Vorreste sapere chi ha inventato i Tarocchi e quando?
Bene, inizio subito
chiarendo che sono talmente numerosi
gli studiosi e i ricercatori che si sono confrontati e
scontrati su questi interrogativi, che le ipotesi
emerse a riguardo, oltre ad essere molteplici,
sono anche divergenti. Per questa
ragione, tra le varie teorie formulate sino ad oggi non ve n’è una sola che possa essere ritenuta la più veritiera in
assoluto.
Taric el Tuerto, condottiero berbero fonte: web
|
Interno della Grande
Moschea di Cordova. fonte: web
|
Secondo altre fonti pare
che il gioco dei Tarocchi sia giunto fino a noi nel periodo del Basso Impero,
seguendo la «Via del grano» che
univa Alessandria d’Egitto alla Baia
di Napoli.
isola di Pharos, al largo di Alessandria, una delle sette meraviglie, di cui oggi non esiste nessuna traccia. fonte: web |
Tuttavia, secondo una
cronaca viterbese risalente alla fine del 1300, i Tarocchi giunsero in Italia
dai Saraceni con il nome di naibi. Infatti,
nel 1379, un certo Nicola della Tuccia, annota quanto
segue: «Fu recato in Viterbo il gioco
delle carte da un saracino chiamato Hayl… il gioco delle carte che in saracino
si chiama nayb… il gioco delle carte che viene da Sarracinia e chiamasi tra
loro nayb». Nel testo non viene specificato da quale parte della Terra dei Saraceni provenissero quelle carte,
ovvero se dal Nord Africa o dall’Oriente (il termine fa riferimento, sia agli
orientali, che ai nomadi derivanti dalla città di Sarah, tra la Turchia e la
Persia) e la questione è rimasta irrisolta sino ad oggi.
Tra il 1375 e il 1393 vengono redatti numerosi documenti che citano giochi di carte
chiamati naibi, nahipi o naibes. L’etimologia del termine pare
ricondursi sia all’arabo, in particolare alla storpiatura di na’ib (capo o vice), oppure al termine nabi (profeta), sia all’ebraico nabiah (profeta).
In tutti i casi, va
comunque detto che i naibi sono un gioco didattico nel quale compaiono cinquanta immagini suddivise in
cinque serie di dieci carte. Le cinque serie simboleggiano le Condizioni della Vita (il mendicante, il
servo, l’artigiano, il mercante, il gentiluomo, il cavaliere, il ministro dello
stato, il re, l’imperatore, il papa, le Muse
(Clio, Euterpe, Talia, Melpomene, Tersicore, Erato, Urania, Pollinia, Calliope
e, in aggiunta alle nove muse vi era Apollo), le Scienze, le Virtù e i Pianeti (oltre ai sette pianeti erano
inclusi l’Ottava Sfera, il Primo Mobile, e la Prima Causa).
esempio di Dasavatara su un tappeto. immagine fonte web |
Secondo
alcune fonti il gioco dei naibi traeva a sua volta origine da un gioco indiano chiamato Dasavatara.
Questo gioco indiano sarebbe stato costituito da centoventi carte di forma
circolare, suddivise in dieci serie di dodici, i cui simboli erano: tartarughe,
pesci, conchiglie, denari, fiori di loto, brocche, bastoni, sciabole, scimmie,
elefanti, cavalli, leoni. Dalla rielaborazione di questi simboli sarebbero
stati estrapolati i quattro simboli base: coppe (clero), spade (nobiltà),
denaro (commercio), bastoni (contadini).
il domino, come origine delle carte immagine fonte: web |
Un’altra teoria sostiene
che le carte numerali avrebbero
tratto origine dai dadi, o dal Domino
cinese, o dal Mahjong di Confucio, mentre le figure (re, regina, fante cavaliere, ma anche torre e matto)
sarebbero state ispirate dagli scacchi,
gioco di antiche origini persiane.
il Mahjong all'origine delle carte. immagine fonte: web |
Ma arriviamo a qualcosa di molto più concreto…
È datata
intorno al 1400 la più antica serie
di carte europea, denominata «Italia2», che molto probabilmente proveniva
dalla zona del Nord Est italiano (sarà la foggia tardo medievale del berretto
indossato dalla figura maschile inscritta nella moneta raffigurante l’asso di
denari a certificarne la datazione e la provenienza), e che tutt’oggi si trova
all’interno del Museo Fournier di Alava, nei Paesi Baschi.
