lunedì 3 ottobre 2016

Specchio delle mie brame: qual è il nesso tra cibo e benessere?




«Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?» Vi suona familiare questa frase? La ritroviamo nella favola dei fratelli Grimm, Biancaneve e i sette nani, resa ancor più celebre dalla sua trasposizione nell’omonimo film di animazione Disney. 


Grimilde di fronte allo specchio magico (fotogramma di una sequenza del film
Biancaneve e i sette nani, prodotto dalla Disney. Fonte: web )


Ho usato la citazione solo come pretesto per parlare di un tema che ha molto a che fare con l’autostima e che è strettamente legato al rapporto con il cibo.


Il bagno, Fernando Botero (Fonte foto: web)
Sì, proprio il cibo, avete capito bene, perché nella nostra società il cibo occupa una posizione molto rilevante. E questa non è un'affermazione gettata lì a caso! 

Basti guardare al suo enorme protagonismo mediatico.

Pensate al successo di corsi e scuole di cucina, o a quello di programmi televisivi o altri prodotti editoriali dedicati alla cultura gastronomica.

E adesso, prendete in considerazione il bombardamento di messaggi pubblicitari con i quali si invita a consumare cibi, e considerate anche le innumerevoli fotografie di piatti cucinati che invadono ogni giorno le bacheche dei social network.  

Ma se il cibo è il grande protagonista della nostra cultura, non mancano certo le contraddizioni.


Masterchef , uno dei più famosi reality di cucina (Fonte foto: Cielo TV)
Ad esempio, ci si iscrive in massa al corso di cucina, ma le statistiche dicono che la propensione cucinare quotidianamente in ambito domestico sia drasticamente calata rispetto a decenni fa.






sempre più ci si orienta verso i piatti "ready to eat" di cui il comparto
cibi surgelati è solo un esempio (Fonte foto: web)
Oppure, nelle nostre case Lo spreco di cibo è divenuto ormai un dato fisiologico, tuttavia accanto a noi esiste un’umanità che si trova a fronteggiare gravi problemi di fame malnutrizione. 


E le contrapposizioni non finiscono qui: gli spot televisivi invitano sempre più spesso a consumare cibi ipercalorici per poi proporci modelli in cui efficienza fisica, esteriorità, bellezza assumono ruoli fondamentali.  



le proposte di impiattamenti pullulano su tutti i social network
(Fonte foto: tripadvisor.it)
Inutile fingere di non vedere che tutte queste situazioni concorrono a far perdere al cibo il suo positivo elemento di piacere e convivialità dando luogo a condizionamenti che riverberano problematiche serie per i singoli e la collettività.  

Senza addentrarmi nell’intricato tessuto dei disturbi alimentari, senza cioè voler entrare nel merito di obesità, ortoressia, anoressia e bulimia – problematiche che peraltro assillano la società occidentale – mi ritrovo  ad osservare che la rigidità dei modelli estetici imperanti sempre più spesso ispira vissuti di inadeguatezza nelle persone intorno a me, siano esse adulti, adolescenti o bambini. 

(Fonte foto: TGCOM24.mediaset.)
Ad esempio, non molto tempo fa mi sono ritrovata ad assistere involontariamente ad una scena che mi ha molto colpita. Ero in compagnia di un’amica in un bar e al tavolino accanto a noi sedevano una donna e una ragazzina. La piccola, di circa dieci-dodici anni, minuta e davvero molto graziosa nell’aspetto e nei modi, se ne stava perlopiù taciturna e rispondeva faticosamente con monosillabi alle pressanti domande della madre, un’ossuta elegante quarantenne, che si informava sull’esito di un’interrogazione in classe. D’un tratto, l’adulta rivolse alla bambina una frase che, vuoi per il contenuto, vuoi per il tono usato e vuoi per l’essere completamente avulsa rispetto al resto della conversazione, sortì l’effetto di una bomba al napalm: «Avresti dovuto indossare i pantaloni, anziché la gonna: hai le ginocchia grasse».

Mi torna in mente anche il caso di una ventenne incrociata di recente in un reparto abbigliamento all’interno di un grande magazzino. La giovane, una bella ragazza dalle forme morbide e accoglienti, dopo aver ammirato a lungo alcune coloratissime  t-shirt ne prese in mano una, l’accostò al petto per osservarsi allo specchio e con uno sguardo desolato si lasciò sfuggire di bocca un flebile bisbiglio: «E dove credi di andare con questa?». Poco più tardi l’ho ritrovata alla cassa: aveva appena acquistato un’informe, triste e anonima maglia nera.

