«Sono
cresciuto in una pensione familiare, abitata quasi esclusivamente da studenti
russi. Perciò ho cominciato con la letteratura russa perfino prima di conoscere
quella francese: Gogol, Cechov, Puskin, Dostoevskij, Gorkij prima di Balzac e
di Flaubert. In seguito mi sono appassionato a Dickens e a Conrad. Infine, ho
letto Balzac e gli scrittori francesi dell' Ottocento. Prima ancora, comunque,
da bravo studente, mi ero applicato seriamente ai classici»
Conciergerie et la Seine - Eugene Atget - fonte: web |
Siete
curiosi di conoscere l’autore che si cela dietro a queste frasi? Bene, allora
dovete sapere che nel virgolettato è contenuto uno stralcio dell’intervista ad uno dei più famosi e proficui scrittori
nella storia della letteratura: centinaia
e centinaia di romanzi e migliaia di racconti, tante sono le sue opere tradotte, nel corso degli anni, in 55 lingue e pubblicate praticamente in
tutto il mondo; tra tutte queste ve ne sono almeno un centinaio dedicate al suo principale protagonista, che
senza timore di sbagliare possiamo definire uno dei personaggi – chiave dell’immaginario popolare europeo.
Parigi negli anni '30- fonte: web |
uomo nella nebbia - fonte: web |
36, Quai des Orfevres, Paris - fonte: web |
Stiamo
parlando di Georges Simenon e,
immancabilmente, del commissario più celebre del mondo, Maigret.
Il
Commissario
Maigret viene ufficialmente alla luce nel 1930 sul settimanale Ric et
Rac, con un racconto a puntate, successivamente pubblicato come libro,
intitolato Pietr il lettone. Ma questo strepitoso personaggio non è nato
di getto, bensì è il frutto di tante altre figure utilizzate nel tempo. Esistono,
infatti, almeno 15 Maigret prima di Maigret!
Simenon parla di lui
come di «un uomo calmo, dalla
parlata ruvida, dalle maniere volentieri brutali», di sicuro un uomo semplice, fedele, di buon senso, praticamente il contrario di ciò che è stato Simenon nella vita. E se Simenon
non è mai riuscito a cambiare la vita di Maigret, giungendo fino al tentativo,
del 1934, di sbarazzarsi del suo personaggio di cui si sentiva prigioniero, ad
un certo punto Maigret ha sicuramente cambiato la vita di Simenon, ma forse si
è trattato di un inevitabile destino.
Dunque,
se non vi dispiace, facciamo un passo indietro per conoscere meglio Georges Simenon, la cui vita, decisamente inquieta,
risulta spesso poco conosciuta anche
agli appassionati dei suoi romanzi.
Simenon negli anni '30 - fonte: Centre d'études Georges Simenon |
Per
farlo, ci aiuteremo con Georges Simenon – Una biografia, scritta da Pierre Assouline, scrittore, giornalista, saggista,
critico letterario, basata sugli archivi del celebre autore e su una serie di
testimonianze, uscita per l’editore parigino Julliard nel 1992.
È direttamente Simenon (morto nel 1989) a consegnare
la chiave dei suoi archivi ad Assouline
accompagnando il gesto con queste parole: «Io la lascerò fare, ma senza aiutarla. A
lavoro finito non le chiederò di rileggere il manoscritto. In questo modo lei
si sentirà più libero e io anche».
Il
ritratto che ne emerge è quello di
un uomo che ha vissuto una vita
sicuramente fuori dall’ordinario, un uomo
estremamente ambiguo, tormentato, dedito agli eccessi (il sesso sfrenato, consumato soprattutto con
le prostitute; l’alcol; la brama di danaro e di successo; il ritmo sfrenato
della sua produzione letteraria,…) un uomo con pochissimi amici (tra cui Jean Renoir, André Gide e Federico
Fellini), un uomo che assomiglia
molto al mondo grigio dei suoi romanzi, nel quale dominano soprattutto la solitudine e la mediocrità piccolo-borghese.
Georges Simenon, nasce a Liegi il 13 febbraio del 1903.
Egli è figlio di un contabile, Désiré, e di una casalinga di estrazione
borghese, Henriette Brüll. Da sempre attratto dalla lettura, a sedici anni entra come cronista alla
Gazette del Liège, dove firma articoli con lo pseudonimo di Georges Sim.
