È tempo di gite fuori porta e
vorrei parlarvi di una creazione della cultura cinquecentesca davvero
particolare, un parco costellato di sculture uniche nel loro genere: il Sacro
Bosco di Bomarzo, in provincia di Viterbo.
Ogni volta che ho visitato
questo luogo ho colto sempre aspetti diversi e molto interessanti. Devo però chiarire
che si tratta di uno di quei siti permeati di un’energia strana, tutt’altro che
rilassante, tuttavia la sua esperienza merita senz’ombra di dubbio il viaggio.
Ebbene, il Sacro Bosco rappresenta
l’antitesi del classico giardino “all’italiana” cinquecentesco, non ha alcuna
relazione con realizzazioni precedenti e non possiede somiglianti filiazioni di
genere in epoche successive. Si contraddistingue da ogni altro giardino in
quanto sembra esser stato concepito da un pensiero allo stato di sogno. Esso
infatti è tanto ricco di fascino, quanto è misterioso.
Per
tentare una lettura di questo complesso monumentale senza eguali vi rimando
alla biografia estesa del suo malinconico committente, il duca Pier Francesco
(detto Vicino) Orsini (4 luglio 1523- 24 dicembre 1584), che potete trovare
QUI.
Lorenzo Lotto, “Giovane che sfoglia un libro”, presunto ritratto di Vicino Orsini |
Vicino
Orsini è un’eccentrica figura di principe-poeta, educato
alle arti della guerra e alla caccia, ma anche legato al colto ambiente
farnesiano. Non per niente, Vicino è amico di molti dei principali letterati
del suo tempo, tra i quali Bernardo Tasso e Annibal Caro, Francesco Sansovino,
Claudio Tolomei.
Grazie al matrimonio con
Giulia Farnese, celebrato nel 1542, il duca Vicino Orsini eredita la signoria
di Bomarzo e nel 1552, inizia la realizzazione del “bosco”. Nel 1560, però accade un fatto imprevisto che incide
grandemente sulla sua sensibilità: la moglie, Giulia, muore all’improvviso. Nelle
lettere che Vicino scrive alle persone più care indica quel luogo immerso nel
verde quale sua unica oasi di pace e contemplazione. Vi ci lavora fino al 1580,
in pratica fino a quattro dalla morte.
In quest’ arco temporale, di ben
trentotto anni, egli crea via via nuovi disegni per le statue da collocare al
suo interno e ricerca nuove ricette per rendere quest’ultime policrome. Il risultato
è qualcosa di sorprendente, di mai visto e di fortissimo impatto.
sfinge |
Di Bomarzo, infatti, si
potrebbe dire che sia un giardino incantato raccolto intorno a un castello che,
dall’alto di uno sperone di roccia, lo sovrasta con fierezza. Ma rimarrebbe una
descrizione sommaria, incapace di rendergli giustizia.
La
prima impressione che ricordo di aver ricevuto visitandolo è stata di addentrarmi
in un luogo in cui il tempo, magicamente, si era sospeso. In questo bosco, che
si articola su altezze diverse, seguendo una logica ricca di significati
simbolici, mi sono inoltrata in un percorso che, andando dal basso verso l’alto,
mi ha consentito di incontrare mostri grotteschi terrificanti e al tempo stesso,
forse per via della loro stessa iperbolicità, capaci di blandirmi.
Elefante da guerra |
Pian piano che mi inoltravo in
quel labirinto, perché in fondo il Sacro Bosco è una sorta di labirinto, vi ho
scorto riferimenti al mito etrusco (ricordo che Bomarzo si trova all’interno
della Tuscia), al mondo incantato dei poemi cavallereschi, e a quello ancor più
inquietante della fiaba nordica.
Immaginatevi
un’estesa macchia di verde densa di ombre, di intrichi della vegetazione, di
apparizioni paurose. Ecco, tutti questi elementi che vanno a comporre una
sequenza narrativa di inconsueti episodi sembravano creati apposta per cogliermi
di sorpresa.
Gigante (Ercole e Caco) |
Procedendo tra le scenografie
di quinte arboree, le statue colossali, le bizzarre strutture, il suono
dell’acqua scrosciante che si accompagnava al vento e numerose e inquietanti
iscrizioni, disseminate qua e là, ho avuto l’impressione di aver abbandonato il
mondo reale per accedere in un altro, non solo stravagante, ma addirittura
sovrannaturale.
Sirena |
Un sentiero iniziatico, ecco
cos’è a tutti gli effetti questo boschetto. Solo adottando questa chiave di
lettura è possibile dare un senso al mascherone araldico, al gigante iracondo
che squarta una donna, all’enorme tartaruga, all’inquietante mascherone con la
bocca spalancata, all’elefante da guerra, alla casetta pendente, e ad altri fantastici
elementi che accolgono l’ignaro visitatore…
Tartaruga |
Riflettendoci oggi, a distanza
di tantissimi anni dalla mia prima visita, se dovessi indicare il criterio della
sua progettazione direi, senza indugio, che esso è inequivocabilmente quello
delle emozioni.
Ma di cose stravaganti e sovrannaturali
Bomarzo è veramente gravido e ciò che vi ho appena raccontato non è che una piccola
parte di quello che potrete trovare.
