lunedì 27 marzo 2017

L’Inquinamento delle Acque: guest post di Marco Lazzara





Oggi vi presento con grande piacere il guest post che Marco Lazzara ha scritto per l’angolo di cle, e che s’intitola L’Inquinamento delle Acque.

Questo articolo possiede almeno due grandi pregi: il primo è quello di esser stato concepito come una bussola in grado di aiutare il lettore a orientarsi all’interno di tematiche delicate, complesse, che abbiamo iniziato ad approcciare  nei precedenti post dedicati a Il Viaggio nell’Acqua, e che non sempre risultano di facile comprensione per i “non addetti ai lavori”, come me; il secondo, è di inaugurare quella che mi auguro diventi una prosperosa serie di incontri sul blog con nuovi e formidabili autori. 
Ebbene, per accompagnare i contenuti offerti dal saggio di Marco ho scelto A Rainstorm at Sea, di Joseph Mallord William Turner, un dipinto che combina in modo impareggiabile la drammaticità degli eventi in una straordinaria intensità narrativa.

Pertanto, prima di cedere la parola al nostro ospite vorrei introdurlo con una breve presentazione:

Marco Lazzara nasce a Moncalieri, Torino, il 24 giugno 1984, giorno di San Giovanni Battista, ma anche Notte delle Streghe.
Dopo la laurea in Chimica, si è dedicato alla formazione e all'insegnamento:
tiene da diversi anni corsi di chimica, tossicologia, igiene alimentare, sicurezza sul lavoro.
È autore di numerosi racconti, dove spesso ama mescolare i diversi generi letterari in soluzioni sempre diverse e originali.
Ha pubblicato tre raccolte, Incubi e Meraviglie (2013), Arcani (2015) e Guerra e Pace sul Retro di una Cartolina (2016).
Attivissimo in rete, dove cura il blog Arcani è autore di quasi 100 guest-post in 24 diversi blog, ha scritto numerosi articoli su scienza, folklore e letteratura.


Ed ecco il suo articolo.

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“Immaginiamo di dover vivere in un mondo dominato dall'ossido di idrogeno, un composto che non ha sapore né odore, ed è così variabile nelle sue caratteristiche che, pur essendo generalmente benefico, a volte si rivela improvvisamente letale. A seconda del suo stato, può ustionarci o congelarci. In presenza di certe molecole organiche, può formare degli acidi carbonici così nocivi da riuscire a spogliare gli alberi dalle foglie e corrodere i volti delle statue. Quando è in grandi quantità ed è agitato, può colpire con violenza tale da abbattere qualsiasi costruzione umana. Anche per chi ha imparato a conviverci, può essere spesso una sostanza letale. Noi lo chiamiamo acqua.” (Bill Bryson)

Quando parliamo di acque intendiamo un ecosistema delicato, preziosissimo, regolato da cicli biogeochimici la cui alterazione ha ripercussioni non solo sul sistema acquatico, ma anche sull’intera ecosfera del nostro pianeta.
Con “ciclo biogeochimico di un elemento” si intende il percorso seguito da un determinato elemento chimico all'interno dell'ecosfera; le trasformazioni nelle sue diverse forme chimiche (ovvero la speciazione) fanno sì che divenga il punto di connessione tra la sfera dei viventi, quella geologica e quella chimica, nel suo passaggio dall’una all’altra.



Prendiamo come esempio l’elemento azoto. Le piante lo fissano nella forma di nitrati e nitriti e in quella ammoniacale. La fisiologia vegetale è in grado di convertire queste forme in azoto organico, che la pianta utilizza per costruire biomolecole. Gli animali (noi compresi) invece non ne sono capaci, sono in grado di utilizzare unicamente azoto organico, quindi quello già approntato dagli organismi vegetali, che assumono attraverso la dieta principalmente nella forma di proteine, vegetali o animali (a seconda del tipo di alimentazione), e che poi rilasciano sotto forma ammoniacale nelle deiezioni oppure in forma organica nella putrefazione al cessare della loro vita. Alcuni microrganismi sono in grado di liberare l’azoto organico rendendolo ammoniacale. Alcuni batteri convertono l’azoto nitrico in nitroso, altri convertono quello nitroso in azoto molecolare (e viceversa). Altri batteri ancora sono in grado di fissare l’azoto molecolare in azoto ammoniacale. Nitrati, nitriti e ammoniaca vengono assimilati dalle piante direttamente o sfruttando dei batteri presenti nelle radici. In questo modo si va a chiudere il cerchio. Quindi noi, gli animali, le piante e i microrganismi costituiamo un ecosistema simbiotico in cui nessuno può fare a meno dell’altro: uno squilibrio in questo senso può andare ad alterare la biosfera, la geosfera e la chemosfera.


Un parametro chimico importante è il pH, che rappresenta il grado di acidità di un sistema. Le condizioni in cui un organismo trova un ambiente a lui favorevole stanno in un suo ristretto intervallo. In chimica esistono sistemi in grado di mantenere il pH fissato a un certo valore, le soluzioni tampone: anche se vengono aggiunti acidi o basi, il pH rimane inalterato, posto che siano quantità moderate. Un esempio è rappresentato dal sangue, tamponato a pH = 7,4. Cosa fondamentale, perché un aumento di pH farebbe precipitare i sali di calcio, col rischio di creare un trombo e provocare un’ischemia; una diminuzione di pH riduce la capacità dell’emoglobina di legarsi all’ossigeno e potrebbe lesionare le pareti delle membrane cellullari.

