quando il forestiero è incerto tra due donne ne incontra sempre una terza, dove le lotte dei galli degenerano in risse sanguinose tra gli scommettitori.
A tutte queste cose egli pensava quando desiderava una città. Isidora è dunque la città dei suoi sogni: con una differenza. La città sognata conteneva lui giovane; a Isidora arriva in tarda età. Nella piazza c’è il muretto dei vecchi che guardano passare la gioventù; lui è seduto in fila con loro. I desideri sono già ricordi.”


Dunque, siete pronti a intraprendere un tuffo nel passato?

Bene, iniziamo!

Castel Grande


bus navetta per i tre castelli, Bellinzona
I tre particolari castelli di Bellinzona sono da annoverare tra le testimonianze più suggestive dell’architettura difensiva medievale del Canton Ticino. Ricostruiti più volte nell’arco dei secoli, si presentano oggi nel loro splendore in un contesto naturalistico e urbano di grande qualità. Li si può visitare da Aprile a Novembre: io ci sono andata a Pasqua in una magnifica giornata di sole.
Ho lasciato l’auto nel parcheggio di fronte alla stazione ferroviaria (ci si può arrivare tranquillamente in treno) e ho proceduto a piedi, per una cinquantina di metri, in direzione di piazza Noseda, in centro. Volendo, però sempre lungo questa via, è disponibile il bus navetta che conduce a ciascuno delle tre fortezze.

Arrivata all’incrocio di via Vela, sono giunta a una piccola porta che si apre verso l’ingresso di Castel Grande

Entrando nelle mura di cinta si può scegliere di proseguire a piedi fino alla sommità, godendosi il panorama di Bellinzona e dei monti circostanti, o prendere il comodo ascensore.

All’interno di Castel Grande sono fruibili, pagando cinque euro (quota che garantisce la visita di ciascuna parte museale delle tre strutture fortificate), anche il museo archeologico e il museo artistico. Diversamente, ci si può divertire esplorando le corti e i suggestivi camminamenti delle torri, in modo del tutto gratuito.

Castel Grande, esterni

Una volta visitato Castel Grande si scende di nuovo verso il centro di Bellinzona, molto piacevole da percorrere a piedi. 
Bellinzona, il centro

Lì, al fianco della chiesa principale, si trova l’indicazione per il castello di Montebello
Bellinzona, la chiesa e l'inizio
della salita per Montebello

Bellinzona, i palazzi del centro storico
Da qui, in pochi minuti di risalita lungo la scalinata si giunge all’ingresso opposto al ponte levatoio.

In questo modo si gode di una prospettiva completamente immersa nel verde dei monti che si spalanca sul precedente castello e sullo scenario cittadino: un vero spettacolo per gli occhi!


eccomi sulle mura di Montebello
sullo sfondo il Castel Grande e Bellinzona

Montebello, gli esterni

Castello di Montebello, corte e ponte
levatoio

Attraversando in seguito il ponte levatoio, si prosegue tra le rocce per inerpicarsi verso Sasso Corbara.

Castello di Sasso Corbara
Giunti fino in cima a questa collina, ci si ritrova in un castello meno scenografico dei precedenti e più isolato, ma la vista si allarga, volgendo verso settentrione, fino alla valle Riviera dominata dal pizzo di Claro e spingendosi, verso meridione, fino al bacino del Lago Maggiore in territorio italiano.

Castel Grande dalla salita di Montebello








Ora, però vi racconto per sommi capi la storia di queste fortezze…

Già intorno al X secolo Bellinzona costituiva un’importante linea difensiva alle invasioni dei barbari, ma le prime fortificazioni in loco, archeologicamente accertate e insediate sulla collina più prossima alla città, risalgono addirittura al IV secolo d.C.
Nel XIV secolo la prima di queste strutture viene a prendere il nome giunto fino ai nostri giorni: Castrum Magnum, Castel Grande.