Proprio per questo giornale, un
quotidiano cattolico e ultra conservatore, che parlava degli ebrei come dei peggiori e maledetti nemici del Cristo,
nel periodo che va da giugno ad ottobre del 1921, quando l’autore ha diciotto
anni, pubblica 17 articoli intitolati
Il pericolo ebraico, una miscela di
volgari luoghi comuni contro gli ebrei
ordinati dal suo direttore.
Va
detto che tutto il suo apprendistato si svolge in ambienti ultra conservatori e
lui stesso va inteso come un uomo ultra
conservatore, un vero reazionario. Infatti, una volta arrivato a Parigi, nel 1922, viene assunto dallo scrittore Binet–Valmen,
leader di un movimento di estrema destra.
Sempre
nello stesso anno, incontra una studentessa dell’Accademia Reale di Belle Arti, Régine Renchon, che lui stesso soprannominerà Tigy e che sposerà un
anno più tardi, nel 1923.
Regine Renchon, detta Tigy- fonte: Fonds Simenon de l'Université de Liège |
Poco
tempo dopo il matrimonio, Simenon diventa segretario del marchese di Tracy, editore
del giornale antisemita Paris – Centre pubblicando un racconto a settimana.
Durante
il periodo parigino, usando una moltitudine
di pseudonimi, scrive, con una
media di un romanzo a settimana, un
racconto e un romanzo dopo l’altro, di ogni genere: avventura, rosa, porno,
poliziesco e fantastico.
Josephine Baker - fonte: web |
In
questa fase di grande fermento letterario si fanno sempre più intense le sue
frequentazioni nel bel mondo cosicché nel 1925
conosce Josephine Baker, cantante e
audace ballerina, assurta quale regina degli Champs-Elisèes, con la quale
intreccia una relazione extraconiugale che prosegue fino al 1927.
Simenon e Josephine Baker - fonte Centre d'études Georges Simenon |
Nel
1928, stanco di quella vita
iperbolica, lascia la Parigi degli anni
ruggenti e, a bordo de la Ginette, inizia a navigare in
Francia, Belgio e Olanda lungo fiumi
e canali che
diventeranno fonte di ambientazione di molti suoi romanzi. Proprio in questo
periodo prende finalmente la decisione di abbandonare i suoi tanti pseudonimi
per firmare tutto ciò che sgorgherà dalla sua penna con il vero nome.
Parigi negli anni '30- fonte: web |
A distanza
di un anno, nel 1929, scrive per la rivista Dètective
una serie di racconti nei quali inserisce
un personaggio che piano piano prenderà le sembianze del Commissario
Maigret. Dopo averli presentati all’editore
Fayard, incassa un contratto per
dodici romanzi. Per la verità, l’editore non crede affatto che quel commissario
Maigret, personaggio così insolitamente comune, addirittura paragonabile al
vicino di casa di ciascun lettore, possa avere successo, ma crede nella
capacità di Simenon di scrivere molto bene e molto in fretta.
Il
successo di Maigret arriva solo nel 1931
e sarà un successo clamoroso, al di là di qualsiasi aspettativa, tanto da
lasciare l’editore a bocca aperta, ma già
nel 1934, di ritorno da un viaggio in Africa durante il quale si dedica a
scrivere una serie di reportage, Simenon
comunica a Fayard di voler mandare
in pensione il suo Commissario. Fayard, sconvolto da questa scelta, tenta
invano di convincere il suo pupillo a non smettere la serie di Maigret e, a
questo punto, il caparbio scrittore belga licenza Fayard e si rivolge a Gallimard, sovrano indiscusso dell’editoria
parigina di allora per dedicarsi ad altri romanzi. Per la coppia Georges e Tigy
il passaggio da un editore all’altro corrisponde anche all’inizio di una vita
mondana molto intensa.
Dopo
un intervallo di un paio d’anni, nel ’36,
però, Simenon si accorge che il suo Maigret
è una fonte economica inesauribile di cui non può fare a meno e così inizia
a scrivere una serie di altri racconti tutti dedicati a lui. Le inchieste del
commissario Jules Maigret si snoderanno nell'arco di 42 anni racchiudendo 75
romanzi e 28 racconti
Sempre
tra il 1936 e 1937, contestualmente, collabora con il Courier Royal, un’altra
testata ultra conservatrice retta dal conte di Parigi, pretendente al trono di
Francia.
Simenon e il figlio Marc - fonte Centre d'études Georges Simenon |
Nel
1939 nasce Marc, il primo figlio e
nel 1940 si trasferisce con la
famiglia a Fontenay-le-Comte, in
Vandea.
