Questa volta ho voluto aderire anch'io all’effervescente gioco, INSIEMERACCONTIAMO # 23, proposto, come di consueto, da Patricia Moll .
L’ incipit di Patricia:
La
lettera.
Aprì la busta e ne estrasse un
foglio ingiallito dal tempo. Piccole macchie di inchiostro lo segnavano. Forse
era scritta con la penna d’oca. La grafia era decisamente d’altra epoca piena
di svolazzi. Bei tempi quelli in cui ci si inviava missive!
Inforcò gli occhiali, lo aprì,
sedette e lesse.
Il mio finale:
“Ma guarda, è stato redatto il
venticinque luglio del 1717. Che bella coincidenza: come oggi, ma trecento anni
fa!” disse tra sé, con una nota di buonumore. E riprese a far scorrere gli
occhi sulla pagina.
Però, prima di passarne in
rassegna il contenuto girò la facciata alla ricerca del nominativo del mittente,
e restò sorpreso.
“Strano” pensò “non sembrano
esserci indizi.”
Dopo quell’osservazione decise
di concentrarsi. Avrebbe ritardato eventuali critiche e considerazioni a fine
lettura. Ora non doveva distrarsi.
Tuttavia, nemmeno un secondo più tardi,
venne richiamato da una voce gracidante, assai familiare.
Era la moglie che, dal
locale a fianco, dove si trovava intenta a scartabellare tra i tanti tomi
sistemati in una delle librerie appartenute un tempo ai nonni e, prima ancora,
ai bisnonni, risalendo fino ai trisavoli del marito, lo sollecitava a
raggiungerla.
“Carlo, non poltrire come al
solito. Qui c’è polvere dappertutto e dobbiamo preparare l’inventario da
sottoporre al notaio entro domani. Non posso occuparmene da sola, mi devi
venire a dare una mano. Chiaro?”.
“Sì, Teresa.” rispose con tono
accomodante, dopo aver alzato gli occhi al cielo “Dammi cinque minuti e sono da
te”.
“Mai una volta che mi lasci in
pace quella erinni” sussurrò piano, in modo da non farsi sentire.
Quante volte, nel corso della
loro lunga convivenza, aveva paragonato la moglie a un marziano con il quale non
era mai riuscito a trovare la ‘giusta’ chiave di comunicazione?
Gli angoli della bocca
assunsero una piega che disegnava un sorriso amaro. Poi, senza indugiare in
quelle riflessioni, né senza scomporsi più di tanto, proseguì a leggere.
Sebbene non gli fosse ancora chiaro
chi avesse scritto quel messaggio, né a chi fosse destinato, si sentì attratto
dalla fitta e arrotondata calligrafia, dallo stile fluido e impeccabile, così come
dall’insolita argomentazione concentrata sull’energia e gli stati vibrazionali .
Arrivato a conclusione tornò a
soffermarsi su un passaggio situato circa a tre quarti dello scritto che, più
di ogni altro, gli parve decisamente fuori dall’ordinario.
Quindi, animato dalla
natura analitica che lo contraddistingueva, per accertarsi di non averne
equivocato le parole e il senso, tornò a rileggerlo:
“[…] e quando decidi che sia giunto il momento
sdraiati, rilassati e lasciati andare completamente. Cadrai in uno stato simile
al sonno. Attraverserai una fitta nebbia, ma il tuo spirito, grazie alle coordinate che ti sto per fornire, saprà
individuare e varcare il portale inter-dimensionale corretto, l’estremità del
lungo canale che collega i nostri universi.
Viaggiando nel tempo e nello spazio mi raggiungerai. […]”
Estrasse dal taschino della
giacca la vecchia Moleskine e
l’inseparabile Montblanc. Sollevò lo
sguardo verso il soffitto per afferrare quel lembo di memoria che premeva nella
sua testa e, con tratto deciso, vergò il foglio.
Appena ebbe finito, infilò la
lettera ingiallita in tasca, insieme alla Montblanc
e lasciò in bella vista la Moleskine.
Subito dopo, cercò la posizione più comoda sulla poltrona e sorrise, beffardo.
Un quarto d’ora più tardi
Teresa, paonazza dall’irritazione, entrò nella stanza intenzionata a far scattare
l’ennesima sfuriata, ma trovò solo il taccuino del marito, ai piedi della
chaise longue, aperto su una pagina.
Lo raccolse da terra e lesse
le seguenti righe:
“Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E
come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e
il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta,
inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno senso per sé, del
mondo com’egli ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!
Luigi Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore.
Ti ho sopportato per trenta
interminabili anni, solo a causa di una maledetta amnesia.
D’ora in avanti, arrangiati!
Carlo
Sei proprio brava!
RispondiEliminaGrazie di cuore, Nadia! :-) Felice che il finale di racconto sia stato di tuo gradimento, devo però dire che l'incipit di Patricia era già da sé un gioiellino!
EliminaBrutta cose queste amnesie, Clementina! Fortuna che ogni tanto incidenti come questo vi pongono rimedio ;-) Brava!
RispondiEliminaAh, ma sappi che ho trascritto le coordinate... non si sa mai! ;-)
RispondiEliminaGrazie mille! :-))
Davvero splendido questo breve racconto, strutturato con tutte le componenti per coinvolgere il lettore. Bravissima Clem, per originalità, e destrezza linguistica. Lo definirei un testo avvincente.
RispondiEliminaGrazie, Annamaria! È stato molto divertente partecipare al gioco e sono lieta che questo piccolo divertissement ti sia piaciuto! :-)
EliminaTe l'ho già detto vero che sarei interessata????? ahhahahahahahahaha
RispondiEliminaBravissima!
ahahhahahahahhhahahah!!!!! quando vuoi, non hai che da chiedere!
EliminaGrazie di cuore, ma i complimenti te li faccio anch'io perché quell'incipit era una vera chicca!