Potrei continuare, ma immagino che anche voi abbiate assistito a scene analoghe, per cui mi fermo qui.
  
Ecco, dunque, perché a partire da queste considerazioni e mossa dalla curiosità di conoscere quali risposte vengano offerte a chi lotta contro questi problemi, ho voluto fare una chiacchierata con due mie amiche, che di recente hanno deciso di integrare le rispettive professionalità per approcciare la questione: la psicologa e psicoterapeuta, Rossella Salerno, e la biologa nutrizionista, Sara Anna Polimeno, entrambe residenti a Milano.


Sara Anna Polimeno e Rossella Salerno
fondatrici di Corpo & Mente
L’esperienza di cui mi hanno parlato è di fatto molto interessante e rivela un aspetto del problema particolarmente delicato.

Ciascuna di loro ha lavorato a lungo, attingendo al patrimonio della personale specializzazione con pazienti affetti da problemi legati all’alimentazione. Occasionalmente, però accadeva che l'una o l'altra si rivolgesse all'amica chiedendo consigli inerenti alle linee guida della diversa disciplina al fine di perfezionare i propri risultati. Tutto ciò si è protratto nel tempo generando via via la sensazione di dover colmare una lacuna, finché l’esigenza di sconfinare nelle conoscenze reciproche, diventata sempre più pressante, si è manifestata in modo palese per entrambe.

A quel punto, hanno scelto di dar vita ad un progetto, denominato Corpo & Mente, che si caratterizza per la sua dimensione olistica: «Abbiamo capito» dichiara Rossella «che avremmo dovuto muoverci in modo diverso da quanto fatto prima nel momento in cui è capitata in studio una mamma con dei bambini piccoli… un lavoro molto complesso che andava intrapreso con i genitori, ancor prima che con i ragazzini». In casi come questo, possono sorgere delle resistenze soprattutto da parte degli adulti, che magari percepiscono un problema nel figlio del tutto inesistente. «Da sola non ne venivo a capo e cercavo di capire le ragioni dell’impasse».

Lavorare insieme, con un confronto costante tra psicologa e nutrizionista, ha permesso alle due specialiste di affrontare i problemi dei pazienti con una marcia in più e i risultati sono stati significativi.

La collaborazione sinergica è il vero valore aggiunto di Corpo & Mente, che non si limita ad offrire una consulenza privata con la conseguente presa in carico del paziente, ma che si estende agli enti pubblici con un’offerta gratuita di un pacchetto di servizi a matrice preventiva rivolta alle scuole (alunni, genitori e insegnanti): «Siamo a disposizione delle scuole per offrire uno sportello di consulenza nutrizionale e psicologica» continuano a spiegare «che si attua attraverso i colloqui. Inoltre, teniamo lezioni in aula, per incontrare gli studenti e parlare loro dell’importanza della corretta alimentazione, facendo un’operazione di prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare. Infine, teniamo incontri serali di approfondimento aperti a genitori e insegnanti».  

L’approccio portato avanti da Corpo & Mente si basa, dunque, sull’ascolto che porta alla definizione del problema, e questo consente ulteriormente di riuscire a lavorare sulla motivazione: «Lavorare sulla motivazione è fondamentale per avviare il cambiamento…» ci tengono a sottolineare «ed è importante mantenere la motivazione, che nel tempo può cambiare»

Fin dalla nascita di Corpo & Mente, Rossella e Sara Anna hanno usufruito dello studio di via Cherubini, 6 a Milano all'interno dello spazio offerto da Grotte di Sale tutt'ora, sempre nella medesima città,  collaborano contestualmente con il micro nido La Casa delle Tate, di via Briosi 12 e il Centro Benessere Soanto, in via Forze armate 402.



Per concludere questa rassegna, vi propongo un percorso di lettura di opere mirate ad approfondire il tema del corpo, dell’alimentazione e dei disturbi del comportamento alimentare. I seguenti testi hanno il pregio di presentare gli argomenti in modo esaustivo e allo stesso tempo risultano fruibili da chiunque, non solo dagli «addetti ai lavori».

Buona lettura! 


Il corpo in fame, Pierrette Lavanchy – Rizzoli

Corporalmente corretto: note di antropologia, Michela Fusaschi – IBS

Il corpo, Umberto Galimberti – Feltrinelli

Il muro dell’anoressia, Domenico Cosenza – Astrolabio 









Cosa pensate di questo articolo?  Vi è piaciuto? 