Le acque con cui abbiamo a che fare normalmente si trovano a un pH leggermente acido (attorno a 6), dovuto al discioglimento dell’anidride carbonica gassosa, che in acqua dà luogo a equilibri acido/base. Le acque degli oceani sono invece tamponate a un valore superiore all’8.

Un eccessivo rilascio in atmosfera di anidride carbonica (dovuto ai processi combustivi) ha quindi l’effetto di abbassare il pH degli oceani, che si vanno acidificando, andando così a modificare l’habitat delle specie marine. Questo va a influenzare l’intera catena alimentare, perché i gusci delle conchiglie dei molluschi e del plancton calcareo sono costituiti da carbonato di calcio, un sale poco solubile in acqua, ma che inizia invece a disciogliersi se il pH scende.



Quando si parla di inquinamento si è abituati a considerarlo solo come dovuto alla presenza di inquinanti (metalli pesanti, solventi clorurati…) che vengono a contatto con la flora o con la fauna; questi poi possono passare nella catena alimentare a organismi superiori, fino a giungere a noi, dove nel caso dei metalli possono bioaccumularsi in piccole quantità additive in determinati tessuti (biomagnificazione); una volta superato una certa soglia iniziano i danni irreversibili all’organismo.
L’inquinamento può anche essere di tipo microbiologico, per la presenza di specie batteriche patogene, ma anche a causa di quelle che sono in grado di rilasciare sostanze tossiche. Tornando a parlare di specie dell’azoto convertite dai batteri, l’ammoniaca è tossica, motivo per cui il nostro organismo se ne libera. I nitrati non sono tossici, ma i nitriti possono ossidare il ferro dell’emoglobina, che quindi non è più in grado di trasportare l’ossigeno. La patologia si chiama metaemoglobinemia, nota anche come “sindrome del bambino cianotico”, perché colpisce più facilmente i bambini, essendo meno resistenti degli adulti: se non trattata si rischia la morte per soffocamento, non perché non si riesca a respirare, ma perché l’ossigeno non arriva alle cellule (cianosi). La malattia è dovuta a scarse condizioni igieniche, quindi acque inquinate da microrganismi che fissano i nitrati, ed è frequente nei paesi del Terzo Mondo (l’ultimo caso in Inghilterra si è registrato negli anni ’70). I nitriti possono anche combinarsi con le ammine (una forma di azoto organico) producendo le nitrosammine, composti che in genere sono estremamente cancerogeni. Quindi un’acqua non deve solo essere potabile chimicamente, ma anche dal punto di vista microbiologico, motivo per cui viene igienizzata con ipocloriti.
Ma il discorso è più ampio. Per esempio la quantità di ossigeno nelle acque è un parametro importante, non tanto dal punto di vista della sua potabilità, ma della qualità. Una zona d’acqua che presenti anossia (cioè una scarsa quantità di ossigeno), preclude la presenza di batteri aerobi e di animali, quindi si ha poi un’interruzione nella catena alimentare.


Sentiamo anche spesso parlare di effetto serra. La conseguenza del surriscaldamento globale che abbiamo subito davanti agli occhi è lo scioglimento dei ghiacciai. Ma c’è anche dell’altro. La Legge di Henry dice che la solubilità di un gas in un liquido aumenta all’aumentare della sua pressione parziale e diminuisce all’aumentare della temperatura. Una molecola come l’ossigeno, che non ha una grande solubilità in acqua, se non per il fatto di essere piccola e di costituire il 21% dei gas atmosferici, vede quindi diminuire la propria solubilità a causa dall’incremento di temperatura, il che va a provocare una moria della vita sottomarina, impoverendo la catena alimentare e la biosfera fino a noi.

“L'acqua è l'elemento triste: super flumina Babylonis sedimus et flevimus. Perché? Perché l'acqua piange con tutto il mondo; e, per quanto bambini, non possiamo fare a meno di sentircene commossi.” (Alphonse de Lamartine)





lunedì 20 marzo 2017

I Tarocchi classici: le Figure negli Arcani minori – i Fanti 5/30








In mezzo a un fitto bosco, un castello dava rifugio a quanti la notte aveva sorpreso in viaggio: cavalieri e dame, cortei reali e semplici viandanti. Passai per un ponte levatoio sconnesso...

Questo è l'incipit de Il castello dei destini incrociati, di Italo Calvino,  pubblicato per la prima volta dall’editore Franco Maria Ricci nel 1969 all'interno del volume Tarocchi, il mazzo visconteo di Bergamo a New York, una colta dissertazione sulle splendide miniature di Bonifacio Bembo (risalenti al XV secolo). Il libro, nel quale l'autore incastra con un riuscito espediente letterario tante storie differenti legate le une alle altre da un insolito filo rosso, è formato da due parti: la prima che porta il titolo del libro e la seconda, La taverna dei destini incrociati, scritta precedentemente. La seconda parte è scritta usando lo stesso espediente, ma prendendo come punto di partenza un differente mazzo di carte, quello degli Antichi tarocchi di Marsiglia.
“Ho cominciato con i tarocchi di Marsiglia - afferma Calvino nella presentazione – cercando di disporli in modo che si presentassero come scene successive d’un racconto pittografico. Quando le carte affiancate a caso mi davano una storia in cui riconoscevo un senso, mi mettevo a scriverla”.

