lunedì 4 settembre 2017

Cartoline dai monti 1/2



È giunto settembre, l’agenda riprende a spron battuto il suo corso ed eccomi di nuovo nel mio angolino con il primo post che segue la pausa estiva. 
Ma il ricordo delle villeggiatura è ancora vigoroso e le dita si rifiutano di battere su sequenze di tasti che potrebbero dar vita a un pezzo troppo serio e impegnativo.
Ci sarà tempo e modo di affrontare tematiche complesse e delicate, per ora rimarrò ancora immersa nel segno della leggerezza.
Come accennato nel titolo, intendo proporvi immagini che ho catturato, per me e per voi, di alcune località alpine, diverse e non sempre vicine tra loro, tra quelle che ho visitato in agosto.
Per antonomasia, il mese che si è appena concluso è quello dedicato alla vacanza. Già, vacanza,  neutro plurale di vacans, participio presente di vacare, che a sua volta indica l'essere vuoto, libero da occupazioni. un po' tutti siamo portati a fare ciò che vorremmo o che non possiamo fare in questo periodo. Quindi, in agosto o comunque in estate, data la natura extra-ordinaria del periodo, ci sentiamo di poter decidere in autonomia del nostro tempo. Ma può veramente un periodo tanto breve permetterci di trovare la via per esprimerci, per realizzare i nostri desideri e per rilassarci fino in fondo? 
Chiaramente no. Dovremmo ritagliarci uno spazio ogni giorno per pensare a noi stessi. Il fatto è che pensiamo tutti di conoscerci, di sapere quali sono i nostri veri desideri e ciò che vogliamo più di ogni altra cosa, ma spesso non è affatto così e forse nemmeno ci piace tanto l'idea. Ma se non ci conosciamo, se non abbiamo consapevolezza di quali sono le nostre potenzialità, come facciamo a sapere cosa desideriamo davvero?
Ecco perché vi parlerò di monti, perché la vera protagonista di questo articolo è, appunto, la montagna.

Mentre mi accingo a organizzare il mio modesto resoconto mi sovviene una frase che Tiziano Terzani inserì in Lettere contro la guerra
In quel libro di riflessioni, pubblicate sul Corriere della Sera all’indomani dell’11 settembre 2001, incentrate sulla necessità di ripensare il nostro futuro usando l’empatia, ossia la capacità di approcciare le questioni dal punto di vista altrui, ad un certo punto, l’autore scrive che chi sceglie per meta la montagna cerca in quelle altezze risposte che gli sfuggono restando in pianura.
Già! Quanti di voi concordano con questo pensiero? 
Io, di sicuro, mi ci ritrovo appieno.

Ecco il passaggio: 

Le montagne, come il mare, ricordano una misura di grandezza dalla quale l’uomo si sente ispirato, sollevato. Quella stessa grandezza è anche in ognuno di noi, ma lì è difficile riconoscerla. Per questo siamo attratti dalle montagne.”

Dunque, la montagna con i suoi paesaggi suggestivi fatti di meravigliosi sipari di pietra, boschi incantati, rigagnoli, ruscelli, torrenti che si gonfiano impetuosi, fiumi apparentemente placidi, cascate maestose, laghi che rispecchiano l’azzurro del cielo e il verde dei pini e dei larici, è senza dubbio un luogo dell’anima.
Un luogo da ammirare che offre conforto e quiete, in cui ci rifugia dalle asperità del mondo attraverso un viaggio immaginario nei ricordi del passato. Un luogo in cui ci si rifugia per meditare (personalmente scegliendo anche di rimanere qualche settimana offline) e ritrovare il senso del presente per guardare al futuro con rinnovata energia e consapevolezza.
Ma la montagna è anche luogo materiale, oltre che simbolico, della storia dell’umanità.

Diamo, dunque, inizio a questo nuovo viaggio itinerante attraverso il quale vi mostrerò alcune solo alcune tappe, a mio parere, imperdibili e alla portata di tutti.

Inizieremo dalla Val d’Aosta e, più precisamente, da Cogne e la sua valle omonima, la cosiddetta “porta” del Parco Nazionale del Gran Paradiso.

