lunedì 4 giugno 2018

Il profumo dei libri






Se vi è capitato almeno una volta nella vita di frequentare in una giornata afosa un vagone stracolmo di passeggeri, non faticherete a comprendere ciò che mi ha guidato nello scrivere questo post.
Sebbene se ne parli poco e malvolentieri, un ambiente poco areato, nel quale la folla si ritrova ammassata, è un crogiolo in cui si fonde una quantità inesauribile di miasmi diversi, sudori stantii, aliti che denunciano pasti pesanti, altri afrori di natura ben identificabile, e così via.
In queste circostanze il mio pensiero corre a Oscar Wilde, il quale descriveva minuziosamente Dorian Gray quando, prima di uscire, umettava il fazzoletto con poche gocce di essenza come invisibile armatura contro i cattivi odori della strada, ma – ahimè – giunge troppo tardi!
Pensando a Oscar Wilde non posso far a meno di riflettere che l’universo letterario difficilmente si è sottratto al fascino delle fragranze. Anzi, la letteratura ha costruito un’autentica retorica dell’olfatto e del gusto e nessuno può certo dimenticare Marcel Proust, maestro di innumerevoli rievocazioni sinestetiche, a cui bastava “un niente” per alimentare il flusso inarrestabile del racconto.


Anche nella cultura orientale, però, il profumo ha sempre occupato una posizione di rilievo. La storia del rapporto tra profumi, aromi, fiori, frutti e questa civiltà è molto stretto e giunge a noi attraverso miti e leggende di grande poesia e suggestione.

Già più di 2500 anni fa Confucio lodava la bellezza e la fragranza di una rara specie di orchidea profumata che considerava simbolo di perfezione. Il filosofo cinese diceva che “vivere con persone virtuose è come entrare in una stanza piena di orchidee”. 

Parlando di essenze, di fiori e di frutti, mi è venuto in mente anche il bergamotto, utilizzato per la trasformazione in olio essenziale, che viene poi esportato in tutto il mondo per le sue proprietà di donare una nota estremamente fresca alle composizioni di acqua di colonia e delle acque di toilette. Ho scoperto che non è chiara la sua provenienza geografica: alcune fonti citano le Isole Canarie, dalle quali sarebbe stato importato da Cristoforo Colombo; altre fonti favoriscono Cina, Grecia, Spagna. Per esempio, si narra la leggenda del moro di Spagna che vendette un ramo di una sua pianta ai signori Valentino di Reggio, in Calabria e questi, innestandolo su un loro arancio amaro, ne trassero il bergamotto.

Citrus bergamia
Affascinata da questo agrume, mi sono documentata sulle origini di altri frutti impiegati in profumeria e così sono venuta a sapere che i mandarini, che non sembrano provenire dalle terre mediterranee, bensì dalla Cina e dal Giappone, devono il nome al colore dell’abito dei funzionari cinesi.

A questo punto, ho indagato pure sull’origine della pianta delle clementine – ma sì, concedetemi questa divagazione :) – scoprendo che proverrebbe dall’India nord orientale, dall’Indocina e dal Giappone: lo trovo affascinante!

Tornando alla letteratura orientale e alle sue connessioni con il mondo dei profumi, permettetemi di citare una frase contenuta nel romanzo di Banana Yoshimoto, forse quello che l’ha resa celebre al mondo intero, Kitchen:
Finii di leggere e ripiegai con cura la lettera. Avvertii con una fitta al cuore una lieve traccia di profumo di Eriko. Anche questo profumo, pensai, col tempo finirà per svanire, e aprire questa lettera non servirà più a ritrovarlo. È la cosa più crudele.

Ma, senz’altro molti di voi già sapranno che nell’Impero del Sole sono molteplici gli autori che hanno lasciato un contributo letterario significativo con il quale hanno sancito il legame tra la loro arte e la fantasia generata dalla percezione olfattiva, tanto che esiste addirittura una cerimonia dell’incenso, durante la quale si dà via alla creazione di poemi evocativi a seconda delle stagioni.    

Si tratta di un rito, che affonda le sue radici nel Giappone del 1300 ed è in uso ancora oggi, durante il quale vengono utilizzate le resine prodotte da tre tipi di legno: sandalo, aloe e Kyara. Dieci, quindici persone si raccolgono in una stanza, sedendosi con le spalle rivolte alle pareti, e un addetto alla preparazione della miscela di incenso passa con la ciotola fumante, lasciando a ciascuno di loro il tempo di aspirarne il fumo e di annotarne le impressioni su un foglio. Questi elaborati possono presentarsi sia in forma di poesia, che di racconto. La narrazione del processo di aspirazione del vapore, tra l’altro, per qualche verso ricorda l’ascolto di un brano musicale ed è interessante constatare che ancora oggi i profumieri descrivono e classificano i profumi in termine di note!