Mazzo Italia2 Cavaliere di spade Museo Fournier, Alava, NL Il copricapo del cavaliere rivela la tipica foggia dei copricapi mammelucchi |
Mazzo Italia2 Asso di denari. La foggia tardomedievale del berretto del personaggio è uno dei principali elementi utili alla datazione e alla attribuzione della provenienza italiana |
Mazzo Italia2 Re di denari. Museo Fournier, Alava, NL |
Mazzo Italia2 Fante di bastoni Museo Fournier, Alava, NL |
Mazzo Italia2 9 di Coppe Museo Fournier, Alava, NL |
Mazzo Italia2 Re di Spade Museo Fournier, Alava, NL |
Questo è il mazzo di carte
occidentali più antico, antecedente anche al mazzo dei Tarocchi Viscontei. Esso
viene definito anche come mazzo di carte moresco, e anche la stessa iconografia
lascia supporre che le origini siano appunto mammelucche. Sulla base di numerosi studi, pare che, nonostante
molte lame siano andate perdute, il mazzo «Italia2» fosse costituito da
cinquantadue carte, ciascuna della misura di 6,5 x 9,5 cm., creato sulla base
di uno stile che prevedeva semi latini arcaici e uno sviluppo numerale che
andava dall’uno (l’asso) al nove, corredato da figure quali il fante, il
cavallo e il re (la regina non era prevista in questo gioco). Il mazzo risulta
stampato in xilografia su cartoncino e colorato a mano senza il ricorso a
mascherine, bensì utilizzando una tecnica che prevedeva di intingere un dito
nell’inchiostro per usarlo come pennello. I colori sono quattro:
rossiccio-bruno; marrone scuro o nero; rosa; giallo.
Nel frattempo, in Europa,
soprattutto intorno ai primi decenni
del 1400, nonostante un sempre più
diffuso utilizzo dei mazzi di carte da gioco, vennero emanati moltissimi
decreti con i quali venivano vietati,
sia il gioco dei naibi, che il gioco delle carte,
in generale. Pare, infatti, che in quel periodo quei giochi avessero assunto una
tale diffusione per cui si cominciò a parlare di un fenomeno di gioco
d’azzardo.
Bernardino da Siena in quegli stessi anni predicò contro il gioco d'azzardo, invitando il popolo a bruciare carte da gioco, naibi e dadi |
A Bologna, persino Bernardino da Siena, religioso e
teologo appartenente all’Ordine dei Frati Minori, tenne una solenne predica
dedicata alla giornata di quaresima durante la quale invitò la popolazione a gettare
nel falò
delle vanità tutto ciò che veniva
considerato gioco d’azzardo, in una parola tutto ciò che egli stesso definiva arnesi
del Diavolo, o turpe lucrum,
e cioè dadi, tavole e carte da gioco.
Mazzo Visconti Sforza, B. Bembo, La Luna |
Tuttavia, se da una parte
il potentato e il clero, con Bernardino da Siena in testa (tra l’altro
stimatissimo da Filippo Maria Visconti), condannavano il gioco d’azzardo quale
eresia e in diretto contrasto alla regola benedettina dell’ora et labora – insomma,
giochi che portavano via tempo prezioso al popolo che avrebbe dovuto impiegare
meglio le ore a disposizione dedicandosi al lavoro – dall’altra, nelle varie corti d’Italia e
d’Europa, i nobili si dilettavano abbondantemente proprio con
il cosiddetto Gioco dei Trionfi. Infatti, nel periodo che va dal primo
decennio alla metà del XV secolo, il Gioco
dei Trionfi si sviluppò ai massimi livelli nell’area di Milano, Bologna e Ferrara e
le cronache di Candido Decembrio
(letterato e politico, 1392- 1477), puntualmente, ci informano di come il Duca di Milano (e con lui tutta la
sua corte) si dilettasse a inventare nuovi giochi e nuovi mazzi.