Il tema vi interessa?












ALTRE FONTI:

Consumi alimentari: dati Nielsen (qui)

Ruolo del cibo nei media: Rai Economia (qui)

Influenze socio culturali e dinamiche soggettive in relazione all'alimentazione: Il tempo sospeso, Luigi Onnis - F. Angeli
























24 commenti:

  1. Bello!. Articolo interessante e assolutamente attuale, viste le problematiche che l'amore e l'odio per l'alimentazione, portano con sè. Il cibo imperversa. Imperversa in tele, sui social, sui cartelloni pubblicitari. Mentre imperversa (ed è davvero "perversa") una moda, uno status che schiaccia e umilia giovani e adulti, che non siano silfidi. Trovo lodevole e necessario ogni lavoro che veda coinvolti figli, genitori, insegnanti allo scopo di parlare e risolvere questo problema. Tempo fa, scherzandoci sopra, qualcuno mi disse che non avevo capito niente se ancora scrivevo romanzi e fiabe. "Un libro di cucina, devi scrivere!", questo perché in libreria gli scaffali ormai offrono più storie di fornelli che avventure. Parlare del cibo vende, parlare di sociale, no. Eppure i due argomenti sono così intrecciati...

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    1. Bentornata, che bello rileggerti Lauretta: grazie!
      Concordo su tutta la tua linea, trovo che la sovraesposizione del cibo nel mercato editoriale (in TV, sul web, sui libri, i magazines, i quotidiani, …) abbia contribuito ad attivare un corto circuito in un clima culturale nel quale l’immagine del corpo è passata dalla sua negazione all’iper-protagonismo. Il punto, come dicevi giustamente anche tu, è che senza una riflessione sui significati del corpo e quindi una necessaria riflessione che coinvolge il sociale, da questo problema non se ne esce

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    2. E' verissimo il tema cibo imperversa nelle librerie, ne siamo talmente invasi che a fatica si trovano le sezioni dedicate alla psicologia o al sociale in generale. Ma tu continua scrivere favole perche' alimentano gli animi di bambini e adulti con contenuti e immagini sognate che fanno bene allo spirito! Lo so perfettamente che ci si scontra con una realta' che non paga l'impegno e la passione per certi ambiti professionali, purtroppo.

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  3. Interessante il lavoro di sinergia fra le due specialiste, anche perché se non si lavora sui condizionamenti mentali che impone la società occidentale a nulla valgono diete e sermoni. Argomento interessante e attuale. Brava

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    1. Ciao, Eli!!!
      Grazie di cuore, ovviamente l’articolo non esaurisce certo l’argomentazione intorno ai temi presentati, ma vuol essere un momento di confronto e di riflessione per tutti noi, e appunto, legandomi a ciò che scrivi, mi sento di rispondere che purtroppo è verissimo: non è certo ignorando le stratificazioni dei significati attribuiti a cibo e corpo che si può risolvere qualcosa. Le due amiche, Rossella e Sara Anna stanno indubbiamente facendo un ottimo lavoro su entrambi i fronti e io ho scelto di ospitarle nel mio blog proprio perché meritevoli.

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  4. Verissimo: mentre nulla o poco viene fatto per risolvere l'orribile contraddizione tra lo spreco di cibo e il problema della fame, diventa sempre più forte anche la contraddizione tra l'imperversare(come dice l'amica Lauretta) del cibo in libreria e in TV da una parte e l'imposizione quotidiana di certi modelli estetici dall'altra. Personalmente non nascondo una certa "nausea" sia verso la stucchevole abbondanza di trasmissioni e libri a tema culinario, sia verso il bombardamento di immagini che ritraggono corpi perfettamente in linea. Entrambi i fenomeni, a mio avviso, snaturano il cibo da quella che dovrebbe essere la sua dimensione più semplice e naturale: gioia e genuinità, insomma sana convivialità.

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    2. Ciao, carissima Stella!
      Esattamente come dici, c’è stato un pregresso stravolgimento del senso del corpo e successivamente del cibo che ha creato un vero e proprio cortocircuito, che non può che andare a detrimento dell’identità, della sicurezza e quindi dell’autostima, soprattutto dei soggetti più fragili, meno strutturati.
      Parlare di cibo dovrebbe essere un piacere, che oggi, invece, rischia di diventare un problema. Tornerò ancora sul tema qui sul blog e mi auguro di riaverti tra i miei ospiti a parlarne!