Veduta del massiccio del Gran paradiso dalla Rue Gran Paradis, Cogne- foto personale

Dovete sapere che il toponimo Cogne in patois valdostano significa angolo – e, si sa, a me gli angoli piacciono parecchio! – proprio perché da qui si diramano cinque valli, Valnontey, Grauson, Urtier, Valleille, Gimillan, che si snodano intorno al massiccio del Gran Paradiso che, con i suoi 4.061 metri, è la cima, interamente inserita in territorio italiano, più alta.
Partendo da Aosta, percorrendo una strada tortuosa, ci si inerpica lungo un passaggio che possiede un carattere magico, spettacolare e affascinante, che si apre sui prati di Sant’Orso, un enorme tappeto erboso dal quale si ammira la magnificenza incontaminata di questo territorio, quasi completamente inserito in area protetta.

Veduta dei prati di Sant’Orso, Cogne - foto personale


Proseguendo lungo la Rue Gran Paradis si giunge alla frazione di Valnontey, da cui è impossibile non ammirare il ghiacciaio del massiccio del Gran Paradiso più esteso, il ghiacciaio della Tribolazione

Non so che effetto faccia a voi, ma per quanto mi riguarda, ogni volta che mi trovo dinanzi a uno spettacolo tanto maestoso, provo l’irrefrenabile desiderio di essere anch’io parte di questa natura. 
In fondo, è proprio questa la magia della montagna: rivelarci che persona e ambiente sono semplicemente due facce della stessa medaglia… se non ne rispetti una, danneggi anche l’altra. E questo vale per sempre.
Un altro vantaggio che offre la montagna è quello di trovarsi in condizione di riflettere durante l'azione... ad esempio, mentre cammini. Devi decidere dove mettere un piede dopo l'altro. Ecco, dunque che ti trovi a essere presente nel presente. Ti ritrovi a lavorare sulle tue emozioni, per esempio, ti ritrovi a sostare in una condizione di incertezza, ad accettare l'imprevisto e a elaborare il disagio. Devi capire cosa stai facendo. 
In questo modo comprendi che quando un'azione è già iniziata la sua evoluzione è imprevedibile, indipendentemente dall'impegno che hai messo impostando la sua traiettoria. Ma solo così potrai decidere, quindi potrai progettare qualcosa, qualunque cosa... e non solo in vacanza!
E voi, cosa ne pensate?

Ma torniamo ai nostri monti...   

Veduta del ghiacciaio della Tribolazione, massiccio del Gran Paradiso, Valnontey, dal sentiero che conduce al rifugio Sella, a quota 2.588 metri, per un dislivello di 900, rifugio che una volta era casa reale di caccia - foto personale

Da qui, fin da subito, si possono incontrare splendidi esemplari di camosci e stambecchi che brucano, indisturbati, accanto alle mucche al pascolo.

è facile avvistare stambecchi e camosci in Valnontey - foto personale

Ovunque ci si muova lungo i sentieri della valle – a metà dell’Ottocento i Savoia fecero realizzare una fittissima rete di mulattiere, oltre 300 chilometri di percorsi tra i boschi che si collegano ai centri abitati – si sperimenta la loro bellezza selvaggia e ad essa ci si abbandona lasciandosi ben volentieri catturare.

Per esempio, è facile concedersi un po’ di meditazione affiancando questo torrente, il Valnontey, che nasce dal ghiacciaio di Gran Croux e Tribolation, del gruppo del Gran paradiso, si snoda per circa 12 chilometri e va a tuffarsi nel torrente Grand Eyvia, dove scenderà fino ad Aosta per gettarsi, a sua volta, nella Dora Baltea




Veduta del torrente Valnontey e sullo sfondo il massiccio del Gran Paradiso . foto personale


E come potrebbe essere altrimenti, visto che tutte le montagne della Valle di Cogne si presentano come un groviglio di rocce diverse spinte l’una contro l’altra a comprimere un oceano che una volta, milioni di anni fa, divideva le placche continentali, europea e africana. Un immenso mare conosciuto come la placca oceanica della Tetide. Quei sedimenti si sono poi trasformati, adattandosi alle nuove temperature e pressione, fino a serrarsi insieme a costituire la catena alpina che vediamo oggi.