Di conseguenza, nacquero:
i mazzi milanesi viscontei (di cui
abbiamo ampiamente parlato nella precedente puntata e che più di ogni altra
tipologia si diffuse maggiormente all’estero per diventare in seguito il
prototipo del Tarocco più tradizionale), e poi nacquero i mazzi ferraresi.
I Tarocchi ferraresi sono vere opere d’arte dipinte a mano e miniate
in lamine d’oro e risultano composti da:
Tarocco Alessandro Sforza, Museo Civico, Castello Ursino, Catania Trionfo Il Carro |
Tarocco Carlo VI, Biblioteque Nationale, Paris Trionfo Temperanza |
I- il
Mazzo del Tarocco di Alessandro Sforza duca di Pesaro,
fratello di Francesco Sforza, ma con maggiore probabilità creati per Ercole
d’Este, datati intorno al 1445-73,
di cui rimangono 15 esemplari conservati presso il Museo Civico del Castello
Ursino di Catania);
III - i
Tarocchi “Estensi o di Ercole I d’Este”
della Biblioteca Beinecke di Yale (otto figure e otto Trionfi). E' probabile che il mazzo sia stato realizzato in occasione delle nozze tra Ercole d'Este e Eleonora d'Aragona, avvenuto nel 1473 ;
Collezione Rothschild, Museo Louvre Paris, Trionfo Imperatore |
IV - i
Tarocchi della “Collezione Rothschild”
nel Museo del Louvre a Parigi tranne
una nel Museo Civico di Bassano del Grappa (nove carte in
tutto, di cui otto figure e un Trionfo. Il mazzo è stampato in xilografia sui
tre fogli Rosenwald, non tagliati).
Collezione Rothshild; M. Louvre, Paris Regina di Bastoni |
Invece, merita un cenno a
parte il cosiddetto Tarocco del Mantegna
(1465-75 circa), che si pensava fosse
stato elaborato a Mantova dal famoso pittore Andrea Mantegna, mentre ora viene attribuito
a due pittori ignoti. Nonostante la somiglianza ai Trionfi, il mazzo in
questione è privo degli arcani minori e si ritiene che venisse usato a scopo
educativo.
Tarocco Mantegna, Rethorica, Bibliotèque Nationale de France, Paris |
Tarocco Mantegna, Forteza. Bibliotèque Nationale de France, Paris |
Nonostante sia stato
possibile risalire a diversi mazzi di Tarocchi prodotti nelle varie epoche, alla
fine del ‘400 ancora nessuno era in grado, con certezza, di stabilire quando
nacquero i Tarocchi e per mano di chi. Certo è, però che il gioco dei Tarocchi si diffuse sempre più in tutta Europa trasversalmente ai ceti sociali.
Antoine Court de Gebelin. Immagine: web |
Arriviamo così nella prima metà del 1700, e un certo Court de
Gebelin, studioso e occultista, inaugura la moderna querelle sul significato
esoterico dei Tarocchi. Secondo questa archeologia ben poco scientifica i
Tarocchi sarebbero una riscoperta dell’Egitto più favoloso. Court de Gebelin,
infatti, affermava che i Tarocchi ricostituissero il perduto Libro di Toth. Questa teoria, secondo la quale l'origine dei Tarocchi fosse riconducibile all'antico Egitto, ebbe un successo clamoroso e, di conseguenza, un seguito a dir poco notevole.
Nel 1785, un certo Jean-Baptiste Alliette, meglio noto
come Etteilla (1738 – 1791), che per
alcuni era un noto esoterista, mentre per altri poco più che un parrucchiere,
ribadì l'ipotesi dell'origine egiziana dei tarocchi, senza comunque fornire
alcuna prova. Anche Alliette, seguendo la scia dell'antico Egitto, ottenne un discreto successo.