Continuando i miei lambiccamenti celebrali, aggiungo che l’incenso è inevitabilmente collegato a un’altra letteratura, quella indiana, tradizionalmente intrisa di profumi, del sandalo, del gelsomino, di rose, di ylang-ylang… dalle opere più antiche, quali  il Mahabharata, con il  Ramayana,  uno dei più grandi poemi epici dell’India, nonché uno dei più importanti testi sacri della religione induista, risalente al IV secolo a.C., fino a quelle di Tagore e di molti altri autori contemporanei. 

Per esempio, Anita Nair ha pubblicato una romanzo intitolato Cuccette per signora, nel quale uno scompartimento riservato alle signore, in un treno in partenza da Bangalore, fa da sfondo a sei narrazioni di donne di età diverse, tutte in fuga da una vita infelice. Il libro si apre con gli odori del binario, del marciapiede, della gente che si accalca nella stazione, e si chiude con una sfilza di ricette di cucina che vengono citate nel testo dalle varie protagoniste le quali, durante il viaggio, parlano di sé e del loro mondo.

Svolazzando tra un aroma e l’altro, torniamo pian piano in Occidente! :)  

Già sul finire del Quattrocento, per esempio, divenne celebra la “ballata delle rose”, I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino, scritta dal segretario di Lorenzo il Magnifico,  Angelo Ambrogini, detto il Poliziano, nella quale la valenza predominante del profumo è quella erotica e sensuale (tema caro allo Stil Novo):
“I’ mi trovai, fanciulle, un bel mattino di mezzo maggio in un verde giardino. Eran d’intorno violette e gigli fra l’erba verde, e vaghi fior novelli azzurri gialli candidi e vermigli: ond’io porsi la mano a côr di quelli per adornar e’ mie’ biondi capelli e cinger di grillanda el vago crino. Ma poi ch’i’ ebbi pien di fiori un lembo,vidi le rose e non pur d’un colore:io colsi allor per empir tutto el grembo, perch’era sì soave il loro odore che tutto mi senti’ destar el core di dolce voglia e d’un piacer divino. I’ posi mente: quelle rose allora mai non vi potre’ dir quant’eran belle: quale scoppiava della boccia ancora; qual’eron un po’ passe e qual novelle.Amor mi disse allor: «Va’, co’ di quelle che più vedi fiorite in sullo spino». Quando la rosa ogni suo’ foglia spande, quando è più bella, quando è più gradita,allora è buona a mettere in ghirlande,prima che sua bellezza sia fuggita: sicché fanciulle, mentre è più fiorita, cogliàn la bella rosa del giardino.”
Francesco Hayez, L’ultimo bacio
dato a Giulietta da Romeo
Circa un secolo più tardi, gli aromi hanno alimentato i sogni degli spettatori delle opere shakespeariane; chi non ricorda la frase “Che c’è nel nome? Quella che chiamiamo rosa, anche con un altro nome avrebbe il suo soave profumo. Anche Romeo senza più il suo nome sarebbe caro, com’è, e così perfetto. Rinuncia al tuo nome, Romeo, e per il nome che non è parte di te, prendi me stessa”, pronunciata da Giulietta?

Nell’Ottocento ritroviamo la passione per le essenze e l’attenzione per le percezioni olfattive nella poesia decadentista. Prendiamo ad esempio la lirica di Charles Baudelaire, Corrispondenze, in cui tutti i sensi si fondono per dar luogo a un’esplorazione irrazionale della dimensione più profonda del reale, che attinge al lato oscuro: 
“La natura è un tempio in cui viventi colonne lasciano talvolta sfuggire confuse parole; l'uomo vi passa, attraverso foreste di simboli, che lo guardano con sguardi familiari. Simili a lunghi echi,che di lontano si confondano in una tenebrosa e profonda unità – vasta come la notte e la luce – i profumi, i colori e i suoni si rispondono. Profumi freschi come carni di bimbi, dolci come il suono dell'oboe, verdi come praterie. Ed altri corrotti, ricchi e trionfanti, vasti come le cose infinite: l'ambra, il muschio, il benzoino e l'incenso, che cantano i rapimenti dello spirito e dei sensi.” 

