mercoledì 28 giugno 2017

Il rutilante simbolismo dei colori nel Medioevo cavalleresco – Guest post di Cristina M. Cavaliere




Erano davvero così tenebrosi i cosiddetti “secoli bui”?

Quali e quante emozioni trasmettevano le tavolozze dei tanti artisti che si sono susseguiti nell’arco di quel lunghissimo periodo storico?

Quali significati si celavano dietro ai blasoni nobiliari?

Per trovare risposta a queste e molte altre domande, non vi resta che immergervi nella piacevolissima e stimolante lettura del guest-post di Cristina Cavaliere, dedicato al Medioevo.
Rimarrete sorpresi da uno scenario imprevedibile e capace di sfatare molti luoghi comuni. 

Ringrazio Cristina per questo bell'articolo e invito tutti alla sua lettura. Ora mi faccio da parte e lascio la parola alla mia squisita ospite.


Buona continuazione!



BIOGRAFIA
Mi chiamo Cristina Rossi, e sono nata a Milano nel 1963. Sono redattrice e ricercatrice iconografica nel settore scolastico per le lingue moderne. Mi piace scrivere e sono appassionata di Storia. In quest'ambito ho scritto e pubblicato cinque romanzi, svariati racconti e due drammi teatrali. Il mio ultimo lavoro è Le Strade dei Pellegrini, appartenente al ciclo sulla Prima Crociata dal titolo La Colomba e i Leoni. Ho in cantiere un romanzo ambientato nel periodo della Rivoluzione Francese, il mio primo grande amore.

Lo pseudonimo di Cavaliere è il mio omaggio al Medioevo e, come tale, mi potete trovare presso il mio blog Il Manoscritto del Cavaliere. Vi aspetto!





Nel suo saggio Viaggiando attraverso l’Iperrealtà del 1975, Umberto Eco sostiene che osservare il Medioevo significa guardare all’infanzia. Perché questo richiamo all’età dell’uomo dove si considera il mondo con intatta freschezza e occhi meravigliati? La nomea del Medioevo come periodo buio, e quindi intriso di terrori e superstizioni, è ben diffusa; e ci deriva dai philosophe dell’Illuminismo che consideravano il predominio della Chiesa sulle coscienze come deleterio per la ragione umana. Con l’avvento del romanzo storico alla Walter Scott e con il Romanticismo letterario e poetico si assiste a una rivalutazione, ma, ancora una volta, a un travisamento dei fatti. Tanto il Medioevo è demonizzato nell’Età dei Lumi, infatti, tanto è trasfigurato nel secolo successivo. Le opere di Tolkien e la moderna cinematografia hanno fatto il resto, e il Medioevo è entrato nel nostro immaginario collettivo dotato di alcune caratteristiche non sempre rispondenti alla realtà. Come in tutti i periodi storici, anch’esso è un periodo contrassegnato da ombre dense e rischiarato da luci abbaglianti; l’autentico valore del Medioevo è che si tratta di un immenso laboratorio da cui scaturiscono innovazioni straordinarie in tutti i campi e ancora presenti nella nostra vita. E a questo fervido crogiolo possiamo attribuire tutto e il contrario di tutto, secondo la nostra sensibilità.


Cavalieri a Crécy, le Cronache di Jean Froissart

Allo stesso modo, l’aggettivo “buio” con cui è etichettato il Medioevo nel sentire comune ci porta d’istinto a immaginare persone di qualsiasi ceto sociale con indosso abiti marroni, grigi o scuri, quasi che siano perennemente a lutto, e che abitano in tetri castelli, in cupi monasteri o in villaggi fumosi; un periodo statico e privo di forza comunicativa. Anche approfondire l’argomento della vita quotidiana ci porta viceversa a scoperte sorprendenti: il Basso Medioevo è, in special modo, un periodo coloratissimo! addirittura rutilante per certi versi, e ricco di messaggi. Molte città hanno esterni di edifici pubblici ornati da affreschi e decorazioni, e durante le funzioni religiose nelle chiese, anche le più umili pievi, i fedeli possono “leggere” sulle pareti le storie dei santi, di Gesù e della Vergine dipinte con colori squillanti e in atteggiamenti vivaci. Le vetrate delle cattedrali sfolgorano di luci e colori e sembrano davvero la porta per il Paradiso. Nemmeno la moda si sottrae all’uso di colori accesi, spesso chiassosi, dove gli uomini indossano abiti appariscenti e accostamenti  audaci al pari delle donne, come avevo già scoperto nella lettura del saggio La moda. Una storia del Medioevo a oggi di Giorgio Riello, la cui recensione potete leggere al seguente link. Tra l’altro il colore non denota soltanto lo status sociale e la ricchezza, ma anche la professione cui si appartiene, ed è importante vestire obbedendo a certi dettami in modo che il messaggio arrivi all’istante. 