E sui minerali si è basata per anni e anni, fino al 1979, l’intera economia di Cogne, più precisamente sull’attività estrattiva dei suoi ricchi giacimenti di magnetite, il minerale con il più alto valore di ferro e potere magnetico esistente in natura. Alle pendici del monte Creya, infatti, sorgeva il villaggio minerario di Colonna che garantì lavoro a gran parte degli abitanti della valle.
Ho avuto il piacere di incontrare un ex minatore, un uomo molto gentile, di oltre 70 anni, con il quale ho scambiato due chiacchiere. Se da una parte la miniera ha rappresentato la maggior fonte di reddito di questa popolazione, dall’altra ha lasciato un'eredità assai pesante: i minatori sopravvissuti, come l’uomo di cui sopra, sono più o meno tutti affetti da silicosi.  

Veduta laterale delle cascate di Lillaz, Cogne - foto personale


Continuando a piedi il percorso, che dal cento del comune volge verso la  valle Urtier, si procede su un terreno tendenzialmente pianeggiante che costeggia l’area attrezzata per il pic nic, o ancor meglio si attraversa, per una quarantina di minuti, il sentiero del “Bosco incantato”, tra i larici che tappezzano una parete di roccia, fino a raggiungere i tre famosi salti d’acqua del torrente Urtier: le suggestive  Cascate di Lillaz

Queste cascate si gettano a picco tra le rocce, da un’altezza di 150 metri, scavando pittoreschi anfratti.  







Cascate di Lillaz, Cogne - foto personale

Lasciandoci alle spalle la stupenda Cogne, si ridiscende verso Aosta per seguire il corso della Dora Baltea.
In verità la Val d'Aosta merita di essere percorsa in lungo e in largo e sono molteplici le cime importanti e i castelli da esplorare.
Qui, però, nei pressi di Verrès, dove la valle si stringe fino a formare una gola, si trova uno dei più imponenti esempi di fortezza di sbarramento di epoca Ottocentesca e oggi sede di percorsi espositivi di arte antica, moderna, contemporanea e fotografica di respiro internazionale: il Forte di Bard.

Veduta degli ascensori panoramici del Forte di Bard. Volendo si può raggiungere la cima salendo a piedi - foto personale

Collocato sulla cima di un promontorio roccioso, fin dall’alto medioevo, il Forte di Bard ha marcato per secoli il confine culturale e politico della Valle d’Aosta.

Con le sue dimensioni imponenti, oltre 14 mila metri quadri di superficie che si ergono per oltre 106 metri di altezza, la fortezza poteva accogliere fino a 416 uomini che raddoppiavano in caso di attacco con la sistemazione della paglia a terra.

Uno scorcio della Valle della Dora Baltea verso Aosta ripreso dal Forte di Bard - foto personale

Inserita nel tracciato di strada risalente all’epoca romana, la Via Consolare delle Gallie, che affiancando la Dora Baltea raggiunge la Francia, la rocca ha visto succedersi diverse dinastie e altrettanti attacchi, fino al 1800, anno in cui Napoleone Bonaparte, dopo la sua discesa dal Gran San Bernardo mirato a sorprendere l'esercito austro-piemontese, la fece radere al suolo. 

Scorcio della salita al Forte di Bard - foto personale

Solo nel 1827 Carlo Felice, nel timore di una nuova aggressione francese, ne promosse la ricostruzione affidando i lavori (che durarono solo 8 anni... ne saremmo capaci oggi?) all’ingegnere militare Francesco Antonio Olivero.   

Caldeggio con forza la visita a questa splendida fortezza e se vi capitasse di raggiungerla entro novembre, potrete anche godere dell’esposizione di uno dei più grandi maestri contemporanei della fotografia, Steve McCurry, intitolata Mountain Men che affronta il tema della difficile interazione tra uomo e montagna. Il percorso prevede una serie di immagini suggestive raccolte dal fotografo nel corso dei suoi innumerevoli viaggi in Afghanistan, India, Brasile, Etiopia, Marocco, Filippine.