Sempre in quell’epoca divenne indimenticabile il “maggio odoroso” nei versi di A Silvia, di Giacomo Leopardi, mentre altrove si muoveva un altro personaggio, ben diverso dal “nostro” malinconico poeta, che a modo suo si intendeva parecchio di profumi. Costui era Pierre Loti, al secolo Louis Marie Julienne Viaud, ufficiale francese di marina, assiduo viaggiatore e, soprattutto, instancabile autore di romanzi esotici, che si aggirava, appunto, per Istanbul in abiti orientali, intrisi di Patchouli, a incantare le donne del bel mondo. Che delizia!


Pierre Loti in Turchia
Ma non tutti gli autori hanno manifestato la vocazione proustiana a trasformare il passato in presente, liberando un ricordo dal suo nascondiglio, grazie a una fragranza. E non tutti i profumi sono stati associati a momenti di raffinatezza!

Ad esempio, tra gli autori più influenti del Novecento troviamo chi, come Hemingway, con stile graffiante e asciutto, fa in modo che un gatto accomuni l’odore delle prostitute alla sensazione di totale appagamento:
(dall’opera postuma di Ernest Hemingway, Isole nella corrente)
Ma quella sera Thomas Hudson era sbarcato da tre o quattro giorni quando si prese una sbornia colossale. […] Quella notte, quando era tornato alla fattoria, era molto ubriaco e nessuno dei gatti volle dormire con lui, tranne Goats, che non era allergico all’odore del rum, non aveva pregiudizi contro l’ubriachezza e apprezzava l’intenso e volgare odore delle puttane, sostanzioso come un bel panettone natalizio”.

Lasciando Hemingway a occuparsi dell’animalità dell’olfatto, scoviamo una scrittrice, poetessa e giornalista acutissima, nonché spietatamente cinica, che non perdeva occasione per massacrare spettacoli teatrali, romanzi e autori (anche di amici e conoscenti, come lo stesso autore di Per chi suona la campana), ricorrendo a battute così caustiche da meritare il titolo di “donna più spiritosa di New York”. 
Dorothy Parker da giovane

Sto parlando di Dorothy Parker, la quale non adoperava la penna per scrivere di estratti odorosi, è vero, ma per ordinare profumo di tuberose che usava, in abbondanza, per sovrastare l’odore dell’alcol di cui era diventata dipendente, soprattutto in età matura. Nel formulare la richiesta al venditore ricorreva a un’insolita espressione: “quello usato dagli imbalsamatori per mascherare l’odore delle salme”.  :) 
  
E dall’animalità dell’olfatto e dalla morte è facile passare al delitto olfattivo.

Ed ecco, dunque, Il profumo, di Patrick Suskind, nel quale Grenouille, un misero disadattato, dotato di un olfatto formidabile, trascina le sorti della Francia del XVIII secolo. Ossessionato dal desiderio di realizzare il profumo perfetto, quello che avrà il potere di suscitare l’amore in chiunque lo annusi, fa strage di fanciulle del cui odore si è inebriato. Eccone un passaggio:
La catastrofe non fu un terremoto, né un incendio nel bosco, né una frana, né un crollo della galleria. Non fu affatto una catastrofe esterna, bensì interna, e quindi tanto più grave, in quanto bloccò la via di scampo privilegiata di Grenouille. Avvenne nel sonno. Per meglio dire in sogno. O piuttosto, nel sogno nel sonno nel cuore nella sua fantasia.
Era disteso sul divano nel salotto purpureo e dormiva.
Intorno a lui c’erano le bottiglie vuote. Aveva bevuto enormemente, alla fine addirittura due bottiglie del profumo della fanciulla dai capelli rossi. Probabilmente era stato eccessivo, perché il suo sonno, per quanto di una profondità simile alla morte, questa volta non fu privo di sogni, bensì pervaso da scie di sogni spettrali.

Per lasciarvi in compagnia di qualcosa di più gradevole cito semplicemente il titolo di un romanzo strepitoso, di Jorge Amado, in cui si narra la storia di una splendida creatura, una giovane donna, sensuale, libera e generosa come la sua terra, che si muove in un mondo di falsi moralisti e gretti maschilisti: Gabriella, garofano e cannella.  


Eh, il naso! Ogni volta s’inventa nuove e suggestive vie d’ingresso alla memoria e alla fantasia!

Bene, cari amici, per oggi il nostro viaggio nell’universo letterario dei profumi si chiude qui, ma potrebbe anche riprendere!

E voi, cosa pensate di questo argomento?

Quali romanzi, quali film, quali opere d’arte… vi vengono in mente pensando alle fragranze?

Buon tutto e al prossimo post! 