Il margravio Enrico di Meißen
 Codex Manesse, folio 14 verso
(XIV secolo)
Anche per il cavaliere medievale accade lo stesso, e il colore entra per gradi nei blasoni nobiliari e negli abiti, dapprima con qualche esitazione, poi in modo sempre più sistematico; e, da ultimo, rigidamente codificato. La cultura cavalleresca si arricchisce quindi di una complessa messe di simboli, che spiccano soprattutto nell’araldica, in cui i colori esprimono significati simbolici ed esoterici, e cambiano secondo gli accostamenti. È per questo motivo che Il blasone dei colori. Il simbolismo del colore nella Cavalleria medievale di Sicille, pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1495, ha un’immediata fortuna e gode di numerose riedizioni.

L’autore del trattato è Sicille, nome d’arme di Jean Courtois, araldo di Pietro di Lussemburgo prima, poi di Luigi duca d’Angiò e re di Gerusalemme e infine di Alfonso V re d’Aragona. Jean Courtois vive in pieno il delicato passaggio dal Medioevo all’età moderna e in special modo il cambiamento da un tipo di arte militare a un’altra, soprattutto nell’utilizzo preponderante delle armi da fuoco rispetto alla spada e altre armi da taglio. Per questo motivo è testimone del grande conflitto che oppone la monarchia francese al ducato di Borgogna e che si conclude con la stipula del trattato di Pace di Arras nel 1435. Forte della sua esperienza di diplomatico e funzionario alla corte dei suoi signori, egli decide di scrivere un’opera ampia e articolata destinata al “nobile ufficio delle armi” proprio per rammentare le origini e gli sviluppi della categoria dei maestri d’arme, cioè i depositari della tradizione cavalleresca. Nei suoi intenti l’opera sarebbe stata ripartita in quattro sezioni: la prima, storica, volta a ripercorrere lo sviluppo della professione; una seconda di pratica del modo di ingaggiare battaglia secondo gli usi del passato e del presente; una terza di istruzione per gli araldi e maestri d’arme nei tornei e nelle giostre.

La quarta è proprio Il blasone dei colori e in quest’ultima parte egli si propone di spiegare come “blasonare”.  
Il blasone dei colori. Il simbolismo del colore
 nella Cavalleria medievale di Sicille
 – Il Cerchio.
 

Il “blasone” non è tanto lo stemma comunemente inteso, quanto la descrizione degli smalti e delle figure negli stemmi secondo i criteri e le norme dell’araldica. Per farlo si serve di una finzione molto usata all’epoca quando si impartiscono gli insegnamenti: finge di rivolgersi a un apprendista, che di quando in quando gli pone delle domande. Il trattato sui colori è così diviso in due parti: la prima esamina il significato che assumono i colori posti negli scudi araldici (arme); la seconda il significato dei colori, e la combinazione degli stessi, negli abiti che s’indossano (livree). La “devise” qui è la divisa, ovvero il significato dei colori che si indossano e soltanto in un secondo tempi è diventato sinonimo di uniforme nel senso di foggia e colore di abito comune a persone appartenenti a uno stesso gruppo o istituzione. La “livrea” è invece la combinazione dei colori che s’indossano per scelta.

Per avvalorare la sua esposizione, l’autore chiama in causa delle auctoritates nel campo, in altre parole le fonti antiche cui attingere, la prima delle quali è il fundamentum nell’araldica di Aristotele, dove si attribuiva addirittura ad Alessandro Magno la volontà di assegnare ai suoi capitani insegne, bandiere e cotte d’armi a seconda del diverso ardimento dimostrato. Altra opera che l’autore chiama molto spesso in causa è L’Arbre des batailles di Honoré Bonnet, priore di Salon nella diocesi di Rennes, che, stampato per la prima volta a Lione nel 1481, riscuote un grandissimo successo. 