J. Baptiste Alliette, alias Etteilla. immagine web |
In seguito, con Eliphas Levi (1810-1875), il più famoso
occultista e studioso di esoterismo dell’Ottocento francese, nonché massone e
rosacrociano, i Tarocchi vennero direttamente collegati all’esoterismo pratico
della magia. Il loro utilizzo prevalente divenne quello divinatorio, mentre l'aspetto più didattico-filosofico andò sempre più sfumando.
Eliphas Levi. immagine web |
Poco più tardi,
l’esoterista e medico francese Gerard
Encausse, più noto come Papus
(1865-1916)
G. Encausse, alias Papus. imm.web |
e l’esoterista, massone, astrologo e scrittore svizzero Oswald Wirth (1860-1943)
Oswald Wirth, immagine web |
approfondiranno il pensiero di Eliphas Levi e accomuneranno i Tarocchi alla Kabala e alla magia. Con questa operazione tornerà a rivestire notevole importanza il ruolo del tarocco all'interno di un percorso di crescita spirituale, pur continuando a svolgere contemporaneamente quello di strumento di divinazione. Nel 1887, infatti, lo stesso Wirth collaborando con Stanislav De Guaita, poeta ed esoterista francese, ridisegna i ventidue arcani maggiori dei Tarocchi e nel 1924 pubblica un trattato dal titolo esplicativo Meditazione sugli arcani Maggiori dei Tarocchi.
Nel 1933 Joseph Maxwell (1858-1938) Procuratore
Generale alla Corte d’Appello di Bordeaux e importante studioso dei fenomeni
psichici, che si dedicò allo studio dell’occultismo anche con la collaborazione
di un medium, con cui approfondì gli studi sulla telecinesi, si dedicò allo
studio dei Tarocchi. Maxwell, attraverso la pubblicazione di Le Tarot, le symbole, les arcanes, la
divination affronta un’ampia trattazione degli Arcani Minori, oltre che
dei Maggiori e paragona i Tarocchi all'equivalente occidentale dell'I King.
immagine: web |
In particolare, l’autore riconosce al Tarocco di Marsiglia un linguaggio
ottico, invitando il lettore a guardarlo per poterlo comprendere, tenendo in
considerazione i numeri, il significato del colore e di qualsiasi gesto dei
personaggi. In questo modo i Tarocchi assumono il ruolo di preziosi strumenti destinati alla meditazione.
Nel
2007, Alejandro Jodorowsky, artista
eclettico, direttore di teatro, autore di pièce teatrali, di romanzi, di
fumetti e di film, pubblica, insieme a Marianne Costa (scrittrice, attrice,
cantante e traduttrice) La Via dei Tarocchi.
Jodorowsky si rende conto
che gli unici in grado di insegnargli a decifrare i Tarocchi, non sarebbero
stati dei Maestri in carne ed ossa, ma i Tarocchi stessi: «Per consentire ai
tarocchi di entrare a far parte della mia vita… dormivo ogni notte con una
lettera diversa sotto al cuscino, oppure andavo in giro tutto il giorno con una
carta in tasca… ho immaginato i pensieri, le emozioni, la sessualità e le
azioni di ciascun personaggio. Li ho fatti pregare, insultare, far l’amore,
declamare poesie, guarire». I Tarocchi diventano a tutti gli effetti strumenti fondamentali che permettono la presa di coscienza ponendosi al fruitore in termini di Maestri Spirituali. In pratica, per Jodorowsky, i Tarocchi corrispondono ad una Macchina Metafisica. L'autore, combinando l'iconografia dei tarocchi più classici e diffusi in tutta Europa ha ricreato un insieme simbolico coerente con buona parte del loro patrimonio valoriale, ma allo stesso tempo inedito.
Alejandro JodorowskY e il suo gatto |
Ecco!
Siamo giunti anche alla fine di questa puntata. Che effetto vi ha fatto? Volete
saperne di più?
Se la risposta è
affermativa, ci ritroviamo la settimana
prossima con il capitolo dedicato al simbolismo
del seme e del numero, insiti negli Arcani Minori e, solo successivamente con gli ulteriori appuntamenti, ci occuperemo del simbolismo legato agli Arcani Maggiori, partendo dal primo arcano di cui ci andremo ad occupare: il Matto.
Buona
continuazione, dunque e alla prossima!