Stupendo, non sembra anche a voi?
Bentornati, cari amici, a questo punto direi che possiamo introdurre il tema del nostro quinto appuntamento dedicato ai Tarocchi. In quest’occasione, infatti, inizieremo ad approfondire il secondo gruppo degli Arcani minori nel quale sono rappresentate le Figure. Quindi, dopo aver analizzato la simbologia dei numeri per comprendere come vengono accostati i vari elementi, ci focalizzeremo sul ruolo svolto dalle persone nei Tarocchi per affrontare l’aspetto più sociale.

Giocatori di carte, affresco in casa Borromeo, Milano, 1440, attribuito a Michelino da Besozzo 


Nei Tarocchi di Marsiglia, come vedrete, ci troviamo di fronte ad una struttura 4 x 4, perché in ogni seme troviamo quattro personaggi, ma in altri mazzi la configurazione risulta differente, cioè 3 x 4. Vale dunque la pena di inquadrare la situazione dal punto di vista storico.

L’indovina e il Matto, Lucas van Leyden, 1510 c.a., Museo del Louvre, Parigi 

La particolarità delle cosiddette Figure  di Corte all’interno degli Arcani minori è quella di non essere numerale e tale condizione, trasversale a tutti i mazzi di Tarocchi a partire da quelli più antichi, ha creato parecchi problemi agli esoterici.
Infatti, da Eliphas Lévi a Papus e i suoi seguaci, gli esoterici si sono trovati di fronte ad un dubbio enorme: sebbene riuscissero a collocare facilmente, seguendo una logica gerarchica, il Fante, la Regina e il Re, non erano in grado di trovare un accordo sulla corretta collocazione del quarto personaggio: il Cavaliere.

Va detto che questa loro défaillance trova spiegazione nell’approccio distorto, e per alcuni studiosi anche eccessivamente superficiale, ai Tarocchi.
Secondo il punto di vista di Alejandro Jodorowsky (e personalmente approvo in pieno la sua tesi), il loro errore ha origine nell’aver voluto attribuire un significato preciso a ciascun trionfo ispirandosi alle teorie cabalistiche e omettendo in questo modo di osservare scrupolosamente la ricorsività dei simboli in più lame. Al contrario, ciò che aiuta ad avere una visione più chiara e complessiva di queste carte è tenere presente che in un Arcano il tutto è la somma dei suoi particolari.  Diversamente, partendo da un’analisi ben poco oggettiva, secondo cui la chiave di lettura doveva necessariamente coincidere con il nome di Jahve, Lévi, Papus e gli altri seguaci hanno deciso di risolvere la questione attraverso un compromesso che li ha portati a disporre le figure nel seguente ordine: Fante, Cavaliere, Regina, Re.


Altri studiosi inglesi, invece, non sapendo come gestire la figura del Cavaliere, l’hanno addirittura eliminata. Nei mazzi di carte inglesi, infatti, sono state mantenute solo 3 figure: Jack (Fante), Queen (Regina), King (Re).
Altri ancora, come ad esempio Aleister Crowley, hanno trasformato a propria discrezione le figure inventando principi e principesse, mai apparsi nei Tarocchi.

Senza entrare nel vivo della polemica, che richiederebbe uno spazio ben diverso da quello offerto da un post, secondo le teorie più recenti, l’ordine più corretto di collocazione delle figure parte da un criterio interpretativo secondo il quale i Tarocchi non illustrano la Cabala, ma sono il ritratto dell’universo. Pertanto, tenendo sempre come benchmark l’Arcano de Il Mondo (così come abbiamo fatto per l’analisi del simbolismo numerico degli altri arcani minori), la corretta successione è la seguente: Fante, Regina, Re, Cavaliere.


Il senso di questa disposizione spiega una gerarchia di personaggi nella quale ritroviamo per ciascun Seme un dinamismo parallelo a quello della numerologia.

In questo modo, il Fante si colloca tra dubbio e azione; la Regina concentra lo sguardo sul proprio elemento e rimane vincolata tra gli agi della stabilità  e la tentazione di spingersi oltre (si noti che una consultante donna può benissimo estrarre un Re o un Fante per descrivere la propria situazione); il Re è cosciente del mondo esterno nel quale si svolgerà la sua azione, ma non agisce; il Cavaliere rappresenta la perfezione, quindi non è la perfezione, ma procede e agisce per portare il proprio messaggio nel mondo in nome del Re.

Iniziamo, quindi, ad analizzare la figura dei Fanti


Il Fante, come già accennato, si colloca tra il grado 2 e il grado 3, vale a dire tra il potenziale accumulato e l’azione. Ne consegue che il Fante è una figura esitante, rappresenta l’energia giovane, ancora inesperta, che dev’essere ancora lavorata, conosciuta, messa a punto e organizzata. La sua posizione è quella di un executive, un esecutore obbediente che non possiede l’esperienza necessaria per prendere una iniziativa personale. Il lato rischioso del Fante consiste, infatti, nel venire preso da un eccesso di dubbio o dal lasciarsi possedere dall’impulso, agendo in modo imprudente.

Ora caliamo ciascun Fante all’interno del proprio Seme e “ascoltiamo” cosa ci racconta.