Jean Courtois inizia la sua trattazione con un Prologo in cui con aria di finta modestia chiarisce i motivi che l’hanno spinto a scrivere la sua opera, e tuttavia si definisce impari rispetto al compito cui si è dedicato; per questo motivo chiede a priori l’indulgenza dei lettori. Entrando nel vivo, innanzitutto si occupa dei metalli da apporre sugli scudi: l’oro e l’argento. L’oro è il più nobile dei metalli, chiaro e luminoso, e raffigura il sole dispensatore di luce. Egli richiama molti esempi  tratti dall’Antico Testamento sull’uso dell’oro come compendio di virtù, come il tempio del sapiente re Salomone; o anche, come nella mitologia, Giasone che ebbe l’incarico di rubare il vello doro. Il cielo eterno dei beati è, giustappunto, rappresentato dall’oro come termine di paragone. L’oro si paragona al topazio; e, tra le virtù, alla ricchezza. Qui l’autore non perde occasione per ricordare che il cristianissimo re di Francia ha sul proprio scudo i gigli d’oro, arrivati dal cielo e perciò nobilmente apposti su un fondo azzurro.  

Stemma di Carlo I d'Angiò, conte d'Angiò,
re di Sicilia e di Gerusalemme.
Questo stemma è poi divenuto quello
del regno di Napoli. Si tratta dello stemma
di Francia (a gigli dorati su sfondo blu)
 spezzato da un lambello rosso.

L’argento è il secondo metallo, e rinvia all’acqua; rappresenta, per questo motivo, la purezza e l’innocenza, tanto è vero che nella Scrittura le vesti di Gesù Cristo appaiono agli apostoli bianche come la neve. Jean Courtois ammonisce che non si possono avere i due metalli insieme, ma occorre sceglierne uno per dargli maggiore risalto e perché non vi sia confusione sul messaggio da trasmettere.  

Una delle regole alla base del trattato di Courtois è che ci possono essere armi senza figure, ma non senza colori; da qui è necessario stabilirne una scala gerarchica nel valore. Il vermiglio è il colore per eccellenza, escludendo i metalli, ed è il più importante perché richiama il coraggio e il sangue dell’uomo. Si paragona al rubino, pietra preziosissima e, nelle complessioni, l’uomo collerico secondo l’antica suddivisione nei temperamenti.

blasone di Guglielmo duca di Normandia,
conosciuto anche come Guglielmo I il Conquistatore:
due leopardi in oro, con gli artigli e
la lingua colorati in azzurro, su fondo rosso.

L’azzurro rappresenta il cielo e l’aria; materia capace di assorbire le influenze della luce. È paragonato allo zaffiro, e come virtù richiama la lealtà, e nelle complessioni l’uomo sanguigno. Il nero è pure un colore, ed è detto in araldica sable. Rappresenta la terra, che significa tristezza, poiché è più lontana dalla luminosità di tutti gli altri elementi; ricorda il diamante e l’uomo melanconico. Anche se è il colore del lutto, indica comunque grande dignità e alta posizione. Il sesto colore è il verde, detto sinople e rappresenta i boschi, i prati, i campi e la verzura. Tra le virtù è paragonato all’allegria e alla giovinezza. È paragonato allo smeraldo. Segue il porpora, che si ottiene quando si mescolano i sei colori precedenti. Diverso è il giudizio che se ne dà, in quanto secondo alcuni è il più nobile, e per altri è il più basso.

I colori non possiedono soltanto un significato intrinseco, ma lo ottengono in rapporto con altri colori cui sono accostati, e che ne cambiano il significato; con i giorni della settimana, o addirittura i dodici mesi dell’anno; con le virtù mondane e quelle teologali; con le sette età dell’uomo e le quattro complessioni; con le pietre preziose e i quattro elementi; e in rapporto con i sette principali pianeti. L’astrologia è, difatti, materia importantissima nel Medioevo, e i signori non mancano di avere a corte il proprio astrologo cui rivolgersi prima di prendere decisioni cruciali. Nell’opera c’è anche una curiosa tavola di come i Greci blasonavano i loro colori, secondo i metalli e nella loro lingua, e alcune pagine su come le genti esotiche considerano i colori e come li producono.