BIBLIOGRAFIA:
Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, Universale Economica, Feltrinelli
Le più belle frasi di Confucio, Aforisticamente.com
Bergamotto, Wikipedia
Clementine, Wikipedia
La cerimonia dell’incenso, Giappone in Italia.org
Mahabharata, Wikipedia
Anita Nair, Cuccette per signora, Guanda edizioni
G. Leopardi, Tutte le opere, Sansoni, vol. I, “Canti: A Silvia”, cit. pag.26
A. Poliziano, Canzoni a ballo: I’ mi trovai, fanciulle, un bel mattino, in Il Quattrocento in classici italiani, Zanichelli, cit. pag. 743
C. Baudealire, Corrispondenze, in I fiori del male, Rizzoli, cit. pag. 16
E. Hemingway, Isole nella Corrente, Mondadori, cit. pagg. 99-101
W. Shakespeare, Romeo e Giulietta, atto II, scena II, Le Tragedie, Mondadori editore, I Meridiani, cit. pag. 87
Dorothy Parker, Wikipedia
Patrick Suskind, Il profumo, Tea edizioni, cit. pagg. 138 e 139
Jorge Amado, Gabriella, garofano e cannella, Einaudi editore

ICONOGRAFIA:
Orchidea bianca, Wikipedia
Bergamotto, Wikipedia
Clementine, Wikipedia
B. Yoshimoto, Kitchen, Universale Economica Feltrinelli, lafeltrinelli.it
Anita nair, Cuccette per signora, Guanda edizione, mondadoristore.it
Pierre Loti, 1893, Wikipedia
Francesco Hayez, L’ultimo bacio dato a Giulietta da Romeo, Villa Carlotta, Tremezzo
C. Baudealire, I fiori del male, Rizzoli, Bur.eu
E. Hemingway, Isole nella Corrente, Mondadori, mondadoristore.it
Dorothy Parker, Wikipedia
Patrick Suskind, Il profumo, Tea edizioni, tealibri.it
Jorge Amado, Gabriella, garofano e cannella, lafeltrinelli.it


8 commenti:

  1. Tema molto vasto (ma tu hai lo già esplorato in lungo e in largo nel tuo post).
    L'olfatto è il mio tallone di Achille purtroppo: causa problemi al setto nasale, il mio naso da anni svolge funzioni puramente estetiche (peraltro assolte malissimo ;-)
    Non dico che non sento profumi e odori: li sento, ma in modo più attenuato, meno intenso.
    Sul piano letterario mi viene in mente la "bibbia" del decadentismo, ovvero "A ritroso" di J.K. Huysmans con un intero capitolo dedicato alle fragranze e allo "stordimento" olfattivo come una delle tante strade per fuggire dal mondo volgare della realtà. Qualcosa di molto simile compare nel racconto di Tanizaki "Kirin" in cui una femme fatale tremenda, dama di corte in uno stato cinese, cerca di risvegliare i sensi dell'incorruttibile Confucio ricorrendo anche alle essenze e ai profumi.

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    1. Sicuramente A ritroso ha influenzato la letteratura successiva, per esempio Il piacere di D'Annunzio, mentre Kirin, racconto inquietante e perverso, risente dell'opera di Poe. Due esempi legati al puro edonismo ;)

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  2. La domanda finale ricorda un po' i miei viaggi multimodali...
    Comunque temo non mi vengano in mente ulteriori esempi oltre a quelli da te citati. Perciò posso dirti che come chimico quando si era in laboratorio alle volte toccava sentire odoracci che non hai idea. Quando ero tesista c'era un ragazzo algerino (un vero stronzo, tra l'altro...) che cuoceva nel fornetto dei residui della lavorazione di formaggi per uno studio su un loro utilizzo come biomassa per catturare metalli pesanti. Io non sono in grado di spiegarti il fetore che c'era per tutto il piano...

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    1. Beh, sì, li ricorda perché attinge alla sinettica di Gordon. :-)
      Certo che il tuo collega era davvero un gran... simpaticone. Dai, diciamo così ;-)

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  3. A proposito di collegamento tra Oriente e profumo... nel 2005, in un ostello svedese, ho conosciuto una ragazza coreana che di lavoro faceva l'annusatrice di profumi.

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    1. Ma com'è che mi viene in mente una di quelle barzellette che iniziano con: "ci sono un italiano, un coreano e uno svedese..." ;-) :D

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  4. Non so perché, pensando all'Oriente e ai profumi, mi vengono in mente le scene di tanti anime e film orientali in cui i personaggi volano, e la brezza che costantemente muove i loro capelli, gli abiti, i tendaggi. Sembra quasi che per loro una parte importante della realtà sia veicolata dall'aria. Mi piace molto. :)

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    1. Che bellissima immagine poetica con questi personaggi che si librano nell'aria! La tua è un'osservazione acuta e molto, molto simpatica! :)

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dani.sanguanini@gmail.com