Il Fante di Spade

Osservate l’immagine – io mi limiterò a evidenziare alcuni aspetti lasciandovi il piacere di scoprirne altri che, se vorrete, potrete segnalarmi in seguito – e  noterete che il Fante mostra tratti delicati ed eleganti. Questo aspetto non è necessariamente rincuorante, perché tanta delicatezza potrebbe tranquillamente trasformarsi in ipocrisia, proprio sulla base del posizionamento nei gradi 2 e 3. Egli impugna la spada, che simboleggia il Verbo e l’intelletto, quindi ha accumulato apprendimenti, ma non conosce ancora l’utilità pratica della sua erudizione. Infatti, noterete che la spada è rivolta verso il cappello: esita, forse pensa di rinfoderarla per dubbi intellettuali, non è ancora pronto ad agire, i suoi pensieri sono sempre contraddittori (e infatti anche i suoi piedi appaiono separati e guardano in direzioni opposte). Questo giovane insicuro sta ancora cercando la propria strada, il proprio ruolo e per questo gli sono familiari ruoli terziari, non certo di azione e comando. Trattandosi comunque di un giovane curioso e intelligente, attento e vigile, rende al meglio nei panni del controllore, di colui che sorveglia una situazione. È una persona abile e pignola, ma non aggressiva: tutte le caratteristiche del Seme in lui vengono a mancare, per cui non è battagliero, non è foriero di difficoltà, non è incline alle dispute.

Talvolta si riferisce a una persona all’inizio del suo percorso, o a un figlio, o a un parente, a un amico di cui non ci si deve fidare ciecamente. È una carta che parla di prudenza, di attesa, di curiosità e di indiscrezione. Ci parla anche di esami, di studio, di analisi, di un’assenza temporanea di conflitti che precede l’arrivo di notizie e sorprese.

Quando la carta appare capovolta, l’imprevisto e la sorpresa saranno ancora più impattanti. Potrebbe trattarsi di un cambiamento radicale, magari violento, di un capovolgimento di una situazione che veniva considerata, a torto, stabile. Il significato assumerà differenti colorazioni a seconda delle carte vicine. In ogni caso, il Fante rovesciato fa riferimento ad una persona aggressiva, vendicativa; può trattarsi di un ladro, di una spia, un impostore, un avventuriero, un vagabondo, un ipocrita, un invidioso. È una carta che segnala inimicizie e antipatie che il consultante dovrà affrontare e, quando le carte vicine sono molto negative, può riferirsi anche a squilibri (di vario ordine), ricatti, furti, minacce, calunnie.  


Il Fante di Coppe

Osservatelo con attenzione. Noterete anche voi che si tratta di un personaggio piuttosto ambiguo: potrebbe essere giovane, ma anche vecchio; potrebbe essere un uomo, ma anche una donna. Entrambi i piedi sono rivolti nella medesima direzione, cammina verso sinistra, il lato del cuore del lettore, perché il suo maestro è appunto il cuore e questo significa che tutto ciò che questo personaggio riceve lo prodiga con amore. Tuttavia, se il cuore spinge ad idealizzare l’altro, può anche originare rancore nei suoi confronti. Una coroncina gli cinge la testa ed essa è decorata da un’ellisse rossa (il rosso è il colore della passione) che finisce esattamente al centro della fronte. In pratica, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un Fante che esita, non a caso i suoi sono piccoli passi. Noterete anche che questo Fante ricopre il suo simbolo, una coppa, con un timido velo azzurro (colore della spiritualità) e non sa nemmeno se tenerlo aperto, abbandonandosi alle sue emozioni, oppure richiuderlo nel timore di essere ferito nella sua sensibilità (il coperchio viene tenuto nell’altra mano rivolto verso il basso, come a dire: “mi devo fidare o è meglio chiudere?”. Insomma, questo Fante oscilla tra la generosità e l’egoismo. Ma entriamo più nel dettaglio.

Generalmente il Fante di Coppe viene associato una persona che risponde ad un fenotipo chiaro, magari non sarà bionda e non avrà gli occhi azzurri o verdi, ma avrà l’incarnato delicato, pallido. Si tratta di un giovane ( tutti i Fanti corrispondono ad una età che oscilla da quella più tenera del bambino, fino ad un massimo di venti-ventidue anni) riflessivo, timido, tranquillo. Può trattarsi di uno studente, di un artista sensibile, di un sognatore. Se a consultare le carte è una giovane, questo è il suo corteggiatore, o un amico leale che incontra sempre molto volentieri. Diversamente viene associato a un collaboratore, un figlio, un nipote da seguire e aiutare (anche un bambino). La carta preannuncia l’arrivo di notizie relative ad un’unione o a una nascita, ci parla di una situazione ancora allo stato embrionale che è destinata a evolversi positivamente grazie ad un intervento esterno.

Anche quando la lama esce capovolta rimane moderatamente favorevole. Questo arcano è sempre di stampo affettivo, foriero di attrazione, affetto, passione, ammirazione, seduzione e facile conquista. Solo in presenza di carte negative l’arcano capovolto fa riferimento a delusioni derivate da eccessivo romanticismo e a complicazioni sentimentali. In questo caso, segnala invidia, gelosia, egoismo, slealtà, permalosità. Può anche significare dispute e intrighi a causa di una donna, inganni scoperti, pettegolezzi.   