In
questo periodo cede i diritti di Maigret alla Continental, una società di
produzione e propaganda cinematografica che faceva riferimento direttamente a
Goebbles e viene visto entrare e uscire più volte nella tristemente famosa sede
del Kommandantur nazista. Le sue mosse non passano certo inosservate al Comitato di Epurazione per gli Scrittori,
che per tutta risposta, alla fine della guerra, lo accusa di collaborazionismo
con i nazisti. Il rischio è
altissimo, ma fortunatamente viene condannato soltanto a non poter pubblicare
per due anni.
Sul
presunto collaborazionismo
dell’autore belga sono in molti a prendere le distanze. Nella maggior parte dei
casi si parla di una sua ambigua
indifferenza nei confronti dell’occupazione
nazista e di una sua spiccata
tendenza a non volersi schierare da nessuna parte, legata soprattutto alla sua brama di danaro e successo.
Georges e Christian Simenon - fonte:Fonds Simenon de l'Université de Liège |
Sul
fratello minore di Simenon, Christian,
invece, non vi sono dubbi perché egli fu
di certo un criminale filonazista. Quando, alla fine della guerra, Georges
scopre la condanna a morte che pende sulla testa del fratello, lo consiglia di
fuggire con la Legione Straniera per salvarsi. Christian riesce a scampare
quella condanna, ma muore due anni più tardi, nel ’47, combattendo per la
Francia in Indocina. La madre anaffettiva, che non aveva mai nascosto
a nessuno di preferire Christian a Georges, e che apertamente dichiarava di
ritenere il suo primogenito incapace di combinare qualcosa di buono nella vita, lo riterrà responsabile della morte del fratello.
Denise Ouimet, seconda moglie di Simenon fonte: Fonds Simenon de l'Université de Liège |
Nel 1945, Georges Simenon, quindi,
temendo le ritorsioni dell’accusa di collaborazionismo, fugge in Canada insieme
alla prima moglie Tigy e il figlioletto Marc.
Poco
dopo il trasferimento incontra Denise
Ouimet, colei che cinque anni più tardi, dopo aver condotto un menage a trois insieme a Tigy e,
successivamente a quattro, con Heriette, ribattezzata Boule – una cameriera
incontrata qualche mese più tardi – diventerà
la sua seconda moglie e madre di altri tre suoi figli: Johnny (1949); Marie-Jo (1953); Pierre
(1959). Infatti, Georges divorzia da Tigy il 21 giugno del 1950 e il giorno
dopo, il 22 giugno 1950, sposa Denise.
Pierre, Marie Jo e Georges Simenon - fonte Centre d'études Georges Simenon |
Simenon, Denise, Marie Jo e Pierre fonte: Fonds Simenon de l'Université de Liège |
Con
Denise, lo scrittore trascorre più di quarant’anni di litigi, sesso
trasgressivo (ogni cameriera di casa Simenon diventa automaticamente la sua
amante) e sbronze.
Nel
1952 la città di Parigi lo invita a tornare in Francia e il romanziere accetta. Nel 1955 trasferisce l’intera famiglia a Cannes, dove rimane per due anni, prima
di trasferirsi nuovamente, questa volta nel cantone svizzero di Vaud.
Nel
1961, Andreina Monicelli, moglie di
Arnoldo Mondadori, consiglia la famiglia Simenon di assumere una giovane cameriera, Teresa Sburelin.
Simenon a Parigi nel 1962 - fonte Fonds Simenon de l'Université de Liège |
Il
matrimonio con Denise è ormai in crisi profonda e gli incontri sessuali tra Simenon
e Teresa avvengono senza che i due
facciano alcunché per nasconderli. A ridosso di questi avvenimenti, Denise viene
ricoverata in clinica psichiatrica per ripetute crisi isteriche che si fanno
via via sempre più acute.
Per tutta risposta, Teresa, a quel punto, si trasferisce
direttamente nella camera dello scrittore.
Georges Simenon e Teresa Sburelin fonte: Fonds Simenon de l'Université de Liège |
Nel
1978, Denise, dalla quale Simenon è separato, ma non ancora divorziato,
pubblica Un oiseau pour le chat, con il quale accusa di estrema crudeltà il marito. Poche
settimane dopo, Marie-Jo, la figlia
venticinquenne, si toglie la vita
sparandosi al cuore con una pistola.