Non lo sospettiamo affatto, ma ancora oggi ci imbattiamo nell’araldica medievale sotto le più svariate forme pubblicitarie, sia nei segni (basti pensare al logo di un’azienda) che nei colori (la scelta di un colore caldo anziché freddo, o di un particolare abbinamento). Solo che, a differenza di Jean Courtois, abbiamo perso gli strumenti per interpretare appieno questa morfologia di segni, che agiscono in noi in maniera molto spesso subliminale e condizionano le nostre scelte. Parimenti, anche sui monumenti e sulle opere d’arte campeggiano messaggi ben precisi e vicino a loro noi passiamo, indifferenti e immemori. Del resto si tratta di un discorso molto esteso, che altri hanno affrontato meglio di me.

Per tornare alla mia recensione dell’opera, è evidente quanto Jean Courtois tiri l’acqua al mulino della casa reale di Francia, che egli loda e ricorda attraverso l’uso dei colori e dei simboli nella loro araldica; e mentre impartisce le sue lezioni all’apprendista lo si può agevolmente immaginare come un maestro piuttosto pedante, con il sopracciglio aggrottato e con il dito ammonitore. Al di là di questo atteggiamento, che ci strappa un sorriso, la sua opera Il blasone dei colori è non solo interessantissima, ma pittoricamente incantevole e, a tratti, addirittura fiabesca


La caricatura di Ulrich von Liechtenstein
- Codex Manesse
(XIV secolo). Ulrich von Liechtenstein (1200-1275)
è stato un poeta tedesco.
Nobile del ramo dei von Liechtenstein
 della Stiria, svolse un'intensa
attività pubblica,  improntata
all'affermazione, ormai
fuori tempo, degli ideali cavallereschi,
 che si riflette anche nella sua opera.


































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Fonti immagini Wikipedia:
Figura 1: Cavalieri a Crécy, le Cronache di Jean Froissartda un manoscritto illuminato.
Figura 2: Il margravio Enrico di Meißen - Codex Manesse, folio 14 verso (XIV secolo).
Figura 3: Il blasone dei colori. Il simbolismo del colore nella Cavalleria medievale di Sicille – Il Cerchio.
Figura 4: Stemma di Carlo I d'Angiò, conte d'Angiò, re di Sicilia e di Gerusalemme. Questo stemma è poi divenuto quello del regno di Napoli. Si tratta dello stemma di Francia (a gigli dorati su sfondo blu) spezzato da un lambello rosso.
Figura 5: blasone di Guglielmo duca di Normandia, conosciuto anche come Guglielmo I il Conquistatore: due leopardi in oro, con gli artigli e la lingua colorati in azzurro, su fondo rosso.
Figura 6: La caricatura di Ulrich von Liechtenstein tratta dal Codex Manesse (XIV secolo). Ulrich von Liechtenstein (1200-1275) è stato un poeta tedesco. Nobile del ramo dei von Liechtenstein della Stiria, svolse un'intensa attività pubblica, improntata all'affermazione, ormai fuori tempo, degli ideali cavallereschi, che si riflette anche nella sua opera.

38 commenti:

  1. Ciao Clementina, grazie mille dell'ospitalità sul tuo blog! :-)

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    1. Sei sempre la benvenuta, cara Cristina! Sono orgogliosa di ospitarti! :)

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  2. Articolo estremamente ben scritto e dettagliato nelle fonti, come è normale attendersi da Cristina :-)
    Sul medioevo molto più "colorato" di quanto immaginiamo avevo letto un saggio di Huizinga, "L'autunno del medioevo", che sicuramente piacerebbe a Cristina (anzi, magari l'avrà pure già letto).