Fante di Denari

Come sempre, ci accostiamo osservando l’arcano: il Fante di Denari indossa un cappello a tesa larga, un accessorio senza dubbio adulto, senza orpelli svolazzanti e che già di per sé segnala in questo personaggio una tensione alla concretezza del tutto assente nel precedente. I piedi appaiono separati e orientati in due direzioni opposte (come nel caso del Fante di Spade), come a dire: “mi dirigo verso l’azione e al contempo verso la ricezione”. Un ulteriore elemento degno di grande attenzione è la rappresentazione del suo simbolo, che inevitabilmente rimanda all’idea di ambiguità. Infatti, come potrete notare, questo Fante viene sempre raffigurato con due denari d’oro: uno lasciato a terra, l’altro tenuto nella mano destra (quella generalmente considerata attiva) e rivolto verso il cielo. L’oro è sinonimo di qualcosa di prezioso, ma anche di qualcosa di sacro e dunque il nostro personaggio ci indica due cose: da una parte, custodisce nella Terra un segreto (potrebbe essere l’esperienza ancora inutilizzata) e, dall’altra, innalza verso la Coscienza le ricchezze che racchiudono la promessa della trasformazione della materia in spirito. Con il Fante di Denari si può dire che ha inizio un procedimento alchemico: la materializzazione dello spirito e la spiritualizzazione della materia. Tutto questo, però, indica un inizio: siamo solo all’alba.

Veniamo, dunque, all’interpretazione. Il Fante di Denari ci parla di ricerca e di affermazione attraverso un personaggio un po’ ambiguo che si porge come disponibile, ma che non nasconde una punta di interesse personale. Dal punto di vista fisico viene associato sia a giovani biondi, che a giovani bruni. Ciò che più di ogni altro aspetto contraddistingue questo Fante è l’ambizione, la determinazione, la volontà di iniziare un’impresa. La carta ci parla di un giovane con ottime possibilità di affermazione, nello studio o nel lavoro, ottenuta attraverso l’impegno, l’intelligenza, una mente vivace e uno spirito critico, desideroso di apprendere e il senso pratico. Quasi sempre ci troviamo di fronte ad una persona concreta, impegnata, aperta alle novità e interessata al denaro, cui dà il giusto valore. Può trattarsi anche di un amico che contribuirà al successo del consultante, di un assistente, un collaboratore, o di un concorrente con il quale è possibile raggiungere un buon accordo. Quando l’arcano viene declinato al femminile, si riferisce ad una giovane che cerca di guardare oltre le apparenze, è molto acuta, penetrante, talvolta ipercritica.

Quando la  lama esce rovesciata allude a perdite economiche, a stravaganze pericolose che si ritorcono contro. Il consultante potrebbe essersi dimostrato a torto generoso con qualcuno e ora si accorge di aver sperperato il proprio denaro. Oppure, potrebbe far molto, ma si perde in quisquilie, accontentandosi di una posizione subalterna invidiando chi fa carriera al posto suo. Oppure può segnalare disinteresse per lo studio, disonestà, cattive notizie sull’impiego del denaro, furti.


Fante di Bastoni

Eccolo qui, guardatelo: si offre al lettore con il volto di profilo; indossa un copricapo di foggia assai diversa rispetto agli altri due, una sorta di cuffia rossa e gialla; i piedi sono rivolti in un’unica direzione, verso destra (è guidato dall’istinto); il verde è il colore del suo simbolo, ma anche della calzamaglia che indossa; le sue mani si incrociano intorno al bastone. Procediamo: il verde è anzitutto il colore della natura. Il Fante di Bastoni è il più istintivo tra tutti i Fanti, volendo, lo potremmo definire animalesco. Egli punta deciso verso la sua meta (non si cura di noi, ma procede concentrato guardando nella direzione cui si rivolge). Sta appoggiando il bastone (verde, come l’istinto, ma anche come la gelosia e la rabbia) a terra, o è pronto a fenderlo in aria per assestare un colpo? Qui sta il senso dell’arcano: questo giovane sta prendendo una decisione e anche le sue mani incrociate sembrano parlarci di due tendenze opposte, come se pensasse: “Continuo ad accumulare energia, nel cui caso appoggerò il bastone a terra, oppure lo sollevo e assesto un formidabile colpo verso l’ignoto?”. Ecco, dunque che esita: è consapevole che un simile colpo lo cambierà per sempre, non sa ancora bene cosa fare, tuttavia, il suo sguardo è rivolto alla destra del lettore, per cui è intenzionato ad andare avanti… e potrebbe rivelarsi una bomba pronta ad esplodere! 
   
Andiamo all’interpretazione. Il Fante di Bastoni è sempre considerato un arcano di movimento e si connette a qualcosa che arriva da lontano. Ha a che vedere con i viaggi, con gli stranieri e, soprattutto, con notizie in arrivo, il cui verso (favorevole o contrario) verrà deciso dalle carte vicine e dalla sua posizione nel gioco. In genere migliora il senso delle carte vicine. Fa riferimento ad un giovane, in questo caso si tende ad associarlo con una persona bruna, leale e messaggero di notizie. Il seme di Bastoni allude allo studio, alla ricerca, quindi si tratta di un giovane studente, un intellettuale che potrà essere d’aiuto al consultane. Dal punto di vista delle relazioni sentimentali, viene associato ad un figlio scuro di capelli, ad un fidanzato o corteggiatore sincero, ad un bambino gentile e molto vivace, ad un parente molto affezionato al consultante. Essendo una carta incentrata sul movimento, segnala importanti notizie in arrivo, spesso lungamente attese, soprattutto dopo un periodo di stagnazione, che andranno a sconvolgere il coso degli eventi (per l’effetto del gran colpo sferrato con il bastone). Allude alla necessità di riflettere con cura su idee, progetti, situazioni insolite.