Marie-Jo Simenon - fonte: Fonds Simenon de l'Université de Liège |
Secondo
quanto riporta il biografo Assouline,
Simenon è colpevole di aver incoraggiato
la figlia ad immaginare un amore
equivoco con il padre. Pare,
infatti che lo scrittore abbia addirittura offerto a Marie-Jo una fede nuziale
e la biografia ipotizza anche che la fragile ragazza sia stata vittima
dell’opera del padre, con particolare riferimento al romanzo La
disparition d’Odile, la cui trama racconta del suicidio della giovane
figlia di uno scrittore di successo. Anche le analogie, sempre secondo Assouline,
sono inquietanti, dato che Marie-Jo ha acquistato l’arma usata per uccidersi
nello stesso luogo in cui l’ha acquistata la protagonista del libro.
Nel
1979 muore anche Henriette Brüll, la terribile madre di Simenon e la sua dipartita segna una profonda battuta d’arresto
nella sua produzione letteraria.
Sarà
solo nel 1981, infatti, che lo scrittore riuscirà ad emergere da una profonda
crisi pubblicando, con l’editore Presses de la Cité, Memorie Intime, romanzo con
il quale si sforza di ricordare la figlia e tenta di placare, in qualche modo,
il dolore per il suo suicidio e i suoi sensi di colpa.
Il
4 settembre del 1989, Georges Simenon muore a Losanna,
all’età di ottantasei anni, per una recidiva di un tumore al cervello. Teresa
lo fa cremare e sparge le sue ceneri nel giardino di casa, sotto l’albero di
cedro, dove lui stesso aveva sparso le ceneri della figlia morta suicida. I
suoi figli, su volontà esplicita del romanziere, apprenderanno la notizia della
scomparsa del padre alla radio, tre giorni dopo la sua cremazione.
una vecchia edizione di La pipa di Maigret - fonte web |
Come
già accennato e come esposto finora, il ritratto
di Simenon, restituito da questa
biografia, è lontano anni luce da quello
di Maigret, ma rimane il fatto che proprio
quest’uomo, tanto irrequieto e tormentato fino ad apparire detestabile, tanto umanamente mediocre quanto geniale,
sia riuscito a creare uno dei personaggi più umani e più
affascinanti del Novecento.
Maigret interpretato da Gino Cervi - fonte: web |
Maigret,
d'altro canto, rappresenta anche l’antitesi degli investigatori americani che incarnano l’immagine del supereroe, egli
non ha nulla da spartire con questi uomini che sparano, lottano, uccidono e
seducono senza tregua. Nel suo caso si può serenamente parlare di tutt’altro
tipo di eroe e cioè di un uomo, che pur rispettando le prassi canoniche delle
indagini, si lascia trasportare dall’istinto e si cala nei panni degli altri per cercare di
comprendere le motivazioni che hanno scatenato un delitto.
Maigret nell'interpretazione di Jean Gabin |
Maigret interpretato da Bruno Cremer - fonte: web |
È un
piccolo borghese con tutte le sue
debolezze, un amante della cucina popolare, un uomo che vive di affetti e pantofole, anziché di
prodezze amorose. È un uomo che riesce a saldare il mondo proletario piccolo
borghese con quello dell’alta borghesia. È un uomo sensibile alla vita della
gente comune, che viene stravolta da vicende drammatiche di portata
eccezionale. Egli è un investigatore che tende
a ripristinare l’ordine, facendo rispettare la legge, ma che è disposto a chiudere
un occhio se il colpevole è un umile, un essere in stato di bisogno. Perché
è un commissario psicologicamente
coinvolto, che fa di tutto per comprendere i criminali con i quali si trova
ad avere a che fare. E poi, molto probabilmente non a caso, a differenza di
Simenon che voleva la tranquillità del matrimonio unita all’ebbrezza del
tradimento, Maigret è fedele.
Maigret interpretato da J. Gabin - fonte: web |
Senza
dubbio sono dunque molteplici le differenze tra autore e personaggio,
eppure esiste un punto di incontro.
Pur
essendo entrambi dotati di una raffinata sensibilità, che li porta a
comprendere le mille sfaccettature delle relazioni umane, ciascuno di loro intenzionalmente sceglie di mostrarci soltanto la zona d’ombra, che silenziosa e inarrestabile avvolge i meccanismi
dell’anima.
«Gli
uomini leggono, perché quasi come del pane, hanno bisogno di finzione»
diceva Simenon.