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    1. Ciao Ariano!
      Ti ringrazio moltissimo del tuo intervento. In attesa della risposta di Cristina, approfitto per dirti che io non conosco il saggio di Huizinga da te citato, ma andrò sicuramente a leggerlo. Ho presente, invece, alcune opere di Jacques Le Goff, sempre sul Medioevo (lui era specializzato in questo periodo) nelle quali affermava che è importante guardare alla continuità tra Medioevo e modernità. Non a caso, Le Goff sosteneva che anche nell’arte figurativa, così come nell’architettura, la rivoluzione artistica messa in atto nel Medioevo trova compimento nel Rinascimento. Per esempio, la rivoluzione pittorica di Giotto si compie in Masaccio, in Botticelli, in Leonardo, ma anche in Michelangelo e Raffaello. Allo stesso modo, il gotico francese si evolve, prima in gotico fiammeggiante e poi nel Barocco. Insomma, il Medioevo non era affatto a tinte spente! ^_^

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    2. Ciao Ariano,

      rieccomi da voi. Ho sentito parlare del saggio di Huiziga come particolarmente interessante, ma purtroppo non l'ho letto. Del resto la letteratura e la saggistica sul Medioevo sono sterminate e non si finirebbe mai di approfondire. Sono del tutto d'accordo con Le Goff che sosteneva, come ha ricordato Clementina, che l'espressione matura del Medioevo è proprio il nostro splendido Rinascimento. Senza il Medioevo, quindi, niente sarebbe avvenuto o, meglio, sarebbe avvenuto in maniera completamente differente.

      Per quanto riguarda l'abbigliamento, diversi relatori a conferenze cui ho assistito hanno confermato che anche i contadini indossavano abiti colorati soprattutto nei giorni che celebravano l'arrivo della primavera o nelle feste. L'inverno all'epoca era davvero rigido e terribile, e quindi era la bella stagione era un'autentica celebrazione. Per questo motivo anche uno sceneggiato come I Medici dove tutti sembrano vestiti a lutto mostra l'ennesimo falso.

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  3. Interessante post e bellissime immagini, per cui ringrazio Cristina e Clementina. :) Su di me il Medioevo esercita una fascinazione particolare, per cui resto subito catturata nel leggere qualcosa di nuovo sull'argomento, soprattutto se raccontato da una persona competente. L'utilizzo dei colori fornisce un'impressione molto vivida di quel periodo, duro e crudele, ma certo non buio.

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    1. Ciao Grazia, benvenuta nel mio angolino! :))
      Il merito del post – lo dico subito, a scanso di equivoci – va tutto a Cristina, a cui sono ancora una volta grata per aver scelto di pubblicare qui ^_^
      Invece, mi piace molto e mi ritrovo perfettamente nel passaggio in cui descrivi il Medioevo, ossia come un periodo “duro e crudele, ma certo non buio”. Trovo sia una descrizione perfetta, perché quella è stata, senza dubbio, un’epoca di forti passioni, grande fervore e genialità, così come anche di esaltazioni, patimenti, tribolazioni, violenze inaudite, ma tutte inevitabilmente a tinte forti. Eppure, c’è ancora chi visualizza quella fase storica in un’immagine opacizzata e scarna di dettagli, distesa su una scialba campitura color seppia: incredibile! Cristina, bravissima come sempre, ha chiarito una volta per tutte, con tanto di prove documentarie, come stanno le cose.
      Grazie infinite di questo bel commento e spero di ritrovarti presto da queste parti! ;-)

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    2. Ciao Grazia,

      ben ritrovata sul blog di Clementina. :))

      Pensa che, osservando la copertina del saggio di Sicille nella libreria del Museo Archeologico, l'avevo scambiato per un libro per bambini. Invece l'immagine dei due cavalieri al torneo è uno scontorno tratto dal Codex Manesse... tanto per dirti quanto erano vividi i colori. Anch'io sono d'accordo sulla tua espressione definire il Medioevo, che del resto è un periodo lunghissimo ai cui poli opposti troviamo il Visigoto e Lorenzo de' Medici. Per questo motivo leggo senza batter ciglio alcune scene crude nei romanzi storici di Ken Follett perché ci stanno tutte. Quello che mi disturba di più è attribuire a certe serie tv di tipo barbarico-fantasy la patente di periodo medievale.

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    3. @Clementina - Grazie del benvenuto, passerò sicuramente di nuovo a trovarti. :)
      @Cristina - Quel fantasy - che spesso mi piace - è un pasticcio in salsa vagamente medievale. L'importante sarebbe avere anche qualche altra idea sul Medioevo, dopo il periodo scolastico... ;)

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    4. Ciao, Grazia! Sicuramente sarebbe importante anche utilizzare la tecnologia per avvicinare gli studenti e i post studenti al Medioevo. Ad esempio sono favorevolissima a spiegare la Storia utilizzando i videogiochi a supporto. Vuoi mettere assistere sullo schermo alle fasi di una battaglia invece di imparare una serie di nozioni noiose su carta?