Quando esce capovolta la carta ribalta il senso del contenuto delle notizie attese, che si trasformano in avvertimenti, notizie spiacevoli, impedimenti ad un viaggio o ad un trasloco. Sul piano delle persone fa riferimento ad un collaboratore superficiale, uno studente svogliato, un individuo inconcludente. Per ultimo, ci parla di discordia, rotture, malattie legate ad un parente.


Vi è piaciuto il post?

Cosa vi ha colpito di più, in positivo o in negativo? 

Quali altri elementi/aspetti avreste messo in luce partendo dall’osservazione di questi arcani? Come mai?

Augurandomi che la puntata sia stata di vostro gradimento, mi fermo qui. Prima di congedarmi, ringraziandovi e salutandovi con affetto, vi annuncio che nel prossimo post sui Tarocchi analizzeremo le figure delle Regine.

Infine, se qualcuno avesse perso le precedenti puntate di questa rassegna e volesse recuperarle, metto a disposizione qui i link della prima, della seconda, della terza e della quarta


Alla prossima ;-)



ICONOGRAFIA:

Bonifacio Bembo, Fante di Coppe del mazzo Tarocchi Visconti di Modrone, detti anche Cary-Yale, secolo XV, Beinecke Rare Book & Manuscript Library, Yale University– pubblico dominio, via Wikimedia Commons

Bonifacio Bembo, Regina di Denari del mazzo Tarocchi Visconti di Modrone, detti anche Cary-Yale, secolo XV, Beinecke Rare Book & Manuscript Library, Yale University– pubblico dominio, via Wikimedia Commons.

Bonifacio Bembo, Re di spade del mazzo Tarocchi Visconti di Modrone, detti anche Cary-Yale, secolo XV, Beinecke Rare Book & Manuscript Library, Yale University– pubblico dominio, via Wikimedia Commons

Bonifacio Bembo, Cavaliere di coppe del mazzo Tarocchi Visconti di Modrone, detti anche Cary-Yale, secolo XV, Beinecke Rare Book & Manuscript Library, Yale University– pubblico dominio, via Wikimedia Commons

Giocatori di carte, affresco in casa Borromeo, Milano, 1440, attribuito a Michelino da Besozzo – pubblico dominio, via Wikimedia Commons

L’indovina e il Matto, Lucas van Leyden, 1510 c.a., Museo del Louvre, Parigi – pubblico dominio, via Wikimedia Commons

Tutte le altre immagini, relative alle Figure degli Arcani minori dei Tarocchi di Marsiglia, sono a mia cura.


BIBLIOGRAFIA:

La via dei Tarocchi, Alejandro Jodorowsky, Marianne Costa, Feltrinelli

Il linguaggio segreto dei Tarocchi, Laura Tuan, De Vecchi Editore

Tarocchi i poteri magici, Omar e Zaira, Res Nova Libri

Il castello dei destini incrociati, Italo Calvino, Mondadori





sabato 11 marzo 2017

In viaggio nell’acqua _ seconda parte






Eccoci al secondo appuntamento di In viaggio nell’acqua, post iniziato mesi fa su questo blog (qui il link per chi lo avesse perso e lo volesse leggere).

Anziché addentrarci subito nel tema centrale, che andremo a scandagliare in seguito, preferisco introdurvi attraverso alcuni accostamenti artistici, tra pittura e letteratura, in cui l’acqua gioca il ruolo del filo conduttore.


Uno scorcio del lago di Tovel

Il gioco che vi propongo ci permetterà di sfiorare alcuni aspetti poetici di cui l'acqua è senza dubbio ispiratrice

In attesa dei vostri suggerimenti, inizio a spiegarvi le mie connessioni... ho messo insieme artisti e orientamenti diversi: un poeta umanista teso alla scoperta e valorizzazione dell’animo umano accostato ad uno dei più grandi pittori della corrente dell’Impressionismo; uno scrittore, poeta e filosofo, che ha sempre dimostrato un acceso interesse per l’esistenzialismo, lo spiritualismo e il misticismo, insieme ad un genio del Surrealismo; un grandissimo drammaturgo che ha scelto coraggiosamente di mettere a nudo le contraddizioni della sua epoca, insieme ad uno dei più sensibili pittori dell’Astrattismo. :-)

 “Chiare, fresche et dolci acque, ove le belle membra pose colei che sola a me par donna
(Francesco Petrarca, Canzone CXXVI, Il Canzoniere)

Sentivo il dovere di rendere omaggio a questo preziosissimo elemento, quindi, giocando su piani diversi, ecco una strofa e un’immagine che chiedono ascolto e promettono bellezza

Claude Monet, Impressione, levar del sole, 1872, Musée Marmottan Monet, Parigi.

    

Egli amava molto l'acqua, ogni acqua lo attraeva. E guardando di lassù, attraverso la corrente cristallina, il fondo cupo e indistinto, si vedevano qua e là luccicare e scintillare, con un baglior d'oro smorzato e suggestivo, cose inconoscibili, forse un vecchio coccio di piatto, o una falce storta gettata via, o un tegolo smaltato, talvolta poteva essere anche uno di quei pesci che vivono nella melma, un grosso capitone od una lasca, che si voltava laggiù e riceveva per un attimo sulle chiare pinne del ventre e sulle scaglie un raggio di luce ... non si poteva mai riconoscere con precisione di che si trattasse, ma aveva sempre un fascino magico e suggestivo quel subitaneo e smorzato scintillar d'aurei tesori, immersi nel fondo umido e nero.”
(Herman Hesse, Narciso e Boccadoro)

René Magritte, L'abito da sera, 1954, Collezione privata.
L’acqua sa trasformarsi anche in elemento magico, fiabesco, che evocando mondi diversi suggerisce l’idea che la mente possa aprirsi a infinite avventure… per questo ho accostato Hesse a Magritte.