Nettuno |
Che altro dirvi… quella che
segue è la prima iscrizione che accoglie al suo ingresso: “Tu ch’entri qua pon mente / parte a parte / e dimmi poi se tante /
maraviglie / sien fatte per l’inganno / o pur per arte”.
Una frase densa di ambiguità,
eppure capace di calamitare l’attenzione di colui che decide di intraprendere
questo insolito viaggio.
Cari amici, se come me amate
vagabondare per un giardino in cui regnano l’arte, la poesia, la filosofia e, perché
no, la magia non vi resta che andare a Bomarzo.
Tanti auguri di Buona Pasqua a
tutti e a presto!
BIBLIOGRAFIA:
Vicino Orsini: Dizionario
biografico Treccani; Wikipedia
ICONOGRAFIA:
Lorenzo Lotto, “Giovane che
sfoglia un libro”, presunto ritratto di Vicino Orsini, Museo dell’Accademia di
Venezia, Wikipedia
A seguire alcuni scatti
personali:
Bomarzo, scorcio del paese
Orco
Elefante
Nettuno
Sirena
Tartaruga
Casa pendente
Un luogo incantevole, anche se io ci sono stato l'ultima volta molti anni fa (però ci passo spesso vicino quando viaggio verso la Toscana per imboccare l'A1 ad Attigliano).
RispondiEliminaSapevo qualcosa della storia di questo parco e delle bizzarre fantasie di Vicino Orsini, però credo che sia difficile capire per noi il senso di questa "allucinazione materializzata", si tratta di un'impresa che probabilmente aveva un senso (o forse un necessario non-senso) solo per il committente.
Buona Pasqua!
Assolutamente sì, Ariano! È una allucinazione materializza e solo Vicino ne conosceva il senso o il non senso, però a noi restano tante magnifiche suggestioni... Buona Pasqua e grazie infinite della visita! Ciao ☺️
EliminaBello bello bello! Grazie per avermelo fatto conoscere!
RispondiEliminaCiao Giulia, grazie! *__* Sono davvero felice di aver stuzzicato la tua curiosità su Bomarzo
EliminaCredo che le immagini, in aggiunta alle tue parole, comunichino molto bene la strana atmosfera del luogo. Ci farei sicuramente una visita, se non fossi lontana, ma non si può mai sapere in futuro.
RispondiEliminaCiao Grazia! Mai dire mai ^__^
EliminaEh, in quel periodo spuntavano di quegli artisti fuori dagli schemi. Prendi per esempio l'Arcimboldi o Bosch.
RispondiEliminaVerissimo, Marco! Tra l’altro, quei due hanno offerto un’interpretazione di orti e giardini davvero singolare ;) Grazie mille del passaggio :)
EliminaUn luogo che ho già da tempo inserito tra quelli che vorrei vedere! Bellissime le tue fotografie e anche la descrizione irretisce... proprio come il Sacro Bosco di Bomarzo.
RispondiEliminaOttima scelta, Cristina! :) È un luogo che si apre a molteplici chiavi di lettura, molto suggestivo. Grazie della visita :)
EliminaNon ci sono mai stato, anche se mi è capitato più volte di leggerne e di vedere le immagini delle varie sculture. Anche vicino a dove abito io c'è un luogo del genere, il parco mediceo di Villa Demidoff di Pratolino, anch'esso del XVI secolo, solo che ha subito diverse modifiche nel tempo a causa dei vari passaggi di proprietà. In origine era considerata la più bizzarra e sfarzose delle ville medicee. «La bellezza e la ricchezza di questo luogo non si possono rappresentare con la scrittura» ne scrisse Michel Montaigne.
RispondiEliminaCiao Ivano, pur non conoscendo Villa Demidoff vien da pensare che meriti senza dubbio una visita. Peccato che abbia subito diversi rimaneggiamenti nel tempo. Pensa che, invece, ho conosciuto il Sacro Bosco di Bomarzo grazie a uno splendido articolo apparso una trentina di anni fa sulla rivista FMR, semplicemente magnifica. Peccato che oggi non esista più. L'articolo in questione portava la firma di Elémire Zolla.
EliminaCi sono stata parecchi anni fa e ne conservo un bel ricordo. E' difficile dire che impressioni mi ha lasciato, direi che quando sono uscita ero molto stranita dall'atmosfera. Indubbiamente la pena di visitarlo, possibilmente mantenendo una certa ricettività a influenze sottili. Chissà che in futuro non ci faccia di nuovo una capatina, perché penso che sia uno di quei luoghi che non ti dicono tutto alla prima visita...
RispondiEliminaCiao Maria Teresa, che bello trovarti su questo post! Indubbiamente si tratta di un luogo che richiede (e merita) più di una visita sia per la sua complessità strutturale e sia per la sua intensa stratificazione di significati. Non mi sorprende il senso di inquietudine da te percepito dopo la prima ispezione, anzi! Anch'io la prima volta che ci ho messo piede mi sono sentita più che stralunata :)
EliminaUn posto magico, ho sempre desiderato visitarlo, spero prima o poi di riuscirci.
RispondiEliminaVorrà dire che tra un po' scriverai un post ispirato alla tua visita a Bomarzo e sarà bellissimo come sempre.
EliminaCiao Nick, grazie di esser passato, un abbraccio e a presto!
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