Tra la seconda metà del 1200 e l’inizio del 1400 l’intera regione viene assoggettata al dominio milanese. Nel 1340 i Visconti, dopo aver conquistato il territorio, ne rafforzano via via le frontiere e tentano in tutti i modi di contenere gli assalti provenienti da Nord, al fine di agire un controllo dei flussi commerciali e reprimere il contrabbando di sale e altre derrate alimentari.
Sotto il loro dominio Bellinzona diventa capoluogo dei territori alpini e delle Tre Valli Ambrosiane.

Nel 1402, anno in cui viene a mancare Gian Galeazzo Visconti, la città e i suoi castelli passano nelle mani di alcuni casati svizzeri, tra cui i signori di Mesolcina, ma dopo un paio di decenni, tornano di nuovo sotto l’egida dei Visconti. 
I signori di Mesolcina, tuttavia provano più volte a tornarne in possesso. Questi luoghi sono dunque destinati a diventare imperituri scenari di battaglie che si protraggono senza sosta.

Arriviamo al 1449, data in cui Francesco Sforza eredita tutti i possedimenti dei Visconti e riprende il controllo della zona. Inizia il periodo sforzesco durante il quale Francesco mette in atto l’intensificazione delle politiche di estensione territoriale. Nel giro di qualche anno provvede ad allargare la cinta muraria della struttura fortificata. Verso il basso essa arriva fino alle sponde del fiume Ticino e verso l’alto si innalza per qualche centinaio di metri sopra Castel Grande.

Piero Pollaiuolo, ritratto di Galeazzo
Maria Sforza

Intanto il casato passa sotto la guida di Galeazzo Maria Sforza, figlio di Francesco. Galeazzo Maria Sforza, che intende contrastare in modo efficace le torme di mercenari svizzeri al soldo dei confederati, sempre più agguerriti e decisi ad avanzare sul territorio di Bellinzona, fa edificare un secondo castello, il cui nome originario è Castel Piccolo, successivamente commutato in Castello di Montebello.
La presenza del secondo castello ha l’obiettivo di tutelare i confini Settentrionali del ducato in un clima politico complessivo decisamente incandescente.

Va detto, però, che all’interno della famiglia Sforza è in corso un gran tumulto che, nel giro di un ventennio scarso, si rifletterà sulle sorti del territorio delle valli Ambrosiane.
Nel 1476, infatti, Galeazzo Maria Sforza viene, dapprima – a giugno – esposto a una sedizione interna capeggiata dai suoi stessi fratelli, Sforza Maria e Ludovico, che nel corso di una seduta consiliare nel castello di Pavia tentano di pugnalarlo, e in un secondo momento – il 26 dicembre dello stesso anno -  assassinato con diverse pugnalate, presso la chiesa di S. Stefano, a Milano. L’omicidio di Galeazzo Maria mette in grave imbarazzo i membri stessi della dinastia sforzesca, tanto che il suo cadavere viene recuperato dalla basilica solo a tarda sera per poi essere tumulato in fretta e furia, oltre che di nascosto, in mezzo a due colonne nel Duomo di Milano. L’imbarazzo della corte milanese è evidente. In questo contesto il governo del ducato passa dunque nelle mani del primo dei suoi tanti figli, tra quelli legittimi e illegittimi, un ragazzino di soli sette anni, Gian Galeazzo Maria Sforza. Esattamente due anni più tardi, nel 1478, nel mezzo di un periodo estremamente confuso per la famiglia Sforza, la città di Bellinzona subisce un tremendo assedio da parte dei confederati.

Giovanni Antonio De Predis, Ritratto di
Gian Galeazzo Maria Sforza

Con un gran gioco d’abilità politica, contrassegnata da astuzia e crudeltà, oltre che da una sequela di morti sospette, tali da far quasi inorridire gli storici del tempo, il ducato milanese passa sotto la reggenza di Ludovico il Moro, zio di Gian Galeazzo Maria.

Ludovico il Moro (dettaglio) ritratto nella
Pala Sforzesca

Costui, accortosi dei gravi danni inferti a Bellinzona, rafforza le difese della città e, nel 1482, ordina di intraprendere in tutta fretta la costruzione di un terzo castello, il castello di Sasso Corbara il cui scopo è evitare l’aggiramento a monte dello sbarramento costituito dai primi due sottostanti. 