Oh, l'acqua non è mai fresca qui. Così tiepida e floscia. L'acqua è malata nei fiordi.”
(Henrik Ibsen, La donna del mare)

L’acqua è una materia che intende tenerci sospesi tra sogno e poesia, ma è anche un sogno che richiede amore e pazienza, un po’ come la protagonista dell’opera teatrale di Ibsen, Ellida, che si ritrova a vivere un momento di inquietudine sentimentale e come l’opera di Mirò, in cui le linee sottili rimandano a un’idea di fragilità ed equilibrio… 


Joan Mirò, La Bagnante, 1925, Centre Pompidou, Parigi.




Allora, giochiamo? Quali sono i vostri abbinamenti? ;-D

Ed ora, direi che possiamo entrare nel vivo della questione. 

Come saprete, il 22 marzo si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua e il tema proposto da UNWATER per l’edizione 2017 sarà Wastewater, vale a dire le acque reflue, di scarico perché inquinate da impianti civili o industriali, che sono oggetto di studio e dibattito in tutto il mondo per le conseguenze del loro sversamento in acque superficiali o per la loro riutilizzazione.

La carenza idrica globale è stata, infatti, riconosciuta come il rischio più grave del nostro pianeta.  

Secondo gli studi condotti dall’Onu, la costante crescita della popolazione mondiale, soprattutto la concentrazione di crescita della popolazione nei paesi più poveri (all’inizio del 1900 eravamo 1,6 miliardi di persone, oggi siamo 7,3 miliardi e si stima che entro il 2030 saremo 8,5 miliardi), il progressivo svuotamento delle zone rurali a favore della crescente urbanizzazione (intorno al 2050 il 70% della popolazione mondiale vivrà in città), e l’accelerazione dello sviluppo economico (dei paesi più ricchi), generano profonde ripercussioni sulle risorse idriche globali e, di conseguenza producono un incremento delle acque reflue

Bukidnon, una provincia filippina situata nella regione di Mindanao Settentrionale.
Ogni giorno i bambini (prima o dopo la scuola) attingono acqua con i bidoni per il fabbisogno della famiglia




















Quest’ultimo fenomeno, finora affrontato unicamente nella prospettiva dei costi, inevitabilmente alti e intesi come un onere da smaltire, ha portato i governi a trascurarne e sottovalutarne l’impatto. Tuttavia, essendo la maggior parte dei paesi (soprattutto quelli in via di sviluppo) sprovvista o carente di infrastrutture e risorse adeguate a convogliare e gestire oltre l’80% delle acque reflue in forma sostenibile, questa enorme percentuale rientra in circolo contaminando l’ecosistema. Ne consegue che milioni e milioni di persone al mondo bevono acqua proveniente da fonti contaminate, vuoi da residui chimici, come l’arsenico rintracciato in elevatissime quantità nei fiumi del Bangladesh, vuoi da materiale fecale infetto, come nei bassifondi della maggior parte degli stati poveri del pianeta (dall’Africa, alle Filippine, …).


Filippine Mindanao: manca acqua potabile nelle case.
L’Onu, attraverso il World Cities Report 2016, invita quindi a una riflessione e indica delle ipotesi risolutive partendo da alcuni esempi virtuosi presenti in zone diverse del pianeta e analizzati con cura. L’obiettivo cui tende è gestire le acque reflue come una risorsa che apporti benefici per la salute umana, lo sviluppo economico e la sostenibilità ambientale, senza trascurare che ciascuna fase di recupero potrà dare origine a nuove opportunità di lavoro. 


Vediamo in che modo le Nazioni Unite propongono di intervenire nell’ambito delle CITTA'.

Stimando che nei prossimi decenni la crescita globale della domanda di acqua dolce supererà l’offerta (nel 2050, tenendo fermi gli attuali livelli di consumo, si aggirerà intorno al 50%) il riutilizzo delle acque reflue diventa un obiettivo più che necessario e nelle città aiuterà ad affrontare le nuove sfide in termini di produzione alimentare (oggi accompagnato da un crescente sfruttamento intensivo del suolo e dell’acqua) e sviluppo industriale (al quale oggi si accompagna un enorme consumo d’acqua, anche solo per la produzione di energia).

Raccolta di acqua in un sobborgo
in Rwanda - fonte © UN-Habitat
Un esempio di buona pratica da imitare viene offerto dalla città di St. Petersburg, in Florida, dove già dal 1977 è stata approntata una duplice rete di tubi paralleli nei quali scorre, da una parte l’acqua potabile e, nell’altra, acqua riciclata destinata a irrigazione, lavanderia, lavaggio auto,…

Un secondo esempio lo fornisce il sistema applicato presso l’aeroporto olandese di Schiphol, ad Amsterdam, il cui volume di refluo è paragonabile a quello di una città di medie-piccole dimensioni con una popolazione di 45 mila unità. Si tratta di un sistema di trattamento biologico che interviene sulle acque prima della fase di scarico.


Il secondo ambito preso in esame è quello delle INDUSTRIE.