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  5. Senza pensare che ogni etnia ha la propria struttura fisica e la propria ossatura, e quindi hai un bel fare diete ma non potrai mai compensare la tendenza a metter su peso oppure il fatto di possedere un'ossatura consistente. Proprio in tempi recenti sono stata in cura presso un reparto ospedaliero per il mio ipotiroidismo cronico, e nel mio reparto c'erano sia obesi sia ragazze giovanissime anoressiche ridotte sulla sedia a rotelle. Sono due facce della stessa medaglia. Avete poi notato che prima dell'estate ci fanno il lavaggio del cervello con la prova costume, e invece prima delle festività ci invitano alla grande abbuffata per poi, di nuovo, bombardarci con la questione della dieta? Il meccanismo è del tutto schizofrenico!

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    1. Cri, my darling, bentornata!
      Come darti torto? Anzi! Nell’arco di un secolo abbiamo assistito ad uno stravolgimento totale del senso del corpo e del cibo. Se prima si nascondeva il corpo, negandolo, poi lo si è voluto mostrare anche nei suoi aspetti più scabrosi (penso alle immagini dei corpi scheletrici dei deportati nei lager, ma anche alla pornografia), oggi lo si ostenta, oltretutto in una forma assai lontana da quella – concedimi il termine poco ortodosso – naturale. Lo stesso è accaduto con il cibo: i nostri nonni hanno patito la fame, durante la guerra e avevano un rispetto del cibo che noi oggi abbiamo perso. In più, negli ultimi anni lo abbiamo “spalmato” ovunque (schermi, rotocalchi,…) costruendoci intorno una narrazione che ha, a mio giudizio, dell’assurdo. E così, ci ritroviamo i tg che, prima della vacanza, ci tormentano con i suggerimenti sulle diete e, al ritorno, con l’invito alle abbuffate. A farne le spese sono tanti, sicuramente i più fragili, ma si tratta di soggetti trasversali per ceto, età e genere: è un problema serissimo.
      Prevedo altre puntate sull’argomento, qui sul mio blog. Credo sia molto importante parlarne.

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    2. Verissimo, assistiamo, subiamo un bombardamento mediatico prima dell'estate dove ci propinano migliaia di diete per poi a novembre "invitarci a mangiare quintali di panettoni e pandori". Ma quando si parla di parla di diete, si dovrebbe parlare di piani nutrizionali che implicano un'attenzione specifica alla singola persona presa nel suo complesso corporeo e sociologico. Una brava nutrizionista in primis ascolta, ascolta le motivazioni che soggiaciono alla decisione di intraprendere un percorso nutrizionale e successivamente prende in esame il corpo nella sua totalita' , ossa comprese!

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  6. Articolo interessante e di riflessione. Si parla sempre più spesso di cibo e di cucina, ma mai insieme a quello che c'è dietro, soprattutto a livello psicologico. Mi ero (e lo sono ancora adesso, a 35 anni) come la ragazza ventenne che citi nell'articolo. Negli ultimi anni mi sono spesso soffermata a riflettere su quel tipo di acquisti, che non sono dettati dal banale "mi piace il nero" o altre cose simili che ci raccontiamo per far tacere il nostro cervello. Grazie Dani per questi spunti di riflessione sempre interessanti!

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    1. Elisabetta, sono io a ringraziarti per tutto ciò che scrivi e, in particolare, per questa importante testimonianza.
      È vero, si fa un gran parlare di cibo, ma spesso si trascurano riflessioni di più ampio respiro, perché dietro al cibo c'è tanto tanto di più oltre al piacere e al nutrimento.
      Allo stesso modo, si parla diffusamente del corpo, lo si mostra senza veli, si disquisisce dei suoi processi fisici, chimici, si dettano diktat su come deve essere abbigliato, ornato, e via dicendo. Però, si fatica ad osservarlo dal punto di vista più intimo del termine, quello delle sue emozioni, di ciò che prova e del perché le prova.
      Sebbene il colore di una maglietta possa sembrare una banalità per alcuni, sappiamo che non è affatto così e che dietro la scelta di cosa indossare ci possono essere rinunce dettate dalla necessità di proteggersi da un ulteriore ferita. Ti abbraccio, mia bella Eli. Grazie!