FONTI:
La
Via dei Tarocchi, Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa,
Feltrinelli
Tarocchi,
i Poteri Magici, Omar e Zaira, Res Nova Libri
Il
Linguaggio Segreto dei Tarocchi, Laura Tuan, De Vecchi
I
Tarocchi. Il cammino iniziatico. Il corteo degli arcani,
Pia Fiorentino, Edizioni Mediterranee
http://l-pollett.tripod.com/cards77i.htm
per i tarocchi del mazzo Italia2
http://www.operaincerta.it/archivio/114/articoli/gioco.html
per i tarocchi di Castello Ursino
Ciao Cle, permettimi di raccontare brevemente la storia dei Tarocchi che uso io.
RispondiEliminaSono stati disegnati da Pamela Matthews nella seconda metà dello scorso secolo e sono conosciuti come i Tarocchi della Nuova Era. Pamela cercò a lungo di sfuggire a questa missione e decise di sottostare al suo mandato solo quando era cieca e malata. Ogni figura dei suoi Arcani è stata disegnata in un luogo diverso della terra affinché potesse catturare a pieno l'energia di quel posto che avrebbe dovuto impregnare ogni lama. Sono Tarocchi che non vengono usati a scopo divinatorio ma per l'Evoluzione interiore del consultate. Hanno un loro posto all'interno dell'Albero della Vita e il loro numero va ben al di là delle classiche 78 carte.
D'altronde ogni momento storico ha la sua energia e le sue necessità ed oggi viviamo in un periodo molto particolare. Un abbraccissimo e alla prossima settimana
Ciao Eli, grazie per aver raccontato la storia delle carte che usi! È sempre interessante scoprire cose nuove. Non so molto di loro, anche se ho avuto occasione di vederle: presentano dei bei disegni, molto curati e cromaticamente impattanti, ma nell’insieme non mi sembrano aderenti all’impianto iconografico dei tarocchi classici. Perché dico questo? Ti spiego: noto che negli ultimi trent’anni la produzione di mazzi di carte, divinatori o da meditazione, abbia avuto un’impennata pazzesca e oggi ne vediamo commercializzare una quantità enorme, del tutto inedita. Per esempio, mi è capitato di vedere un’intera vetrina di una tabaccheria completamente invasa da mazzi di carte definite tarocchi, ma dall’aspetto del tutto estraneo ad essi. L’impressione che ho avuto in quella circostanza non è stata del tutto positiva, devo dire. Credo che molte di queste nuove carte, classificate come artistiche, o con nomi sempre più esotici, rivelino strategie di marketing mirate a rispondere e soddisfare i bisogni e i desideri di target diversi. Non dico che sia un male, ma un conto è realizzare un mazzo con delle leggere varianti grafiche, o leggere varianti cromatiche, rispetto al modello standard, e un conto è stravolgerne completamente l’iconografia e pretendere di definirlo ugualmente in quel modo. Carte, dovrebbero chiamarsi semplicemente carte, oppure gli autori dovrebbero fare almeno lo sforzo di inventarsi una definizione inedita e originale. Il tarocco, per come lo intendo io, è un’altra cosa: è quella cosa lì, dove trovi ventidue arcani maggiori uniti agli arcani minori e dove ciascuna lama risponde ad un preciso impianto grafico, con una precisa corrispondenza dei simboli. Poi, possono essere più grandi, più piccoli, stampati su cartoncino opaco, su quello lucido, … non importa! E per quanto riguarda l’utilizzo, ciascuno può farne ciò che meglio crede ed è sempre stato così: ci può leggere il futuro, ma può anche decidere di interpretarli diversamente per affrontare altre questioni. Consentimi un paragone azzardato – sarà che ho un po’ fame – ma è un po’ come se volessero spacciarmi per raviolo uno gnocco ripieno: entrambi sono farciti, è vero, ma l’involucro del raviolo prevede ingredienti diversi e una lavorazione completamente diversa, rispetto allo gnocco. In questo modo, il risultato che si produce, alla vista, al tatto, al gusto, all’olfatto – e perché no, mettiamoci anche all’udito, visto che in fase di masticazione cambia anche il suono – è semplicemente un altro. Lo so, sono tremenda, sopportami ti prego, però trovo che voler beneficiare del fascino esercitato nei secoli dal tarocco, nonostante si proponga un prodotto lontano anni luce da esso, sia poco virtuoso. Ti abbraccio forte forte e ti aspetto alla prossima puntata!