Ma
il bisogno spasmodico di finzione di cui ci parla l’autore affonda in una sfera
profonda e radicata e così, capita spesso di specchiarci nella finzione dei
romanzi, perché nella vita siamo incapaci di guadare direttamente la realtà. E allora, quanti padri sconfitti, quante
figlie disperate e quanti salvifici Maigret si nascondono tra noi?
Ma
in fondo, leggendo o scrivendo, forse, a ciascuno di noi viene data la
possibilità di trovare consolazione
rispetto alla propria imperfezione e con essa viene offerta anche la possibilità di riparare il proprio destino.
Conoscevate la
vita di Simenon? E cosa ne pensate?
Siete anche
voi degli amanti del Commissario Maigret?
FONTI:
Biografia:
Pierre Assouline, Georges Simenon. Una biografia. Ed. Odoya
Le Centre d'études Georges Simenon
Fonds Simenon de l'Université de Liège
Immagini fotografiche:
Wikipedia
sito Le Centre d'études
Georges Simenon
sito de Fonds Simenon de l'Université de Liège
Resto sempre affascinata dagli articoli di Clementina Daniela Sanguanini, che spingono il nostro orizzonte culturale a trecento sessanta gradi. La vita di Geroges Simenon, che introduce con una sorta di indovinello su cui destreggiarsi abilmente per trovarne l'identità, è un percorrere un'esistenza sviscerandone vizi e virtù. Leggendo attentamente ci rendiamo conto che dietro un artista, in questo caso un letterato, si nascondono verità a volte agghiaccianti. Luci e ombre, contrasti ed eccessi, tutti contenuti in un'esistenza prolifica come non mai dal punto di vista della produzione. Maigret, il commissario che ognuno di noi conosce,è l'immagine in antitesi con la vita dell'autore. Sobrio, pragmatico, fedele, essenziale nella sua semplicità, insomma l'esatto opposto di Simenon che fa della vita sregolata un credo. Creando questo personaggio cerca di liberarsi in qualche modo di uno stile di vita di cui è vittima consapevole. Molte vicende oscure popolano la vita di questo scrittore tormentato soprattutto da se stesso. Molto pagherà come chiunque non riesce a controllare l'istinto primordiale che offusca la ragione. Un articolo da leggere e su cui riflettere per poter meglio comprendere cosa si nasconde dietro la notorietà e quante insidie nasconde. Grazie, Clementina. Il tuo blog è una pagina sulla quale soffermarsi per comprendere come si fa vera cultura!
RispondiEliminaCarissima Annamaria, grazie di cuore di questo tuo magnifico commento. Hai ragione quando dici che la biografia di Simenon è senza dubbio colma di ombre nere molto pesanti, in particolare quelle riferite alla cinica indifferenza verso le sorti degli ebrei, alla crudeltà mentale verso le donne, siano esse mogli e compagne o la propria figlia. L'essere stato vittima dell'anaffettività della madre ha contribuito ad accrescere in lui un groviglio di pessimi sentimenti, ma se ciò spiega certe sue reazioni, di certo non le giustifica, perché esiste sempre, per ognuno di noi, la possibilità di scegliere di andare contro corrente. Invece, Simenon ha scelto di lasciarsi trascinare dalla corrente, soprattutto di farsi travolgere dal successo con le sue promesse di ricchezza e notorietà. Attraverso la scrittura, poi, ha cercato una via di espiazione e il Commissario Maigret è sempre lì pronto a ricordarcelo, con la sua sobrietà, il suo straordinario intuito derivante da una spiccata sensibilità, la sua forte empatia, ma sebbene essa gli abbia concesso di riflettere e desiderare una vita diversa - che non è certo poca cosa - non ha potuto annientare il gravoso fardello, frutto delle risultanze della somma dei suoi errori/orrori, che comunque ha portato con sé fino alla morte. Insomma, Maigret aveva esattamente il compito di "aggiustare" agli occhi del pubblico il destino del suo autore, ma anche e soprattutto quello di ricordare costantemente e per ben 42 anni a Simenon (questo è il tempo che l'autore ha dedicato al suo più grande personaggio) che avrebbe potuto approcciare strade diverse. Credo che per tutti noi la sua biografia sia una grande lezione di vita.
EliminaUn abbraccio.
Amo leggere ma non i gialli. Ho visto qualche puntata in TV ma nient'altro. Di Simenon posso dire che da come lo hai descritto il titolo "Genio e sregolatezza" è assolutamente appropriato; sicuramente uno dei molti artisti nati così, con questa insoddisfazione profonda che lo farà essere in eterna ricerca della pace e contemporaneamente il grande artista che è stato.