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  4. Che meraviglia! Non mi è mai capitato di approfondire questo aspetto e neppure ho mai letto estratti dell'autore, mi sa che provvederò quanto prima *__*
    Bellissima la scelta iconografica, ma in ciò Cristina è Maestra!

    Sulla questione del medioevo considerato come buio, leggevo proprio ieri un commento in Fb nel quale, per indicare "arretratezza mentale" e dunque chiusura, l'autore dello stesso usava questa definizione abusata e stantia... -_-
    Complimenti a Cristina! E buona serata Clementina ^_^

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    1. Cara Glò, grazie mille del commento... di vero cuore! :)

      A me quest'opera è piaciuta moltissimo, e mi piacerebbe approfondire anche la simbologia dell'animale o di altri elementi sul blasone rispetto ai colori, di cui purtroppo Sicille non parla. Ad esempio il blasone di Guglielmo di Normandia, che ho proposto sopra, ha i leopardi oro in campo rosso, ma perché i dettagli sono in blu? Ancora più complicata è la partizione dello scudo (partito, troncato, trinciato, tagliato ecc.). Insomma, c'è da perderci la testa per l'interesse perché era un vero e proprio linguaggio di grande e indiscusso fascino.

      Buona serata anche a te e alla prossima! ^_^

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    2. Bentornata, cara Gloria! ^_^
      Hai visto che meraviglia di post?
      Riguardo al commento, in cui viene citato il Medioevo per alludere a miopia e ottundimento, non posso che alzare gli occhi al cielo: la nostra società è immersa nei pregiudizi! Però mi viene anche da sorridere perché mi chiedo: "come definiranno, i nostri posteri, l'epoca in cui stiamo vivendo?" :D :D
      Grazie ancora del passaggio, Glò e buonissima serata! *_*

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    3. Per definire la nostra epoca propenderei per: l'Era degli Zombambiti. Non è difficile capire la composizione del neologismo... ;-) Ma può essere benissimo che il torto sia dalla mia parte, esattamente come i monaci medievali si facevano il segno della croce davanti alla prima macchina da stampa, convinti che fosse uno strumento del demonio.
      Buona giornata a entrambe, a questo punto! ^_^

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    4. Zombambiti non è niente male ;-) :-D

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  5. Bellissimo articolo, Cristina! Ma il collegamento tra il colore nero e il diamante è da intendersi dovuto all'affinità tra questa pietra e il carbone?

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    1. Grazie a te di essere passato e aver gradito! :)

      Nel trattato di Sicille il colore ha una sua rappresentazione tramite le pietre, per cui il Nero corrisponde al Diamante, esattamente come suggerisci. Ma nomina anche la classificazione dei Greci per cui il Nero corrisponde invece al Ferro. Ci sono anche le corrispondenze con i pianeti, secondo cui il Nero corrisponde a Saturno, alla Prudenza tra le sette principali virtù, a venerdì per il giorno della settimana e all'inverno come stagione dell'anno. Insomma, c'è di che divertirsi e appassionarsi come dei veri alchimisti! :)

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    2. Ciao Ivano! Io non sono in grado di risponderti, ovviamente, però approfitto dell'occasione per augurarti buona serata :))

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    3. Vorrei aggiungere che Sicille non menziona il carbone nella sua opera, ma possiamo supporre che ci sia un collegamento in questo senso. Molto più nobile e usato da sempre era il Diamante, che persino i Romani portavano al dito sebbene in forma grezza.

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  6. In effetti quando di pensa al Medioevo raramente si pensa ad un mondo fatto di colori sgargianti.. probabilmente perché siamo abituati a vedere ciò che è rimasto un po' sbiadito dal tempo...

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    1. Ciao, TOM! Ben trovato anche a te sul blog di Clementina. Può essere che sia un effetto psicologico dato dagli affreschi scrostati o rovinati dal tempo e dall'umidità. Del resto, se ci pensiamo, anche nell'Antico Egitto i monumenti e le statue erano tutti colorati. Ricordo che quando visitai l'Egitto, molti anni fa, a Luxor si vedevano ancora tracce di colore sui pilastri. E pare che anche le sculture di Roma fossero dipinte.