RispondiEliminaSono rimasta davvero estasiata da questa fonte di notizie riguardo all'origine dei Tarocchi.Mai avrei pensato che l'attribuzione fosse così difficile e articolata. Sono stata sempre affascinata dal mondo dell'arcano, anche se le carte, come volgarmente vengono chiamate, hanno il potere di incutere soggezione e ataviche paure. Il responso dell'Oracolo è sempre fonte di inquietudine, di presagio e per questo a volte temuto. Aspetto il seguito con grande interesse, specie quando ti inoltrerai nei meandri del significato di ogni singola immagine. Un articolo davvero splendido, Clem!
RispondiEliminaI Tarocchi sono ricchi di storia e di di fascino, veramente! Per me rappresentano una raccolta di simboli che, quando "parlano", rivelano una saggezza antica alla quale mi affido volentieri. Ma prima ancora sono un mezzo di comunicazione con noi stessi. Sono contenta e lusingata di aver suscitato il tuo interesse, cara Annamaria. Dunque, grazie di cuore, cara amica e alla prossima!
EliminaDivinazione, Arcani maggiori e Arcani minori, simbologia...ecco: per me è tutto un mondo da scoprire, anzi da continuare a scoprire in queste tue avvincenti puntate. Incredibile la storia che c'è dietro queste carte e incredibile che non si possa risalire con assoluta certezza a chi le inventò . Sono misteriose per antonomasia, dunque... Alla prossima puntata e complimenti.
RispondiEliminaEh sì, cara Lauretta! Grazie a questi misteriosi Tarocchi si spalancano tante strane finestre su di un mondo nel quale le cose non sono mai ciò che sembrano. Le figure custodite negli arcani tentano di rivelarci il meccanismo segreto dell'universo, ma sta a noi trovare la giusta chiave per accedervi. Ti aspetto alla prossima puntata e, intanto, grazie di cuore per il tuo passaggio!
EliminaHo riletto questo articolo estremamente affascinante. Devo dire che in seconda battuta ho assimilato il contenuto con maggiore profondità. E' straordinaria la caratura con la quale Clementina scrive, e offre al lettore fonti culturali approfondite e dettagliate. Nel ripercorrere ogni singola riga, mi sono accorta di quanto siano antichi i Tarocchi. Le prime immagini che Clem ha assemblata allo scritto mi hanno ricordato i dipinti rupestri sulle rocce. Già nell'antichità l'uomo utilizzava i simboli come un vero e proprio potere spirituale. Grazie, Clem, per questa pagina che restituisce alla cultura la sua naturale collocazione!
RispondiEliminaMa è stupenda questa immagine delle incisioni rupestri associata ai Tarocchi, grazie! Trovo, cara Annamaria, che tu abbia toccato un punto importantissimo: il potere spirituale dei simboli. Infatti, è opinione diffusa che nei Tarocchi sia stata codificata tutta la sapienza, l'esperienza e le emozioni dell'essere umano. Allo stesso tempo, si dice che calandoci nella loro simbologia si possa elevare i nostri sentimenti e le nostre esperienze in una vibrazione spirituale superiore. Cioè, non basta analizzare le lame dal punto di vista razionale, ma occorre immergersi in esse. Grazie infinite, Annamaria, per questa tua nuova incursione, mi ha riempito di gioia!
EliminaMeraviglia delle meraviglie questo articolo così dettagliato sulla storia dei Tarocchi! Ognuno di loro sembra sprigionare un mondo di significati e addirittura farsi romanzo. Di Alejandro Jodorowsky ho sentito parlare nell'ambito della blog novel di Ivano Landi sul suo sito, con particolare riferimento alla carta del Diavolo su cui ha impostato alcune scene iniziali.