RispondiEliminaBacissimi
Concordo con la tua analisi, cara Lisa. Per quanto riguarda il discorso sui gialli, invece, un po' meno. Prima di tutto, perché i romanzi di Simenon, paradossalmente, non rientrano a pieno titolo nel genere giallo: la trama gialla è solo un pretesto, un espediente, per sviscerare il lato psicologico e introspettivo dei personaggi coinvolti. In seconda battuta, perché il mio giallo lo hai letto e ti è pure piaciuto ;-) :D
Eliminabacissimi!!!
Ma grazie, Clementina, per questo articolo a dir poco illuminante! Non conoscevo molti di questi retroscena della vita di Simenon, che ho amato e amo ancora moltissimo come scrittore. Maigret è dunque il rovescio della medaglia, l'altra faccia della luna? Quel personaggio autentico, verace, quel padre, nonno, zio del lettore che sfoglia le sue avventure, non lascia supporre che il suo creatore possa aver avuto simili trascorsi. Nel mio immaginario di giovanissima accanita lettrice di gialli, Maigret aveva ovviamente l'aspetto, la faccia, la bonarietà di Gino Cervi (guarda caso, anche lui, "giovinotto" fascista) e l'autore, quel Simenon d'oltralpe, io lo visualizzavo proprio così, un burbero dal cuore d'oro, una via di mezzo tra un Cervi e un Don Peppone. Di certo, letto questo tuo esaustivo articolo, dovrò ricredermi e magari comincerò a fare qualche ricerca su altri amati autori, ché, a a ben riflettere, di tanti non so proprio nulla. In ogni caso, se Maigret ha conquistato il mondo è perché Simenon ha lasciato il segno. Del suo ispettore per antonomasia ho amato quelle atmosfere, quelle nebbie, quella semplicità autentica, quel bianco e nero palpabile anche su carta. Ma l'opera che più ho amato, al di là di Maigret, è "La morte di Belle", un capolavoro, a mio parere. Chiudo il commento, citando la tua ultima frase: «...leggendo o scrivendo, forse, a ciascuno di noi viene data la possibilità di trovare consolazione rispetto alla propria imperfezione e con essa viene offerta anche la possibilità di riparare il proprio destino.». Sono certa che sia così. Complimenti per il tuo blog, Clemetina, che mi intriga sempre di più!
RispondiEliminaCarissima Lauretta, ti ringrazio tantissimo del tuo intervento. Come te, anch'io sono sempre stata un'accanita lettrice dei romanzi di Simenon e grande fan di Maigret, non solo per lo strepitoso personaggio, ma anche per quel mood unico e inconfondibile rappresentato attraverso le meravigliose descrizioni di certi ambienti fumosi, così borderline, e quei tranche de vie nei quali ci si ritrova immediatamente immersi. Ma la mia curiosità per le biografie dei grandi artisti, pittori, scultori, musicisti, attori, letterati, eccetera, ha avuto inizio tanti anni fa, da bambina, rovistando tra i libri di mio padre, ed è rimasta intatta ancora oggi. Trovo estremamente affascinante entrare nelle pieghe della vita di un grande artista, mi aiuta a comprendere che l'animo umano è composto da moltissime sfumature e che talvolta l'arte stessa si traduce in un'imperdibile possibilità di giocarsi una seconda chance.
EliminaCiao Clementina, mi è piaciuto leggere questo post. Sapevo della sfrenata attività sessuale di Simenon e della sua straordinaria velocità di scrittura, ma i dettagli della sua vita mi mancavano. Riguardo a Maigret, non posso dire di amarlo, ma solo perché i gialli, a differenza di altri generi narrativi, proprio non riescono a prendermi. Ho letto "Il porto delle nebbie", per farmi un'idea, e mi basta così.
RispondiEliminaCiao Ivano, mi fa piacere che tu abbia apprezzato il post. Sì, è vero, pare che Simenon fosse prodigioso a più livelli. Di sicuro il suo talento nella scrittura ha regalato emozioni ad un pubblico immenso, sia quello che lo ha amato per i gialli, che l'altro, più incline alla narrativa "pura". Personalmente sono sempre stata una fan dei romanzi che vedevano Maigret protagonista, anche perché li ho sempre trovati borderline rispetto allo stile usato da altri autori di gialli. Tuttavia, sono cosciente che si tratta pur sempre di un genere che segmenta, anche in modo inesorabile!;-) :-)
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