Se la tendenza di crescita della popolazione prosegue, come sembra, l’uso dell’acqua, soprattutto in ambito industriale dovrà diminuire in maniera più sostanziale. In particolare, le acque reflue dovute alla produzione industriale dovranno diminuire e sarà necessario trattarle prima che vengano scaricate. Il loro riciclaggio, a seguito di un opportuno trattamento, potrà fornire benefici economici e finanziari. Una proposta in grado di rispondere a questa istanza viene indicata nel cosiddetto processo di “simbiosi industriale”, secondo il quale le acque reflue industriali dovranno essere riutilizzate all’interno della stessa azienda o, addirittura, dando vita ad uno scambio tra aziende diverse (X produce acqua reflua, che poi verrà trattata e riutilizzata, per gli impianti di riscaldamento o raffreddamento, per i servizi igienici, per il lavaggio dei macchinari, o per l’irrigazione, dallo stesso X, ma anche da Y, Z,…). Questo processo consentirà inevitabilmente anche un risparmio di costi.  

Un esempio di buona pratica da imitare viene fornita dalla Danimarca, stato in cui alcune aziende provvedono già attualmente ad uno scambio virtuoso di acque reflue. Ogni anno la centrale elettrica Aslaes riceve in media 700 mila metri cubi di acqua di raffreddamento dalla azienda petrolifera di stato, che a sua volta la tratta e riutilizza come acqua di alimentazione delle caldaie. Sempre dalla azienda petrolifera di stato, la centrale elettrica riceve anche altri 200 mila metri cubi di acque reflue già trattate, che  poi reimpiega per le pulizie. Questo circolo virtuoso delle aziende consente al territorio locale un risparmio di consumo d’acqua decisamente notevole.

Un altro esempio arriva dal Sud Africa, più precisamente dalla città di Emanelheni, ed è riferito ad una società mineraria anglo americana, la quale ha costruito un impianto che utilizza il processo di desalinizzazione per convertire l’acqua della miniera in acqua potabile e per trattare le acque industriali in modo che possano essere rilasciate con sicurezza nell’ambiente. Un ulteriore vantaggio di questo innovativo processo di trattamento delle acque, che di per sé garantisce una fonte di acqua sicura per la cittadinanza, è dato dalla separazione del materiale gessoso, che poi viene impiegato come materiale per la costruzione.


Karial , uno dei bassifondi in Dhaka, Bangladesh. L'acqua è contaminata da arsenico - 






Il terzo ambito allo studio è quello della AGRICOLTURA.

Come sappiamo, la politica dello sproporzionato ricorso a pesticidi e fertilizzanti in agricoltura per massimizzare i rendimenti è una realtà che ha preso piede da molti, troppi anni, così che oggi sono innumerevoli le zone agricole soggette a intenso inquinamento (in cui risultano inquinate, sia le acque superficiali, che quelle sotterranee).


L’esempio di buona pratica riportato nel World Cities Report 2016 fa riferimento a Israele, che utilizzando le attuali tecnologie disponibili per il trattamento delle acque reflue riesce a fornire il 50% di acqua per l’irrigazione, salvaguardano la salute pubblica. Si tratta, dunque, di un intervento a risparmio idrico, valevole per i paesi già industrializzati, che permette una riduzione dei costi e una migliore efficienza delle risorse.

Nei paesi in via di sviluppo sono auspicate la messa a punto di metodi di irrigazione di precisione, il miglioramento dell’accesso all’acqua nelle regioni colpite da siccità, la costruzione di centri regionali per l’acqua potabile.

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Nel mio piccolo, le prime domande che mi sono posta sono state le seguenti: a) cosa ridurrei senza opporre tanta resistenza per contribuire alla causa; b) quale rinuncia mi risulterebbe pesante; c) quale mi sarebbe "impossibile"? 

Ed ecco le risposte che mi sono data:

- Diminuirei senza remore il consumo di carne: gli allevamenti di bestiame richiedono quantità enormi di acqua.

- Avrei grossi problemi ad accettare di diminuire sensibilmente l'acqua destinata all'igiene, personale e domestica.

- Temo che non riuscirei a fare a meno della lavatrice

                                                          ... E voi?


Port Moresby, capitale dello Stato di Papua Nuova Guinea, la città più popolosa
ed il principale porto








Bassifondi, Mathare, Nairobi, catapecchie, miseria e rifiuti_ fonte © UN-Habitat



Prima di congedarmi, vi propongo ancora qualche domanda:



Quali impressioni suscitano in voi le osservazioni UN?


Come giudicate la situazione idrica nel nostro Paese?

E quella del territorio/regione/zona in cui vivete?



Quali interventi ritenete prioritari? Perché?


Un caro saluto a chi legge e arrivederci al prossimo post! :-)



BIBLIOGRAFIA:



ICONOGRAFIA:


Claude Monet, Impressione, levar del sole, 1872, Musée Marmottan Monet, Parigi. Fonte: Wikipedia

René Magritte, L'abito da sera, 1954, Collezione privata. Fonte: Wikipedia

Joan Mirò, La Bagnante, 1925, Centre Pompidou, Parigi. Fonte: Wikipedia

Bukidnon, bambino raccoglie acqua con bidone, fonte: Fonte  http://www.philstar.com/good-news/2016/03/28/1566730/thirsty-community-bukidnon


Raccolta di acqua in un sobborgo in Rwanda - fonte © UN-Habitat


Port Moresby, fonte © UN-Habitat

Mathare, Nairobi, catapecchie _ fonte © UN-Habitat


Lago di Tovel: un mio scatto di un paio di anni fa