RispondiEliminaAh, Cristina, è proprio così! Come ho scritto in una risposta ad un bel commento di Andrea Ruffolo in calce al mio precedente articolo sui Tarocchi, queste lame si prestano e si sono prestate, soprattutto con Calvino, a diventare letteratura combinatoria, ossia, come nel caso de Il castello dei destini incrociati, in un libro costituito da 12 racconti che possono venire letti anche non necessariamente in successione. Interessantissimo, poi questa blog novel di Ivano Landi di cui parli. Non ne sapevo nulla, ma ora corro a recuperare il gap! :-)
EliminaLa trovi nel link alla Parte 1 nella parte superiore del suo banner, dove ha accompagnato le puntate con pagine statiche di approfondimento. Molto spazio è dedicato al personaggio di Fabrizio e alla realizzazione dei Tarocchi.
EliminaLo vado subito a cercare. Grazie, Cri! :-)
EliminaIo ho scritto un libro di racconti basandomi sui tarocchi, per cui ho trovato davvero istruttivo questo post, essendomi sempre concentrato sui significati e non conoscendo l'origine delle carte.
RispondiEliminaCiao, Marco, grazie infinite di aver lasciato un commento e benvenuto sul blog! Sono davvero felice di aver dato vita a questa serie di incontri dedicati ai tarocchi, perché mi sta permettendo di conoscere più da vicino tante persone, condividere con loro interessi e non solo questo! A questo punto devo assolutamente leggere il tuo romanzo: Arcani arcani. Ti aspetto al prossimo post!
EliminaOk, ne sarò felice. :)
EliminaOttima questa serie di articoli, Clementina. Conosco nelle linee generali la storia dei tarocchi, ma non ho mai approfondito così nel dettaglio.
RispondiEliminaRiguardo a Jodorowsky, che ha citato anche Cristina nel suo commento, l'ho conosciuto abbastanza bene, come ho accennato in alcuni occasioni nel mio blog, avendolo frequentato per un paio di anni, e l'ho visto più volte in azione nelle sue letture dei tarocchi. Tra l'altro una sua "esibizione" di pochi minuti è presente anche nel film di Franco Battiato "Niente è come sembra".
Caspiterina, che fortuna! Anzitutto, ti ringrazio del commento, in particolare della dritta che mi hai fornito sul film di Battiato, inoltre e chiaramente, ti sono grata dei complimenti. Ma a questo punto, mi piacerebbe parlare con te ancora un po' su Jodorowsky: non mi capita certo tutti i giorni di trovare qualcuno che lo abbia frequentato e la curiosità è tanta!
EliminaHo scritto in tre occasioni del mio rapporto con Jodorowsky, e credo che la miglior risposta alla tua curiosità sia proprio quella di indirizzarti a quei miei tre post. Puoi trovarli facilmente cliccando sul tag "Alejandro Jodorowsky" nella colonna di destra del mio blog.
EliminaHo visto che hai pubblicato la parte successiva dell'articolo. Adesso non ho tempo, ma domani pomeriggio lo leggo senz'altro :-)
Ho scoperto che il tuo blog è una miniera infinita di articoli straordinari.Domani mi avventuro meglio sui link in questione, che ho già individuato! Stra-grazie mille, Ivano!
EliminaMa che meraviglia questo articolo! Da adolescente avevo sempre con me il mio bel mazzo di tarocchi, dai disegni molto moderni e non particolarmente belli, Vorrei avere quelli ferraresi, stupendi!!! Comunque concordo sul valore filosofico e di percorso spirituale della consultazione dei tarocchi. Per vicende personali nel corso degli anni li ho sostituiti con Yi Jing, che è veramente un compagno prezioso di cui non potrei fare a meno. Ma chissà...magari se mi capitasse
RispondiEliminaun bel mazzo. potrei ricominciare anche con i tarocchi, seguendo gli insegnamenti dei tuoi prossimi articoli.
Stella!!! Eccoti, che grandissimo piacere!!! Oh, anch'io sono un'assidua utilizzatrice di I Ching, ma sono rimasta fedele anche ai miei tarocchi e ti dirò che li trovo complementari :-)
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