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    2. Interessante il tuo commento, Tom. Sarebbe, dunque, calato l'oblio sul Medioevo. Mi viene in mente ciò che diceva Sigmund Freud a proposito dell’oblio e cioè che esso è il risultato di un processo difensivo di rimozione contro l’emergere di contenuti mnemonici sgraditi; in pratica si tratterebbe di una difesa della mente umana che tende a rimuovere contenuti e pensieri ritenuti minacciosi, i quali rimangono, comunque, inconsci e repressi. Mi chiedo se tutto questo non abbia a che vedere con un approccio scarsamente appetibile con cui la maggior parte degli storici ci ha introdotti allo studio dell'epoca in questione. Per esempio, mi chiedo se anche pensando all'Antichità, ossia alla storia dell'antica Atene o Roma, Sparta,... visualizziamo un mondo grigio. Io dico di no... sta a vedere che ha ragione Freud anche 'sta volta ; -)

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    3. Sì, è curioso il fatto che si percepisce il mondo classico come più interessante e movimentato del Medioevo. Forse dipende dal fatto che, a scuola, si studi più a fondo il periodo dei nostri progenitori... ma, a dire il vero, non sono più molto aggiornata sul programma d'insegnamento delle materie scolastiche, tranne le (poche) ore dedicate alle lingue straniere.

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  7. Un articolo costruito, pensato e ideato con estrema professionalità. Un ampio orizzonte sul Medioevo tracciato con la finalità di illuminare un periodo che da sempre è stato definito in maniera "oscurantistica". Non mi soffermo sui dettagli, ma guardo all'interezza dei temi trattati con passione, dedizione, capacità di trasmissione e coinvolgimento. Le immagini che coadiuvano l'articolo sono il completamento di un lavoro curato in ogni particolare. Grazie per questo meraviglioso tuffo nel passato, prezioso percorso storico-culturale.

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    1. Buongiorno, Annamaria, grazie per il gentile commento. Sono felice che tu abbia apprezzato il mio articolo, che mi ha richiesto parecchio lavoro. Oltre che redigere i contenuti, è molto importante scegliere anche le immagini adeguate per veicolare con più forza i concetti. Mi è piaciuto molto chiudere, ad esempio, con la caricatura di Ulrich von Liechtenstein. Si tratta di un'immagine che compare anche sul libro, e che mi ha sempre incuriosito per il bizzarro elmo con la dama alla sommità. Ho poi scoperto che era un poeta "fuori del suo tempo". E in fondo anche Sicille, l'autore del trattato, era un nostalgico e aveva scritto Il blasone dei colori anche e soprattutto per difendere l'importanza della sua categoria professionale.

      Se ti piace la Storia, spero di vederti anche sul mio blog "Il Manoscritto del Cavaliere". Buona giornata! :)

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    2. Grazie a te, carissima Annamaria, della tua acuta analisi. Sono felice di averti potuto presentare Cristina attraverso questo suo splendido articolo!

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    3. Grazie a Cristina M. Cavaliere e Clementina Daniela Sanguanini per avermi permesso di conoscere approfonditamente un frammento di Medioevo. Un lavoro così ben strutturato attecchisce nella terra fertile degli appassionati e, anche in coloro che non nutrono una grande passione per la Storia. Sono rarità blog di questo spessore! Farò in modo di visitare anche il blog di Cristina con immenso piacere.

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  8. Molto interessante ed esauriente di alcuni aspetti essenziali del Medioevo.
    In effetti, ancora oggi un'epoca non ben conosciuta se non in ciò che "ci hanno raccontato".
    Comunque, malgrado si debbano precisare innumerevoli aspetti di questo periodo storico, penso anche a quando sia singolare il fatto che nel nostro immaginario ne abbiamo consapevolezza mediante opere di fantasia. In altre parole, la letteratura è stata così potente da creare l'immaginario di un'epoca storica.
    Un abbraccio a entrambe. :)