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  7. Un articolo che ci riporta con determinazione alla realtà attuale, analizzando al di là dei dati statistici, un problema che imperversa sui giovani e meno giovani. Il cibo è un argomento che, soprattutto nella nostra epoca, è in grado di regolare l'equilibrio psicologico e l'autostima come capisaldi della personalità. Difficilmente nella nostra società caratterizzata dal convulso esistere, e da una ricorrente fluidità, si attua un'educazione alimentare già negli anni dell'adolescenza. Il rapporto con il cibo non regolamentato da una disciplina mentale, diventa abuso ed eccesso. La chiave di lettura risiede proprio nell'avere accanto genitori che si fanno carico di questa branca dell'educazione che in futuro diventa determinante sotto molti aspetti. Peccato che sempre più spesso i figli aprono il frigorifero e si riempiono di alimenti nocivi che a lungo andare deturpano i loro giovani corpi. Un argomento complesso quello di Clementina, splendidamente trattato nel suo articolo, dove gli spunti di riflessione si leggono ad ogni paragrafo e inducono a un forte risveglio della coscienza materna e paterna!

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    1. Buongiorno e benvenuta, Annamaria!
      Ti ringrazio di aver partecipato alla discussione e di aver toccato con il tuo intervento alcuni punti davvero importanti. La nostra società, sempre più convulsa, trascura il tema dell’educazione alimentare, e ciascuno di noi viene oggi chiamato in causa. Poi esistono molteplici chiavi di lettura della questione. Di sicuro il sistema alimentare di natura industriale (penso ai ragazzi che aprono il figo e si riempiono di alimenti nocivi), se da una parte ha risolto molti problemi, dall’altra ha anche procurato grandi problemi alla salute delle persone. A questo proposito mi vengono in mente la crescita esponenziale di allergie alimentari (una su tutte la celiachia). Ma è anche un sistema criminale con radici economiche precise alle spalle: leggevo di recente un’intervista nella quale, dati alla mano, si parlava di un miliardo di persone che soffrono di malnutrizione e due miliardi che, invece, soffrono di iper-alimentazione…

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    2. Uno spunto interessante il tuo " riempiono di alimenti nocivi", la frase giusta che mette in evidenza l'importanza del supporto psicologico soprattutto quando parliamo di disturbi della sfera alimentare. E quante volte si sente parlare di " mangio per noia" soprattutto in riferimento a bambini/adolescenti. Ma continuiamo a trascurare il tema dell'educazione alimentare, trascuriamo l'importanza della prevenzione, non consideriamo il fatto che i bambini sono facilmente condizionabili anche in termini positivi. E' nell 'eta' della scuola primaria che rimangono facilmente e sinceramente colpiti da informazioni e avvertenze sulla propria salute. Pensiamoci: quante volte abbiamo provato a far mangiare le verdure ai nostri bambini senza mai riuscirci? Poi un giorno tuo figlio torna a casa da scuola e ti dice" mamma oggi cucinami gli spinaci che la maestra ci ha spiegato che ci fanno diventare forti come Hulk". E da li la catena della buona educazione alimentare riparte anche da casa. Chiedo scusa se utilizzo un linguaggio semplice e piuttosto casalingo ma talvolta, a mio avviso, gli esempi piu' semplici sono quelli che ci aiutano a spiegarci e farci comprendere al meglio

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  9. Grazie Clementina per questo tuo scritto che offre molti stimoli. E molte interessanti risposte sono venute da ciò che hanno scritto coloro che sono intervenuti/e.
    Mi limito solo a dire che da anni sul tema si scrive tutto e il contrario di tutto. Ricevo quotidianamente on line, come medico, numerose testate mediche. Leggo rapidamente i titoli degli articoli e se mi sembrano interessanti procedo nella lettura. Il tema del benessere alimentare e delle caratteristiche positive e negative dei vari alimenti (o bevande) è uno dei più dibattuti.
    Bene, ti assicuro che in questi ultimi anni ho letto articoli scientifici, conseguenza di studi talvolta di rinomate università, assolutamente in contrasto l'uno con l'altro. Cito solo 4 alimenti o bevande: caffè, cioccolato, burro, uova. In maniera altalenante (ma in tempi brevi, talvolta mesi) sono stati osannati o demonizzati, condannati o sdoganati. E se la tale università afferma di aver verificato una serie notevole di effetti positivi dell'ingestione di quel determinato alimento, un'altra università quasi in contemporanea ne asserirà la dannosità e i gravi pericoli per la salute.
    A chi credere? Da tempo io non credo più alla gran parte di questi articoli. Un certo scandalismo si è fatto strada anche nell'ambito scientifico.
    Ultimo esempio: l'olio di palma, oggi bandito. Su gran parte delle confezioni alimentari è scritto a chiare lettere "Non contiene olio di palma". Resisterà questa posizione? O tra un po' di tempo qualche università non ci verrà a dire che l'olio di palma è un toccasana?
    Roberto Curatolo