Stiamo per abbandonare la Valle d’Aosta per immergerci nel cuore del Piemonte e affrontare un nuovo viaggio che prenderà il via dalle sorgenti di un fiume, per discendere fino in valle. Un fiume che traccia il solco di un'antica via, quella dei mercanti… ma per oggi ci fermiamo qui.

Prima di congedarmi, però, permettetemi di trascrivere una frase di McCurry, artista straordinario che ha fatto del viaggiare la sua dimensione di vita:

“Perché già il solo viaggiare e approfondire la conoscenza di culture diverse – afferma il grande fotografo – mi procura gioia e mi dà una carica inesauribile”  

Qui, nell'Angolo di Cle, gli itinerari suggeriti sono chiaramente assai più limitati rispetto a quelli di McCurry - nemmeno occorrerebbe ricordarlo! - ma in fondo è lo spirito con cui li si intraprende che conta davvero... ;-)

Mi auguro che il viaggio finora affrontato sia stato di vostro gradimento – lo è stato? – e vi do appuntamento, se vi va, alla prossima settimana!

Veduta del cortile interno con l’ingresso al polo museale del Forte di Bard - foto personale

Buona settimana a tutti, a presto! :-)




12 commenti:

  1. Bentornata in attività! Io nel tempo sono stato tre volte in Val d'Aosta, una a Saint Vincent, una ad Aosta e una nel Parco del Gran Paradiso, e non ho potuto far altro che constatare, per contrasto, la mia assoluta marittimità. Sono solo legatissimo a un - unico - luogo di bassa montagna che ho evocato più volte nel blog, ma a causa di particolari eventi del mio passato che vi sono collegati.

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    1. Ciao Ivano!
      Grazie della visita, che ricambio a brevissimo e con vero piacere.
      È vero, la montagna è segmentante e a nulla serve insistere: lungi da me il volerlo fare. Rispetto tuoi gusti, capisco!
      Io, invece, amo sia il mare che le vette e adoro camminare, salire, percorrere i sentieri, sia facili che più impervi.
      Per converso, soprattutto a causa dei miei valori di pressione arteriosa, che normalmente rasentano quelli di un cadavere (non scherzo, eh!) non riesco a espormi al caldo delle spiagge estive. Inoltre soffro pure il mal di mare, quindi non posso nemmeno pensare di salire su una barca... Rimedierò con un post sul mare, tra un po' :-D

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  2. Amo la montagna anche se di fatto la frequento poco. Quindi il tuo post non solo è grasitissimo e le foto molto apprezzate ma accende l'interesse per la seconda metà. Grazie, un abbraccio

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    1. Ciao Lisa! :-)
      Grazie del passaggio e del bel commento!
      Il prossimo post sarà bello ricco di storia, ma non anticipo oltre per non rovinare la sorpresa.
      A ogni modo, quando verrai qui ti programmo una gita in montagna: affare fatto! ;-)

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  3. Bentornata Clem!
    Ho letto Evelina 8/9/10. Un finale davvero noir! :)

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    1. Marcoooooo! ^-^ *-*
      Il tuo messaggio mi commuove, lo sai: grazie! Ahahah, sì, Evelina doveva essere noir e strappare almeno un sorriso.
      Sono felice che ti sia piaciuto. Non sai quanto :D
      A breve pubblicherò un altro racconto a puntate (solo tre questa volta)
      Un mega abbraccione, mio caro amico e un grande in bocca al lupo per tutto.

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  4. Bentornata su questi schermi! :) E che belle fotografie e i posti sono magnifici.

    Per riprendere alcuni dei commenti precedenti, io sono montanara nel profondo, forse per le mie estati infantili in Trentino che hanno lasciato il segno. Ed è vero quello che dici: con la montagna devi vivere il presente nel presente. Non puoi permetterti distrazioni nemmeno nel discendere un semplice sentiero, o altrimenti metti un piede in fallo e cadi. Per quello i grandi pellegrinaggi costituivano - e costituiscono - un cammino dell'anima alla riscoperta della propria interiorità. La cosa straordinaria è che ne beneficiano tutti, anche chi non crede.