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    1. Grazie del tuo commento, cara Luz. C'è da dire che il Medioevo è un'epoca storica lunghissima e quindi estremamente variegata nei suoi aspetti, per cui il rischio è quello di fare di tutta l'erba un fascio. I romanzi storici dedicati al Medioevo non potranno mai essere del tutto oggettivi per trama e linguaggio (e del resto sarebbe anche inutile e controproducente), ma inevitabilmente risentiranno dell'epoca storica dell'autore. Per fare un esempio, La Ca' di Can di Carlo Tenca, contemporaneo del Manzoni, è chiaramente un'opera risorgimentale per trama, personaggi e ideali, ma questo non toglie nulla al suo valore, anzi. E quanto è affascinante leggere romanzi come I pilastri della terra.
      Un abbraccio ricambiato! :)

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    2. Ciao Luz, grazie del passaggio e ricambio l'abbraccio! :-)

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  9. "i gigli d’oro, arrivati dal cielo e perciò nobilmente apposti su un fondo azzurro"... La realtà sensibile nel Medioevo ha un valore solo in quanto rimanda alla realtà più vera, quella spirituale, ultraterrena ed è sempre sorprendente cogliere le corrispondenze tra il visibile e l'invisibile..
    Grazie per la bella e interessante lettura, Cristina! Grazie a Clementina :-)

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    1. Grazie infinite a voi per aver commentato! :) A proposito, colgo biecamente l'occasione per dire che ho lasciato anch'io un commento sul vostro ultimo post. Il vostro blog merita comunque un tour più approfondito, che farò a brevissimo.

      E' vero che c'è una corrispondenza precisa nel Medioevo tra realtà sensibile e trascendente, cosa che noi abbiamo del tutto perso. L'avevo scritto anche in occasione della mia recensione su un saggio di Michel Pastoureau sui bestiari medievali: ogni animale era portatore di messaggi e significati che spettava all'uomo interpretare.

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    2. Grazie di cuore per la visita e il bellissimo commento!

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  10. Grazie a Cristina e Clementina per questo post sul Medioevo, che finalmente “fa luce sui secoli bui”. Come giustamente evidenziato, non furono affatto momenti esclusivamente di barbarie e decadenza e inoltre non si sottolineerà mai abbastanza che questo periodo storico è lungo 1000 (dico mille) anni, dal 476 al 1492: è evidente a tutti, quindi, che non se ne può dare una definizione univoca. Pensiamo soltanto alla differenza tra un V/VI secolo in cui indubbiamente l’Europa attraversò una fase di turbolenza in seguito alla caduta dell’Impero Romano e un XIV/XV secolo, che si concluderanno con quella splendida stagione chiamata “Rinascimento”. Purtroppo ancora oggi molte persone, anche presumibilmente colte, usano l’espressione “Stiamo tornando al Medioevo” per significare che la situazione sta peggiorando: anche interventi sul web, sui social e su tutte le nuove forme di comunicazione oggi disponibili, come questo blog, possono aiutare a cambiare la mentalità su un momento storico nella realtà poco conosciuto.

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    1. Grazie del tuo bellissimo commento, Antonella, da anni siamo perfettamente allineate sulla concezione di Medioevo come un crogiolo di invenzioni e cambiamenti. E com'è ovvio il crogiolo è fatto anche di ebollizioni e turbolenze, specie in seguito a guerre e invasioni. Sicuramente era un periodo durissimo e passionale - basti solo pensare al concetto dell'onore, che oggi ci fa un baffo - dove il più forte sopravviveva, ma era anche un periodo con centri di altissima spiritualità e che ci ha dato elaborazioni letterarie straordinarie. Basti pensare al nostro medievale padre Dante, non è forse l'equivalente dell'inglese Shakespeare, a lui posteriore, per potenza e modernità di rappresentazione delle passioni umane?

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    2. Ciao Antonella, grazie del saluto (i meriti del post sono tutti di Cristina) e scusa se rispondo in ritardo... ho avuto una settimana a dir poco ingarbugliata. Condivido ogni parola tua e di Cristina e sono certa che ogni piccolo-grande contributo, volto nella direzione di apportare luce nel corso della storia, offra validi strumenti per comprendere chi siamo, da dove veniamo, faciliti la comprensione del nostro presente e aiuti a progettare con maggior chiarezza il futuro.

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dani.sanguanini@gmail.com