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    1. Ciao Roberto, grazie di essere tornato in questo salotto!
      Molto interessante il tema dello scandalismo dilagante anche in ambito scientifico! Pur essendo una semplice consumatrice, anch’io mi sottraggo ai richiami di partecipazione alle diverse crociate mediatiche a favore o contro determinati alimenti e le guardo con grande sospetto. Con la carenza di fondi destinati alla ricerca, un po’ ovunque, nasce spontaneo diffidare di certe pubblicazioni scientifiche che, come fai ben notare tu, sostengono tutto e il contrario di tutto. Tra l’altro, questa tua osservazione mi fa anche pensare agli abusi causati dall’agricoltura intensiva (e non sarà un caso se i contadini di tutto il mondo si trovano in grande sofferenza), penso all’abuso della chimica nelle coltivazioni, per esempio, che sta facendo perdere ovunque la fertilità del suolo.

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  11. Il tema che ci ha proposto Clementina mi sente particolarmente coinvolta in prima persona. Come citato nel suo articolo da anni mi occupo di problemi legati alla sfera alimentare e non solo. Purtroppo pero' devo constatare ogni giorno e in particolar modo da quando abbiamo attivato il progetto Corpo &Mente che ancora se ne parla, se ne parla e basta. Al lato pratico a mio parere non si interviene come si dovrebbe. L'argomento e' complesso e si rischia talvolta di cadere nel superficiale trattandolo e di questo mi scuso in anticipo se cosi' potrebbe sembrare ma ci sono due dati importanti che pongo all'attenzione sempre quando ho l' occasione di farlo come in questo caso: 1 noi genitori e mi ci metto io in prima persona, sottovalutiamo limportanza di insegnare cosa voglia dire prendersi cura di se' da un punto di vista alimentare e di conseguenza psicologico ( perche' le due sfere si intersecano). Non ne posso piu' di sentir dire a bambini di scuola elementare in evidente stato di obesita' " ma si tra qualche anno con la crescita si allunga" e rifilargli un sacchetto di patatine. 2 le scuole, proponiamo progetti a costi zero di informazione e prevenzione... risposte???? Nessuna 3 Andare dallo psicologo? perche? non sono mica matto! e qui si apre un altro incredibile capitolo. Cara la mia Daniela, un altro spunto per un futuro articolo?

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  12. Cara Rossella, ti ringrazio di essere intervenuta direttamente sul blog, mi fa davvero un immenso piacere e credo che le tue osservazioni siano molto importanti per tutti i lettori!
    Il tema dei genitori è senza dubbio fondamentale, ed era emerso anche dal commento di Annamaria Risi. L’educazione alimentare si intreccia con il tema del prendersi cura di sé, per cui noi genitori abbiamo responsabilità enormi nei confronti di noi stessi e dei nostri figli, ma raramente ci vogliamo mettere in discussione e ancor meno ci vogliamo mettere nelle mani di uno psicologo. Le resistenze sono enormi e i risultati, spesso deleteri. Tuttavia – come fai ben notare – esistendo forti resistenze al dialogo tra esperti (psicologi e nutrizionisti) vs insegnanti, alunni e genitori anche da parte delle scuole, ci ritroviamo punto a capo.
    Quello che mi sento di dire a tal proposito è che parlare di questi temi è sempre un buon inizio e da parte mia la disponibilità è completa. Ne parliamo qui adesso e, sempre qui, ne parleremo sicuramente ancora in futuro, pertanto preparati perchè che la tua presenza sarà sempre molto gradita!

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    1. Per fortuna esistono persone come te che danno ancora spazio e voce a temi cosi' importanti. Sono felice di constatare che queste tematiche siano ritenute importanti da molti e condivise e argomentate con intelligenza. Per quanto mi sara' possibile prometto che cerchero di essere attiva su questo blog e in particolar modo su questo genere di tematiche il piu' possibile.

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dani.sanguanini@gmail.com