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    1. Ciao Cristinaaaaaa! *-* :-)))
      Ero sicura che avresti condiviso il mio pensiero e ti sono grata di aver lasciato questo commento!
      La montagna esige rispetto e ogni passo sulle sue pendici richiede presenza, fisica mentale, spirituale.
      I grandi pellegrinaggi del passato erano percorsi educativi.
      Oggi è fin troppo frequente assistere a manifestazioni di superficialità che spesso degrada in vera idiozia. Ma del resto questa è un'epoca in cui è sempre più difficile trovare persone che abbiano consapevolezza di chi siano e di cosa rappresentino i luoghi che calpestano. Figuriamoci quale sarà la loro percezione spirituale... Da ciò che ho potuto notare, lascia molto desiderare... Ma restiamo fiduciosi e guardiamo avanti! :)

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  5. Pur non essendo un'amante della montagna, non ho che potuto apprezzare la magnificenza del paesaggio, il silenzio e un'atmosfera quasi irreale tra le foto e lo scritto di Clementina. Traspira una sensazione di completa evasione, di contatto a pelle e cuore con la natura incontaminata, le sue bellezze, la sua diversità. Ho viaggiato per impervie e spettacolari valli, tra torrenti e feudi antichi, tra picchi e nuvole. Ho viaggiato con Clementina. Grazie, sei tornata e lo hai fatto con tutta la sensibilità, la competenza e l'attenzione che ti contraddistingue.

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    1. Cara Annamaria, non mi aspettavo di riuscire a intrattenere chi non ama la montagna parlando solo di essa... Grazie del "bentornata", del tempo, delle attenzioni e delle belle parole che mi hai dedicato!

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  6. Comprendo quella tua esigenza di fonderti con la natura. Nelle parole di Terzani vedo qualcosa che ho sentito anch'io quando andai in Trentino anni fa. La montagna ha qualcosa che la pianura non può darti. Forse il mare con la sua maestosità può avvicinarsi alla sensazione che sanno offrire questi scenari montani.
    Voglio prima o poi tornare, e magari vedere il versante del nord ovest italiano questa volta.
    Mia sorella ebbe modo anni fa di lavorare proprio a Cogne in una specie di pro loco montana (conosce bene il francese) e mi raccontò di scenari assai belli, quelli che vedo nelle tue foto si accordano perfettamente a quei ricordi.
    Voglio dirti che è bello leggere fra le "pagine" di un blog la traduzione di un ricordo forte per quanto recente, che solo un animo sensibile è in grado di fare. La montagna è anche un luogo inesplicabile talmente è forte nella nostra esperienza, ma tu ti sei avvicinata molto a far provare a chi legge ciò che hai provato tu. :)

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    1. Ciao Luz!
      Ciò che scrivi mi lusinga e ti ringrazio. Non sono sicura di meritare tanto, però! :)
      Il Trentino è splendido e lo sono tutte le Alpi, maestose e generose. Richiedono tanto rispetto e sembrano essere li a ricordarci che anche noi facciamo parte di quel mondo.
      Che ciascuno di noi è prezioso.
      Il mare, meraviglioso, immenso e avvolgente, dice le stesse cose, anche se usa un linguaggio diverso.
      D'estate, però, viene preso d'assalto da troppi turisti e perde molto... non dappertutto, per fortuna!
      La montagna, invece, in ogni stagione rimane se stessa. Si trasforma pur mantenendo la sua dignità. E poi è ricca di storia!
      Il Monte Rosa, il Monte Bianco, il Gran San Bernardo,... tutti quei massicci... solo volgendo loro lo sguardo ti si riempie il cuore.
      Per non parlare dei ghiacciai... Va be', la smetto! :)
      Visitali, se puoi e vedrai che non ti pentirai del viaggio, anzi!
      Un abbraccio ^_^

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dani.sanguanini@gmail.com