Charles VIII Scuola Francese XVI secolo
Ludovico, a cui però non basta più il riconoscimento di semplice reggente del casato, bramando di ottenere la legittimazione alla guida della signoria degli Sforza, una dozzina di anni più tardi, nel 1494, permette a Carlo VIII di Valois, re di Francia, di occupare Bellinzona e tutti i suoi tre castelli.

Contestualmente, il giovane nipote Gian Galeazzo Maria Sforza muore, dopo cinque giorni di agonia, a causa di una portata di cibo avvelenato. Anche dietro a questo delitto qualcuno scorgerà la longa manus del “caro zietto”.  

Inoltre, una volta ottenuta l’investitura del ducato di Milano, Ludovico non lascia trascorrere nemmeno un momento e appena Carlo VIII scende in Italia, gli diventa subito avversario ed entra, di gran carriera, nella lega strettasi a Venezia contro la Francia... insomma, buon sangue non mente ;-)

Vi è piaciuta la storia? Cosa pensate di questa proposta di viaggio?

A presto e buona settimana! ^__^


Il castello dei Pirenei, R. Magritte



BIBLIOGRAFIA:

Italo Calvino, “Le Città Invisibili”, ed. Einaudi, 1972
Gian Galeazzo Visconti, Enciclopedia Treccani
Francesco Sforza, Enciclopedia Treccani
Galeazzo Maia Sforza, Enciclopedia Treccani
Gian Galeazzo Maria Sforza, Enciclopedia Treccani
Ludovico Sforza detto Il Moro, Enciclopedia Treccani

ICONOGRAFIA:

Il castello dei Pirenei (Le Château des Pyrénées), René Magritte, 1959, Israel Museum di Gerusalemme, Pinterest
Piero Pollaiuolo, ritratto di Galeazzo Maria Sforza, 1471, Galleria degli Uffizi, Firenze, Wikipedia
Giovanni Antonio De Predis, Ritratto di Gian Galeazzo Maria Sforza, 1483, Cleveland Museum. Wikipedia
Charles VIII Scuola Francese XVI secolo, Musee de Conde Chantilly, Wikipedia
Tutte le immagini relative a Bellinzona e i suoi tre castelli sono frutto dei miei scatti fotografici.



15 commenti:

  1. Molto belle le foto, vanno venire voglia di visitare quei luoghi :-)
    La storia legata alle ambizioni di potere degli Sforza l'ho studiata insieme alle varie vicende dell'Italia rinascimentale (sono uno fra i pochissimi che ama la storia come materia di studio), la cosa brutta è notare quanto nel passato (come, ahinoi, nel presente) gli italiani siano sempre stati tremendamente autolesionisti nel cercare il proprio vantaggio personale: finiscono sempre con l'annichilirsi l'un l'altro e lasciare campo libero a poteri esterni, che possono chiamarsi Carlo VIII o Sarkozy...

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    1. Come darti torto... noi italiani sembriamo avere una vocazione speciale all'autolesionismo che reiteriamo nei secoli. Impareremo mai qualcosa? Mah!
      Grazie di essere passato e del bellissimo commento, Ariano. A presto! :)

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  2. Posti meravigliosi, ricchissimi di bellezze naturali, ma anche di storia e cultura.

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    1. Ciao Nick, grazie! :) La bellezza di quei paesaggi ti cattura, c'è poco da fare. È così morbida e avvolgente, come un caldo abbraccio. Poi è davvero a due passi dal confine, un po' ci si sente ancora a casa... solo un po', però ;) :D
      Come stai, Nick? Va un po' meglio? Un abbraccio e a presto!

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  3. Io sono stato in visita a Bellinzona nel 2012, davvero una bellissima cittadina. Hai fatto anche tu il percorso sotterraneo ai castelli che taglia a metà la città e ti porta poi in cima alla collina?

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    1. Purtroppo, no! Il camminamento sotterraneo non era accessibile, per motivi di manutenzione, altrimenti lo avrei senz'altro documentato fotograficamente. Dev'essere molto suggestivo, vero? Mi auguro di poterlo sperimentare in futuro!

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  4. Bellissimi i castelli di Bellinzona, li avevo visitati qualche anno fa e in una giornata di sole come te. A me era piaciuto moltissimo il secondo castello, infatti avevo ripreso l'idea della sua planimetria per il castello di Arques che compare ne "Le strade dei pellegrini", naturalmente restringendolo parecchio e mettendolo in pianura.
    Tra Visconti e Sforza, comunque, anche in quei luoghi non ci si "annoiava" di sicuro! Hai notato il serpentello che c'è nello stemma di Bellinzona? ;)

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    1. Una pianta molto interessante, infatti! Eh no, non c'è noia con quei casati ;D Lo stemma l'ho fotografato apposta, per mostrare il serpentello tanto caro ai milanesi ;) la leggenda, inoltre, parla di in una tendenza a mettere a segno assedi che ricordani un serpente che avviluppa e stritola senza colpire. ^__^

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  5. Che posti bellissimi, un viaggio da appuntarsi per il futuro. Io adoro i castelli (in generale) e questi sembrano emanare una atmosfera molto particolare, soprattutto per la storia. Tra parentesi, mi sembra di capire che gli ambienti esterni e interni siano tenuti con molta cura.

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    1. I primi due si sono conservati piuttosto bene nel corso dei secoli e sono passati attraverso un restyling leggero. Del terzo erano rimaste solo le fondamenta ed è stato effettuato un magnifico recupero. In tutti i casi la sovrintendenza elvetica si muove con competenza e grande cura. La storia è intensa in questi luoghi e, al di là di tutto, si sente ;)

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  6. To', Castrum pure qua. Dev'essere il periodo ;D
    I miei viaggi nella vostra nazione, l'Oltrepadania, sono stati numerosi nel tempo ma mai svolti a fini turistici, quindi non ho visto un bel niente. Solo il Cenacolo di Leonardo, mi pare. Grazie, dunque, dell'excursus.
    Ma, a proposito di Leonardo... Perché a me quel ritratto di Gian Galeazzo Maria Sforza sembra un pezzo della Vergine delle rocce?

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    1. Dici che si debba leggere come un segno dei tempi questa ricorsiva sequenza di accampamenti militari? Non lo escluderei. ;D
      Riguardo al ritratto non ti sbagli affatto, perché il De Predis era il braccio destro di Leonardo a Milano e dipinse sicuramente, almeno in parte e su disegno del Maestro, la seconda versione della Vergine delle Rocce, quella che ora è a Londra. Tra l'altro, Leonardo a quell'epoca era già ammalato. Se guardi bene il giovane Sforza assomiglia un po' all'angelo con il liuto che si vede nel trittico. :))

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    2. Non ho riguardato il dipinto e sono andato a memoria, ma appunto uno degli angeli me lo ricordo pressoché identico al giovane del ritratto.

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  7. Ah, magnifica gita fuori porta. Intanto con quella citazione de Le città invisibili, mi hai fatto tornare alla mente il bel libro di Calvino che portai ad un esame universitario, con opzione di scegliere una delle città per illustrarla.
    I borghi e i castelli sono luoghi che amo. In particolare questi posti, con la giornata di sole giusta che tu hai scelto, sono amabilissimi al solo gustarli attraverso le foto.
    Il prezzo del biglietto per altro è davvero invitante anche per intere famiglie, il che mi pare una politica assai intelligente per avvicinare un buon numero di visitatori. Mi è capitata la stessa cosa nelle terre di Canossa, visitando diversi castelli di Matilde. Prezzi irrisori e buona accoglienza. Così si porta avanti un progetto di conservazione dei luoghi e della memoria.

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    1. Intanto, ti ringrazio anche per aver sottolineato la presenza del testo di Calvino, a cui avrei voluto dare ancora più risalto! :)
      Il posto è delizioso, lo confermo, e davvero l'offerta è intelligentissima. È una politica che avvicina anche i nuclei numerosi e, se si vuole veramente aprire le porte della cultura alla popolazione, questa è l'unica strada percorribile. Inoltre, la manutenzione è rigorosa e nell'arco della bella stagione sono molti gli eventi spettacolari, in costume, connessi alla visita, tutti con un occhio di riguardo alle famiglie con bambini: niente male. :))

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dani.sanguanini@gmail.com